2+2=5

Jun 12, 2010 17:20


Titolo: 2+2=5
Autore: pomapoma
Beta: fantasmini vari
Fandom RPF Nazionale Italiana, ACF Fiorentina, UC Sampdoria… Genoa CFC ?
Personaggi/Pairing: Riccardo Montolivo/Luca Toni (il TON(N)OLIVO XD , Riccardo Montolivo/Giampaolo Pazzini (il Pazzolivo che è il canone), citate un po’ di persone
Rating: VM18
Warning: Slash, fluff, angst, salti temporali e/o onirici, forse PWP
Disclaimer: Questa fanfiction non è a scopo di lucro. Non si vuole offendere o essere lesivi nei confronti delle persone reali descritte. Niente di quanto narrato in questa fanfiction è realmente accaduto ma è frutto di fantasia, pertanto non si pretende di dare un ritratto veritiero di eventi o personalità.
Note: E’ partito tutto da questa immagine, trovata nei meandri del web qualche giorno fa quando stavo ripercorrendo la carriera dei miei vari miti personali. C'ho "plottato a bestia" ed è venuta fuori 'sta cosa. Spero vi piaccia.


-Ciao Ricky
-Scusa chi sei?
-Sono io, Luca
-Ah ciao - risponde un po' irritato. Si ricorda che l'ultima volta che il suo non tanto misterioso interlocutore lo ha contattato è stato due mesi fa alla vigilia con l'Inter. Che significava quel messaggino cumulativo a tutta la Fiorentina? “Auguri di buona Pasqua con piccolo promemoria per la stagione in corso”. Che senso ha? E adesso Luca si ricorda della sua esistenza giusto perché dovrà fargli scontati e stucchevoli complimenti per la convocazione in nazionale. O giusto per sottolineargli che lui invece non è stato convocato, per farlo sentire in colpa?
Ma Luca non è un ragazzo che si comporta così, o almeno tutti pensano che non sia sua abitudine atteggiarsi in questo modo. Si fa conoscere per il perfettino, per il bravo ragazzo che tutti vorrebbero avere come compagno di squadra. Non è esattamente uno stronzo, ma per come è andata a finire, per quell'anno che era stato lì, quel primo anno in cui tutti e due stavano lì, a Riccardo piaceva l'idea che potessero comportarsi da bravi ragazzi, bravi compagni di squadra… Fin quando inavvertitamente si sono invertiti i ruoli. Ricky non si è mai sforzato di capire come sia successo, ma, conclusione della favola, Luca è stranamente diventato lo stronzo e lui si è trasformato nel fidanzatino. È tuttora il fidanzatino dell'altro, sapeva che l’altro lo avrebbe sempre aspettato a braccia aperte. E glielo vorrebbe urlare dalla cornetta, chiudere la conversazione sbattendogli in faccia la sconcertante dichiarazione che ora il suo nuovo fidanzatino sta lì, qualche stanza più avanti, in quel di Sestriere.
Come volevasi dimostrare le chiacchere vanno proprio a parare lì.
-Come stai?
-Bene grazie. Tu?
-Anch’io. Volevo farti un grande in bocca al lupo per i mondiali, Ricky. Spero vadano alla grande.
-Ti ricordi ancora gli orari di libertà?
-Come scusa?
-Intendevo… l’orario - Si incespica ancora con le parole, non sa se sentirsi più agitato perché dall’altra parte della cornetta c’è Luca, o perchè dall’altra parte della stanza a fissarlo c’è Giampaolo. - Sai che alle 14 il mister ci dà una pausa e in questo orario possiamo usare i cellulari.
-Marcello non cambia mai le sue abitudini.
Giampaolo si sta avvicinando lentamente “saltando” divani, compagni e un tavolino di cristallo.
-Scusami, devo attaccare. Devo chiamare i miei… scusami
-Tranquillo, capisco benissimo. Ci sentiamo
Riccardo riattacca sforzandosi di non dare un senso mentale a quel “ci sentiamo” e simulando aplomb inglese di fronte al suo fidanzatino.
Giampaolo abbassa la voce e si guarda intorno per precauzione. -Stasera vieni in camera mia?
Dopo un affannoso respiro Ricky risponde: -E Daniele lo lasci in balcone?
-Ieri non c’è stato per niente in camera. Stava sempre al cellulare.
-Vuoi dirmi che non è rientrato in camera? - Sta inconsciamente deviando la conversazione quando forse tanto consciamente la sua risposta sarebbe stata “Sì, va bene, voglio stare con te, stasera scopiamo pure se Daniele ci guarda dalla serratura della porta del bagno.”
-…Sì, sarà rientrato ma era tardi e dormivo. E comunque non credo ci siano problemi se gli chiedo cortesemente se può lasciarmi la stanza libera.
-Glielo chiederai cortesemente?- Sottolinea l’ultima parola con ironica sorpresa.
-Senti, gli Juventini ieri sera si sono tutti riuniti in camera di Camoranesi. Oggi non gli hanno detto niente. Niente. Ci mancava che si univa pure Peruzzi e facevano la curva Drughi- Dopo aver sorriso osserva il volto di Riccardo per carpire qualche cedimento. Ma c’è un grande punto interrogativo sul suo volto. Giampaolo allora decide di concludere con la sua solita simpatica cortesia.
-Oh, tu stasera comunque vieni da me. Niente scuse.-

