Fic: Hairpray.

Jan 27, 2010 17:53

Titolo: Hairpray.
Autore: janetmourfaaill (lachesilie)
Beta: chia25.
Fandom: RPF ACF Fiorentina.
Personaggi/Pairing: Alberto Gilardino, Stevan Jovetić. Non so che dire.
Rating: VM16.
Warning: Slash.
Word count: 1393.
Disclaimer: Tutto finto, non so manco cos'è.
Note: A forza di leggere su di loro, normale che mi venga di scrivere su di loro. Che volete.
Non manca una “s” al titolo, è proprio “Hairpray”, ma dal prompt probabilmente si capiva. La roba partecipa al p0rn fest col prompt “RPF Calcio (AC Fiorentina), Alberto Gilardino/Stevan Jovetić, hair!p0rn”.



Hairpray

Se c'era una cosa che riusciva a farlo letteralmente andare di matto, erano i suoi capelli.
Sin dal primo momento che l'aveva visto, nel preciso istante in cui aveva incrociato il suo sguardo, Alberto si era detto che i capelli di quel ragazzo lo avrebbero fatto dannare.
In ogni senso.
Stevan era un ragazzino in tutto e per tutto e aveva quell'aria spaurita che solitamente lo induceva a prendere le distanze, abituato com'era a tutt'altro tipo di compagnia; quel suo viso quasi da bambino, però, contornato da una cascata di riccioli scuri e deliziosamente scompigliati, lo aveva colpito da subito e gli aveva impedito di assumere quel suo ordinario atteggiamento distaccato che solitamente tanto amava sfoggiare.
Non era snob, lui, ma non amava troppo le confidenze.
E dannazione al mondo, non sopportava doversi addirittura calibrare, ogni volta che si rivolgeva a Stevan, per paura di venire sopraffatto dall'assoluta tenerezza che quel ragazzo gli ispirava.
- ...e questo è, anche se trovo sia assurdo. Tu, invece? -
Alberto tossì una o due volte, rendendosi conto solo in quel momento che Adrian gli stava parlando da almeno cinque minuti consecutivi e che lui non aveva sentito una sola parola, preso com'era ad osservare la chioma di Stevan inzupparsi sotto sprazzi d'acqua bollente.
- Albi? - La voce di Adrian ora gli era suonata un tantino irritata; si voltò a guardarlo, mordendosi un labbro. Non ci fu neanche bisogno di rispondergli, quello sollevò un sopracciglio e scosse il capo, ridendo. - Si vede quando non sei attento, amico mio. -
- Mi sono distratto un attimo. - Si giustificò Alberto, stizzito all'idea che Adrian avesse già capito il motivo della sua disattenzione. - E comunque stavi parlando di Rudolf, tanto per cambiare. Te lo ripeto, stai diventando ossessivo. - Alberto aggrottò le sopracciglia, fingendosi ferito profondamente. - Non è vero. - Scandì, prima di afferrare lo shampoo e rigirarselo tra le mani, un ghigno in viso che di ferito aveva ben poco. - Parlavo di quanto sono belli i boccoli. - Allargò il sorrisetto dopo aver enfatizzato l'ultima parola e dopo aver gettato un'occhiata eloquente al profilo di Stevan; poi si cinse la vita con un asciugamano, fischiettando e allontanandosi dal compagno, senza lasciargli il tempo di ribattere.
Alberto digrignò i denti, scuotendo il capo.
Che Adrian fosse un coglione era risaputo, ma addirittura un coglione ammiccante proprio no.
Si poggiò contro quelle piastrelle gelide e un brivido gli corse su per la schiena, mentre il suo sguardo si posava nuovamente su Stevan e quei suoi ricci ora distesi quasi del tutto. Sembrava più adulto, in quel momento.
- ...non va? -
Sbatté freneticamente le ciglia, disorientato, vedendo Stevan rivolgersi a lui e cogliendo solo le ultime due parole.
Ma dannazione, era proprio giornata.
- Che hai detto? - Glielo chiese forse con eccessiva aggressività, perché il ragazzo deglutì e annaspò, prima di riprendere in un sussurro. - Ti ho chiesto se c'è qualcosa che non va. Mi stavi guardando in un modo strano. - Se Alberto fosse stato anche solo un minimo meno coinvolto probabilmente avrebbe scrollato le spalle, cosa che faceva puntualmente ogni qual volta gli si presentava un'occasione del genere, rispondendo con noncuranza che si era perso per un momento nei suoi pensieri e di non farci caso. Poi si sarebbe voltato dall'altra parte, al culmine dell'indifferenza, evitando un ulteriore ravvicinamento per i prossimi... due mesi? Tre?
Il problema, però, era che quella non si presentava esattamente come una situazione da gestire con il suo solito distacco: Stevan lo stava osservando con occhi grandi e curiosi, la fronte per metà nascosta da quei maledetti capelli e il petto totalmente bagnato. In più, visto che a quanto pareva lassù qualcuno gli voleva molto ma molto male, quel ragazzo aveva deciso di prendere a respirare con una certa ansia, facendolo ammattire del tutto.
