Titolo: Notte di mezza estate
Autore:
el_defePre-reader:
lisachanoandoFandom: RPF Calcio
Personaggi: Diego Milito, Samuel Eto'o
Rating: 18+
Warning: hooker!AU, slash, PWP
Conteggio Parole: 1,609 (FDP)
Prompt: Esibizione @
bingo_italia.
Note: Niente, dovevo una ficlet Milito'o alla liz. Mi è solo presa un po' la mano.
Disclaimer: Nulla è accaduto e comunque sia non ci guadagnerei niente e non avrei pretese di realismo neppure se fosse tutto vero.
Intro: Samuel si è fermato giusto un gradino prima di arrivare alla base della piramide della società. Ed è una cosa che si nota subito.
Notte di mezza estate
«Non c’è più religione,» commenta Samuel - almeno così si è presentato nella breve conversazione di poco prima, appoggiato al suo finestrino, e con in viso lo stesso sorriso marcatissimo di adesso - mentre si stiracchia in auto e segue con studiata attenzione il percorso che sta seguendo il suo cliente. «Se anche gli uomini perbene e i padri di famiglia cercano il brivido notturno, significa che la società è davvero messa male.»
«Mi domando cosa tu sappia della società.»
«Molto più di quello che credi e molto più di quello che apprendo in dieci minuti di chiacchiere a sera.» Stringe gli occhi con circospezione quando l’auto si ferma nel parcheggio di un hotel molto più lussuoso delle pensioni e degli alberghi a due stelle che prenota di solito la sua clientela (ed è già una clientela piuttosto ben messa, rispetto a quelle cui attingono altri conoscenti; di questo ne è ragionevolmente consapevole). «Vuoi trattarti bene.»
«Trovi?» commenta l’altro. E Samuel - è effettivamente il suo vero nome - non dice più nulla.
Samuel si guarda intorno, cercando di non esprimere troppo stupore nei confronti di ciò che sta constatando: la stanza si è rivelata essere la suite dell’hotel ed è vasta abbastanza da poterla percorrere in lungo e in largo anche di corsa, il bagno è abbastanza spazioso da poterci stare anche in tre, ci sono due letti matrimoniali (Samuel si chiede se il suo cliente abbia intenzione, non so, di organizzare un’orgia, e subito dopo pensa che potrebbe anche starci, soltanto per il gusto di vivere un’orgia abbastanza numerosa da riempire proprio quella stanza), e dalle finestre spaziose al di là dei tendaggi azzurri si gode di una vista superba della parte migliore della Milano notturna. C’è perfino un carrello ai piedi del primo letto, accanto a un tavolino basso, e presumibilmente sotto i piatti coperti c’è una cena notturna da quattro portate.
«Ascolta...» dice, esitando perché ancora non gli ha chiesto il nome.
«Diego.»
«Diego» annuisce, sbirciandolo da sotto in su e notando, dal modo in cui si tormenta il labbro storto, che è abbastanza nervoso. «Non sono sicuro di essere quello che stai cercando.»
«Io sto cercando compagnia, adesso, e dopo cercherò qualcos’altro, se ne hai voglia e se ne sei in grado.» Non c’è maleducazione nella sua risposta, anzi, il suo tono è gentile; eppure, nonostante ciò, Samuel ha un accenno di irritazione.
«Potresti avere quello che vuoi senza neppure scendere in strada. Sei così intrattabile da non riuscire a tenerti nessuno accanto?»
«Non credo siano cose che ti riguardano.»
Samuel annuisce tra sé. «Certamente» ribatte, sedendosi su una poltroncina accanto al tavolo e subito rialzandosi per prendere un piatto dal piano superiore del carrello e servirlo.
Diego sembra soddisfatto. Samuel sembra nervoso.
Quanti anni hai?
Da dove vieni?
Perché sei finito a battere?
«Quelli come te non fanno tutte queste domande.»
«Mi sembrava di aver capito che non sono come quelli che ti...» esita, pensoso, prima di riformulare la frase che, evidentemente, non gli piaceva: «Mi sembrava che non tutti fossero come me. Per dire, non ti ho domandato ancora “quanto fa?”, o “lo fai senza?”.» Diego ride, quasi strozzandosi con il boccone di carne fredda che aveva appena portato alla bocca.
«Trecento, e puoi scordatelo.»
Diego smette di sorridere all’istante. «Era una battuta, Sammy.»
Samuel posa la forchetta - che, peraltro, ha usato per un paio di bocconi e nient’altro - di scatto, facendola tintinnare contro il piatto di acciaio. «La mia no. Non sono un escort, Diego, per quanto cortesemente tu voglia intrattenermi fino a quando ti sentirai abbastanza sicuro da chiedermi di venire a letto con te. Non trovi gli escort, sul marciapiede, quelli li trovi dietro gli annunci su Internet, sui giornali. Sui marciapiedi trovi le puttane.» Accavalla una gamba sull’altra, sorridendo minacciosamente. «E non chiamarmi Sammy.»
«Il fatto che io sia gentile con te non significa che io sia completamente fuori dal mondo, Samuel. So benissimo cosa voglio stasera, ma voglio anche che tu sia a tuo agio, esattamente come me. Quindi te lo chiederò una sola volta.» Diego si sporge oltre il tavolo e protende una mano, accarezzandogli la guancia liscia e setosa al tatto. «Vuoi che ti tratti da puttana o da essere umano?»
Samuel si morde l’interno della guancia, restando in silenzio a lungo. «Ti chiedo scusa» dice infine, e Diego sembra soddisfatto di quella risposta.
«In ogni caso, l’arrosto è ottimo anche da freddo. E di sicuro non è avvelenato.»
