Titolo: Breakin' Away From Sanity
Autore:
el_defeBeta:
lisachanoandoFandom: RPF - Inter FC
Personaggi/Pairing: *mumble* Dejan Stankovic, Ricardo Quaresma (... Quankovic \O/)
Rating: VM18
Warning: slash, PWP, derby, hurt/comfort e quant'altro potete aspettarvi da me puttaneggiamenti vari compresi
Word count: 1.367 (Word)
Note:
Terzo P0rn Fest @
fanfic_italia: RPF Calcio (Inter FC), Dejan Stankovic/Ricardo Quaresma, «Io non sono gay.». Derby di domenica scorsa, da qualche altra parte di Milano.
Disclaimer: Non sono miei, non fanno queste cose, scrivo gratis e quindi non mi prostituisco intellettualmente, tiè XD
Breakin' Away From Sanity
Ricardo non fa neanche un tentativo per mostrarsi sorpreso quando, aprendo la porta di casa dopo la scampanellata vigorosa, si ritrova Dejan che sgattaiola cautamente alle sue spalle senza neppure aspettare l’invito ad entrare. «Mi pareva di averti detto che non volevo compagnia, stasera» mugugna, alzando gli occhi al cielo. «Non ne ho bisogno, posso soffrire da solo, sai?»
«Buonasera… ma davvero?» domanda, una vaga quanto falsissima punta di sorpresa nella voce. «Devo aver capito male, dieci minuti fa. Comunque ho bisogno io un po’ di compagnia, me la vuoi negare?»
«Potevi andare allo stadio.»
«Naaa, l’ansia mi mangerebbe lo stomaco. Eddai, Ricky.»
Ricky non ha nessuna intenzione di capitolare facilmente, comunque: sa benissimo che quando Deki comincia a ronzarti intorno è perché ha appreso vita, morte, miracoli e problemi su di te e considera suo sacro dovere risolvere almeno gli ultimi in ordine di enumerazione in uno dei suoi pochi e collaudatissimi modi preferiti. E si ritrova lo sguardo di Deki puntato su di lui praticamente da sempre, segno che ciò che tutti sanno - problemi che si accumulano sulle sue spalle e che neanche il mister sembra capace di sbrogliare - è arrivato anche alle sue orecchie e ha risvegliato il suo istinto da cacciatore. «Senti, mettiamo in chiaro una cosa - no, due» puntualizza, parandosi davanti a lui e ignorando il suo sorrisetto condiscendente. «Io non so… no, so benissimo che hai la vocazione della crocerossina, ma davvero, non ho bisogno, E poi… a me dispiace, però, ecco, non mi interessi. Senza offesa.»
«Pasta?» butta lì Dejan, inclinando appena la testa di lato. Ricardo inarca le sopracciglia ad altezze mai raggiunte negli ultimi tempi (forse nemmeno nell’ultima vita), ottenendo in risposta soltanto una risatina. «Non ti sei rasato, ti sei messo la prima cosa che hai trovato fuori dall’armadio, la TV è ancora spenta e non ci sono cartoni di pizza o cose così. La cucina è ancora di qua, vero?»
«Aspet-» balbetta, ma Dejan ha già imbroccato la porta giusta.
***
«Mi hai ascoltato?» Dejan ingolla una forchettata di rigatoni prima di annuire. «Perfetto. Volevo metterlo in chiaro, sai com’è.»
«Ricky, se tu non fossi così poco interessato ad ascoltare ti spiegherei che non salto addosso a ogni singolo compagno o collaboratore.»
«Il novantanove per cento?»
Dejan scuote la testa, ridendo dell’imbarazzo che non prova e che invece trova riflesso negli occhi un po’ dilatati di Ricardo. «E non ho mai stuprato nessuno.»
Ricardo sbuffa, rigirandosi davanti agli occhi in punta di forchetta l’ultimo maccherone.
«Meglio?» gli chiede a bruciapelo Dejan, e suo malgrado è costretto anche ad assentire, in silenzio e di malavoglia - è un cenno che non ha nulla a che fare con la pasta che era comunque più che accettabile, e che Ricardo fa fatica a collegare a un momento specifico del tempo che Dejan ha appena passato a irrompere in una serata di merda per sconvolgerla completamente. Ed è lui a proporgli di guardare la partita, anche se gli sembra soltanto una naturale conseguenza.
***
Quando Rocchi sventola il cartellino rosso davanti agli occhi sbarrati di Wesley, il torrente di imprecazioni che si riversa fuori dalla bocca di Dejan non è neanche lontanamente paragonabile alla rabbia cieca con cui Ricardo scaglia il telecomando dall’altra parte del soggiorno, mancando il telefono e mandandolo a fracassarsi contro la parete; subito dopo scatta a spegnere immediatamente il televisore, non volendo assistere un minuto di più al casino che si sta abbattendo contro i loro compagni. Quando si calmano un po’ - e non sembra essere successo nulla di rilevante, perché non si alzano altri proclami di esultanza o urla di disperazione dalle case più vicine - e riescono a rintracciare Yolanthe (l’accento morbido che si insinua nel suo inglese trasforma un semplice “Sta bene, Dejan, l’ho solo visto arrabbiatissimo e molto abbattuto, ma mister Mourinho mi ha fatto cenno di stare tranquilla, certo, non preoccupatevi” in tre minuti di conversazione ad alta quanto involontaria gradazione erotica) sarà cominciato il secondo tempo, ma nessuno dei due ha davvero voglia di tornare a guardare l’assalto del Milan al “fortino JC”.