Così, in meno di cinque secondi, si era ritrovato a pochi centimetri da lui - era così vicino da poter distinguere un singolo ciglio dall'altro - con addosso probabilmente l'espressione più idiota del mondo e un respiro se possibile ancor più affannato del suo. - Posso? -
Aveva avvicinato una mano al suo capo istintivamente, senza soffermarsi a pensare su quanto potesse apparire ridicolo un gesto del genere in quel momento. Stevan deglutì, rimanendo in silenzio e limitandosi ad annuire, cosa che stupì Alberto a tal punto da indurlo a sorridere nervosamente.
Inspirò profondamente e portò due dita ad accarezzargli un ricciolo già quasi asciugato, sotto lo sguardo per metà attonito e per metà rapito di Stevan. Quando questi si morse il labbro inferiore, sovrappensiero, Alberto per poco non imprecò ad alta voce; l'aveva fatto in una maniera così dannatamente attraente che a stento riusciva a credere che non lo avesse fatto apposta.
Senza riuscire ad imporsi di fare altrimenti, si avvicinò ulteriormente - perché non sopportava di vedere quella bocca rimanere lì, a così poca distanza, abbandonata a se stessa - e lo baciò.
Dapprima fu cauto, non lo forzò a lasciarsi andare immediatamente e anzi aspettò che fosse lui a schiudere le labbra, accogliendo la sua lingua e unendola alla propria inizialmente con lentezza poi via via sempre con maggiore esigenza.
Poggiò una mano contro il suo petto e affondò l'altra tra quei suoi capelli - meravigliosamente bagnati e disordinati e, di nuovo, meravigliosi e basta - esplorando la sua bocca con urgenza crescente, del tutto assorbito da quel momento e dal sapore di Stevan, dall'odore della sua pelle e dal calore dei suoi respiri che gli si riversavano addosso. Si scostò brevemente per riprendere fiato ma poi riprese con foga, quasi come se solo baciandolo riuscisse a respirare per davvero.
La mano sinistra scivolò giù fino al bacino; glielo accarezzò lentamente, senza fretta, poi scese più in basso con decisione. Stevan singhiozzò, contro l'incavo del suo collo, serrando gli occhi come fa un bambino davanti a qualcosa di troppo... troppo per poter essere guardato. Alberto gli passò una mano dietro alla nuca, con fare protettivo, mentre chiudeva gli occhi a sua volta e si lasciava catturare da quella sensazione folle, come se al suo interno fosse straripato un fiume in piena - le dita tra le sue gambe a stringerlo quel tanto che bastava per far gemere entrambi, più volte e con più intensità.
Stevan boccheggiò, aggrappandosi a lui e venendo contro il suo bacino. Pareva stremato e Alberto era già pronto a poggiare la propria fronte sulla sua, ponendo fine a quel momento, ma inaspettatamente il ragazzo si abbassò, lasciando una scia umida sul torace e poi più in giù, appena sotto l'ombelico, insistendo su quel tratto di pelle morbida e delicatissima con una dolcezza estenuante.
Quando scese ancora, aprendo la bocca per appagarlo come meglio poteva, Alberto inspirò e trasse il capo indietro, di scatto, chiedendosi come riuscisse quel ragazzino a fare una cosa del genere pur continuando ad essere indescrivibilmente dolce.
C'era forse un'anima al mondo in grado di non dare a quei gesti una denotazione volgare? Stevan aveva leccato piano il suo membro e ora lo succhiava lentamente, gli occhi ancora chiusi e un ritegno inaudito su quel viso ancora un po' acerbo.
Sì, c'era.
Venne poco dopo, pronunciando il suo nome per la prima volta e toccando i suoi ricci quasi con una sorta di devozione - erano capelli maledetti, quelli, che sembravano pregarlo di non staccarsi mai da loro.
Ospitò Stevan tra le sue braccia e lo baciò con leggerezza sul capo, avvertendo con sollievo la sua serenità e incrociando il suo sguardo così limpido da metterlo quasi in soggezione. Perché quel ragazzo era di una purezza unica, e lui non riusciva a togliersi dalla mente quel pensiero.
Rimasero in silenzio per un po', abbracciati, senza sentire l'esigenza di giustificare quanto era appena accaduto in alcun modo. Era stato come doveva essere, era stato... quando e come doveva essere.
Dei passi in lontananza e una voce maschile li distolsero dai loro pensieri, improvvisamente, proprio quando Alberto aveva aperto bocca per tentare di dire qualcosa. - Avete finito, dolcezze? -
Alberto sollevò gli occhi al cielo, rassicurando Stevan con un'occhiata eloquente. - 'Fanculo, tu. -
La risata di Adrian rimbombò in tutto il bagno, facendo sorridere anche loro, l'uno contro l'altro. Alberto teneva ancora le proprie mani tra quei capelli scuri; qualcosa gli diceva che sarebbe rimasto lì ancora per un bel pezzo.

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