Si sveglia infastidito da una luce soffusa. Dopo aver superato vari strati di lenzuola e coperte, sbucando prima con la testa e poi con il busto, Riccardo apre gli occhi e si accorge che il suo compagno di stanza è sveglio. È lì, seduto davanti a lui. Indossa la felpa viola della società e tiene le mani nelle tasche dei pantaloni del pigiama. Con la schiena dritta e tentando di non sembrare troppo goffo nei suoi quasi due metri di altezza se ne sta seduto a fissarlo, con il sorriso sulle labbra, gli occhi un po’ lucidi, probabilmente per la stanchezza. Lo guarda con una premura che non aveva mai notato nei suoi confronti. Vede la sua figura stagliarsi ancora, le sue gambe lunghe, i capelli un po’ disordinati, miracolosamente immacolati dal gel, quel sorriso ancora insistente, gli occhi scurissimi che sembrano quasi perforarlo.
Gli mancano ancora le parole quando ancora confuso dal sonno chiede il perché di tutto questo. Luca risponde con tutta tranquillità, con una stranissima sensazione di dolcezza. -Perché mi piace guardarti-
Riccardo sa che questa sarà una cattiva abitudine che si trascinerà per tutta la vita: non riuscire mai ad essere schietto. Capisce dove gli altri vogliano andare a parare con lui, e allora tenta di cambiare invano discorso, di equivocare, finge di capire fischi per fiaschi.
Sente improvvisamente caldo, annega letteralmente in un bicchier d’acqua quando fa l’osservazione “da secchioncello” più stupida nella vita di trasferta probabilmente di tutta la Fiorentina. -Domani abbiamo la partita, perché non vieni a dormire? - “Cazzo di domanda, cosa pensa adesso, io non sono quel tipo di persona”. Altri pensieri si affollano nella sua testa mentre Luca ancora più dolcemente continua a parlargli, sussurrando frasi, pensieri, riflessioni, ingannando il tempo e parlando di trasferte, ragazze, partite, club, trasferimenti serie b, serie c, case... Riccardo ascolta attentamente le lezioni di vita del compagno, avverte che quella strana sensazione avvertita prima sta passando, fa cenni di assenso, comincia a sorridere anche lui e si lascia cullare dai discorsi pieni di speranza di Luca.
-Ricky, ci pensi? Dove staremo tra qualche anno? Ci pensi mai al tuo futuro?
-…Se continuiamo a chiaccherare può darsi che stiamo ancora qui.- Altra battutona del cazzo del simpatico Montolivo. “Ovunque vuoi, io voglio stare con te. Io credo di volerti bene.”
Luca si lascia sfuggire un sorriso, ancora terribilmente sincero. Sembra che abbia addirittura sinceramente gradito la battuta del cazzo.
-A me piacerebbe restare qui. Potremmo restare qui.- Interminabili secondi di pausa in cui i loro volti restano immobili a fissarsi, a commensurare il pochissimo spazio rimasto tra loro. “Aspe, come ci sono finito qui? Quando si è seduto sul mio letto?”
Si baciano. Non è stato Luca a baciarlo. Non è stato neanche lui. A lui non sarebbe venuto in mente. “Lo sto baciando perché gli voglio bene, sì.” Poi si baciano di nuovo, prima è Luca che sporge il viso a cercare una guancia, un labbro, la pelle di Riccardo. Lui indietreggia, sente addirittura il volto infiammarsi nei punti in cui Luca ancora non l’ha sfiorato. Si sente impacciatissimo, vergognosamente ragazzino anche in situazioni del genere. Tenta di prendere l’iniziativa ma Luca è sicuramente più convinto e più sicuro, poi all’improvviso allontana il viso. L’ennesima faccia stupidamente interrogativa di Riccardo. Luca si sta togliendo la felpa e lui è completamente ammutolito, perso. Qualcosina là sotto intanto però non è tanto persa. Ancora più confusamente, e continua a darsi del coglione mentalmente, riprende a baciare Luca ovunque gli capiti (capelli, spalle, braccia, mento, addirittura un gomito che per poco non gli finiva contro il naso) per evitare di pensarci, ma invece di evitare il pensiero comincia a pensarci ossessivamente. E’ quasi una lotta di baci, indumenti, pigiami, calzini, felpe della gloriosa viola buttate per terra in malo modo, baci forsennati, carezze che dovrebbero portare calma e invece peggiorano tutto.
Luca mostra ancora i denti sorridendo non troppo velatamente:
-Non l’hai mai fatto vero?
Riccardo si pietrifica e non può che chinare la testa.
-Tu ti fidi di me Ricky? Vero?
-Credo di sì…
-Ti fidi di me?
-Io ti voglio bene - E si rifionda di nuovo sulle labbra ruvide del compagno, e con quel gesto dichiara senza troppe parole di volersi completamente abbandonare alle intenzioni di Luca.
Qualche minuto dopo la cognizione di fiducia e affetto di Riccardo sarebbe cambiata per sempre, con la sua testa poggiata e volutamente schiacciata sul cuscino, il suo petto che affonda sul materasso, la voce strozzata dalla paura che “qualcuno ci possa sentire”, e la sua pelle che brucia tra le lenzuola a contatto con la pelle, le mani che lo bloccano, l’erezione, il corpo, la presenza di Luca.

