Fic: Deprivation

Feb 20, 2010 21:11

Titolo: Deprivation
Autore: el_defe
Beta: no XD
Fandom: RPF - Liverpool FC
Personaggi/Pairing: Steven Gerrard/Xabi Alonso
Rating: VM16/VM18
Warning: slash, angst
Word count: 562 (Word)
Note: Inizio agosto 2009. ary_true, mi devi ben più di una qualsivoglia virtù, sappilo. (♥♥)
Disclaimer: Non sono miei, non fanno queste cose, scrivo gratis e quindi non mi prostituisco intellettualmente, tiè XD





Deprivation

Steven non ha voluto ascoltare neanche una parola quando ha visto la sua espressione vagamente colpevole sostituire il sorriso più mite che gli rivolge ogni volta che i loro sguardi si incrociano ovunque; ha sempre saputo che questo momento sarebbe arrivato, dall’attimo stesso in cui Benitez ha cominciato a puntare su altri compagni e di lasciare Xabi più ai margini, costringendolo - no, preparandolo - a fissare l’orizzonte sempre più spesso, come se sapesse che la casa che avrebbe potuto accoglierlo al meglio era dall’altra parte di quella linea, al di là delle nuvole cariche di pioggia e dello smog che oscura tutto meglio di quanto qualsiasi nube temporalesca possa mai riuscire a fare. È più o meno quello che vede ora davanti a lui, un velo sottilissimo che appanna il volto di Xabi, che impedisce perfino ai suoi occhi di esprimere davvero tutto quello che certamente gli rivolta le viscere (è una sensazione che conosce bene, che sta vivendo ora), e non può fare a meno di premere un dito contro le proprie labbra, chiedendogli di star zitto, di non dirlo, come se potesse cambiare qualcosa.
Xabi si scosta dallo stipite della porta, facendo un passo appena verso di lui e poi gettandosi letteralmente tra le sue braccia, senza chiedere se la via è libera, se può o se invece deve, e stringe forte Steven senza curarsi di nient’altro.
«Mi disp-»
«Zitto» mormora, respirando forte. «Per favore. Ti prego.»
Xabi non dice nulla: si lascia portare in camera - o forse è lui a fargli strada? - e Steven lo vede deglutire una, due volte, come a farsi forza e non scoppiare a piangere come un cretino; quando si sdraiano, gli accarezza il collo imperlato di sudore, sentendo i muscoli tendersi e il pomo d’Adamo muoversi sotto la sua pressione, e poi fa scorrere la sua carezza fino ai polsi, trascinandoglieli sopra la testa. Ma non va oltre, e spera che Xabi possa leggere quello che non riesce a dirgli. Vorrei ricordarmi di questa volta, perché potrebbe essere l’ultima, perché sicuramente sarà l’ultima di quest’estate, l’ultima di questi anni passati qui sempre insieme, e non voglio fare sesso e basta, non voglio, non voglio vederti andar via.
«Stai piangendo» sussurra Xabi con un mezzo sorriso, e quella reazione lo rassicura e lascia andare le lacrime tutte in una volta, e il bacio che si scambiano sa di lacrime salate e di imprecazioni troncate a metà, di preludio prima ancora che di conclusione; e al sesso ci arrivano davvero, senza l’urgenza che di solito si frappone tra loro, senza bende o legacci - solo mani strette intorno ai polsi e occhi ostinatamente chiusi, e labbra sigillate che solo a tratti si lasciano sfuggire suoni di piacere.
Quando Xabi viene sulla sua pelle, stringendosi forte intorno a lui e continuando a muoversi, Steven serra i denti, senza tentare di opporsi ulteriormente all’orgasmo che increspa in una smorfia ironica le sue labbra, scivolando tra di esse come una liberazione rovente; la sua mente si rischiara in fretta, però - quanto basta per rendersi conto che Xabi non è più chino sopra di lui e che il suo respiro non insiste sulla sua pelle. Si rifiuta di riaprire gli occhi, tendendo piuttosto tutti i suoi sensi per tentare di percepire la sua presenza: è già angosciato da quei pochi secondi di lontananza, e si chiede come farà a partire da domani.

FINE

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