Titolo: Ho visto la bellezza che ti spacca il cuore e occhi come il mare.
Autore:
innocence8 Fandom: RPF FC Inter ♥
Personaggi: Thiago Motta ♥ e la di lui bellissima figlia Sophia, Diego Milito ♥ (M2! ♥♥♥♥♥♥)
Rating: G.
Warning: Slash, fluff, un Thiago palesemente persissimo.
Wordcount: 1019 (FDP)
Disclaimer: Non mi appartengono e qualcuno sarà severamente punito per questo, e se mi appartenessero li avrei già portati in Spagna a sposarsi. Ho scritto delle bugie, sì, blabla, senza essere pagata da nessuno.
Note: Avevo bisogno di scrivere, di avere, M2. Tutto qui. Non so se Sophia vada all'asilo e soprattutto dubito fortemente che le due famiglie siano andate in vacanza insieme a Natale del 2008, ma è una fic no? ''XD
# Maritombola @
maridichallenge, prompt #15 "Azzurro cielo".
Titolo rubato a Liga e alla stupenda Atto di Fede. ♥
Ti piace parecchio guardare Sophia disegnare, mescolare colori su un foglio enorme, alternare pastelli tenui a pennarelli troppo forti, e appena hai un attimo di tempo ti siedi accanto a lei e segui ogni linea che va ad intersecarsi con le altre. Spesso i suoi sono solo dei ghirigori privi di senso, creati solo per coprire il bianco che proprio non le piace, ma a volte riesce a creare disegni davvero perfetti per una bimba della sua età.
Ti siedi accanto a lei e le poggi un bacio sulla testa, lieve come l’azzurro che sta usando per coprire metà del foglio. - Papà, ti piace? - ti sventola davanti il nuovo disegno, - La maestra ci ha detto di colorare una pagina con un colore che ci ricorda le cose belle. -
Sobbalzi un po’, perché anche tu avresti usato l’azzurro, un azzurro chiaro con qualche sfumatura di blu, ma non riesci a capire perché anche tua figlia consideri quel colore così importante - e forse ti stai facendo troppe paranoie, e i tuoi pensieri sono troppo in là, perché lei non ha nemmeno quattro anni e la scelta della matita colorata sarà stata istintiva.
- Ti piace, papà? -
Sorridi leggermente nervoso, accarezzandole i boccoli che le sfiorano il collo.
- Sì, è bellissimo, - rispondi senza troppi giri di parole, - L’azzurro piace anche a me. -
Ti guarda, curiosa, storcendo di poco il musetto e piegando la testa. - Perché? -
E non sai cosa rispondere davvero, perché come lo spieghi a tua figlia che l’azzurro cielo è diventato il tuo colore preferito dal 2008? Prima non era affatto così, ti piaceva da morire il grigio, sei sicuro che fosse quello il tuo primo colore preferito o forse l’azzurro lo è stato da sempre e tu da sempre hai aspettato che qualcuno te lo facesse amare sul serio, poi hai incontrato un paio d’occhi che si sono impossessati del tuo cuore senza chiederti il permesso.
E la mente ti va a quel primo incontro, a quella presentazione, a quel “Ciao sono Diego” e al tuo balbettio confuso prima di rispondere che il tuo nome è Thiago, sì, Thiago, ma ne siamo proprio sicuri? Tu non lo ricordi davvero, hai perso parecchi neuroni con una sola stretta di mano.
Non ci avete messo niente a legare, a passare insieme sempre più ore, sempre più tempo, a trovarvi bene l’uno con l’altro come se foste cresciuti insieme. E ci avete messo ancora meno a decidere di andare a fare un viaggetto insieme, per quei pochi giorni durante la pausa Natalizia prima della ripresa degli allenamenti.
“Al mare?”
“Al mare.”
