Fic: Love Is Only A Feeling

Aug 05, 2011 13:20

Titolo: Love Is Only A Feeling
Autrice: lisachanoando (lizonair)
Beta: el_defe
Capitolo: 1/1.
Riassunto: "Ho come l’impressione di essermi fermato."
Fandom: RPF Calcio
Personaggi/Pairing: Alberto Paloschi, Davide Santon.
Generi: Introspettivo.
Rating: PG.
Avvertimenti: Gen.
Wordcount: 500
Disclaimer: Non c'è niente di vero, anche perché il raduno della Nazionale Under 21 a Varese deve ancora verificarsi. *cough*
Note: Fic nata parlando col Def a proposito del Paloschino e della sua storia col Milan. E' assolutamente gen perché in realtà tutto quello che volevo era mettere un po' a confronto la sua storia con quella di Davide, perché per certi versi si somigliano, nonostante le sostanziali differenze. E il MDF @ it100 mi ha aiutato con un prompt bellissimo: "Time is going by, so much faster than I." (Nickelback - Never gonna be alone) (squadra 6).

LOVE IS ONLY A FEELING
- Allora, qual è il problema?
Davide sorride sinceramente, offrendogli la bottiglietta di tè al limone e sedendosi al suo fianco. Alberto non può che stringersi nelle spalle e ricambiare, anche se l’ultima cosa che vuole in questo momento è parlare.
- Chi ti dice che ho un problema? - chiede, fingendo una sicurezza che non possiede.
- Mario mi diceva che quando hai qualche problema ti viene quella ruga lì. - risponde Davide, indicando il suo volto con un cenno del capo. Alberto cerca di stendere tutti i lineamenti del viso, guardandolo con aria infastidita.
- Quale ruga? - borbotta. Davide ridacchia, allunga una mano e disegna una linea un po’ curva nel mezzo della sua fronte. Alberto si tira indietro immediatamente; scatta come una molla, con la stessa improvvisa violenza. Davide però non ne è spaventato, continua a sorridere mentre la sua mano rimane a mezz’aria, prima che lui si decida a metterla giù, finalmente.
- Dunque, - insiste, - qual è il problema?
Alberto abbassa lo sguardo e sospira profondamente, raggomitolandosi su se stesso mentre il sole batte sulle loro spalle, sulla scalinata che porta all’ingresso del centro sportivo.
- Ho come l’impressione di essermi fermato. - risponde, e Davide inarca un sopracciglio, dubbioso. Alberto capisce di non essersi spiegato abbastanza bene, e cerca le parole per spiegarsi meglio. - Hai idea di quanto tempo ho passato al Milan, io? - Davide annuisce e fa un gesto vago con una mano, come a dire che non ha certo tenuto il conto, ma non importa, perché ha capito dove vuole andare a parare. - Insomma, giocare per questi colori è sempre stato il mio sogno. - aggiunge Alberto con una certa fatica, e Davide, non visto, sorride, perché Alberto dice questi colori anche se al momento il colore che ha addosso è uno solo e col rosso e col nero non c’entra niente. Ma il rosso e il nero restano comunque questi colori, come li portasse tatuati dentro, nel sangue. - E adesso sono qui, e… - sospira appena, scuotendo il capo, - Lo so che non giocherò quasi mai. Lo so che sarò sempre solo una riserva, voglio dire, con tutta la gente che abbiamo in attacco? Non ho speranze. Ma non voglio andare via, io-
- Tu sei innamorato. - ridacchia Davide, stringendosi nelle spalle e nascondendo il proprio divertimento dietro una smorfia intenerita. - Posso capirlo. Ci hanno messo un mese a convincere me a cambiare maglia. Ed alla prima occasione favorevole sono comunque tornato a casa. Perché non potevo starne lontano, anche se so che molto probabilmente farò da riserva anch’io, quando tutti saranno tornati dalle vacanze.
Alberto sospira un’altra volta, rilassando le spalle e lanciando uno sguardo indifferente al cielo azzurrissimo sopra Varese.
- E come ci convivi? - domanda a bassa voce, sperando che Davide neanche lo senta. Davide però lo sente, e ridacchia un’altra volta.
- Ci convivo perché devo. - annuisce, - Perché sono innamorato anch’io.
Alberto si lascia sfuggire un mezzo sorriso, e continua a guardare il cielo, osservando le rade nuvole che ne macchiano la tinta impeccabile, come sbuffi di zucchero filato.
- Ha senso. - annuisce. Davide fa lo stesso, alzandosi in piedi e battendogli una pacca sulla spalla, prima di lasciarlo solo.

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