Con la musica alla radio

Jun 25, 2010 12:17

Titolo: Con la musica alla radio
Beta: lisachanoando
Fandom: RPF - Inter FC
Personaggi: Mario Balotelli, Davide Santon (Santonelli! ♥)
Rating: VM14
Warning: neanche slash, è così leggera che non mi sento di mettercelo XD
Conteggio Parole: 800 (Word)
Disclaimer: Finta come una cosa molto finta (o forse no? XD). Il titolo da- *brrr* dall'omonima canzone della- *BRRR* della Pausini.
Note: Buon compleanno chia25 ♥ non è quello che ti ho promesso e che ti aspettavi, ma quello un giorno arriverà.
Ispirato a questa artina di emo_globina (ma anche a questa XD) e a ciò che sta succedendo in questi giorni.



CON LA MUSICA ALLA RADIO

«Niente natura, niente mass-media e niente d’Annunzio.» Davide mugola a voce bassissima, ma palesemente soddisfatto, mentre fa scorrere la punta della penna sul foglio, ignorando la fitta di dolore all’altezza del polpaccio quando il piede di Mario riesce a compiere il calcio che tanto fremeva di sferrargli. Riflettendo su quale traccia sia la più abbordabile, comunque, e non appena il bruciore agli occhi si affievolisce e si spegne, Davide comincia a rivolgergli occhiate preoccupate e ansiose, come se avesse notato soltanto in quel momento le occhiaie evidenti dovute alla mancanza di sonno - Internet, amici, Dominique, Internet, Marko, altri amici, Dominique, Internet - e saltando da un punto all’altro di lui solo con lo sguardo, in una caccia al tesoro personale che al posto delle croci sulla mappa ha i posti dove Mario ha nascosto i fogliettini con le tracce ormai inutilizzabili su cui ha buttato tutta la notte.
Quando riesce a ritrovare la concentrazione, ed è passata già una preziosa mezz’ora, Davide si è beato di sottecchi del corpo di Mario per una decina di volte, sentendosi bruciare il collo e rabbrividire la schiena nello stesso istante; senza una motivazione precisa, sceglie l’ultima possibilità tra quelle proposte. E comincia a pensare.

La vastità dell’universo è tale da imporre la presenza di altre forme di vita per una semplice questione di probabilità; è una sorta di speranza quella che ci induce a credere fermamente - e alcuni lo fanno più di altri - che non possiamo essere soltanto un frutto del caso unico ed irripetibile, e per questo destinato a brillare e poi sparire nel nulla? Magari gli extra-terrestri sono forme di vita dalla struttura impensabile, forse hanno le antenne e possono assumere le nostre sembianze, di certo da qualche parte tra una galassia e l’altra si stanno chiedendo se sono soli nell’universo.

Davide chiude gli occhi un momento, e i capelli di Mario cominciano a crescere sparati verso l’alto e racchiudersi in due sottili fusti, proprio come antennine: i particolari continuano ad aggiungersi nella sua fantasia - lucida stoffa aderente sulla sua pelle, pupille appena dilatate, magari un respiratore? O fingiamo che non debbano averne bisogno? - e Davide comincia a riversarli sul foglio per trasformarli in un’idea vera, credibile e interessante; e tuttavia non riesce a non immaginarsi avvinghiato a lui, magari nell’immancabile disco volante. Ma questo, dice tra sé con una risatina repressa, è meglio non scriverlo nel tema della sua supposta maturità.

* * *

Prima che Davide possa davvero cominciare a mormorare la sua sfilza di “l’avevo detto io che erano dei falsi, l’avevo detto!”, Mario decide di sfruttare i primi minuti di disattenzione generale per rifilargli un calcio di quelli buoni, prima di sbattere la testa contro il muro alle sue spalle per farsi venire un’idea. (Il suicidio sarebbe pure un’ottima opzione. Se fosse un pirla.)
«Psst... Dade» sussurra attento, muovendo le labbra più che parlare perché Davide possa scorgere con la coda dell’occhio. «Come posso iniziare il saggio?»
«“Salve, io sono una capra”?» risponde immediatamente lui con voce altrettanto inudibile, e Mario scrive davvero quella frase prima di rendersi conto della sua imbecillità e della cattiveria di Davide - e che i due professori sono appena fuori dall’aula perché hanno portato loro il caffè. «Tu non hai mai fatto un saggio nella tua vita, come cazzo te ne esci? Sto facendo gli UFO, prendi pure tu un tema normale e falla finita!» mormora Davide un po’ più forte di fronte all’occhiata omicida di Mario.
Gli alieni? Stronzate, commenta tra sé inacidito, cominciando a buttare giù due righe con una speranza ancora più tenue di quanta non ne riponesse nel provvidenziale suggerimento di Davide.

La melodia sprigionata dal contatto di un archetto con le corde del suo violino è poi così diversa dal battito dei ritmi house e techno che si identifica con quello del cuore, con quello dell’istinto primordiale? Perché distinguere i movimenti suadenti che accompagnano i pezzi latinoamericani per esprimere sensualità, passione, divertimento allo stato puro, da quelli precisi e necessari per suonare uno strumento? La musica è dentro ognuno di noi, si nasconde nelle dita che ticchettano sul tavolo e nelle mani che battono sui tamburi da spiaggia, fino a farsi sottile come il fischio che aleggia ancora sulle labbra.

Mario ricorda un sabato sera di qualche settimana fa, la festa per salutare Marko - perché altrimenti Davide non si sarebbe mai fatto trascinare in discoteca di sabato: ricorda una polo azzurra e un sorriso piccolo e timido, i suoi movimenti sulla pista e il bacio all’angolo delle labbra che gli aveva scoccato sulla porta del bagno, verso la fine della serata. Pian piano, mentre la penna scorre rapida sul foglio, la mente lo porta sempre più indietro, scandendo con un ritmo tutto suo una musica molto speciale. E, con lo stupore di mezza Italia, consegna un’ora prima di Davide, facendogli l’occhiolino.

FINE

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