Fic: Da cosa stai scappando?

Feb 02, 2012 15:01

Titolo: Da cosa stai scappando?
Autrice: Xenia90
Beta: Nessuno, non c'è nessuno che si prenderebbe mai la briga di farlo :P
Fandom Rpf Inter FC / Rpf Psg ( e quanto è strano scriverlo! :-( )
Pairing: Diego MIlito / Thiago Motta
Generi: Introspettivo, un po' angst forse.
Rating 16+ 
Riassunto: Diego e Thiago la sera dell'annuncio definitivo della partenza di Thiago per il Psg...... 
Disclaimer: Non conosco nessuno, non descrivo fatti reali, tutto frutto di fantasia non ci guadagno nulla.


Diego era seduto sul divano di casa sua col cellulare in mano e il computer portatile acceso aperto sulle gambe. Fissava senza realmente vederla la pagina aperta sullo schermo. Thiago era già in volo, in viaggio verso Parigi. Thiago se ne era andato, aveva lasciato Milano, aveva lasciato l’Inter, ma soprattutto aveva lasciato lui. Aveva lasciato lui e Diego non riusciva proprio a capire perché. Sin da quando avevano cominciato a giocare insieme al Genoa erano diventati grandi amici. C’era qualcosa in Thiago che lo aveva attirato sin dall’inizio, era simpatico, divertente. La vibrazione del suo cellulare lo riscosse dallo stato catatonico in cui era precipitato dopo aver saputo della partenza di Thiago. Era un messaggio di Deki. “Non è ancora in volo”. Diceva semplicemente così e Diego, come accadeva spesso, si chiese come facesse quell’uomo a sapere sempre tutto quello che succedeva nello spogliatoio dell’Inter. E così non era ancora partito. Però non l’aveva cercato. Nell’ultimo mese il comportamento di Thiago era diventato davvero incomprensibile. Ormai erano diventati più che amici da quasi tre anni, dalla loro prima stagione all’Inter. Quando erano arrivati Diego si era subito sentito a suo agio in squadra, del resto all’Inter giocavano molti argentini che lui già conosceva grazie alla Nazionale, Thiago invece aveva avuto un inizio più difficile, che l’aveva portato ad attaccarsi sempre di più a Diego. Si erano scambiati il primo bacio durante i festeggiamenti per la vittoria nel derby. E ancora oggi Diego si meravigliava di quanto il passaggio da semplici amici ad amanti fosse stato così naturale. Per quanto amasse sua moglie, per quanto sapesse che Thiago amava la sua famiglia, Diego era consapevole di amare Thiago di più. Non avrebbe mai rinunciato a sua moglie, alla sua famiglia, ma ora essere costretto a rinunciare a Thiago gli spezzava il cuore e gli toglieva il respiro. Soprattutto perché Thiago non gli aveva nemmeno dato la possibilità di parlarne, di capire. Da quando lo staff del Psg si era fatto avanti con la sua offerta tutto quello che Thiago gli aveva detto era che lui aveva dato la sua disponibilità alla squadra francese. Non gli aveva detto altro, niente, era sparito nell’ombra e non gli aveva quasi più rivolto la parola. E ora Diego era seduto sul divano di casa sua, pietrificato, con la mente invasa dei ricordi dei momenti passati con Thiago e il cuore che sanguinava. Solitamente Diego non era come tutte le persone innamorate, non ricordava tutti i bei momenti passati con le persone che aveva amato, non era successo con nessuna delle donne che aveva avuto prima di sua moglie e non era successo nemmeno con lei. Diego non ricordava con precisione la prima volta che l’aveva vista, non ricordava il primo bacio e nemmeno la loro prima volta insieme; ricordava solo le cose importanti, ricordava molto bene il giorno del loro matrimonio, ricordava quando gli aveva detto di essere incinta e il giorno in cui era nato Leandro. Con Thiago invece era molto diverso. Ricordava la prima volta che l’aveva visto, ricordava cosa aveva provato la prima volta che gli aveva rivolto la parola, ricordava ogni cosa, ogni attimo, quasi ogni parola che si erano scambiati. E ora non riusciva nemmeno a immaginare come avrebbe fatto a vivere senza vederlo ogni giorno. Di nuovo fu riscosso dai suoi pensieri dal suo cellulare che vibrava. Un messaggio di Thiago che gli chiedeva di vederlo. Per un attimo Diego fu tentato di rispondergli di no, di ripagarlo con la stessa moneta che Thiago aveva usato con lui in quel mese, ma poi decise di andare. Giusto o meno aveva bisogno di vederlo un’ultima volta prima che se ne andasse.

