Fic: Mirror (volume IV)

Nov 04, 2009 18:43

Titolo: Mirror (volume IV)
Autore: el_defe
Fandom: RPF - Inter F. C.
Personaggi: Mario Balotelli/Davide Santon (Santonelli!), citata una quantità di gente dai gusti sessuali più o meno opinabili
Rating: VM18
Warning: Slash, Fluff, sesso ragionevolmente descrittivo, una parolaccia o due
Note: #022 Diet Coke @ Kinks & Pervs.
Disclaimer: Questa fanfiction non è a scopo di lucro. Non si vuole offendere o essere lesivi nei confronti delle persone reali descritte. Niente di quanto narrato nelle fanfiction qui contenute è realmente accaduto e non si pretende di dare tramite esse un ritratto veritiero di eventi o personalità. È una serie di pura fantasia e non vuole descrivere atteggiamenti reali. La presenza di contenuti espliciti o non adatti a tutte le età sarà debitamente segnalata, pertanto l'eventuale fruizione di tali contenuti ricade sotto la piena responsabilità degli utenti. *piange*
Introduzione: Ciascuno, a modo suo, trova ciò che deve amare, e lo ama, la finestra diventa uno specchio; qualunque sia la cosa che amiamo, è quello che noi siamo.
(La lingua perduta delle gru, David Leavitt)
Capitoli precedenti: ( volume I) ( volume II) ( volume III)




MIRROR
volume IV

"Perché cavolo l'hai fatto?" pensa. Vorrebbe chiederglielo lui, stavolta, e vedere che effetto avrebbe sul suo equilibrio, perché è impossibile che non si renda conto di come si muove sotto le sue mani, di come si lasci spogliare con un abbandono e una fiducia che gli invidia, che ammira, che ama. Il fatto di aver scelto per lui, di aver preso quella camicia che scivola a terra in un respiro e i jeans che gli sta sbottonando con fatica, perché la cerniera si inceppa, è completamente ininfluente, perché appena Mario riesce a tirarla giù e con il dorso del dito accarezza di sfuggita la curva dell'intimo, Davide si schiaccia contro di lui ed è una carezza che non può esistere, nonpuò nonpuò nonpuò nonpuò, perché è lentissima e tremenda e tradisce un'urgenza che non gli ha mai letto negli occhi, che nemmeno sospettava, e che non sa come accogliere se non con un boccheggiare tremendo e con un abbraccio strettissimo che gli avvolge metà del corpo, lasciandogli esattamente quel poco di libertà necessaria per voltare la testa e baciarlo. Ed è un bacio che è come una luce che va direttamente negli occhi, e Mario è costretto davvero a staccarsi e a lasciarlo libero per ripararsi dallo sguardo di sei Davide che lo fissano dagli specchi, preoccupati.
«Cosa?» gli chiede, dolcemente. «Ho sbagliato qualcosa?»
Mario scuote la testa, prima debolmente e poi più convinto, e si china per accarezzargli la spalla con le labbra, sbirciando i suoi riflessi che fanno altrettanto, e Davide che si volta e lo fronteggia, lui mezzo nudo e Mario ancora vestito, e lo bacia con trasporto, indugiando a lungo prima di allungare le mani e spogliarlo in fretta e spingerlo sul letto, enorme e fresco nonostante fuori ci sia una calura così opprimente da sovrastare perfino l'aria condizionata. Davide si tira giù i boxer prima di raggiungerlo, ed è l'ultima cosa che fa senza esitare. Poi si blocca.
«Aiutami» gli sussurra, chinandosi per baciargli il collo ed evitando di guardare il sesso di Mario che cresce, anche senza carezze, soltanto con la richiesta che gli ha appena soffiato contro. «Non so come-»
«Non posso» borbotta cupo. «Dicevo sul serio, non ti ho portato qui per scopare.» Si allunga a sfiorarlo tra le gambe, imponendo gli stessi movimenti al suo sesso. «Non ho... nulla.»
«Serve davvero?»
Mario annuisce. «Cioè, non serve davvero... Non credo, almeno» e in quella risata di imbarazzato divertimento Davide lascia sciogliere ogni singolo timore rimasto, l'ultimo peso che gli grava sul cuore. «Ma io voglio che- insomma, può fare male.»
«Non mi importa.»
«Importa a me» ringhia, ribaltandolo sul letto e bloccandogli i polsi contro i cuscini in una stretta tutt'altro che salda; un secondo dopo, Davide si perde del tutto. «Andiamo a casa, allora» geme, «andiamo a casa perché voglio farlo adesso, andiamo a casa oppure qua o dove ti pare, fregatene di farmi male, voglio-», ma Mario prende a strusciarsi più rapidamente su di lui, e ommioddio, non è come le altre volte, è meglio di tutte le altre volte, perché le altre volte, be', insomma, non erano speciali, e questa lo è, e il desiderio di sapere che ora può e vuole e deve amplifica il desiderio che le loro eccitazioni, l'abbandono dei loro corpi, i baci sempre più voraci e lunghi fin quasi a soffocare i polmoni non possono esprimere. Mario si muove più svelto, le sue mani gli sottolineano i fianchi e poi tornano su, e accoglie le sue dita in bocca con un'avidità che incute timore a entrambi. Quando scivolano ad accarezzarlo cauto tra i glutei, senza spingersi oltre, i gemiti di Davide si fanno così intensi che scoppiano a ridere insieme, annaspando tra risate e respiri corti e affannati finché l'orgasmo li prende e li stordisce ancora una volta, ancora insieme o giù di lì, lasciandoli stravolti e confusi.
«Andiamo a casa, ti prego» mugola tremante, ignorando il disastro in cui entrambi sono centro, causa e conseguenza. «Ancora.»
«Ancora» risponde Mario, atono per quanto può esserlo. «Ti rendi conto di quello che dici?»
«Non sarebbe la prima volta-»
«Zitto.»
«Lo voglio io e lo vuoi tu e-»
«... zitto» ripete. Davide si ferma e si volta a guardarlo, e Mario ride. «È esattamente questo, ciò che intendevo quando ti dicevo che tu fai cose. E se non l'hai capito ora, io non ti scoperò mai e poi mai.»
Davide finge anche di rifletterci un po'. «Be', visto che c'è la fila in squadra per scoparmi, penso proprio che-»
«Che non hai intenzione di finire quella frase o ti stupro.» Ridono insieme come matti, come forse non sono mai riusciti a fare davvero. E Davide non ha davvero bisogno di essere una cosa sola con lui, perché lo è già, e gli serve sapere soltanto la risposta alla prossima domanda.

( volume V)

Noticina: ci avviamo alla fine, alla buon'ora XD (sì, il ciclo dei finali è finito; l'ultimo non segue questa logica XD o forse sì, chissà XD)

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