Autore: diana9241
Fandom: Medici The Magnificent
Titolo: Mille emozioni in contrasto
Personaggi: Lorenzo de'Medici, Francesco de'Pazzi
Rating: NC17
Waring: slash, pwp, what if
Note: la storica che in me rifiuta questa cosa, sappiatelo subito
Note2: la fangirl che in me invece sta esultando
Note3: titolo preso da "Brivido caldo" dei matia bazar
Note4: sindroem di Stoccolma, erano anni che non ne scrivevo
Non sapeva quanto tempo fosse rimasto lì dentro, solo che dovevano essere passati almeno tre giorni.
Francesco de’Pazzi aveva perso il conto del tempo da quando lo avevano buttato in quella segreta di Palazzo Vecchio. Graziato dicevano loro, doveva ringraziare il buon cuore di Lorenzo de’Medici sostenevano, non capivano nulla. Tenerlo lì era una crudeltà inaudita, seppellirlo vivo un supplizio raffinato degno di un despota maomettano, cosa voleva l’altro? Punirlo? Lo aveva già fatto decidendo di graziarlo, farlo dimenticare? Poteva essere… voleva seppellirlo lì dentro, farne dimenticare persino il ricordo, farlo marcire tra quelle quattro mura.
Lui poteva anche avergli tolto Giuliano ma l’altro gli aveva tolto la libertà e la possibilità di potersi difendere, quale raffinata vendetta era quella di Lorenzo de’Medici. Gli veniva servito da mangiare due volte al giorno e da servitori sempre nuovi per evitare che potesse corromperli, con quale denaro non lo sapeva ma l’altro aveva pensato a tutto. Doveva sperare che Montesecco fosse riuscito ad avvisare Riario e che costui decidesse di agire, era alla mercé del bastardo del papa, perché lui non era così fesso da credere alla storiella dei nipoti.
Odiava essere in balia delle decisioni dell’altro e quel che era peggio odiava sperare così tanto in una sua visita. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, di scambiare qualche parola con chiunque altrimenti sarebbe impazzito. Le sue ferite erano state curate ma né le guardie né i servitori che si occupavano di lui gli avevano mai rivolto una parola, e quello stato rischiava di farlo uscire di testa il prima possibile, come Ugolino della Gherardesca che dopo aver fatto fuggire figli e nipoti era impazzito finendo per suicidarsi battendo la testa contro il muro. Non sarebbe stata una cattiva idea, d’altronde cosa gli restava si era detto prima di scivolare in un sonno pesante e senza sogni.
<< Non verranno >> disse una voce facendolo svegliare. Lorenzo, Lorenzo era lì e lo guardava con uno sguardo calcolatore che lo lasciò senza parole, mai aveva visto il rampollo de’Medici con uno sguardo così freddo, non Lorenzo che sembrava incapace di azioni disonorevoli.
<< Chi?... chi non verrà? >> mormorò lui, la gola secca e non più abituata a parlare.
<< I soldati di Riario, ha dei problemi a Forlì e una moglie quindicenne che vuole godersi. E suo zio non apre cordoni della borsa >> gli spiegò Lorenzo prima di passargli una caraffa d’acqua. Bevve avidamente, voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa ma per il momento si concentrò sull’acqua che gli bagnava le labbra.
<< Sei solo un tiranno >> disse quando ebbe vuotato la caraffa.
<< Forse, eppure tu oggi vivi >> replicò Lorenzo prima di accarezzargli la guancia. Gli allontanò bruscamente la mano e l’altro scoppiò a ridere.
<< Questa non è vita, è solo una condanna a morte posticipata >> gli fece notare.
<< Può darsi, spero che la prossima volta ti comporterai meglio >> dichiarò Lorenzo.
<< Perché mi porterai il boia? >> domandò lui.