Si guarda allo specchio da svariati minuti, il lavello è aperto da altrettanto tempo e non intende chiuderlo. Continua a fissare allo specchio il suo viso bagnato dalla necessaria rinfrescata, le gocce d’acqua, miste a quelle di un persistente sudore, che scendono sulle sue guance. Gli occhi sono gonfi, sono quasi più azzurri del solito. Sputa nervosamente nel lavandino, poi riguarda di nuovo la sua immagine allo specchio. Sta per mettersi a piangere, lo sente. Comincia a tremare e non capisce il motivo, perché se guarda indietro non sa spiegarsi cosa sia successo quella notte, cosa sia stato reale e cosa no.
Un riflesso involontario lo fa stare con una postura mai così ritta -e con un tremendo groppo in gola - quando sente la porta del bagno spalancarsi. Il ragazzo gli parla con una tranquillità mai vista prima di cui si stupisce egli stesso.
-Ricky, non è successo niente. Ti prego vieni a dormire…
Ancora rigido come il lavandino che gli sta davanti, Riccardo si volta tenendo lo sguardo basso.
-Richiama Daniele. Vado a dormire in camera mia, non me la sento.
-No, Ricky. Ricky, voglio che tu resti stanotte.
Allerta lacrime primo stadio.
“Non voglio farmi vedere in queste condizioni. Non voglio farmi vedere così da te.”
Con l’ultimo briciolo di palle che gli è rimasto, si avvicina a lui e blocca la sua testa con le mani.
-Tu ti fidi di me?
-Certo, ma rimani stanotte dài…
-Io ti amo. Quindi ti devi fidare di me. Io ti amo. Fidati di me, e per stanotte, ti prego, lasciami andare. Se tu mi amassi veramente mi lasceresti andare e faresti dormire Daniele. Io ti amo.
Giampaolo resta in silenzio. Ha capito. E’ forse la migliore lezione che gli è stata data da Riccardo da quando stanno insieme. Poi fa un breve cenno con la testa, un tacito lasciapassare che consente a Riccardo di sgattaiolare velocemente fuori dalla camera, perdersi nei corridoi un po’ bui e sfogarsi definitivamente lasciando scorrere sulle sue guance copiose lacrime.

Note finali di pomapoma: Non mi sono assicurata sulla reale disposizione delle camere a Sestriere. Perdonatemi anche questo momento fangirlistico: HO INAUGURATO LA LUCATONI TAG!! UAAAAAAAH!
Detto questo me ne rivado a vedere la Nigeria

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