Reverse

Sep 12, 2014 19:21

Fandom: Free!
Ships: RinSuke
Rating: NC-17
Note: PWP/fluff
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Era successo una mattina, per caso.

Già da un po’ di mesi era norma per loro due dormire nello stesso letto, sia nei dormitori dell’università che a casa di uno o dell’altro quando staccavano chi dallo studio e chi dal nuoto e si godevano una pausa ristoratrice tra le accoglienti mura di casa e le voci della propria famiglia.
Quella mattina il primo a svegliarsi era stato Sousuke, con gli occhi che pigramente si aprivano e fissavano la grande finestra di camera sua, illuminata dietro le tende pesanti che erano state tirate la notte prima per non farli svegliare all’alba. Di solito, a quell’ora, lui era l’unico a rigirarsi nel letto, senza voglia di alzarsi per godersi ancora un po’ quel calore avvolgente e il profumo di Rin che sentiva tutto intorno. Quella mattina no.
Quella mattina si era ritrovato disteso su di un lato, quasi rannicchiato, con Rin che ancora lo abbracciava da dietro e respirava piano, contro la sua schiena, un braccio avvolto attorno ai suoi fianchi. Rin adorava dormire così, accoccolati l’uno all’altro, ma solitamente era Sousuke quello che abbracciava e proteggeva l’altro da dietro, a mo’ di scudo. Eppure capitava - come quella volta - il contrario, e a Sousuke si piegavano sempre le labbra in un sorriso divertito, calmo, di chi trova dolce qualsiasi cosa il proprio ragazzo fa, di proposito o meno.
Tuttavia, quella mattina il sorriso di Sousuke non durò molto, fu sostituito da un’espressione dapprima sorpresa e poi maliziosa. Insieme al petto di Rin che premeva contro la sua schiena, il moro percepì l’erezione dell’altro pigramente appoggiata su di sé. La sentiva distintamente: la fermezza, la leggera curva, il tessuto dell’intimo altrui che tirava, il calore che immaginava emanasse. Se non ci avesse fatto caso o avesse smesso di pensarci, sarebbe stato come qualsiasi altra mattina, in cui i due si svegliavano in quello stato e si aiutavano a vicenda a smaltire quelle energie in eccesso, a letto o nella doccia. Eppure, a Sousuke non era mai capitato di sentire Rin premere così contro di lui. In realtà sì, era capitato, ma Rin si era sempre trovato di fronte a lui, nella sua mano, o a strusciarsi contro una sua coscia, o un suo ginocchio. Il moro doveva ammettere che ciò che di solito faceva con il suo ragazzo, ora stava capitando all’inverso, e Rin che non era neanche sveglio.
Come sempre, qualsiasi cosa iniziasse con lascivia e desiderio, tra loro due sfociava in bruciante passione, che li travolgeva e non dava fiato fino a quando non li sfiniva per lasciarli ansimanti ma felici. Quella volta non sarebbe stato da meno, i primi pensieri di Sousuke si erano tutti subito rivolti a quell’erezione, alla voglia di voltarsi e infilare una mano nelle mutande di Rin, svegliarlo con quelle carezze, baciarlo senza neanche fargli dire buongiorno e sentire solo il proprio nome mormorato tra i gemiti come prima cosa detta dalla voce terribilmente sensuale del suo ragazzo.
Eppure, quella mattina, Sousuke rimase immobile, come in attesa. Un pensiero, fugace, raro, limpido, gli attraversò la mente; lo scacciò via, spalancando leggermente gli occhi e quasi ridendo di sé stesso per aver potuto pensare una cosa del genere. Per aver potuto desiderare una cosa del genere. Ingoiò a vuoto e si mise ad ascoltare il respiro quieto di Rin per distrarsi dai battiti del proprio cuore che si erano fatti più veloci.
