Fic: You'll never change whats been and gone

Dec 26, 2009 16:25

Titolo: You'll never change whats been and gone
Autore: ary_true
Beta: chia25
Fandom: RPF - Dinamo Kyiv/Real Madrid ♥
Personaggi/Pairing: Andrij Shevchenko, Ricardo dos Santos Leite, meglio noto come Kakà (22/7 ♥)
Rating: NC17
Warning: slash. E angst (e mi sono rotta di mettere solo questi due warning. Specie perché del secondo abuso in maniere illegali e non è bello. Anzi.)
Word Count: 779
Disclaimer: Questa fanfiction non è a scopo di lucro. Non si vuole offendere o essere lesivi nei confronti delle persone reali descritte. Niente di quanto narrato in questa fanfiction è realmente accaduto ma è frutto di fantasia, pertanto non si pretende di dare un ritratto veritiero di eventi o personalità.
Note: Scritta per il Terzo p0rn fest di fanfic_italia su prompt => RPF Calcio (Dinamo Kiev/Real Madrid), Andrij Shevchenko/Ricardo Kakà, errori
Avevo dimenticato di postarla, quindi lo faccio ora!
Questa è tutta di lamechante e solo di lamechante. Mi piace un pelo più dell'altra.



Ti fa strano vedergli sulle spalle quel numero '8'. Ti fa strano sapere che la sua maglia non è più quella del Diavolo, ma quella dei Galattici, che la sua gente non è più quella rossonera, ma quella blanca. Ti fa strano pensare che le vostre strade, in un modo contorto e sottilmente crudele, si sono sovrapposte ancora una volta, separandosi da Milano allo stesso punto di una storia d'amore che sembrava impossibile spezzare. Ti fa strano realizzare attraverso questi dettagli quanto siete andati avanti, quanto siete cambiati.
Ma forse la realtà è che tutto questo più che farti strano ti spaventa, perché tu quel Ricardo che parla spagnolo e che è così controllato e perfetto non lo conosci, ed è così lontano da te da sembrare irraggiungibile.
Il Ricky dei tuoi ricordi, il tuo Ricky, sorrideva in modo diverso, per dire. E portava gli occhiali. E si emozionava così tanto all'idea di stare al Milan da costringerti a salvarlo da giornalisti invadenti. Sono solo piccole cose, come quel modo dolce e infantile con cui ti abbracciava, strusciando la punta del naso contro la pelle del tuo collo, le braccia magre che si allacciavano sopra le tue spalle mentre le dita si perdevano tra i tuoi capelli in una carezza infinita e devota, o il modo in cui rispondeva ai tuoi baci, inizialmente timido e poi sempre più bisognoso, le guance che si infiammavano di una tonalità di rosso così cupo da farlo sembrare febbricitante, ma non riesci a dimenticarle, a lasciar andare tutto.
Non riesci a dimenticare l'impaccio delle prime volte in cui lo hai toccato, il modo in cui le sue mani tremavano e i suoi occhi tentavano di rimanere aperti mentre le tue mani si perdevano sulla sua pelle morbida, chiarissima, mentre lo masturbavi lentamente negli spogliatoi deserti. Non riesci a lasciarti alle spalle quella maniera spontanea che aveva di concedersi ogni volta che lo spogliavi, quel suo mordersi le labbra quasi a sangue per trattenere i gemiti ogni volta che lo preparavi piano, sempre studiando e godendo di tutti i piccoli mutamenti della sua espressione, quelle preghiere incoerenti che ti sussurrava all'orecchio quando finalmente entravi dentro di lui, lentamente, muovendoti con una calma e una delicatezza che non ti sono mai appartenute davvero.
E a volte, durante il risveglio, ti pare ancora di poter sentire il suo sapore sulla lingua, il suo odore nelle narici, la stretta pressione delle sue cosce tese contro i fianchi, il calore soffocante del suo intero corpo premuto contro ed è una sensazione tanto intensa da bruciarti la gola per poi salire dritta a pungere sotto le ciglia.
Non vuoi dimenticare, ed è una cosa diversa. Non vuoi dimenticare quello che è stato, non vuoi perdere quella parte di te che gli hai lasciato, perché è come se fosse l'unica parte ancora viva, sana, integra. Non vuoi dimenticare perché dimenticare lui significherebbe dimenticare Milano e tu non sai cosa saresti se non ci fosse stata Milano, se non ci fosse stato lui nella tua vita.
Quando Ricardo ha detto che se ne andava, che lasciava il Milan, per la prima volta hai realizzato la sequenza di errori su cui si è mossa la tua vita dall'estate del 2006. Quanti sbagli, quante decisioni stupide e senza senso tu abbia preso inseguendo mete indefinite, desideri sfuocati (mentre lui era a fuoco, cazzo. Lui era la cosa più a fuoco di tutte, ma non è bastato lo stesso), glorie senza nome. E ti ha fatto male arrivare a capire a quel prezzo, perché in fondo hai sempre pensato che lui avrebbe avuto successo dove tu invece avevi fallito in modo così plateale e goffo, che lui sarebbe rimasto lì per sempre a riscattare il valore di entrambi e a ricordarti che siete effettivamente esistiti, che quegli anni non sono stati solo un sogno dorato. E un po' ti senti in colpa, perché ancora Ricardo ti riguarda e ti sembra di non aver fatto niente per evitargli quest'ultima pena, ti sembra che i tuoi errori li abbia pagati lui, rimanendo e prendendosi anche le tue responsabilità in groppa, anche se le sue spalle erano molto più gracili delle tue. Adesso ti alleni al freddo di Kiev, non sei più un ragazzino e hai smesso di sognare e di pensare al futuro, perché il futuro non è più tuo e non fa più paura ammetterlo. Però una domanda te la poni, ti chiedi se anche lui si sia sentito così vuoto quando tu te lo sei lasciato alle spalle. Ma sei troppo codardo ed egoista per risponderti seriamente, quindi forse non sei cambiato così tanto rispetto a quando eri un ragazzo. Forse non siete cambiati così tanto.

Note finali: Non ho nulla da aggiungere, se non che il titolo viene da Stop Crying Your Heart Out degli Oasis ♥
E con il Milan credo di aver dato, decisamente non è il mio campo

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