Fic: For every word left unsaid I thought you understood

Jul 09, 2010 20:23

Titolo: For every word left unsaid I thought you understood
Autrice: waferkya 
Beta: janetmourfaaill *_*;
Fandom: RPF Bayern Monaco/Colonia
Personaggi/Pairing: Lukas Podolski/Bastian Schweinsteiger
Rating: R
Conteggio Parole: 3132 (W)
Prompt: You better look that over / before you make that leap @ dietrolequinte 
Avvertimenti: slash, angst, cenni di h/c
Note: Questo è un crackTP finito male. Restituitemi i bei tempi dello Schweinski felice e spensierato! *pouts*
; Il titolo è completamente responsabilità del bellissimo Kris Allen (~ Written all over my face). ♥
Disclaimer: Non mi appartiene nulla; è tutta fantasia; nessuno mi paga un centesimo.
~ I commenti sono l'amore. I lurker sono il male.



~ For every word left unsaid
I though you understood.
{ You better look that over / before you make that leap. }

Il triplice fischio dell'arbitro spedisce gli Spagnoli in finale e prenota per i Tedeschi il primo volo per Berlino, ma Lukas non sta per niente pensando alla partita. Gli si è piantata in mezzo agli occhi l'immagine di Bastian, sperduto in mezzo a un mare di verde e talmente incazzato, frustrato e Dio solo sa che altro da dover cacciare, dal fondo della gola, un urlo che ha fatto tremare le costole di Lukas, dall'altra parte del campo. Non riesce a smettere di ripensare al modo in cui Bastian sembrava completamente devastato dall'idea di essere fuori e non poter fare nient'altro - Bastian, che non c'è nulla nell'universo che non sarebbe disposto a dare purché la squadra vinca; Bastian che ci credeva come nessun altro, Bastian che magari anche solo per questa disperazione che adesso gli piega le ginocchia meriterebbe di poter giocare ancora una o due ore, e segnare tredicimila volte. Bastian che è così sopraffatto, ora, che sembra non debba rialzarsi mai più. Bastian che piange, Bastian che si nasconde la faccia tra le mani e piange e Lukas lo vede e non riesce nemmeno a capacitarsi del fatto che Bastian stia piangendo.
È assurdo, è insopportabile, e diventa anche peggio quando Bastian alza gli occhi e naturalmente non ha neppure bisogno di pensare per incontrare lo sguardo di Lukas; diventa anche peggio quando Bastian fa una smorfia che è quasi un sorriso però poi sussulta piano in un singhiozzo strozzato e Lukas non sa che fare, Lukas vorrebbe poterlo abbracciare e cambiare qualcosa, ma non è sicuro che funzionerebbe, non è affatto sicuro che Bastian abbia bisogno di lui, Dio, non è neppure sicuro che Bastian non lo rifiuterebbe. Per tutta la partita non ha fatto che ignorarlo più o meno platealmente, e non è stato bello, non quando Sergio Ramos l'ha buttato per terra e lui avrebbe voluto soltanto che gli si materializzasse accanto con quel suo sorrisetto sghembo dei suoi e lo prendesse per il culo, chiamandolo signorinella delicata, salvo poi andare a fare il culo a strisce allo spagnolo, più o meno metaforicamente, e chi cazzo ha il coraggio di rischiare di indispettirlo così, ora che sembra che tutto il mondo gli sia crollato addosso?
Tanto più che Lukas non riesce neanche a rendersi conto del danno, non riesce a piangere, non riesce nemmeno ad essere triste o incazzato per la partita buttata nel cesso; non riesce a provare niente, solo quest'angoscia incerta per Bastian, e come un automa neppure troppo educato accetta di scambiare la maglietta con Torres, bravo ragazzo, magari sarà lui a conquistarsi il tetto del mondo.
Si annoda pigramente le maniche della maglia attorno al collo, figurarsi se ha voglia d'infilarsela, e poi cerca di nuovo Bastian, ma non lo trova; solo marginalmente allarmato - non è che possa essere crepato in un incidente d'auto in mezzo allo stadio, - si guarda attorno, e neppure riesce ad individuarlo in mezzo agli Spagnoli saltellanti e ai suoi. Sente la pressione quasi impercettibile di una carezza contro la schiena, rabbrividisce e non ha bisogno di controllare, per sapere che si tratta di lui. Lukas regalerebbe un rene e una gamba per poter avere qualcosa di intelligente o di giusto da dirgli, in questo momento, ma ha la testa così vuota e piena dell'urlo straziante di Bastian che non riesce neppure a balbettare qualche parola di circostanza - e forse è meglio così.