Non poteva essere, non poteva aver pensato quella cosa. Anche se, dopotutto, non ci sarebbe stato niente di male. Addirittura, una volta anche Rin aveva pensato la stessa cosa; ma poi aveva riso, divertito e quasi incredulo. A Sousuke non sarebbe mai piaciuto, gli aveva detto, e lui aveva annuito, convinto. In quel momento, tuttavia, il moro non era più tanto convinto che non gli sarebbe piaciuto. Insomma, l’aveva pensato, ed era certo che per un infinitesimo attimo l’aveva anche voluto. Il battito e il respiro gli si fecero più veloci e il proprio corpo, dando retta a quello stimolo che tuttavia il cervello ancora non approvava, si mosse da solo: piano, si fece più addosso a Rin, si premette contro quella erezione, come a volerla saggiare anche attraverso i vestiti, per sentirne il calore addosso. Fece attenzione a non svegliare il suo ragazzo; non sapeva ancora se era disposto ad andare fino in fondo, e se Rin fosse d’accordo. Era la prima volta che si faceva così tanti scrupoli, e forse era perché non c’era lo sguardo e il sorriso di Rin ad assecondarlo oppure le sue smorfie contrarie a fargli cambiare idea.
Cercò di respirare più lentamente, allo stesso ritmo con cui aveva iniziato a sfregarsi, in modo lento ma evidente, contro quell’erezione. Aveva caldo, ma non osava spostarsi per togliersi la t-shirt con cui dormiva, o l’intimo. Eppure il desiderio di starsene lì, nudo contro Rin - che ovviamente si sarebbe procurato di spogliare a sua volta - era così forte da mozzargli il respiro. Anche le sue mutande iniziarono a tirare all’altezza del cavallo, segno che ormai no, non c’era più modo di tornare indietro. Certo, si poteva sempre cambiare direzione in corso d’opera, ma era sicuro che non avrebbe lasciato in pace Rin. E questo voleva dire svegliarlo.
Non fece in tempo a formulare tale pensiero che un mormorio sommesso lo raggiunse alle spalle, insieme al movimento delle membra di Rin che piano piano si svegliava: le braccia che frusciavano sotto il cuscino o sul suo fianco, le gambe che si incastravano ancora di più tra le sue, il respiro più caldo contro la sua maglia e la fronte che arrivava a posarsi sulla sua schiena. Poteva immaginarsi i suoi occhi aprirsi lentamente e realizzare dove si trovava, insieme al suo schiudersi di labbra e al suo sorriso, che avrebbe così raggiunto tutto il viso, illuminandolo.
“Buongiorno” gli disse, ancora contro la stoffa della sua maglia; per tutta risposta Sousuke si irrigidì, il cuore in gola per i troppi battiti e i boxer che si stringevano sempre di più. Ormai qualsiasi movimento Rin facesse gli bastava per sentire ancora di più quella erezione che, guarda caso, ora era finita a premergli contro il sedere. Era eccitante, non poteva più nasconderlo; stava solo da vedere se anche Rin lo volesse.
“...Sousuke?” la sua voce, ancora impastata dal sonno, bassa, roca, bella, lasciva anche quando non voleva esserlo, gli serpeggiò addosso, lasciandogli piacevoli brividi su tutta la pelle. Aveva sentito in essa la preoccupazione per il suo silenzio; Rin lo conosceva fin troppo bene e aveva capito che anche Sousuke era sveglio. Quindi, perché non salutarlo di rimando?
“...Mh, buongiorno” rispose il moro alla fine, dopo essersi schiarito la voce, resa leggermente arrochita dal silenzio protratto fino a quel momento.
Prima che Rin potesse aggiungere qualcosa o spostarsi, una mano di Sousuke si mosse: gli accarezzò il braccio ancora posato sul suo fianco prima di tirarlo ancora di più a sé. Non c’era più spazio tra loro due, poteva sentire ancora di più Rin respirargli contro suo collo, caldissimo. Gli afferrò con più decisione la mano e se la portò tra le gambe, facendogli notare qualcosa che strappò immediatamente a Rin una risata maliziosa, d’intesa.
