Autore: diana9241
Fandom: Un professore
Titolo: Sei la voglia di un amore che non ho vissuto mai
Personaggi: Simone Balestra, Manuel Ferro, nominato Mimmo Bruni
Rating: NC17
Waring: pwp, mm, citazioni allo spinn off
Note: mi sento conflicted in merito a ciò, colpa della serie madre
Note2: riferimenti a Il Conte di Montecristo, prossimo lavoro di Maupas, e a Sin Limites, la serie su Magellano con Carlos Cuevas, original!Manuel
Note4: " combatterò fino alla fine per bisexual!Manuel
Quanto odiava quella situazione.
Che il napoletano non gli piacesse non era un segreto, e non solo perché era sicuro che quel tipo portasse solo guai ma perché in qualche maniera a Simone ci teneva sul serio. Manuel Ferro non aveva mai sentito il bisogno di definirsi e se proprio doveva farlo allora si definiva etero ma con Simone… con Simone era stato diverso. E non solo perché quell’estate si erano divertiti, anche se lui continuava a vedere quello che c’era stato come due amici con gli ormoni a palla e nessuna ragazza disponibile.
E poi sulla scena era apparso Mimmo, proprio quando era sicuro che tutto sarebbe proseguito come prima. non era geloso, fosse per lui Simone poteva scoparsi mezza Roma mentre lui si scopava l’altra metà ma i sentimenti… quello non lo aveva previsto, o meglio non aveva previsto quanto avrebbe fatto male. Anche per questo si era gettato su Nina, per non pensarci troppo, per distrarsi, per fare altro e invece era andato tutto a puttane.
Non solo c’erano dei sentimenti tra Simone e il napoletano ma quei due avevano anche scopato. A casa loro, come continuava a chiamarla, sul loro letto, e quello lui non poteva accettarlo. Poteva accettare i sentimenti e niente sesso, o sesso e niente sentimenti ma non entrambi, anche se non sapeva il perché. Simone era suo, suo, qui iniziava e finiva la conversazione, scritto in stampatello, sottolineato con penna rossa e altre stronzate.
Motivo per cui si era presentato da lui, con tutto quello che era successo aveva bisogno di certezze e Simone Balestra era una certezza, e sarebbe tornato ad esserlo.
<< Non sono affari tuoi >> fu la prevedibile risposta di Simone, e invece erano affari suoi, eccome se lo erano.
<< Rispondi alla domanda: avete scopato? >> domandò cercando di rimanere impassibile.
<< No. Abbiamo fatto l’amore, non come con te >> gli rivelò Simone, e quello faceva male. Certo, loro due avevano scopato ma… fare l’amore… quello era un linguaggio da vecchi o da stupidi film romantici della domenica pomeriggio.
<< E noi? Noi cosa abbiamo fatto? >> lo provocò avvicinandosi sempre di più a Simone.
<< Noi abbiamo scopato, sei sempre stato chiaro nel volerlo rimarcare. Siamo amici che scopano, un omosessuale e un etero curioso, un frocio e un idiota ma non siamo mai stati una coppia >> rispose Simone, e su questo aveva ragione; lui e Nina erano una coppia, lui e Chiara erano stati una coppia, Simone e il napoletano per quanto odiasse ammetterlo erano stati una coppia ma non loro. Ora però il napoletano non c’era, non sarebbe tornato e lui doveva reclamare quel che era suo.
<< E ti è piaciuto? Più di quello che abbiamo fatto noi? >> domandò, la vera domanda era quella, non quella di prima, doveva essere così altrimenti… no, doveva essere quella.
<< Perché ti importa? Non sarai mica geloso? E di cosa? Di qualcosa che non c’è mai stato? Che poteva esserci ma sei stato troppo codardo per volere? >> fu la replica.
<< Tu sei robba mia >> rispose Manuel prima di baciarlo, un bacio tutto denti e desiderio, dove la rabbia si mischiava alla volontà di farlo suo, possederlo, marchiarlo, rivendicarlo e non lasciarlo andare, un desiderio viscerale e quasi primordiale che non aveva mai provato prima.
Simone ricambiò il bacio per un istante per poi allontanarsi, le labbra gonfie e gli occhi incazzati.
<< Che cazzo fai? Ora? Dopo quello che è successo? >> lo rimproverò.
<< Ora, tu sei robba mia >> ripeté Manuel prima di spingerlo contro il letto.
Quel gran fijo de ‘na mignotta pensó Simone Balestra prima di scusarsi mentalmente con Anita.
Manuel era stato il suo primo amore ma l’altro aveva concluso di essere etero e lui ci aveva provato ad andare avanti e Mimmo era apparso al momento giusto. Il napoletano gli piaceva, era tutto ciò che Manuel non era e ci aveva seriamente sperato, sognare non poteva fare male. E invece Mimmo se n’era andato, non per colpa sua ma non lo avrebbe più rivisto e ora… Manuel era lì, a fargli quella scena e poi… stava reclamando il territorio o qualche altra stronzata da maschio alfa, non lo sapeva nemmeno lui.
E sebbene una parte di lui fosse oltremodo infastidita da quello un’altra sotto sotto anelava quelle attenzioni, quel modo di essere desiderato ed era tutto un gran casino. Con Mimmo era stato diverso, era stato passionale, dolce, avevano fatto l’amore mentre quello sarebbe stato solo scopare eppure… non lo aveva mai voluto con così tanta intensità.
