Fan Fiction - Per me è importante

Jan 03, 2011 22:06


Titolo: Per me è importante
Pairing: Valerio Scanu/Marco Mengoni
Genere: Slash
Rating: Rosso
Note: As usual, è ancora tutto frutto della mia mente. I personaggi sono reali, la storia no.

“Guarda che meraviglia!” disse Marco entusiasta, facendo la sua apparizione in camera da letto.
Stava mostrando al suo ragazzo il pigiama che gli avevano regalato a Natale.
Valerio, che era già mezzo addormentato, scostò di poco il piumone per guardarlo.
“Meraviglioso” disse con l’aria di uno che voleva liquidarlo il prima possibile per poter tornare a dormire.
“Non stai calcolando il mio pigiama. Sono offeso.”
“Marco, l’ho visto. E’ bellissimo, ora vieni qui a letto che fa freddo.”
Il ragazzo saltò sul letto e si mise in ginocchio sul materasso. Continuava a mostrare il pigiama a Valerio che non ne poteva quasi più.
“Guarda, ci sono le renne” le indicò con un dito. “E qui c’è l’albero.”
Valerio mugugnò distrattamente chiudendo gli occhi.
“Vale!” gli toccò una spalla.
“Che c’è? Marco ho sonno. Il tuo pigiama è stupendo, meraviglioso, ci sono le renne, gli alberi, è blu ed è pure morbido. Va bene?”
Marco si finse offeso e scese giù dal letto.
“Tratti male me e il mio pigiama. Me ne vado” uscì dalla camera da letto con fare melodrammatico. In realtà stava solo andando a prendere un bicchiere di latte, e l’aveva usato come scusa per andare via dalla stanza e potersi fingere arrabbiato.
Quando tornò in stanza, vide che Valerio si era addormentato su di un fianco come se niente fosse.
“Stronzo” disse a fior di labbra, prima di bere dal suo bicchiere di latte. Si mise sotto le coperte e avvicinò i suoi piedi a quelli del ragazzo.
“Ti ho sentito. E comunque hai i baffi di latte” gli disse Valerio con voce assonnata.
“Allora sei sveglio” esclamò allegro.
“Avrei preferito di no.”
“Vale, okay, seriamente. Ce l’hai ancora con me per stasera?”
Era la notte di capodanno ed erano stati entrambi ad una festa in un locale. Quell’anno non avevano avuto nessun concerto in piazza, per fortuna. Però avevano discusso perché, a detta di Valerio, Marco era stato un po’ troppo espansivo con un altro ragazzo con cui stava semplicemente chiacchierando.
“No, Marco. Ho solo sonno” si portò una mano sul viso e stropicciò gli occhi.
“Sicuro?” aveva finito di bere il suo latte e si era finalmente messo per bene sotto le coperte. “Dopo i fuochi d’artificio mi sei sembrato strano. Come se fossi nuovamente arrabbiato con me.”
“Sicurissimo” rispose Valerio.
Erano sdraiati di fianco, uno di fronte all’altro. Marco vedeva che Valerio faticava a tenere le palpebre aperte e decise di smetterla di parlare e lasciarlo finalmente dormire, anche se lui non aveva per niente sonno.
Gli fece una carezza sul viso e gli prese la mano che teneva sotto le coperte.
“Marco, seriamente non sono più arrabbiato, okay?” gli disse Valerio riportando a galla l’argomento.
Si avvicinò a lui e lo coprì meglio, dopo aver tirato la coperta durante il suo spostamento.
Intrecciò le gambe a quelle del suo ragazzo e gli mise un braccio attorno alla vita, e con quello lo attirò a sé.
“Va bene, ti credo” gli baciò dolcemente le labbra e poggiò la sua fronte contro quella dell’altro.
Valerio gli baciò il naso e gli passò una mano tra i capelli.
“Non avrei voluto litigare stasera, scusa.”
“Non importa. L’importante è come abbiamo chiarito dopo.”
Valerio rise. “Hai ragione. D’altronde: sesso a capodanno, sesso tutto l’anno.”
“Allora abbiamo bisogno di ricaricarci, ci aspetta un anno pieno.”
Il ragazzo annuì e gli diede un bacio sulle labbra. “Buonanotte.”
“’Notte!” ricambiò intrecciando una mano con la sua.