“Qualcuno si è svegliato presto...” gli sussurrò il rosso addosso, agendo ora di proposito per eccitarlo con il suo tono e quel bacio che gli posò delicatamente dietro il collo. Sentì le sue labbra piegarsi in un sorriso e poteva anche immaginare l’espressione di muto desiderio nei suoi occhi corallo. Bastò quello a fargli ribollire il sangue nelle vene: senza chiedere niente, gli infilò la mano nelle proprie mutande, quasi aggressivo ed egoista. Ma visto che non era da lui, gli liberò subito il polso, lasciandogli modo di decidere se restare o andarsene, o restare, farlo venire e andarsene. Poi spostò il proprio braccio dietro di sé, andando finalmente a toccare ciò che lo stava tormentando da quando si era svegliato: accarezzandola prima da sopra l’intimo altrui, l’erezione di Rin si era a quel punto fatta più pressante e spessa. Eliminò ogni impedimento raggiungendola una volta superato l’elastico; la afferrò con delicatezza, la accarezzò lungo tutta la lunghezza, dal basso verso l’alto, e poi iniziò a massaggiarla. Intanto, lo spazio tra loro ancora non esisteva, e poteva sentire la propria mano e il membro di Rin puntargli addosso per renderlo ancora più certo della propria decisione.
Voleva Rin. L’aveva sempre voluto, in ogni modo, in ogni senso, ma questa volta voleva fare un passo in più e lasciargli invadere il proprio corpo. Voleva che Rin facesse l’amore con lui, sì, come ogni volta, ma voleva anche che Rin lo scopasse. Voleva essere per la prima volta in vita sua la parte ricevente, e se l’idea un tempo lo aveva quasi spaventato o non si era lasciato neanche prenderla in considerazione, abituato come era a desiderare in ruolo Rin, quella mattina, invece, era venuta voglia a lui. E stava facendo in modo che venisse anche a Rin.
Si erano zittiti entrambi, si sentivano solo i loro respiri farsi più veloci e affannosi. Ci volle poco prima che fosse Rin stesso a spingersi contro di lui, dentro la sua mano che avvolgeva l’erezione e contro il suo sedere. La mano del rosso invece era meno avida, più pacata, come se volesse tenerlo costantemente sul filo. E ci riusciva, dannazione se ci riusciva. Con l’altra mano libera, Rin era andato a sollevargli la t-shirt, posando un bacio dopo l’altro sulla sua schiena; aveva solo smesso per lasciargli quello che Sousuke aveva capito benissimo essere un succhiotto sul retro del collo, e ora si era concentrato particolarmente sulla sua spalla infortunata. Era finito il tempo della commiserazione e del dolore, ormai quando Rin faceva così, lo faceva per amore e per desiderio, per fargli capire che accettava tutto di lui e lo voleva quanto e più di prima. Lo aiutò poi a rimanere a torso nudo, e fu nel momento in cui Rin si staccò per privarsi a sua volta della canotta, che Sousuke per la prima volta volse il capo verso di lui e lo fissò dritto negli occhi.