Bastian lo guarda da sotto in su, tutto corrucciato e intristito e mamma mia, è normale che il cuore di Lukas faccia male e si stringa così? Le sue dita tremano sulla schiena di Lukas e poi, zitto com'è arrivato, Bastian si allontana in direzione degli spogliatoi. Lui resta a guardarlo, pietrificato dalla tristezza che gli ha visto in faccia e che è più grande di qualsiasi cosa riesca a concepire; vorrebbe chiamarlo e chiedergli di aspettarlo, di non lasciarlo così indietro, di dargli l'opportunità di raggiungerlo. È una vita che ha la sensazione che Bastian continui a sfuggirgli. Non apre bocca, però, e dopo un po' si avvia seguendo i suoi passi, quasi faticosamente, quasi come se l'angoscia di Bastian sia diventata un macigno sulle sue spalle.
Per tutto il tragitto, Lukas sente ancora contro la schiena il tocco incerto della mano di Bastian. Non si aspettava che venisse a cercarlo, non osava sperarlo, non sa neppure come dovrebbe reagire. Il privilegio di essere colui-che-consola-Bastian-Schweinsteiger non gli appartiene più da un pezzo, da quella mattina in cui s'è svegliato a Colonia ed era il compleanno di Bastian e lui si è ritrovato a domandarsi se fosse veramente il caso di fargli gli auguri o se magari avrebbe finito soltanto per disturbarlo, e alla fine ha deciso che fosse meglio lasciar perdere; e Lukas sa anche che quello che avevano, qualsiasi cosa fosse, ha finito per appassire, avvelenato dalla lontananza, ed è bruciato in silenzio, come un castello di carte particolarmente brutto, per il fatto che, tutto sommato, sono tutti e due delle grandiose teste di cazzo. E non è che si sia illuso che ritrovarsi tra i piedi di Bastian potesse cancellare i mesi di silenzio, non è che abbia pensato che magari condividere di nuovo una stanza in ritiro avrebbe potuto rianimare quella sincronia di pensiero tra loro. Non è che gli sia bastato l'abbraccio un po' troppo forte di Bastian all'aeroporto per ritrovare l'abitudine di cercare continuamente le sue mani, le sue spalle, il suo collo, la sua voce, soltanto per assicurarsi di essere ancora nell'unico posto dell'universo cui possa illudersi di appartenere. Naturalmente no. Così come non prova per niente nostalgia di quella complicità - che definirla complicità è riduttivo, ma a Lukas son sempre mancate le parole, - cui Bastian lo ha abituato.
E non è rimasto deluso dal non essere riuscito a ricostruire un benemerito cazzo, se non qualche momento in cui gli sembra di essere tornato indietro nel tempo, a quando ancora aveva in Bastian Schweinsteiger un amico, un fratello, e non soltanto un compagno di squadra con cui architettare scherzi infantili e condividere una risata a cuor leggero durante gli allenamenti.
E adesso Bastian l'ha cercato in un momento che a definirlo nero Lukas sarebbe esageratamente impreciso. E, boh, è confuso e perplesso; sa di non esserselo meritato, eppure vorrebbe soltanto che Bastian gli si tuffasse addosso e piangesse fino allo sfinimento. Vorrebbe soltanto poter cancellare con uno schiocco di dita tutto il tempo che hanno mandato a puttane ignorandosi al punto da diventare quasi degli estranei, al punto che Lukas, certe volte, da quando ha smesso di essere automatico scrivere un messaggio stupidamente simpatico di auguri, sfottendolo per l'età che avanza o Dio solo sa cosa, non riesce nemmeno a trovare uno straccio di senso al fatto di aver riso come mentecatti delle battute più idiote.
Adesso, seduto su una panca dello spogliatoio, con i gomiti appoggiati alle ginocchia e lo sguardo fisso alla porta dei bagni dietro cui è sparito Bastian, Lukas può solamente aspettare e chiedersi se potrà bastare una semifinale persa per ricucire lo strappo che ha cominciato a tirarsi dietro andandosene da Monaco.