Mezzora dopo Diego era in piedi, appoggiato al muro della stanza d’albergo che Thiago aveva preso per quella sera, per loro due.
- E così te ne vai?- gli chiese, come aveva fatto anche dopo la partita contro il Napoli, anche se ora la domanda risultava assolutamente pleonastica.
- Così pare.- rispose Thiago, come aveva fatto a Napoli.
Diego rimase a guardarlo per un secondo in silenzio. I suoi occhi erano più azzurri e più freddi che mai, la posa del suo corpo era rigida, forzata e la sua voce era fredda, con una nota di rabbia appena nascosta. Thiago non l’aveva mai visto così in tre anni e mezzo che lo conosceva. E sapeva che era colpa sua. Diego era la persona più dolce e paziente che avesse mai conosciuto, era stato quello ad attirarlo verso di lui, la sua dolcezza, il mondo in cui si preoccupava per gli amici, il modo in cui si preoccupava per lui.
- Che cosa ci faccio qui, Thiago?- chiese Diego dopo un attimo di silenzio. La sua voce ora non suonava più arrabbiata, ora era piena di sofferenza. E Thiago si sentì in colpa, perché quella sofferenza ce l’aveva messa lui.
- Volevo vederti.- gli rispose enfatizzando la parola.
- E’ da prima di Natale che non vuoi vedermi, cosa è cambiato ora?- ribattè Diego.
Thiago cominciò ad avvicinarsi all’amico fino ad arrivargli a pochi passi di distanza.
- E’ cambiato che me ne vado, Diego. Volevo vederti prima di andarmene. Volevo spiegarti.....-
Diego lo spinse via e si allontanò da lui, andando a mettersi nell’angolo opposto della stanza, le braccia incrociate sul petto, un’espressione rabbiosa, addolorata sul viso.
- Dopo un mese e mezzo di silenzio cosa vuoi spiegarmi? Vuoi spiegarmi perché te ne vai? Sono curioso Thiago, perché te ne vai? E non dirmi che non ti va la squadra, perché non è possibile. Giochi praticamente sempre da titolare, tutti dal presidente all’ultimo dei tifosi hanno continuato a ripetere che sei indispensabile alla squadra. Te ne vai perché hai bisogno di cambiare? Sono solo due anni che giochi in questa squadra Thiago, due anni, non cinquanta! Cosa vuoi spiegarmi? Vuoi spiegarmi perché te ne stai andando? Vuoi spiegarmi perché mi stai lasciando? O vuoi spiegarmi perché non mi hai rivolto la parola per un mese?- disse mentre la sua voce andava progressivamente alzandosi.
Thiago rimase per un attimo congelato sul posto. Non vedeva Diego così sofferente, così ferito dall’inizio del campionato quando aveva vissuto il periodo più difficile dal suo arrivo all’Inter, quando non riusciva a segnare nemmeno a pagarlo, quando sembrava che persino la palla lo odiasse. E a quel tempo era stato lui a stargli vicino sempre, a fargli vedere quanto fosse importante per la squadra, anche se non segnava, quanto i tifosi lo supportassero in ogni caso. A quel tempo Thiago era stato la forza di Diego, il suo sostegno, quello che in campo gli passava sempre la palla anche se sapeva che probabilmente non l’avrebbe messa in rete. E ora invece era lui la causa del dolore che Diego stava provando. Perché aveva affrontato tutta la situazione in modo sbagliato.
Senza dire niente Thiago gli si avvicinò, lo costrinse dolcemente a sciogliere le braccia e lo baciò piano. All’inizio Diego rimase fermo, pietrificato sul posto. Poi cominciò a rispondere al bacio, poggiò la mani sui fianchi di Thiago e se lo strinse più contro. Prima che Diego potesse recuperare abbastanza autocontrollo per ricordarsi che era arrabbiato con l’altro, che voleva delle spiegazioni, che lui stava partendo, Thiago lo baciò di nuovo e lo spinse verso il letto. Fu Diego a spingerlo a sdraiarsi, Diego a spogliarli entrambi, Diego che, quando furono entrambi nudi, gli si strinse contro, nascondendo il viso nel suo collo e respirando a fondo il suo profumo. Rimasero per un attimo a guardarsi, come per imprimere a fuoco nella memoria la figura dell’altro, consapevoli che non si sarebbero mai più trovati in una situazione del genere, almeno non per molto tempo. Diego lo fissò negli occhi, l’azzurro dei suoi era tornato caldo e pieno di affetto come era sempre stato.
- Da cosa stai scappando, Thiago?- gli chiese con voce dolce, stringendoselo contro come se non volesse più lasciarlo andare. Thiago rispose semplicemente stringendolo più forte e per un po’ tutti e due si dimenticarono del motivo per cui erano lì. L’unica cosa che aveva importanza in quel momento erano loro due e quello che provavano l’uno per l’altro.

Tempo dopo la luce della luna illuminò una stanza d’albergo dove due uomini stavano abbracciati su un divano a guardare un film. Entrambi avevano avvisato le loro mogli che quella notte non sarebbero rientrati.
- I ragazzi hanno organizzato una festa per salutare Thiago.- aveva detto Diego a sua moglie, certo che in caso di bisogno gli altri li avrebbero coperti.
- Immaginavo.- aveva sospirato sua moglie. - Francisca e  Sophia sono qui, la piccola voleva salutare Leandro e Augustina.-
Erano su quel divano,abbracciati, ma Diego non aveva dimenticato i motivi che li avevano portati a non parlarsi per un mese.
- Da cosa stai scappando Thiago?- gli chiese di nuovo.
- Da te. Sto scappando da te. Perché questa cosa tra noi sta diventando troppo forte, troppo importante e io devo a mia moglie e mia figlia una serietà diversa. Devo andarmene da qui Diego, devo allontanarmi da te per dedicarmi a mia moglie. Ormai penso solo a te e a mia figlia, ma ho dei doveri anche verso mia moglie.-
Diego sorrise.
- E’ inutile che te ne vai, Thiago. Che tu sia qui, a Parigi o in Cina io e te saremo sempre io e te. Io continuerò a pensare solo a te e tu solo a me. Ovunque tu sia e sempre.-
E mentre Diego lo baciava Thiago capì che aveva ragione. Stava scappando a Parigi, ma non sarebbe mai riuscito a scappare da Diego. A Milano, a Parigi, in Cina Diego sarebbe sempre e comunque stato il suo chiodo fisso e la persone più importante per lui, insieme alla piccola Sophia

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