Non aveva bisogno di dirgli niente, non in momenti come quello. Rin si bloccò a metà nel movimento di gettare la canotta in terra. Così, con quel gioco di vedo-non vedo, era ancora più bello e sensuale di sempre. Sousuke si morse un labbro e continuò ad osservarlo, cercando di mettere nei suoi occhi color del mare in tempesta quello che non riusciva, nonostante tutto, a dire a parole. Sentì Rin deglutire, lo vide arrossire e gli sembrò quasi annuisse. Non ne poté mai esserne sicuro, poiché eccolo tornare a stendersi, ecco di nuovo le sue mani addosso, che gli abbassavano l’intimo fino alle ginocchia, che tiravano fuori dai boxer quell’erezione che era stata la causa scatenante di tutto quanto, e gliela premevano senza troppi riguardi contro il sedere sodo. Sentiva finalmente quel calore che lo aveva sedotto strusciare contro la sua pelle, incunearsi tra le sue natiche e fare su e giù, simulando gesti ben più suggestivi. Percepiva anche le labbra e ogni tanto i denti di Rin per quasi tutta la schiena, ma non riusciva a farci davvero caso: il cazzo di Rin era lì, e anche con un briciolo di paura che non voleva abbandonarlo, sentiva di volerlo così tanto da spingersi di propria sponte contro di lui, da far scendere una mano verso la propria erezione per iniziarla a stimolare con insistenza, quasi con frustrazione, mentre sentiva Rin spostarsi di nuovo. Lo sentiva prendere il lubrificante, udì il flebile schiocco dell’apertura e ne percepì nell’aria il profumo. Si irrigidì subito quando il freddo della lozione gli si espanse addosso, ma durò poco: Rin non dovette neanche tranquillizzarlo. Si spinse di più verso di lui, lo lasciò fare, si sentì a disagio per le dita che lo saggiavano, lo allargavano, lo preparavano strappandogli bassi mormorii di fastidio, piacere, una punta di dolore e anche un po’ di imbarazzo. Quasi gli avesse letto nel pensiero, Rin gli raggiunse con la mano libera l’erezione e lo aiutò a stimolarla, mentre con le labbra gli tormentava un lobo, lo mordeva e lo leccava.
“...Sousuke...” gli sospirò dentro l’orecchio e Sousuke sentì letteralmente il proprio corpo, da capo a piedi, vibrare di piacere.
Fu quello il momento di distrazione, se ne rese conto dopo, che il suo ragazzo sfruttò per finalmente entrargli dentro. Fu uno shock, non lo negò, ma subito si impose di rilassarsi, di lasciare il proprio corpo abituarsi a quell’intrusione, a lasciare che Rin lo allargasse lentamente, spingendo poco a poco ma senza fermarsi. Dopotutto, tra i due era Sousuke quello con la testa dura, la volontà di ferro, e in questo momento una voglia testarda di lasciarsi possedere da Rin, l’uomo che amava, che non si sarebbe mai aspettato di avere. Inspirò ed espirò in modo controllato a lungo, ringraziando con un piccolo gemito Rin quando questi tornò a massaggiargli l’erezione per farlo tornare in quello stato di grazia e piacere che si raggiunge con i preliminari.
“Sto...sto per muovermi” fu la prima frase che Rin gli disse da quando avevano iniziato. E se quando era lui a dirla, fin dalla prima volta che avevano fatto l’amore, si era sempre sentito sciocco, capì finalmente che, per chi riceve, frasi come questa vogliono dire molto. Si capisce che la persona alla quale stai offrendo il tuo corpo si preoccupa per te e vuole farti stare bene prima di ogni altra cosa, prima del proprio piacere fisico. Sousuke sorrise e annuì in modo che Rin potesse vederlo anche da dietro. Sentì il respiro del rosso tremare per un attimo, prima di percepire il membro di Rin ritrarsi e rientrare.

Fu strano, stranissimo all’inizio. Fu lento, fu doloroso, fu appiccicoso ad un certo punto e ruvido in un altro, fu caldo e faticoso. Sembrava che il proprio corpo non ne volesse sapere di accogliere Rin e al solo pensiero gli si spezzava il cuore. Ma proprio quando stava per dire a Rin di fermarsi, che forse non era stata una buona idea, ecco che qualcosa esplose all’altezza del suo bacino, strappandogli il primo gemito di vero piacere di quella singolare mattina. A bocca ancora aperta, Sousuke fissava la finestra e il muro che riempivano il suo campo visivo, e le sue orecchie erano piene dei gemiti di Rin con in sottofondo il suo cuore che martellava all’impazzata. Ingoiò a vuoto più volte ma non sembrò riuscire a riprendersi, perché ecco l’erezione di Rin che tornava a battere in quel punto. Una, due, tre volte, e i gemiti di Sousuke si facevano più forti, la voce si alzava, anche se roca, e si scioglieva. Fu quello che diede a Rin il via: finalmente aveva trovato quel punto all’interno del suo ragazzo e aveva tutte le intenzioni di battere il ferro finché era caldo, metaforicamente e non.
