Fic: Someday, you will miss me.

Jul 19, 2011 18:56

Titolo: Someday, you will miss me.
Autore: estuve
Traduttrice: ary_true
Beta: La mia insostituibile elisewin16 (Grazie :*) ♥
Fandom: RPF - Nazionale Spagnola
Personaggi/Pairing: Sergio Ramos, Fernando Torres (Sernando ♥)
Rating: PG13
Word Count: 2160 nella versione originale, 1947 nella traduzione ♥
Warnings: Slash, angst, lime
Disclaimer: Solo balle.
Note: Qui la versione originale, seguito ideale di Didn't we almost have it all? (Qui la traduzione), dal punto di vista di Fernando, questa volta.
Che dire? Innanzi tutto odiatemi perché questa traduzione sta a fare la muffa sul mio pc da mesi e mesi. Poi. Queste due storie per me sono incommentabili. Parlano da sole, e hanno una voce così potente e profonda che pochi altri scritti di questo fandom possono reggere il confronto. Estuve è capace di dare un'anima incredibile agli uomini di cui parla, e non credo di esagerare quando dico che fa innamorare di loro un po' tutte noi lettrici (lettori, anche, perché ogni tanto cede anche el_defe, anche se non per il Sernando :P).
Ci terrei a dedicare questa traduzione a tutte le ragazze che seguono l'autrice, e che con me la vivono e la commentano con amore. È un piacere condividere l'esperienza della lettura e della traduzione con persone come voi, che capiscono totalmente il sentimento che ti prende e che ti guida di fronte a testi simili. Quindi, ecco, grazie mille a elisewin16, lamechante, perlinha, sanzina89, brahurricane, loveispossible e waferkya



"Che senso ha innamorarsi? Perché uno dovrebbe esporre se stesso a un cuore spezzato?"
"Non è sempre così male."
"Lo è la maggior parte delle volte."

I.

Fernando ricorda la prima volta abbastanza chiaramente. Stava piovendo, e Sergio gli aveva detto che lo avrebbe accompagnato a casa dopo gli allenamenti. Non riesce a ricordare come quello sia finito nel suo letto, ma ricorda questo: non è stata come le solite prime volte. Non è stata incasinata o brusca, tesa o spiacevole. Non è stata affrettata. È stata lenta, movimenti languidi che lo hanno portato da un bacio dolce all'angolo della sua bocca fino a togliergli la maglietta, con il cuore che gli batteva così forte contro le costole che può giurare l'abbia sentito perfino Sergio. È stata i suoi occhi che non lasciavano quelli dell'altro, per essere certo di non fargli male.

Non è stata per niente simile alle prime volte cui Fernando era abituato. Se fosse onesto con se stesso, ammetterebbe che forse è perché sentiva qualcosa per Sergio, qualcosa che andava oltre una semplice scopata.

E ancora non è sicuro se questa sia stata la cosa migliore o peggiore che gli sia capitata.

II.

Sergio rompe con la sua ragazza appena prima del ritiro con la Nazionale. È amareggiato e di cattivo umore per tutto il tempo. Non parla con nessuno di questa cosa, neanche con Iker, e Fernando è molto più che vagamente preoccupato. (Se solo fosse disposto ad ammettere che è preoccupato, innanzi tutto.)

Un giorno lo mette all'angolo. "Stai bene?"

Sergio dà una scrollata di spalle, evitando il contatto visivo. "Certo, ovvio."

"Sergio," risponde, con quel tono.

Quello lo osserva da vicino. Espira bruscamente e abbassa lo sguardo, fissandosi le mani. Singhiozza piano. "Che senso ha innamorarsi? Voglio dire, perché uno dovrebbe esporre se stesso a un cuore spezzato?"

Fernando si acciglia lievemente. "Non è sempre così male."

