Titolo: Only yesterday was the time of our lives
Autore:
yuppuBeta:
pandorasvaseFandom: RPF attori
Personaggi: Lee Pace, Matt Bomer (accennato Pace/Bomer)
Wordcount: 926
Rating: R
Warning: leggerissimo slash, angst
Disclaimer: Matt Bomer e Lee Pace non mi appartengono, non li conosco e io non ci guadagno niente a rappresentarli così. Il fatto che abbia citato un incontro realmente avvenuto non significa che tutto il resto sia altrettanto reale, né che io creda che lo sia. Il racconto non ha scopo diffamatorio né lucrativo.
Note: Le note sono d'obbligo, qui. Punto primo: io volevo scrivere del fluff. Il mio cervello non era d'accordo. Punto secondo: io so molto su Lee Pace, ma su Matt Bomer so quanto ho cercato su Google, quindi se ho scritto stronzate in merito... ohibò, mi spiace, ma ho cercato in lungo e in largo per tre giorni, quindi mi sento ragionevolmente a posto con me stessa.
La vicenda si svolge la sera del 30 di aprile, dopo la serata di The Normal Heart a Broadway, quando Matt Bomer (ex compagno di classe del liceo di Lee Pace) ha assistito allo spettacolo (
fonte). Il titolo è preso da
Someone like you di Adele. Grazie a
hicchan per la prima lettura e a
pandorasvase per il betaggio fulmineo.
Lee vide Matt mentre stava ancora scendendo dal palco e non riuscì a sopprimere un sorriso di tutto cuore, mentre gli andava incontro.
Aveva sentito molto la sua mancanza, la sentiva incredibilmente già dal diploma, quando ancora si vedevano piuttosto di frequente. Ora che erano entrambi attori ed entrambi così impegnati a mandare avanti le loro vite da persone adulte, vedersi era un evento più unico che raro.
Per questo Lee sopportò impazientemente il rituale delle foto post-spettacolo, a patto di potersi tenere vicino Matt.
Ma poi essere circondati da tutti quanti, senza poter parlare liberamente, cominciò ad essere troppo anche per la sua soglia di sopportazione e Lee insistè per poter portare il vecchio compagno di liceo a bere qualcosa senza troppo pubblico.
Ne aveva bisogno, sentiva di doverlo fare. Almeno per capire se qualcosa ci poteva ancora essere.
Al liceo, Matt era stato il suo primo ragazzo. Non ne parlavano più da allora, ma per lui non era mai passata.
I baci dati di fretta, nascosti dietro gli armadietti, dopo essersi attardati in corridoio per poter rimanere soli; i pomeriggi a studiare i copioni del club di teatro, che terminavano senza che nessuno dei sue sapesse una sola battuta più del giorno precedente, ma con una sorprendente e crescente familiarità con il corpo dell'altro.
Non si erano mai visti nudi in intimità, tuttavia. I loro incontri erano solo baci e carezze e sospiri umidi quando si sarebbe desiderato che non ci fossero di mezzo i vestiti.
I termini del loro amore però erano chiari, erano troppo giovani per essere certi di voler essere innamorati di un uomo e nessuno dei due voleva arrischiarsi a fare troppo con il costante pericolo di perdere l'altro o di condizionarsi a non volere più le ragazze. Né Lee né Matt avevano mai voluto veramente una ragazza, ma non contava.
Nel mondo reale avrebbero dovuto trovare una fidanzata, poi una moglie, avere dei figli, fare delle vite dignitosamente normali all'infuori della recitazione.
E niente come l'affetto ed il calore che c'era tra loro poteva essere pericoloso per trovare il coraggio di prendere strade diverse dal sentiero in cui si erano avviati mano nella mano.
Dal diploma, entrambi avevano provato a trovare delle fidanzate, a sistemarsi, a fare una vita normale.
Ma quando Lee si era reso conto che nessuna donna l'aveva mai fatto capitolare come Matt e che nessuna scopata gli aveva mai dato la soddisfazione del momento più intimo mai avuto con lui, si era arreso al fatto che nessuno avrebbe mai potuto schiodare il compagno dal suo posto, saldo nella sua mente e nel suo cuore.
Non sapeva se fosse lo stesso per Matt, ma almeno lo sperava.
Sapeva dei suoi figli adottivi, del suo fantomatico “supporto di vita” e del sospetto che fosse un uomo. Sapeva dello scandalo delle foto di quel suo bacio con tale Mike White che sarebbe stato un suo ex, ma continuava a sperare di esserci ancora, per lui, di non essere uno sbiadito e caro ricordo delle superiori.
Ottenere un posto abbastanza appartato da non dare nell'occhio non fu facile, ma ritrovarsi in una nicchia che chiudeva fuori il mondo fu molto più soddisfacente.
Matt si prese qualche momento per studiare i tratti dell'altro, così simili a quando erano al liceo, eppure tanto diversi. Per non parlare dei suoi baffi, di cui sorrise, prima di sfiorarli con il pollice. "Sembra che tu debba tirare fuori una pipa dal taschino da un momento all'altro e darmi lezioni di vita..." Scherzò per un momento, facendo ridere Lee.
"Non credo lo farò, non ho mai avuto una pipa..." Ribatté l'altro, guardandolo negli occhi.
"Buona risposta!" Rise Bomer, con il cuore che si stringeva un poco al notare le rughe intorno agli occhi dell'amico, al chiedersi come sarebbero state tra vent'anni e sapere che non avrebbe potuto vederle cambiare di giorno in giorno.
Il secondo di silenzio che cadde tra di loro spinse Lee verso Matt, a cercare le sue labbra ed a trovare un bacio anche troppo desiderato e accoratamente ricambiato.
Lee trovò il coraggio di insistere, di spingersi ancora verso l'altro, di reclamarlo, di accarezzargli il viso ed il collo, come quel pomeriggio dell'ultimo anno sul pavimento della sua camera, quando il cuore gli batteva all'impazzata e l'adrenalina gli tappava le orecchie ed al mondo non esisteva altro che Matt, con i suoi sospiri e gli spasmi leggeri del suo corpo ed il calore insopportabile che li colpiva ogni volta che i loro bacini si sfioravano, strofinandosi in maniera appena percettibile attraverso la spessa tela dei jeans.
Fu Matt a staccarsi per primo, volgendo il viso per sfuggire ad un altro bacio. "Lee, ti prego..." Mormorò, con il pentimento ad appesantirgli la voce.
Lee aggrottò la fronte, cercando di tornare alle sue labbra, ed arrendendosi al secondo rifiuto. Spinse la fronte contro la tempia dell'altro, sospirando. "Matt..."
"Non siamo più al liceo, Lee. Non è più facile, non possiamo giocare a fare i fidanzatini." Disse amaramente, cercando di convincere anche se stesso.
Il silenzio gelido piombato in quell'istante era dolorosamente diverso dal momento che li aveva portati a questa situazione.
Matt preferì alzarsi e sfuggire così alla voglia di cedere, di baciare ancora Lee, di prendersela comoda per un momento ancora, fingendo che le cose fossero semplici.
Lee lo osservò andarsene senza riuscire a proferire una sola parola per fermarlo, per dissuaderlo, scusarsi, e riportarlo al suo fianco. Si coprì il viso con le mani, con un sospiro tremolante che minacciava di spezzarlo lì, senza se e senza ma, e farlo piangere come un bambino.
Invece si massaggiò gli occhi e decise di andarsene, lasciando sul tavolo due birre lasciate a metà e ciò che restava del suo primo amore.