Bastian gli manca.
È una mezza sofferenza ammetterlo anche solo con se stesso, principalmente perché non è completamente sicuro che la sua metà di verità corrisponda a quella di Bastian, ma, Dio, Bastian gli manca. Gli manca essere  scemo con lui, gli manca sapere di poter contare per qualsiasi stronzata su quella capoccia testarda e imprudente. Gli manca quella cosa indefinibile che li legava, che certe volte rendeva Bastian immensamente più bello persino di Monika, e non è che Lukas vada chissà quanto fiero di questa cosa, ed è piuttosto sicuro che sia stato proprio per via del terrore e dell’imbarazzo che ha cominciato a trascinarsi via da lui. Però, maledizione, ha perso troppo, troppo, troppo per potersi ancora fidare del proprio giudizio. Bastian sta soccombendo alla delusione di non essere sufficientemente bravo per i propri sogni, e non c'è nessun Podolski tremendamente affettuoso che gli morda il collo per ricordargli che probabilmente è fin troppo mostruosamente bravo, per un essere umano.
Lukas si preme le mani sugli occhi, sospirando frustrato - è ridicolo che lo deprima più il pensiero di Bastian depresso per la sconfitta che non la sconfitta in sé; dovrebbe sul serio dare una sistemata alle sue priorità. Qualcuno gli stringe una spalla per confortarlo, e chissà quanto ha capito, lo spogliatoio, di tutto questo casino. Sicuramente nessuno si è stupito quando, a Berlino, Bastian è stato il primo ad andargli incontro per abbracciarlo, e altrettanto chiaramente nessuno dubitava che, una volta ridiscesi in campo, avrebbero ricominciato a giocare con la stessa perfetta intesa di sempre, come se non fossero veramente passati secoli dall'ultima volta che hanno indossato la stessa maglia - ma Lukas non è riuscito a non sorprendersi, quando Bastian, durante il primo allenamento, gli ha servito un passaggio preciso al millimetro, che è andato  incontro al suo piede piazzandoglisi contro nell'angolo perfetto per permettergli di segnare uno di quei goal trigonometricamente perfetti per cui Loew sbava senza ritegno.
Quando Bastian viene fuori dal locale delle docce, Lukas lo sa senza neppure aver bisogno di alzare lo sguardo, e la sensazione che lo Schweini-radar abbia ricominciato a funzionare gli manda tutt'una serie di farfalle multicolore a svolazzargli nello stomaco.
Lo guarda, Bastian guarda lui, la fronte appena aggrottata in qualche pensiero confuso dei suoi, ed evidentemente Lukas ha smesso di pensare e agire in conseguenza di un'idea razionale, perché si alza in piedi e copre la distanza che lo separa da Bastian con tre falcate, e così, senza nessun motivo al mondo se non la voglia di stringerlo a sé, lo abbraccia.
"Puzzi," si lamenta Bastian, appena appena seriamente, ma Lukas non ha nessuna intenzione di dargli retta perché, maledizione, hanno perso la semifinale in cui credevano così intensamente da starci male ancora prima di giocarla. E Lukas, mentre si preme contro la pelle accaldata e umida di Bastian, prova un improvviso bisogno di prendersi a schiaffi per aver aspettato così tanto - avrei dovuto abbracciarlo là in campo, si dice, tremando quando lo sente sospirare e arrendersi alla sua stretta; Dio, sono una persona tremenda.
"Stupido Poldi."
Lukas prende fiato per cominciare a balbettare i quaranta miliardi di scuse che gli affollano la testa e insistono per venir fuori, perché il minimo che possa concedere a Bastian è di cominciare a trattarlo con il rispetto che merita, ma naturalmente il mister entra nello spogliatoio e ha roba da dire, perciò Lukas scioglie l’abbraccio e si volta, dando a Bastian le spalle.
Löw comincia il sermone e Lukas è piuttosto sicuro che stia parlando di cose anche interessanti, probabilmente sta spiegando per filo e per segno perché non c'è bisogno che si deprimano più del necessario, Dio, forse li sta assolvendo tutti dall’insostenibile colpa di aver deluso un’intera nazione, ma alle orecchie di Lukas non arriva altro che un ronzio confuso, perché attorno ai suoi fianchi s'è stretto forte un braccio di Bastian, e non c’è nulla che abbia importanza, all'infuori di quella presa decisa e familiare.