<< Non ancora, o forse mai, dipende tutto da te Francesco >> rispose Lorenzo prima di uscire di lì, lo sentì parlottare con le guardie ma non capì di cosa stessero parlando. Ricadde sul proprio giaciglio imprecando, non gli avrebbe reso la vita facile.
***
Lorenzo effettivamente fu di parola, tornando ogni tre giorni.
Non si scambiavano troppe parole, spesso restavano in silenzio a fissarsi, l’altro sembrava sempre sul punto di dire qualcosa ma si tratteneva e lui era troppo stanco per cominciare una conversazione vera e propria. Si era abituato a quelle visite per quanto odiasse ammetterlo, al punto che la sua giornata girava attorno ad esse. Lorenzo infine gli aveva parlato di Giuliano, del funerale che aveva avuto e di cosa avessero deciso di fare del bambino, perché Giuliano era riuscito a diventare padre anche dopo morto, esattamente come il padre del re d’Inghilterra gli era venuto spontaneo pensare.
E lui ascoltava, ogni tanto diceva qualcosa ma non troppo, almeno finché un giorno senza nemmeno spiegarsi il perché quando Lorenzo aveva fatto per andarsene lo aveva baciato. Le labbra di Lorenzo erano morbidi, invitanti e… aveva bisogno di un contatto umano di qualsiasi forma. Lorenzo era rimasto interdetto ma non lo aveva respinto, aveva subito il bacio in silenzio per poi posargli una mano sul volto e infine andarsene senza dire una parola.
E quando il terzo giorno dopo quel bacio non si era presentato Francesco aveva avuto paura. Sapeva che era illogico, aveva guidato una congiura ed era stato pronto a morire come martire eppure la mancata presenza di Lorenzo gli scatenava una paura che non aveva mai sperimentato prima. Forse l’altro si era risentito per quel bacio, forse in quel momento stava decidendo di metterlo a morte, forse stava trattando per consegnarlo a papa Sisto, non sapeva cosa pensare.
Per questo quando lo rivide gli corse incontro e con le poche forze che aveva lo abbracciò, era tornato, era tornato da lui.
<< Scusami ma ho avuto da fare nei giorni passati >> si scusò Lorenzo prima di sfiorargli il volto con le mani. Gli era grato per quello, allora non era infuriato con lui, allora … allora cosa? Doveva ringraziarlo si disse prima di baciarlo una seconda volta, e questa volta Lorenzo ricambiò il bacio lasciandolo senza fiato. Quando si separarono perse un istante ad inginocchiarsi, sapeva di avere un aspetto da miserabile ma non gli importava, non quando aveva così tanto bisogno di Lorenzo.
L’altro cercò di fermarlo ma fu una difesa simbolica si rese conto. Gli abbassò le brache e per un istante rimase bloccato di fronte al sesso dell’altro, Lorenzo era già eccitato pensò sorpreso ma quel momento durò poco, sapeva cosa doveva fare.
Cominciò a succhiarlo con movimenti impacciati per poi acquisire maggior sicurezza. Sapeva che era immorale, disonorevole e quanto altro ma ne aveva bisogno, doveva ringraziare Lorenzo per non averlo lasciato solo, doveva fargli capire che ora poteva fidarsi di lui, che non gli sarebbe stato nemico, non più almeno. Se ne sarebbe stato buono lì in quella cella, ad attendere le sue visite e a fare tutto quello che l’altro desiderava ma che venisse a visitarlo, odiava restare solo, la solitudine gli faceva degli strani scherzi. Quando lo prese tutto in bocca sentì l’altro gemere e cominciò a muovere la testa, godendo di quel momento e dei gemiti trattenuti di Lorenzo, era bello, era tutto così bello, vivo, e l’altro non doveva andarsene, avrebbe fatto di tutto perché restasse con lui. odiava come si era ridotto, odiava Lorenzo ma allo stesso non voleva che se en andasse, per quel motivo gli stava facendo quella cosa pensò prima di portare le mani sulle natiche dell’altro e stringere forte. Lorenzo gemette il suo nome prima di portare le mani tra i suoi capelli, non era presentabile ma non gl’importava affatto, non in quel momento.