Samuel si rende conto all’improvviso che è mezzanotte passata, e che nonostante ciò ha un discreto appetito.
Non ci sarà nessun’orgia, di questo Samuel è sicuro. Ed è sicuro anche che Diego sta posponendo il momento per cui ha pagato - e ha pagato in anticipo, mostrandogli le tre banconote da cento euro prima di metterle in una busta e lasciare quest’ultima sul comodino - non per chissà quale gioco di ruolo o voglia di mettere lui a suo agio. Anche se niente affatto impacciato e nonostante tutta la sicurezza ostentata fino a quando non si è seduto sul letto, guardando la moquette prima di chinarsi sui lacci, Diego è terribilmente timido, tanto che nel tempo in cui Samuel si spoglia completamente e raggiunge l’erezione senza fatica, riesce appena a sfilarsi le scarpe.
Samuel si avvicina a lui, sfiorando i suoi pantaloni con la gamba nuda e attendendo che, con quella che sembra essere fatica fisica, alzi lo sguardo su di lui e lo fissi con i suoi occhi chiarissimi. Senza neanche chiedergli il permesso - come se ne avesse bisogno, poi - gli solleva ancora un po’ il mento con le dita, poi si avventa sul suo sorriso storto e niente affatto disinvolto e lo bacia, esplorando la sua schiena larga con le mani e inarcando la sua quando finalmente Diego trova il coraggio di fare altrettanto. Lo costringe ad abbandonarsi sul letto, senza permettergli di riprendere fiato, e disfa bottoni e slaccia cinture con l’abilità dovuta alla lunga pratica: ad ogni strato di vestiti che riesce a sfilargli, il calore al bassoventre si fa più intenso, la sua erezione più poderosa, la voglia di baciarlo e di stimolarlo più acuta. Quando arriva ai boxer, nota con un certo compiacimento che la sua eccitazione è anche più ardente della propria.
«Dimmi cosa vuoi che faccia» mormora al suo orecchio quando torna su di lui, accostando il proprio bacino a quello di Diego e muovendolo con la grazia di un danzatore; si rende conto che i due specchi posti ai lati del letto sono più strategici che decorativi, perché gli basta allargare appena le gambe per non lasciare più nulla all’immaginazione di Diego, e allora lo spinge ad arrampicarsi più su sul materasso e scivola fino al suo inguine, prendendolo in bocca con un movimento fluido e deciso.
Basta questo, per distruggere le remore e gli imbarazzi di Diego: l’accenno a un pompino, la prima lezione che qualsiasi puttana impara sulla propria pelle, o meglio sulla propria gola. Ma Diego è gentile, Diego non forza il suo ritmo spingendo sulla sua nuca - e Samuel forse vorrebbe, oh sì che vorrebbe - Diego geme in un modo che gli piace, lo avvisa quando è vicino al limite, e solo allora si ferma. Samuel risale quanto basta per guardarlo negli occhi annebbiati, e vi legge la voglia quando, allungando una mano all’indietro, accosta il sesso eretto di Diego al solco tra le proprie natiche. Gli infila un preservativo e lo lubrifica con attenzione, calandosi su di lui con la giusta cautela ma con altrettanto desiderio e sincronizzando i suoi gemiti quando Diego si dimostra abbastanza lucido da fare la sua parte, sollevando il bacino per incontrare le sue spinte e masturbandolo con una forza inaspettata, ma perfettamente dosata, come se sapesse che anche solo un pizzico di violenza in più nel movimento della sua mano basterebbe per sostituire il fastidio al piacere.
Samuel si perde tra il proprio orgasmo e quello di Diego, tra la sua voce e la propria. Riesce solo a capire che le braccia che gli cingono la schiena sono le sue, e che sono chiarissime e muscolose, e che sono un bel posto in cui stare.
Il primo pensiero di Samuel al risveglio (il risveglio delle undici, non quello delle cinque e nemmeno quello delle sette e venti) è che il pavimento costellato di preservativi usati è una visione quantomeno squallida da ritrovare appena aperti gli occhi. Alzandosi senza fare rumore, li raccoglie ad uno ad uno e li fa sparire nel cestino dei rifiuti del bagno, poi si riveste e addenta una delle brioche portate lì dal servizio in camera (alle sette e trenta, s’intende) e storce il naso nel constatare che sono ormai fredde e quasi gommose. Quando torna di nuovo accanto al letto, Diego non accenna a risvegliarsi: giace disteso sulla pancia, il sedere esposto al bacio che Samuel non riesce a resistere dal dargli e che si insinua fino al punto più profondo di esso; solo allora Diego pare mugolare qualcosa di intellegibile, e Samuel non può che ridere.
«Io andrei» gli sussurra da qualche parte tra il collo e la spalla, e Diego annuisce, indicandogli la busta che è misericordiosamente lì dove l’ha lasciata la sera prima, intatta e immacolata. «È stato fantastico, e non lo dico perché mi hai appena pagato.»
«Posso rivederti?» borbotta Diego, ancora mezzo intontito dal sonno, e lui annuisce. «Anche gratis?»
Samuel scoppia a ridere di gusto. «Gratis-gratis, no. Magari resto più tempo.»
«Sarò a Firenze tra due settimane, per un weekend.»
«Posso liberarmi.»
Samuel gli lascia il numero di telefono e va via senza salutarlo in altro modo. Quando apre la busta, nel suo appartamentino, si rende conto che Diego non ha dormito proprio tutto il tempo. E che, messo di fronte alle opzioni disponibili, di certo non sceglierà di tornare all’hotel per restituirgli l’eccedenza.
FINE