"Lo è la maggior parte delle volte," risponde, e sembra così dannatamente triste che non può non avanzare verso di lui. Lo stringe in un abbraccio strettissimo, e non ci vuole molto perché Sergio si arrenda. "Mi ha tradito," mormora. "Ha detto che l'ha fatto perché sapeva che facevo altrettanto."

Non dice che è colpa di Fernando, non lo accusa di niente. Semmai, piange contro la sua maglietta e giura di non innamorarsi più.

III.

Fernando torna a casa intorno alle tre del mattino, e Olalla è ancora in piedi.
Sorride stancamente quando lo vede, e sospira contro la sua maglietta quando la stringe tra le braccia.

"Sei matta?" le chiede. "Dovresti dormire, non fa bene a--"

"Non riesco a dormire senza di te," la sua voce è smorzata. "Ormai dovresti saperlo."

Si sente un idiota, e la bacia sulla testa. "Ti amo," dice piano.

"Davvero?" La sua voce sembra così insicura e il cuore di Fernando perde un battito.

"Ti amo," ripete con più convinzione.

Il fatto di non esserne più sicuro è ciò che lo spaventa.

IV.

"Vieni qui," mugola Sergio al telefono.

Fernando osserva sua figlia, addormentata sul divano, in grembo alla madre. Risponde, "Non sono sicuro di poterlo fare."

Lo sente inghiottire un sospiro. "Va bene, allora." Si ferma. La sua voce suona così dannatamente stanca e spezzata che Fernando non si concede neanche il tempo di pensare.

Dice, "Arrivo tra poco."

Lo spinge sul suo letto poco dopo essere arrivato a casa sua, e lo bacia con così tanta forza da costringerlo a tirarsi indietro per riprendere fiato. "Fernando," dice, come se avesse qualcosa di realmente significativo di cui parlargli. Ma l'affetto che trasuda la sua voce lo spaventa, e quindi gli chiude la bocca con un altro bacio.

Sergio nasconde il viso contro il suo collo quando viene, e Fernando può giurare di aver sentito qualcosa di sorprendentemente simile al suo nome mormorato contro la propria pelle. Chiude gli occhi e finge di scopare con Olalla, per rendere più sopportabile il senso di colpa. Ma non riesce a portare avanti quello sceneggiato, neanche nella sua testa, non quando è il viso di Sergio che vede quando viene, non quando è il suo nome che minaccia di sfuggirgli dalle labbra.

V.

Fernando lo chiama. È decisamente ubriaco. Ed è tarda notte, non è sicuro che Sergio sia sveglio.

Ma lo chiama comunque.

La voce di Sergio è smorzata, come se avesse premuto il telefono proprio contro il piumone. "Fernando?"

"Sergio?" Chiede, anche se è lui ad aver chiamato. "Sergio!"

Quello può quasi sentire il sorriso nella sua voce. Freme quando si rende conto che è ubriaco. "Fernando, vai a letto."

"Sergio, ti devo dire una cosa." risponde l'altro.

"Fernando-"

"No. No, no, no, no. Ti devo dire una cosa, Sergio," ripete. "Quello che sento per te," inizia. "È quello per cui si scrivono film, libri e canzoni e film, Sergio. È, è--" Si acquieta, e Sergio spera gli sia passata la sbronza vista la dichiarazione che ha fatto. Dio, spera che non fosse ubriaco. Spera che si ricorderà tutto il mattino dopo.

"Fernando?" chiede, dopo qualche minuto.

E a quel punto lo sente: sta russando.

VI.

Non è neanche sicuro di come lui e Villa abbiano iniziato una Conversazione Seria, ma in qualche modo è successo e stanno seduti sul pavimento della sua stanza, mentre una musica malinconica risuona in sottofondo. Le uniche cose che ci sono tra loro sono un blocco per gli appunti e una matita, dal momento che stavano giocando a Tris.

