Titolo: Because we came from the same cocoon
Autore:
el_defePre-reader:
bloodnyarFandom: RPF - AC Fiorentina/UC Sampdoria
Personaggi: Giampaolo Pazzini/Riccardo Montolivo
Rating: VM16/VM18
Warning: slash e dituttunpo'
Conteggio Parole: 600 (Word)
Disclaimer: Finto finto FINTISSIMO. Titolo: Butterflies, Sia.
Note: Challenge Special #8 @
it100. Seguito di
Oh yes the butterflies are still there e di
We've felt separate and we've felt the same, delle quali non può fare a meno (purtroppo). E pertanto dedicata a chi quelle due le ha lette, e anche a chi le leggerà.
Because we came from the same cocoon
affetto
«Ho vinto io.»
«Solo perché qui non ci conosce nessuno» ribatte pronto Giampaolo, con una punta di frustrato disappunto che si annulla quando Riccardo si lascia cadere sul letto, scalcia via le scarpe e slaccia la cintura. «E comunque la tipa alla reception ti ha guardato strano, ha capito che-»
«Però non ha detto nulla e ha dato la chiave della stanza a Pazzini» lo interrompe, sollevando appena la testa e resistendo a malapena alla tentazione di fargli una linguaccia: la lingua saetta rapida tra le labbra, inumidendole appena e lasciando balenare un sorriso compiaciuto e timidissimo, ma nulla di più.
«D’accordo, d’accordo» si arrende Giampaolo, alzando entrambe le mani davanti a sé per un paio di secondi; si accosta alla finestra, dandogli le spalle mentre respira avidamente l’aria invernale di mare. «Hai vinto tu. Cosa vuoi in premio?»
«Guardami» risponde, con tanta forza che Giampaolo è quasi costretto a voltarsi, trattenendo il fiato di fronte al maglione - il suo maglione - sollevato sopra le anche, i jeans stretti abbassati fino alle caviglie insieme ai boxer, il sesso eretto già stretto nella sua mano; le sue dita corrono già al bottone dei jeans, quando Riccardo aggiunge: «No. Non puoi spogliarti.»
«Diosanto.» Giampaolo tira il fiato, infilando una mano oltre l’orlo dei pantaloni, che Riccardo gli ha imposto prima di uscire, e toccandosi così, con l’urgenza nata dalla frustrazione di non poter fare altro, di non stendersi nudo al suo fianco; vede il piacere avvampare sulla sua pelle così come probabilmente accade anche a lui, e il gemito che risuona nella stanza quando arrivano al culmine è così sottile e sincrono da essere indistinguibile da quello di Riccardo.
«Avrò bisogno di mutande pulite.»
«Puoi usare le mie» ansima Riccardo, e lascia andare una risata di gola così da Giampaolo che affascina entrambi.
stella
«Siamo arrivati, eh.»
Riccardo non risponde: cincischia un po’ con la cintura di sicurezza, sganciandola dal fermo e lasciandola scivolare lentamente, senza alcun sibilo, poi prende a fissarsi le mani distese sulle ginocchia, sempre in silenzio, e infine prende a osservare le stelle, luminosissime nonostante il cruscotto dell’auto abbia bisogno di un giro urgente dall’autolavaggio. Si lascia sfuggire un suono inconsulto solo quando Giampaolo gli stringe una spalla per richiamare la sua attenzione.
«Se hai cambiato idea…»
«Mi sembra un po’ tardi per annullare una conferenza stampa con una quarantina di giornalisti.»
«Oh, per quello non c’è problema. Visto che è stata convocata a mio nome, posso sempre inventarmi una storia di contatti scorretti che passano per me anziché per la società e mirano a farmi lasciare Genova per l’estero. O qualcosa del genere.»
Riccardo si volta, stupefatto. «La tua capacità di mentire è spaventosa.»
«Lo faccio solo per le buone cause» risponde, scendendo dall’auto e facendo il giro per aprire la sua portiera. «Possiamo pure starcene qui a guardare le stelle. Se non altro risparmieremmo pure di parlarne in pubblico se qualcuno ci vedesse uscendo.»
«In effetti» sorride Riccardo, sfiorando le sue labbra quasi come per caso, «non c’è niente di più gay di due uomini che si mettono a scrutare il cielo stellato seduti sul cofano dell’auto,» spiega, e Giampaolo si lascia andare a una risatina convinta.
«Andrà tutto bene» lo rassicura ancora una volta. E quando gli dà un colpetto sul fianco, attendendo che Riccardo gli tenda la mano e la stringa forte alla sua, cercando e ottenendo quel po’ di coraggio necessario che le stelle non hanno saputo dargli, ogni altra parola, ogni ammissione, ogni dichiarazione che di lì a poco sarà replicata e a disposizione di chiunque in un ciclo infinito e interminabile, diventano superflue.
FINE