Le Rouge 1.2 - Broken

Apr 10, 2010 20:23






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Il taxista mi chiese qual'era la mia destinazione e la prima cosa che mi venne in mente fu la stazione.

- "Alla stazione per favore"

Arrivata davanti all'entrata, sfilai una sigaretta dal pacchetto e l'accendino. Ero troppo incazzata per pensare bene sul da farsi. Avevo le palle piene di tutto e tutti e quel deficiente del mio ex era la goccia che fece traboccare il vaso. Di lì in un attimo il telefonino cominciò a suonare...era mio padre.

- "Elian si può sapere che è successo? Tua madre ti aspettava questo pomeriggio per andare dall'estetista!"

Già perché mia madre era la classica signora dell'alta borghesia con talmente tanti soldi che ancora un pò gli uscivano dal buco del culo e ovviamente in qualche modo lì dovevo pur spendere no? Che Dio non voglia che le sue amiche del bridge la vedevano senza piega e senza manicure per un giorno!

- "Papà sto bene, dì a mamma che mi dispiace. E' che ho litigato con Gawen e ci siamo lasciati. Adesso non mi va di parlare"

- "Gawen? In che casini si è messo ancora quell'idiota??"

- "Sono tornata da lavoro e l'ho beccato con la sua ex, Sandra"

- "Te l'avevo detto che era un coglione ma tu come sempre non mi ascolti e fai di testa tua. Ora torna a casa che ti devo parlare"

- "Di che cosa? Non sarà ancora di quel famoso progetto di farmi lavorare come segretaria per quel tuo amico ragioniere spero! Te l'ho già detto che l'unica cosa che voglio fare è sfondare come cantante e dedicarmi alla mie due grandi passioni...la pittura e la fotografia digitale!"

- "Te lo ribadisco per l'ultima volta ricordandoti che io vivo grazie alla musica avendo una casa discografica...non hai talento, mi spiace ma è così"

- "Staremo a vedere, ciao papà anzi addio!"

- "Cosa vuol dir addio? Dove pensi adi and...."

. Click

Entrai dentro all'edificio e mi andai alla biglietteria. Avevo finalmente deciso dove andare. Quando arrivò il mio turno ero ancora più convinta di fare la cosa giusta.

- "Un biglietto di sola andata per Cambridge"

- "15 sterline e 20 pence"

- "Mi scusi, la prossima partenza per quand'è?"

- "Se si sbriga fa in tempo a prendere quello dei tre quarti"

- "Grazie mille!"

- "Buon viaggio"

Mi avviai al binario e mi andai a sedere in una carrozza vuota vicino al finestrino. Tirai fuori il mio i-pod, immancancabile amico di mille avventure e il treno partii. Arrivai a Cambridge dopo un'ora di viaggio e per la prima volta in vita mia mi sentì libera come non mai! Qui nacque e morì una delle poche persone che veramente credevano in me...mia nonna Rose che lasciò all'unica figlia la casupola in eredità, ma mia madre ormai era diventata troppo snob e per lei questo luogo era pieno di gentaglia comune e niente più. Chiesi informazioni per come arrivare in quella che sarebbe stata la mia umile dimora e con due o tre pullmans ci arrivai. Eccola qui la mia nuova casa...



Certo non era quello che si poteva definire una villa lussuriosa ma per me era più che sufficiente. Poggia armi e bagagli e mi buttai sul divano stile anni 60 per la stanchezza e lo stress accumulato. L’orologio a cucù sulla parete segnò le sette di sera e questo per me voleva solo dire una cosa…fame nera! Ma mi mancavano le forze perfino per farmi un toast e mi accontentai di una barretta di cioccolato con l’intenzione l’indomani di fare la spesa anche se non sapevo con che cosa l’avrei pagata. Scivolai a letto e mi lasciai andare tra le braccia di Morfeo finché il primo raggio di sole non mi svegliò. Fuori dalla porta trovai il giornale che portava la data di oggi e mi misi a cercare lavoro. Finalmente per una botta di culo incredibile trovai un posto come receptionist in una catena famosa di negozio di musicali, qualcuno dissi fra me e me lassù mi ama. Dopo due o tre giorni mi diedero un’aumento di stipendio e mi comprai il cavalletto per dipingere. Il mio l’avevo lasciato a Londra nella casa del mio fottuttisimo ex e mi mancava da morire. Alla sera mi rilassai faccendo quello che per tutti era un dono di natura, il talento nell’arte, peccato che mio padre non mi assecondava nemmeno in questo ma non m’importava molto.



Il primo giorno di riposo mi sentì tremendamente sola in quella casetta. Ancora non conoscevo nessuno ma il destino a volte ci riserva delle sorprese. Decisi così di andare al parco centrale giusto per fare due passi e intenta com’ero a guardare la fontana con i suoi spruzzi andai a sbattere dritta dritta addosso ad un ragazzo che sembrava più spaesato di me.



-          “Mi scusi signore, non’avevo vista!”

-          “Di niente, ma se mi dai del lei mi sento vecchio!”

-          “Allora scusami ma sono nuova e mi stavo guardando in giro”

-          “No problem, anch’io non sono di questa parti ma in visita”

-          “Ah beh, siamo in due e non ne veniamo a capo ugualmente!”

-          “Non ti preoccupare, c’è sempre qualcuno che ti da una mano volentieri alla fine!”

-          “Spiacente ma quando hanno spiegato il vocabolo ottimismo io ero assente”!

-          “Oltre che carina anche spiritosa vedo!Io comunque sono Zacharie e tu invece sei?”

-          “Elian, piacere”

-          “Il piacere è tutto mio, Elian. Ora devo andare ma se vuoi ci possiamo incontrare per bere qualcosa da qualche parte.”

-          “Se per caso ci stai provando, evita!!”

-          “Prometto che farò il bravo bambino”

-          “Non mi convinci ma visto che sono sola qui ti lascio il numero di cellulare. Non fare scherzi se no torni a casa con qualche ossa rotta ok?”

-          “Sissignora! A presto allora!”

-          “Ciao”

Se n’andò così com’era venuto lasciandomi piacevolmente colpita dal suo essere giocoso e socievole ma mi ripigliai subito pensando da che situazione me ne stavo uscendo e mettendomi in testa che di casini n’avevo avuti abbastanza. Tornai a casa e mi misi sul letto a leggere un vecchio libro consumato mentre sul mio viso senza che me ne accorgessi nasceva un sorriso.



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