«Cristo, voglio svegliarmi domani» si lamenta Ricardo, sconsolato.
«Hai già tutta questa voglia di farti schiavizzare dal mister nelle sue giornate peggiori?» osserva Dejan, passandosi le mani sul volto. «Non posso guardarli.»
«Neanch’io.» Ricardo esita, cincischiando un po’ con le mani in mano. «Deki?»
«Mh?»
«Posso farti una domanda… ecco…»
«Personale?» chiede, con un’espressione particolarmente compiaciuta. «Imbarazzante? Privata? Relativa al discorsetto di prima?»
«Be’, in un certo senso…»
«Qualcosa come “Perché vai in giro a strusciarti addosso a mezza squadra se hai una famiglia?”, magari?» ride Dejan, sbirciando di sottecchi la sua reazione turbata che non ha neppure la forza per dire di sì. «Perché sta bene a tutti gli interessati» mormora, avvicinando pericolosamente il proprio viso a quello di Ricky, che tenta di ritrarsi per l’ultima volta.
«Io non sono gay.»
«Neanch’io.» Dejan gli accarezza il collo con la punta delle dita. «Non ti bacio, non ti scopo, non faccio niente se mi fermi. Giuro.» Ricardo annuisce, piegando la testa e socchiudendo gli occhi, senza dire più niente: trattiene il respiro quando le dita di Dejan premono sulla gola, sfiorano il mento, sottolineano le labbra in una carezza che lo fa stare bene e che scioglie un po’ della sua inquietudine che grava e gli affatica mente e corpo.
«Mi vuoi dire che hai, Ricky?» sussurra al suo orecchio, asciugando i suoi occhi umidi con il dorso della mano prima di lasciarla scorrere lungo il suo fianco. «Perché non-»
«Non lo so, Deki» ribatte subito, in un tono amaro che rivolge solitamente soltanto a se stesso, guardandosi allo specchio. «Non capisco cosa c’è che non va. Forse dovrei andarmene. Forse dovrei finirla qui.»
Dejan poggia le sue labbra sulla sua guancia, appena sotto le palpebre semichiuse. «Ti ucciderebbero.»
«Forse» borbotta. «Ehi.»
«Cosa?»
«Continua. Per favore» lo prega, notando che Dejan ha smesso di accarezzarlo e lo guarda soltanto, senza compassione, senza rimprovero. Il sorriso di Dejan si fa più sottile quando gli fa spazio per distendersi sul divano e poi lo sovrasta, accarezzandolo con più affetto, scoprendo lentamente sotto strati di stoffa pesante e di lana stropicciata la pelle ambrata su cui disegna piccole e invisibili figure - sul petto, intorno ai capezzoli scuri, lungo il bordo dell’ombelico, attraverso i segni evidenti degli addominali. Il corpo di Ricardo si scuote in uno spasmo quando le dita di Dejan lambiscono la parte superiore dell’inguine una, due volte, prima di disfare il bottone dei jeans e abbassarne la cerniera; e lo spasmo ritorna, violento e inaspettato, quando si chiudono intorno a lui, palpandolo e accarezzandolo al di sopra dei boxer. Dejan preme la fronte su quella di Ricardo, cercando i suoi occhi.
«È così sbagliato?» sussurra a poca distanza dalle sue labbra riarse e dischiuse in un mugolio continuo, e Ricardo risponde sporgendosi abbastanza da colmare quello spazio d’aria e scoprire che la scossa torna ogni volta che tocca la pelle di Dejan, e ogni volta più impetuosa della precedente. Il contatto diretto della sua mano stretta intorno alla sua erezione gli suscita una reazione incontrollabile, spingendolo a muoversi piano contro le sue dita - e Dejan lo asseconda, restando fermo a guardarlo e a sfiorare la sua spalla in tanti piccoli baci per rassicurarlo, per farsi sentire senza essere invadente mentre gode nella sua stretta, riversando il suo piacere in un’onda che spegne tutti i suoi sensi prima di renderli acutissimi e ancora stordirli in un gemito spezzato.
«Meglio?» bisbiglia pianissimo mentre risistema entrambi in fretta con un fazzolettino, ma Ricardo gli afferra il polso e trascina la sua mano sul proprio petto che ancora fatica a tranquillizzarsi dopo l’orgasmo.
«Spogliati» gli ordina, ansimando vistosamente e accarezzandogli i fianchi.
«Non sei gay» gli fa notare, ma si sbottona i pantaloni con sollecitudine.
«Neanche tu» ride. Ignorano entrambi con un’alzata di spalle l’esplosione di gioia nei palazzi attigui - che sia stata l’Inter a raddoppiare o il Milan a pareggiare è una questione che può attendere almeno qualche manciata di minuti, il tempo per Ricardo di scoprire che Dejan è molto più di una crocerossina. I suoi problemi restano lì, intatti ed ingrati, ma si fanno da parte quando decide di impicciarsi della tua vita.
FINE
Noticina: Esempio di situescion comedi realmente accaduta per un prezzo totale di 4 SMS.
lisachanoando: Sto cercando di combattere la tristezza per la non convocazione della mia luce portoghese pensando che a Deki serviva compagnia a casa. Me la scrivi? ;^;
el_defe: ... Mio Dio XDDDDDDDDDDDD ci posso pensare u.ù
lisachanoando: Sai che ti potrei anche ricambiare con dell'M2, sì? <3
el_defe: *comincia a plottare rait nau*
È un'offerta che NON si poteva rifiutare. *si sotterra in quanto profondamente asservito* E poi a me Ricky non dispiace quanto altra gente.