Le vostre donne prendevano il sole sulla spiaggia candida, lasciando i bambini a sonnecchiare all’ombra, e voi facevate lunghe nuotate. O almeno, questa era la versione ufficiale. Scovavate i posti più riparati e vi ci incollavate come un’appendice naturale. Stretti, uno nell’altro, vi perdevate in un mare ben più profondo e ne riemergevate dopo ore.
L’ultima notte in quel paradiso, l’ultima notte prima di rientrare a Genova, in Italia, prima di tornare alla normalità dei giorni passati insieme agli allenamenti, non riuscivi a prendere sonno ed eri uscito dall’hotel per raggiungere ancora una volta la spiaggia. Eri rimasto seduto lì per minuti così lenti che sembravano ore, giorni, forse anche settimane, pensando al casino in cui ti eri cacciato, mentre ascoltavi il cuore battere così forte che l’avresti gettato nel mare per farlo tacere, timoroso com’eri di tutte quelle miriadi di sensazioni.
Diego ti aveva raggiunto, e tu non avevi avuto paura nel sentire i passi ovattati alle tue spalle, riconoscendolo subito o forse avvertendo semplicemente il suo profumo nell’aria.
“Non riesci a dormire?”
Non avevi risposto, ti eri semplicemente alzato in piedi e lo avevi abbracciato, affondando il viso nel suo collo e mormorandogli frasi sconnesse. Diego aveva ridacchiato, accarezzandoti il fianco lievemente scoperto, non sorpreso dalla tua irruenza. Non lo avevi mollato per un attimo, per quel che restava della notte, te l’eri stretto contro come se da quell’abbraccio dipendesse tutta la tua vita, tutti i tuoi battiti cardiaci e il tuo stesso respiro che spesso si perdeva su quelle labbra piene.
Il sole sorgeva e voi eravate ancora lì, sulla spiaggia fredda. Il blu profondo del mare di fronte a voi diventava via via sempre più chiaro, splendendo di quella nuova luce.
Ti eri girato verso di lui, posandogli un bacio leggero sulla tempia, mentre Diego non accennava a voler spostare la testa dalla tua spalla e le braccia dai tuoi fianchi, in quello strano groviglio che non avreste proprio voluto slegare. Poi, lentamente, si era mosso, ti aveva guardato dritto negli occhi, dicendoti così tutto quello che vi spaventava troppo per poter essere espresso ad alta voce o in un sussurro.
Lo avevi scrutato, ipnotizzato da quell’azzurro così dolce ma allo stesso tempo forte come un fottuto pugno nello stomaco, e poi ti eri voltato ancora verso il mare e verso il cielo all’orizzonte, lì dove le due cose si univano e non si capiva esattamente dove finisse uno per iniziare l’altro (un po’ come per voi in quel momento, e nei momenti prima, e nei momenti a venire). Avevano le stesse tonalità.
Avevi sospirato e subito dopo ridacchiato, mentre Diego ti guardava confuso da quell’improvviso cambio d’umore.
“I tuoi occhi hanno il colore del cielo e del mare”, gli avevi detto con una devozione palpabile. Diego aveva seguito il tuo sguardo, ridendo piano con te, per poi alzarsi e darti un calcetto sul fianco, piano.
“Non sto scherzando, vuol dire che anche tu sei un fenomeno della natura.”
Diego ti aveva tirato su, senza smettere di ridere alle tue parole che riteneva fin troppo esagerate, e ti aveva detto che era ora di tornare in hotel, ché se si fossero svegliate chissà che avrebbero pensato.
Torni al presente, a tua figlia che ha lasciato da parte il disegno per arrampicarsi su di te e ti sbatte le matite colorate sulle guance per attirare ancora la tua attenzione.
- Papà, ma perché ti piace tanto l’azzurro? -
Ti alzi, portandola con te e la fai volteggiare un po’, lasciando nell’aria attorno a voi la sua risata argentina.
- Mi ricorda il mare. -
E Sophia continua a ridere, contenta della risposta del suo papà.