I gemiti di Sousuke erano nuovi, qualcosa che a Rin faceva girare la testa. Dal canto suo, la mente del moro si svuotò del tutto, smise di pensare e si lasciò semplicemente andare a quelle continue onde di piacere, accentuate sempre dalla mano del suo ragazzo che lo stimolava davanti.
Fecero l’amore, fecero sesso, Rin scopò Sousuke per la prima volta e fu bello. Il piacere li schiacciava entrambi, li faceva muovere forte, con decisione, ma lenti, lentissimi, come se non volessero far passare quel momento. Erano sudati ma non sentivano caldo, respiravano a fatica ma si sentivano quasi fluttuare nell’aria. Era una situazione inspiegabile, e anche se ogni volta tra di loro era così, nessuna volta era uguale alla precedente e alla successiva. Il loro era un groviglio di corpi che strusciavano l’uno sull’altro, l’uno dentro l’altro, l’uno contro l’altro, l’uno addosso all’altro. Le voci erano sommesse, eppure, quando uno dei due gemeva il nome dell’altro, il tono sapeva di piacere, sapeva di sesso e li inebriava.
L’eccitazione raggiunse il suo picco dopo quella che parve un’eternità, cogliendoli proprio per questo alla sprovvista: avrebbero potuto continuare così per sempre. Venne prima Sousuke, nella mano di Rin, stringendo quasi a volerle stappare le lenzuola tra le dita, mormorando in continuazione il nome di Rin, come se quel nome fosse aria, fosse piacere, fosse l’orgasmo che lo stava travolgendo con violenza, lasciandolo letteralmente tremante tra le braccia del suo ragazzo. Poco dopo fu invece il turno del rosso, che mentre mordeva il collo del suo ragazzo e gli artigliava con la mano sporca del suo seme un fianco, tanto da lasciarci le mezzelune delle unghie, si riversò dentro di lui, senza esitazione, marcandolo anche in quel modo, facendolo finalmente suo in ogni senso.
Rimasero per quella che sembrò un’ora in quella posizione, attorcigliati, Rin ancora dentro Sousuke. Poi, come se si fossero telepaticamente messi d’accordo, si staccarono, lentamente, ma la distanza messa tra loro fu effimera: Rin su di un fianco e Sousuke ora supino, si scambiarono il secondo sguardo diretto di quella singolare mattina. Affannati, non si dissero nulla; i loro sguardi esprimevano tutto quello che c’era da dire, spiegare, condividere.
Solo dopo un po’ Sousuke, con le labbra che si piegavano in quel sorriso che a Rin faceva sempre arrossire e sciogliere le ginocchia, disse a voce bassa, ancora piena dei postumi di quel nuovo orgasmo:
“Ti amo...grazie, Rin”
Ottenne decisamente l’effetto aspettato e desiderato, con qualcosa in più: Rin arrossì fino alla punta delle orecchie, sgranò gli occhi e poi li richiuse, per infine schiuderli e scrutarlo imbarazzato e imbronciato al tempo stesso.
“Non ti amo fino a quando non mi baci” furono quelle parole, dette con un tono che sembrava quasi quello di un bambino, che sorpresero Sousuke più di ogni altra cosa e lo portarono a sorridere divertito, felice.
Si fecero di nuovo vicinissimi, l’uno sull’altro, e si baciarono: a lungo, profondamente, con la passione assopita sì ma sempre latente, condividendo quell’intimità tutta loro che si era fatta ancora più salda e più forte dopo quella mattina, arrivata così per caso. Insieme alla voglia di Sousuke di appartenere a Rin, totalmente.

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