Era furioso con sé stesso, con il suo corpo che reagiva ai baci e ai tocchi dell’altro, con il suo cuore che nonostante tutto voleva ancora Manuel e con Manuel Ferro, soprattutto con Manuel. Sapeva perché l’altro lo volesse, perché non avrebbe sentito ragioni e avrebbe continuato a mentire a sé stesso e si odiava per non avere la forza di allontanarlo. Manuel non lo amava si ripeté nella sua testa mentre con gesti bruschi e impazienti si liberavano entrambi dei vestiti, Manuel non avrebbe mai potuto amarlo come voleva lui perché era etero, lui era stato solo un esperimento e anche ora non era amore, solo possesso e volontà di reclamare il proprio posto.
Prese una delle mani dell’altro tra le sue per poi portarsi l’indice alle labbra e da lì cominciare a succhiare, se dovevano farlo allora meglio farlo bene e ricavarci il massimo che poteva. Manuel ansimò e lo lasciò fare, anche quando si mise un altro dito in bocca, lo guardava come se fosse una visione e quello sguardo non gli piaceva, era… era troppo.
Poi fece scivolare la mano, ancora umida della sua saliva, sul torace e infine sull’inguine e Manuel capì. Non fu delicato, non fu dolce, non fu tenero… non fu come era stato Mimmo ma in qualche modo si scoprì a desiderare quel tipo di trattamento.
Manuel muoveva le dita come se sapesse esattamente dove toccarlo, come toccarlo e per quanto tempo, conosceva troppo bene il suo corpo pensò con rammarico Simone, e il suo corpo rispondeva fin troppo a quelle attenzioni. E quello non era un bene, nient’affatto.
Poi lo sentì e si morse le labbra per non gemere, a quello stronzo non gliel’avrebbe data quella soddisfazione.
<< Che stai aspettando? Movete >> gli ordinò con voce rotta e Manuel ghignò prima di baciarlo, c’era qualcosa di diverso in quel bacio ma non ebbe il tempo di capire cosa perché l’altro veloce prese un preservativo, lo aprì e si posizionò contro di lui. Avrebbe fatto male, lo sapeva ma se lo meritava, anelava quel dolore, era un modo per punirsi, per punire il proprio corpo di non essere stato in grado di essere fedele a Mimmo nemmeno un giorno.
Manuel gli entrò dentro, lentamente, dolcemente, come se davvero avesse paura di fargli male e fu quello ad atterrirlo, quelle attenzioni che non voleva perché se l’altro si comportava così… no, no, no e poi no.
Manuel lo baciò, un bacio lento e tenero, da innamorati e solo quando si fu abituato cominciò a muoversi. Gli andò incontro con il bacino, le loro bocche che ora lottavano per la supremazia mentre le mani si toccavano, si inseguivano e si sfioravano su quei corpi così familiari. Sapevano dove toccarsi, come farlo e per quanto a lungo e per lui non era bene, nient’affatto, era tutto un gran casino. Era tutto sbagliato e allo stesso tempo giusto, e lui odiava quella sensazione.
<< Era così con lui? Come ti ha scopato?... Chi è meglio tra me e lui? >> ansimò Manuel rompendo l’incantesimo in cui si stava crogiolando.
<< Cosa ti importa… scopami e basta… e chi ti dice che sia stato lui… a scoparmi >> replicò piccato, e i fianchi di Manuel scattarono.
<< A te non piace nell’altro modo… a te piace farti scopare… lo so bene, so cosa ti piace… e lui? Lui lo sapeva? >> fu la replica prima che le sue mani si posassero sulle natiche di Manuel per stringere con forza, e che ci restassero i segni, quello stronzo se lo meritava pensò Simone prima di sentire una delle mani di Manuel cominciare a masturbarlo.
Quello era troppo, non doveva andare così eppure… era così vicino, così vicino e … accadde.
Lo baciò quando venne, soffocando il suo nome sulle sue labbra, non gliel’avrebbe data quella soddisfazione pensò un attimo prima di abbandonarsi all’orgasmo. Non seppe quando riprese piena coscienza di sé, solo che Manuel lo stava osservando, negli occhi uno sguardo strano ed era ancora dentro di lui. aprì bocca e subito l’altro lo baciò prima di uscire, con una tenerezza insolita che ormai non lo sorprendeva più.
Manuel non disse niente, non mentre esaminava la sua stanza facendo vagare lo sguardo e lui si sentiva tremendamente in imbarazzo.
<< E quello, lo usi come acchiappapolvere? >> domandò Manuel indicando la sua copia de Il Conte di Montecristo.
<< Lo leggo, è una storia figa a dirla tutta: un tizio viene incarcerato per errore e quando riesce ad evadere scopre che quelli che lo hanno accusato, e che lui credeva amici, si sono arricchiti alle sue spalle e così decide di vendicarsi, uno gli ha persino rubato la donna >> spiegò lui, e perché doveva spiegare la trama di quel romanzo proprio a Manuel Ferro?
<< E per una storia bisognava scrivere un mattone di oltre cento pagine? Questo invece? >> fu la replica.
<< La biografia di Magellano di Zweig, è di mia nonna, trattalo bene >> si limitò a dire, tutto quello era un gran casino e avrebbero dovuto parlarne.
<< Lo farò, non dimenticare che tu sei mio, e se vuoi possiamo anche parlare >> concluse Manuel, non era un granché ma era un inizio.