Durante il viaggio di ritorno fino all'albergo, Lukas si lancia quasi letteralmente su un sedile dal lato del finestrino e rimane per un po' ad occhi chiusi, ascoltando gli altri salire e sistemarsi. Bastian - i fianchi di Lukas ancora sono terribilmente caldi dove prima l'ha stretto - si ferma molto avanti, forse ha qualcosa di cui discutere col mister; cullato dal lieve dondolare del pullman su e giù dall'asfalto maltrattato e coccolato dalla stanchezza tiepida della partita, Lukas s'addormenta.
È proprio Bastian a svegliarlo, quando sono arrivati a destinazione, e Lukas vorrebbe risparmiarsi gli strappalacrime parallelismi tra lui e il Sole, per carità di Dio, già tutta questa situazione di per sé sembra uscita dritta dritta da un romanzetto rosa di quart'ordine venduto in edizione economica e stropicciata nelle edicole delle stazioni, però il modo in cui la luce gialla di un lampione gli investe il viso e poi quel sorriso sghembo e la nota di calore nel suo sguardo, beh, insomma. Schweini se le va a cercare, ecco tutto.
"Siamo già arrivati?" brontola Lukas, risollevandosi piano e sibilando per il dolore di avere le spalle e la schiena completamente incriccate.
"Siamo già arrivati," conferma Bastian, e gli dà uno schiaffetto affettuoso su una guancia prima di allungarsi a prendere il borsone di Lukas, caricarselo in spalla assieme al proprio e poi avviarsi lungo il corridoio del pullman. Prima ancora che Lukas possa anche solo pensare di chiedergli di aspettarlo, Bastian si ferma e si volta a guardarlo. "Mi faccio una corsa in camera, devo fare pipì," dice. "Ti aspetto su."
Lukas annuisce appena, un po' stupidamente commosso perché è come se Bastian avesse appena annullato il suo perenne terrore di essere lasciato indietro, e un po' esasperato dall'irrimediabile idiozia del compagno.
È una bella sensazione, riflette Lukas, scendendo dal pullman con tutta la calma di questo mondo, ancora intorpidito dal pisolino, andare in giro senza borsone perché se l'è portato Schweini. È come se il gomitolo di confusione e assurdità in cui ha arricciato la propria amicizia con Bastian si stia rimettendo in ordine. Dio, è bastato un fottutissimo abbraccio - è bastato che per un attimo Lukas non si preoccupasse di niente nel mondo e soltanto andasse lì a stringersi Bastian addosso.
È bastato smettere di avere paura, e la porta della loro stanza è spalancata e non appena entra Lukas è avvolto dal buon odore del bagnoschiuma di Bastian.
"Sono il ladro di bambini puliti" si annuncia, chiudendosi la porta alle spalle e ridendo quando Bastian, nudo se non per un asciugamano avvolto alla meno peggio attorno alla vita, si affaccia sul disimpegno, con un'espressione perplessa a dir poco esilarante.
"Hai il senso dell'umorismo di una montagna di cacca, Poldi," si sente rimproverare Lukas, e questa era un'offesa seriamente grave, per cui subito si mette a cercare una risposta adeguata, ma poi nota la faccia con cui Bastian sta rovistando tra i calzini e gli torna in mente l'immagine di lui che urla contro il cielo quanto sia ingiusto e deprimente e tremendo aver perso la semifinale. Non ha più voglia di scherzare, e gli si avvicina quel tanto che basta ad accarezzargli una guancia.
Bastian si volta un po', di nuovo imbronciato e corrucciato esattamente com'era prima di toccare la schiena di Lukas, due ore fa, ma Lukas adesso non esita neppure un secondo prima di circondargli le spalle con le braccia e stringerlo. Bastian brontola qualcosa contro il suo collo, ma basta che lui lo culli appena percettibilmente perché si sciolga nell'abbraccio e sollevi le mani per aggrapparsi alla sua maglietta - Poldi si morde le labbra e sopporta di sentire la schiena di Bastian sussultare, ascolta in silenzio i suoi singhiozzi strozzati, gli accarezza piano la nuca e se lo tiene premuto addosso finché non si tranquillizza, finché non passa, ma a quel punto è un po' distrutto anche lui, e mentre piange pianissimo nasconde il viso contro la guancia di Bastian.