- Alcune ore prima -

“Ehi, che ci fai qui in disparte?” disse Marco avvicinandosi a Valerio che era seduto su una sedia da solo.
Marco si guardò intorno e vide che non ce n’era nessuna disponibile per lui, così si accovacciò, mettendo le mani sulle ginocchia del ragazzo.
“Nulla.”
“Perché non ti stai divertendo?”
“Perché non mi va.”
Lo aveva osservato per gran parte della sera bere e ballare in mezzo alla folla. Ballare, ecco, una delle cose che lui odiava fare, invece. Marco non era un ballerino, per nulla, però si buttava lo stesso, e si divertiva. Lui non ne era capace. Si sentiva ridicolo e goffo, per cui non ci provava nemmeno.
“Okay, ho capito” disse sbuffando. “Che ho fatto?”
“Niente.”
“Vale, possiamo stare tutta la notte qui, se ti va, oppure puoi dirmelo direttamente e facciamo prima” gli prese le mani. “Mi dici che c’è?”
“Chi è quello là?” gli chiese indicandoglielo con lo sguardo.
“Boh, ci ho parlato un po’ poco fa, ma non lo conosco. Perché?”domandò confuso. “No aspetta, non sarai mica geloso di quel tipo lì!” rise. Era un’idea assurda, non si ricordava neanche come si chiamava quel tipo, figurarsi se poteva minimamente interessargli.
“Ecco perché non volevo dirtelo” lo guardò male. “Ridi.”
“Ma è ovvio che rido, Valè. Sei arrabbiato con me perché ho parlato mezz’ora con un ragazzo.”
“Va bene, prendi in giro” allontanò le mani da quelle di Marco e volse lo sguardo altrove.
“Ma non ti prendo in giro, è che è un’idea assurda.”
“Perché è assurdo solo se lo faccio io? Quando tu mi fai le scenate, va tutto bene. Se le faccio io, sono assurdo” si alzò dalla sedia, facendo cadere Marco per terra, che era messo in equilibro sulle punte dei piedi e poggiato interamente sulle gambe del ragazzo.
Marco si rialzò e lo seguì.
“Marco, torna a ballare, su” lo invitò a lasciarlo stare, mentre lui prendeva qualcosa da bere.
“Vedi perché sei assurdo?”
“Sono stufo, Marco. Ogni cosa che faccio io, la prendi sempre sul ridere. Per te è tutto una gran barzelletta.”
“Ti rendi conto del casino che stai montando su solo perché ho parlato in modo amichevole con un ragazzo che ho appena conosciuto e di cui non ricordo neanche il nome?” rise scuotendo la testa sconvolto.
“Continua a ridere, dai.”
“Rido, sì. Non so che altro devo dirti. Vuoi che ti chieda scusa per qualcosa che non ho fatto? Va bene, scusami” alzò le braccia esasperato.
“Voglio solo essere preso sul serio, come io prendo sul serio te. Potrò pure essere stato geloso del nulla, ma mi dà fastidio che tu debba sempre prendermi in giro ogni volta che accade. Io con te non lo faccio” abbassò la testa, guardandosi le scarpe. “Ho più motivo io di essere geloso di te, che tu di me. Fino a prova contraria, non sono io quello che ha tradito due dei suoi fidanzati, per stare con me.”
“Vale, questa era pessima. Davvero” lo guardò schifato e se ne andò.
Valerio finì di bere il suo succo all’arancia, e si allontanò dal bar per seguire Marco con lo sguardo, ma non lo trovò da nessuna parte.
Sapeva di avere esagerato, ma era anche troppo orgoglioso per andare da lui a chiedergli scusa.
Era fondamentalmente una persona molto gelosa e possessiva. Inoltre sapeva che nel mondo dello spettacolo era difficile mantenere una relazione in modo stabile, e loro due ne sapevano qualcosa. Per cui a volte risultava geloso fino all’eccesso, e se ne rendeva conto.
Decise di andare in bagno a sciacquarsi il viso, e trovò Marco seduto accanto al lavabo. Gli si avvicinò lentamente, come un cane con la coda tra le gambe che aspetta di vedere la reazione dell'altro. Marco alzò lo sguardo verso di lui e lo fissò. Nessuno dei due sembrava decidersi a parlare.
“E’ stato un colpo basso, lo sai vero?” Marco capì che doveva essere lui a fare la prima mossa. Conosceva il suo ragazzo e sapeva quanto era orgoglioso.
“Lo so” gli aprì le gambe per metterci in mezzo il suo bacino e portò le mani sulle sue cosce. “Mi dispiace.”
Il ragazzo abbassò la testa e sbuffò. “Dovevamo per forza litigare per una stupidaggine?”
“Vedi? Era una stupidaggine per te, ma non lo era per me.”
“Okay, allora, dovevamo per forza litigare?” modificò la sua domanda.
“Marco, lo so che ho esagerato. Mi dispiace” gli tirò su il mento. “Non volevo litigare nemmeno io.”
Marco annuì e gli diede un bacio sul collo. “Non si può litigare a capodanno, è vietato.”