Villa dice, "Vorrei essere ubriaco," e Fernando inizia a ridere come se lo fosse davvero, una delicata bolla che esplode trasformandosi in qualcosa di selvaggio e non necessario. L'altro lo guarda soltanto. "Vorrei davvero, davvero essere ubriaco," mormora.

Dopo un po', Fernando smette. Si volta, così da guardare Villa in faccia. "Non può essere poi così male," dice. "Dovresti parlargli, sai."

Il viso dell'altro è un miscuglio di emozioni: imbarazzo e sconvolgimento e rabbia per quello sconvolgimento. "Possiamo non parlarne più?"
Fernando scrolla le spalle e Villa lo scruta.
"Vuoi unirti a questa--," fa un gesto per indicare entrambi, stranito. "Cosa, uhm, a cuore aperto?"

"No, veramente," mormora, ed è semplicemente ridicolo, anche il solo fatto che sia seduto lì. Ridicolo.

Villa lo fissa per un po', prima di sospirare piano. Si passa una mano sul viso.
"Lo ami, non è vero?"

La testa di Fernando si solleva di scatto. "No."

L'altro solleva un dito, come se stesse pensando qualcosa di vagamente significativo. "Aspetta," dice, e prende il blocchetto e la matita. Inizia a scarabocchiarci sopra, come se avesse trovato la soluzione per una qualche complicata equazione. (Fernando si chiede perché diavolo stia anche solo facendo un calcolo in un momento simile e-) Villa improvvisamente solleva lo sguardo e parla.

"Ho appena fatto due conti, e la soluzione è che stai dicendo un mucchio di cazzate."

VII.

Sono al telefono. Fernando giocherella con un pallone in cortile.

"Quindi," dice. "Stiamo pensando a qualche nome."

Può sentire Sergio frugare dentro il suo frigorifero. Sorride un po', perché sa che è pieno di schifezze che odia e che non mangerà mai. Sa che finirà per prendere una birra, o una mela. Sergio risponde, vagamente distratto, "Che ne dite di Sergio? È un bel nome."

Può quasi sentire il ghigno nella sua voce. Fernando sbuffa, "Sei proprio un coglione. Non mi sei mai d'aiuto quando ho bisogno di te." Sergio ride e lo sente chiudere il frigo.
Chiede, "Cos'hai preso, alla fine?"

"Che - oh," un'altra risata. "Niente, ho appena preso una mela. Devo mangiare sano se voglio mantenere questo fisico. Non voglio finire come te."

"Che cosa?! Io non - razza di bastardo. Io sono muscoloso." Si accarezza la pancia per sicurezza. Sergio ride rumorosamente per quella battuta. Dopo un po', scivolano in un silenzio tranquillo, con Fernando che calcia il pallone e Sergio che mastica la sua mela. Alla fine, Fernando chiede pigramente, "Che ne dici di 'Fernando'?"

"Hmm?" chiede inizialmente Sergio, confuso, prima di cogliere. "Mi piace," risponde, e può sentire la sincerità nella sua voce.

VIII.

"Com'è, essere innamorati?" Sergio chiede una notte, mentre se ne stanno stesi sul letto, storditi dopo il sesso e stanchi per qualche motivo forse più profondo di quello.

Fernando lo osserva curiosamente. "Cosa?"

Le mani di Sergio giocherellano col piumone, tirando pigramente una parte e poi un'altra. Sta rendendo dolorosamente evidente il suo tentativo di sembrare del tutto indifferente. "Voglio dire," dice, scrollando le spalle. "Non lo so. Non ho avuto una ragazza fissa per un po', sai? E quelle che ho avuto - Non lo so."

"Uh, be'," Fernando inizia, schiarendosi la gola. "È come se avessi il bisogno di fare sesso per molte più ragioni del semplice sesso."

Sergio ride, uno sguardo dolce nei suoi occhi, come se capisse. Scuote la testa. "Coglione."

Fernando ridacchia, sporgendosi in avanti e stampandogli un bacio contro la spalla. "Lo saprai quando lo sarai, Sergio."