Lo sentì riversarsi nella sua bocca e rimase, non si era mai sentito così in pace come in quel momento mentre ingioiava tutto, ora Lorenzo non poteva andarsene, assolutamente no.
<< Grazie, non avresti dovuto ma grazie >> mormorò Lorenzo prima di aiutarlo a rialzarsi. Si guardarono negli occhi e Francesco ebbe la sensazione che tra loro fosse cambiato qualcosa, che tutto sarebbe stato più facile ora.
<< Non andare >> disse con voce strozzata prima di abbracciarlo di slancio.
<< Devo, ma tornerò >> promise Lorenzo.
***
E mantenne la promessa.
Lorenzo tornava ogni tre giorni e tutto era cambiato. Si baciavano, si accarezzavano e si toccavano in maniere sconce e meravigliose, c’era qualcosa negli occhi di Lorenzo che non riusciva a decifrare. Pur sapendo che tutto quello era sbagliato Francesco non riusciva a farne a meno, aveva bisogno di vedere l’altro, di sentire le proprie labbra su quelle di Lorenzo, di poterlo toccare, baciare, assaggiare, viveva per quei momenti rubati.
Lorenzo si comportava come se fosse lui ad avere il comando e gli era grato per quella pietosa bugia, era bello fingere di essere lui a comandare mentre si abbandonavano a passatempi lussuriosi sul suo giaciglio con l’abbandono di due innamorati e la foia di due animali in calore.
Non si sorprese quando Lorenzo gli abbassò le brache, gli aveva fatto portare un cambio il giorno prima, per poi calarsi sulla sua erezione. Era sicuro che facesse male, senza preparazione doveva fare male ma l’altro non disse nulla limitandosi ad un semplice gemito.
<< Mi sono preparato prima, per te >> sussurrò Lorenzo prima che lui portasse le mani sulle natiche dell’altro, erano così piene che gli venne spontaneo stringerle con forza strappandogli un gemito. Francesco sorrise, quel calore era fin troppo invitante per rifiutarlo, attese che l’altro si fosse abituato e poi cominciò a spingersi con forza dentro l’altro mentre si scambiavano baci appassionati. Lorenzo lo cavalcava con abbandono, gemendo il suo nome tra un bacio e l’altro e muoveva con forza i fianchi per andare incontro ai movimenti dell’altro, era troppo debole per osare altro si rese conto Francesco.
Si sentiva bene, era tutto sbagliato ma allo stesso tempo ne aveva bisogno. Odiava quella dipendenza ma aveva bisogno di calore umano, che qualcuno si ricordasse ancora di lui, anche se quel qualcuno era Lorenzo de’Medici. Allungò la mano verso l’erezione del rampollo de’Medici che rimbalzava sul suo stomaco e cominciò a muovere la mano, sentendola inturgidirsi grazie alle sue attenzioni, fu ricompensato da un gemito particolarmente alto, sicuramente dovevano aver intuito cosa stesse accadendo ma non gl’importava, non in quel momento.
<< Ti amo… ti amo >> mormorò prima di mordersi la lingua, quello… non poteva, non doveva… un conto era la carnalità ma non poteva amare Lorenzo, non dopo quello che c’era stato tra di loro eppure… non lo sapeva più.
Lorenzo buttò indietro la testa e Francesco sentì una sostanza calda imbrattargli la mano, quello fu troppo per lui che venne dentro Lorenzo, marchiandolo come proprio ma con la sensazione che fosse l’altro a possederlo.
<< Ti amo da sempre, se solo lo avessi capito prima >> dichiarò Lorenzo prima di baciarlo un’ultima volta.
Quella non era una vita, era un inferno pensò Francesco ma forse poteva essere sopportabile, a modo suo.