"Non abbiamo risolto il resto di niente," mugola Bastian; Lukas si tende appena, nervoso, ma non si allontana neppure di un soffio. "Sei comunque uno stronzissimo stronzo, tipo il principe degli stronzi, tanto che sei stronzo, e ti odio."
Lukas sbuffa una risatina contro il suo collo.
"Lo stronzo sono solo io, hm?" mormora, ma non c'è neppure l'ombra della cattiveria, nel suo tono di voce, e per sottolinearlo bacia piano la curva del mento di Bastian.
"Stai scherzando, spero!" replica lui, un po' a corto di fiato per Dio solo sa quale motivo, e sempre solo Dio sa per quale stracazzo di ragione ora abbia intrufolato le dita sotto la maglietta di Lukas e gli stia accarezzando i fianchi in quel modo. "Mettiamo in chiaro una cosa, io qui sono la vittima. Non solo ho dovuto badare a te, che sei notoriamente un inetto a vivere, e sopportare la tua palesemente insopportabile compagnia," comincia, serissimo, e Lukas non ha dubbi del fatto che non stia scherzando, sebbene di tanto in tanto si fermi per baciarlo brevissimamente sulle labbra. "Non solo ho evitato che facessi una brutta fine, quando sei così evidentemente destinato a morire di una morte tremenda - o tremendamente ridicola, eh - che mi domando come possano i tuoi genitori convivere con l'idea di averti messo al mondo," dev'essere veramente incazzato se ha tirato in ballo addirittura i suoi genitori, "ma poi, quando avevo cominciato a prenderti anche quasi in simpatia perché tutto sommato sei meno peggio di quanto potresti sembrare a prima vista, dicevo, quando avevo cominciato a trovarti simpatico e tutto, mi sono ritrovato, io, a non avere tue notizie per mesi, ad essere completamente ignorato, io, dimenticato, trascurato, e insomma miseramente abbandonato da una forma di vita inferiore nota al mondo come Lukas L'ingrato Podolski." Di nuovo Lukas ridacchia, e per tutta risposta Bastian gli pizzica un fianco. "Sono serio, stupido Poldi."
"Lo so, stupido Schweini," gli fa il verso, poi lo bacia, e sorride quando Bastian viene incontro alla sua bocca con un borbottio sommesso. "Mi dispiace," mormora. "Mi dispiace."
"Col cazzo che basta," s'immusonisce Bastian, e prende a spingerlo piano all'indietro, verso il letto, e Lukas lo asseconda senza neppure pensarci. "Col cazzo che mi piglio un paio di mi dispiace in cambio di tutti gli auguri di buon compleanno che non mi hai fatto." Lukas scende a baciargli la curva tesa del collo, si siede sul bordo del materasso e lo attira giù, stringendolo forte sui fianchi. "Col cazzo che mi bastano due mi dispiace." In cambio di tutto il dolore e l'ansia e la rabbia e la frustrazione, capisce Lukas dal modo in cui le dita di Bastian gli stringono le spalle. In cambio di tutto il tempo che abbiamo buttato nel cesso solo perché sei un idiota insicuro e pensavi che se non ti ho detto di non andartene da Monaco è perché non ti amavo abbastanza. Idiota.
"Mi dispiace," ripete, baciandogli l'incavo caldo tra il collo e la spalla. "Mi dispiace." Bastian si tende e vibra sotto le sue dita, spinge i fianchi in avanti, cercando il bacino di Lukas; lo costringe ad alzare il mento, a guardarlo, a baciarlo piano, a dedicarsi solo a quello, solo a lui.
"Mi dispiace," mormora Bastian, così impercettibilmente che più che sentirlo Lukas segue la carezza delle sue labbra sulle proprie. "In realtà è soprattutto colpa mia. Sei un tale scemo, avrei dovuto aspettarmi simili ragionamenti del cazzo." Un altro bacio. "Avrei dovuto spiegarti tutto io, decentemente."
Che è un po' il suo modo di ammettere la propria metà di colpa - mi spiace di non aver saputo compensare la tua sconfinata, immotivata insicurezza; e se neppure Lukas riesce a pensare ad un modo meno offensivo di porre la questione, allora forse Bastian ha ragione quando si appella alla sua madornale coglionaggine.

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