Chiude gli occhi con forza quando coglie il suo sguardo. Uno dovrebbe essere cieco per non vederlo, ma Fernando pensa che preferirebbe di gran lunga essere cieco piuttosto che conscio di qualcosa che è restio ad ammettere come vero.

IX.

Un giorno Fernando è in giro a fare compere, quando la vede in un negozio Adidas. È una di quelle fasce che Sergio indossa sempre, quella personalizzata col suo nome sopra. Non riesce a credere che adesso le vendano davvero nei negozi, e chiama Olalla per fargliela vedere. Lei ride, e scherza a proposito del comprarne una.

Finisce per comprarla davvero.

Pensa che sarebbe divertente se al prossimo raduno della Roja si presentasse con quella in testa.

Non la tira mai fuori dal borsone, e la tiene nascosta nel proprio comodino.

X.

Dopo che giocano contro il Manchester City, esce a bere qualcosa con Silva.

"Come stai?" chiede, serio.

Silva scrolla un po' le spalle. "Bene, bene. Cerco di imparare l'inglese," ridacchia timidamente.

Fernando sa che non dovrebbe farlo, ma lo fa comunque. "Dovresti chiamare Villa."

"Cosa?"

"Uh, be'. È solo che," si schiarisce la voce. "È solo che eravate buoni amici, ecco."

Silva sembra a disagio. "Già. Voglio dire, ci scambiamo qualche messaggio."

"Penso solo che gli manchi, ecco tutto. Ho parlato con lui, tempo fa, e… " la sua voce si affievolisce, scrolla le spalle. Anche lui a disagio, adesso.

"Va bene," dice Silva. E poi, "Anche io ho parlato con Sergio, tempo fa."

Fernando inarca un sopracciglio. "Okay," è tutto ciò che dice.

"Solo, voglio dire, anche tu dovresti telefonargli."

I lineamenti del volto di Fernando di induriscono per un momento prima che ritorni al bicchiere che stringe nella mano. "Non posso dargli quello che vuole. Qualsiasi cosa ti abbia detto. O qualsiasi cosa," dice dolcemente. "Sono sposato."

Silva solleva un sopracciglio. "Anche Villa lo è," dice in modo piatto.

Ed è lì che sta il problema.

Più tardi, manda un messaggio a Sergio: spero ke oggi non ti sia dimenticato di mangiare 1 mela. :)

Spera che sia abbastanza per cogliere tra le righe quello che non può mai dire apertamente: Ti penso. E mi manchi.

XI.

Fernando ricorda l'ultima volta persino meglio della prima. Si sta rivestendo e Sergio se ne sta semplicemente steso lì, con un'espressione sul viso che dice che sta contemplando qualcosa di evidentemente importante. "Che c'è?" chiede, mentre si volta verso di lui.

Sergio inizialmente dà una scrollata di spalle, ma poi, "È solo che. Ho bisogno di sapere." Prende un respiro dolorosamente lento. "Mi ami?"

"Che stai -" si ferma. "Sergio," dice soltanto.

Sergio apre la bocca per dire qualcosa. Fernando non saprà mai cosa, perché schiaccia le proprie labbra contro le sue quasi con violenza. Gli pianta le mani nei fianchi e lo bacia finché non sono entrambi senza fiato. Sergio si stende di nuovo e guarda il soffitto. "Fernando." E poi, "Io," si ferma e scuote il capo, un sorriso triste sul viso. Sa perché Fernando l'ha baciato nel momento in cui lo ha fatto. Lo sa. Alla fine dice "Non sarai qui domani mattina, non è vero?"

E entrambi sanno la risposta a quella domanda, perché Fernando non resta mai per tutta la notte. Più tardi, quando Fernando se ne sta andando e Sergio sta dormendo, sussurra parole non dette tra i suoi capelli. Spera che sia abbastanza, anche se entrambi sanno che non lo è.

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