“Bisogna rimediare” Valerio andò a chiudere a chiave la porta del bagno e tornò da lui, incastrandosi nuovamente tra le sue gambe.
“Ora? Qui?” chiese ridendo. “Sei uno sporcaccione.”
“Anche tu, visto che sei qui con me adesso” gli prese il viso con le mani e cominciò col mordergli le labbra.
Marco si mise in piedi e gli sbottonò i pantaloni, abbassandoglieli di poco. Vide i boxer rossi di Valerio e non riuscì a trattenere una risata.
“Quell’alberello lì in mezzo smorza tutto l’entusiasmo” disse Marco continuando a ridacchiare.
Valerio lo guardò storto, prima di lasciargli abbassare anche i boxer.
Marco prese il membro di Valerio, e cominciò a lavorarci con una mano, muovendola su e giù in una lenta tortura finché non divenne turgido. Stava già per farlo girare, quando Valerio lo bloccò.
“Stavolta faccio io” sorrise malizioso.
Portò le mani sui pantaloni dell’altro e glieli abbassò insieme alle mutande. Con la stessa velocità, gli tolse anche il maglione. Poi lo fece girare e lo immobilizzò contro il muro.
“E’ gelido, Vale.”
Il ragazzo ignorò la lamentela di Marco, e prese a baciargli il collo, le scapole, scese fino alla schiena e si fermò prima di arrivare al sedere.
Mentre continuava a baciargli il collo, una mano aveva preso a muoversi in fretta sul membro dell’altro. Marco cercò di trattenere a stento un mugolio di piacere, mentre respirava affannosamente sulle piastrelle della parete del bagno, appannandole.
Valerio gli circondò la vita con un braccio e lo penetrò di colpo, senza un minimo preavviso. Aveva voglia di farlo suo. Lì. In quel momento.
Marco inarcò la schiena e cominciò a gemere sempre più forte, mentre le spinte aumentavano e andavano in sincrono con il movimento della mano di Valerio sul suo membro.
“Basta, Vale” gli disse Marco dopo un po’, mentre raggiungeva l’amplesso. Fece un lungo respirò liberatorio dopo l’orgasmo, quando Valerio uscì lentamente da lui. Gli stavano per cedere le gambe. Aveva un urgente bisogno di sedersi e di normalizzare il battito del suo cuore e la respirazione.
Valerio gli posò un bacio tra le scapole e lo avvolse con entrambe le braccia.
“Sento festeggiare, credo sia passata la mezzanotte.”
Marco si voltò e gli buttò le braccia al collo, in modo che lui lo reggesse. Valerio notò che faticava ancora a respirare, e cominciò ad accarezzargli la schiena.
“Così non sei d’aiuto” gli sussurrò Marco all’orecchio. “Per niente.”
“Scusa” ridacchiò.
Lo aiutò a rivestirsi e lo prese per mano.
“Andiamo fuori a prendere un po’ d’aria, così raffreddiamo i tuoi bollenti spiriti.”
“Stavolta sei tu che prendi in giro” disse Marco fingendosi offeso.
Valerio lo trascinò nel terrazzo, dov’era radunata parecchia gente impegnata a guardare i fuochi d’artificio. Si sedettero su degli scalini e gli mise un braccio attorno al fianco. Lo osservava mentre, con il viso rivolto verso l’alto, era attento a guardare le luci multicolori nel cielo causate dai fuochi. Gli sembrava sempre più bello dopo aver fatto l’amore.
Rivolse anche lui uno sguardo al cielo. L'ultimo dell'anno lo portava sempre a riflettere. Cosa aveva seminato e raccolto durante quei 12 mesi. Tante erano state le soddisfazioni, e niente avrebbe cambiato.
Quell’ultimo anno era passato molto più velocemente di quanto credesse. Non si era accorto che i giorni si erano susseguiti con una velocità inarrestabile. Forse perché era stato bene. Perché era felice. Perché per una volta nella sua vita era sereno e totalmente appagato.
Rise, vedendo Marco che si copriva le orecchie con le mani per il frastuono eccessivo dei botti. Lui era spontaneo. Trovava irresistibile il suo essere infantile, la sua capacità di divertirsi e divertirlo in qualsiasi momento. Amava come cercasse sempre di prendersi cura di lui, e di tirarlo su di morale quando non lo era.
Marco lo amava e lui non si era mai sentito amato in quel modo, come con lui.
In quel preciso istante pensò che non c’era niente di più importante di questo. Era un uomo fortunato.
“Per dirti ancora che sei solo tu la cosa che per me è importante…” gli cantò all’orecchio.
Marco si voltò per guardarlo e gli sorrise prima di baciarlo.
Valerio gli prese la mano. “Buon anno.”
“Buon anno. Insieme” disse Marco a sua volta.

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