"
Attento a quello che desideri, perché potrebbe avverarsi."
Queste parole mi sono venute in mente, qualche giorno fa, mentre, leggendo
"Un indovino mi disse", di Tiziano Terzani, ho desiderato anch’io di avere una scusa per mettere da parte tutto e viaggiare anch’io.
Ma cosa potrebbe mai sconsigliarmi di fare, a me, un indovino? I miei viaggi si limitano al quotidiano andirivieni tra casa e lavoro, a qualche sporadica capatina a Pomezia o a Vigna di Valle, e all’unico, grande "esodo" estivo verso la Calabria. Quale scusa per mutare tutto questo?
Ieri sera si è rotta la macchina. Al di là del lato economico, non ho mai dato troppo peso a questi eventi: c’è sempre stata la macchina di riserva dei miei, una modesta Uno vecchia come il cucco, tutta rattoppi e scricchiolii. Mi bastava passare dai miei, tirarmi dietro mia madre con la Uno fino al meccanico, lasciare la macchina, riportare a casa mia madre e andarmene con la Uno. Una volta riparata la macchina, bastava fare il procedimento inverso…
Ma, ora che la Uno è stata venduta, e i miei sono in Germania, quello che prima era una seccatura diventa problema vero e proprio. Ieri sono tornato a casa, ho preso la mia bicicletta appena restaurata e che non avevo avuto occasione di provare veramente, ho smontato la ruota anteriore per farla entrare nei sedili posteriori (prossimo regalo: le barre portatutto con il portabici!), e ho trascinato Skie dal meccanico, che per fortuna è vicino casa. Lì ho rimontato la bici, e sono tornato lemme lemme a casa.
"…Il ritmo delle mie giornate è completamente cambiato, le distanze hanno ripreso il loro valore e ho ritrovato nel viaggiare il vecchio gusto di scoperta e avventura. … M’ha ridato il senso della vastità del mondo…"
Vicino è un concetto molto relativo. Un vicino di casa è TROPPO vicino. Dieci chilometri di saliscendi, che in macchina sono a malapena cinque minuti, in bicicletta diventano un’eternità.
Oggi non sono andato al lavoro. Sono diventato troppo pigro per partire alla ventura sui mezzi pubblici, anche perché già so che ne devo cambiare almeno tre: treno-metro-autobus e un’ultimo pezzo a piedi. E, al ritorno, avrei dovuto fare la stessa cosa… Meglio approfittare del fatto che quest’anno le mie vacanze non coincidono con quelle di Mara, e togliere qualche giornata a quelle che passerò da solo ad Agosto.
Ho passato tutta la giornata all’aperto, sfruttando questo assurdo inverno, che di invernale non ha neanche il nome, scoprendo un paese che mi accorgo di non conoscere affatto. Stamattina sono uscito presto per comprare le sigarette; non al solito tabaccaio, perché si trova a metà strada tra Monterotondo Scalo e Monterotondo Alto, due chilometri di salita alla Marco Pantani. In bicicletta le buche, i sassi, le salite tornano ad essere ostacoli da evitare. Ci ho messo dieci minuti ad arrivare al tabacchino: lo stesso tempo che ci metto a fare lo stesso tragitto in macchina, ogni mattina. Senza problemi di parcheggio, però.
Già che c’ero, ho allungato un po’ e sono passato in edicola a prendere il giornale, poi mi sono fermato al bar, dove ho consumato cappuccino e cornetto seduto al tavolino. Qualcosa che faccio sempre più raramente di questi tempi, che facevo abitualmente solo a Tolosa, il sabato e la domenica, ma che ora, con la scusa di portare i cani a spasso alla zona industriale, siamo riusciti a ridurre ad una frettolosa necessità di caffeina, in piedi al banco. Cosa succederebbe se "sprecassimo" dieci minuti seduti a uno dei tavolini? Che torneremmo a casa a mezzogiorno, anziché alle undici e quarantacinque? Appena torna Rita dalla Puglia voglio proporlo al gruppo cani. Male che vada, vorrà dire che uscirò di casa dieci minuti prima, farò colazione seduto tranquillamente al tavolino, e lì aspetterò gli altri.
Tornato a casa verso le nove, ho portato Mina al parco. Per qualche strana combinazione, oggi né Tonino, né Filippo né Diana sono andati al lavoro, e abbiamo passato quasi due ore a chiacchierare del più e del meno, grazie anche al fatto che, ora che hanno messo la rete all’area cani, non c’è più bisogno di tenerli d’occhio. Sulla via del ritorno ho allungato e sono passato in farmacia, un’altra incombenza che detesto per il semplice motivo che, ad andarci in macchina, non si trova mai parcheggio, e bisogna sempre farsi un pezzo a piedi; invece, per quanto possa essere paradossale, andarci a piedi, facendo più di un paio di chilometri, non mi è pesato per niente.
Quando sono tornato a casa, Mara era ancora arrabbiata con me perché non si poteva andare a fare la spesa, quasi come se avessi rotto apposta la macchina per farle un dispetto... Pur di non sentirla, ho preso la bici e sono andato al supermercato. E’ incredibile quanta poca attenzione si faccia a cosa si compra, quando non si hanno problemi di peso: il carrello sembra riempirsi come per magia! Il piccolo cestino che ho montato dietro la bici, invece, mi ha costretto a fare un vero e proprio piano di carico, decidendo prima di uscire cosa comprare e in che quantità. E il frigo sembra QUASI pieno come quando compro un carrello di spesa (che sia questa la soluzione alla
variabile K? Fortunatamente, però, ci hanno pensato quelli dell’IKEA a risolvere il problema in anticipo, facendo in modo che sia accessibile solo tramite auto).
Sono le 17:30. Il meccanico non mi ha chiamato per darmi notizie sull’intervento, e non so se pensare se sia un bene, perché si è messo a riparare il danno, anziché sostituire a priori come sembrano fare tutti oggigiorno, oppure se il danno sia così grave che ci vuole molto più tempo del previsto. Ieri non ho pensato a farmi dare il suo numero, e arrivare fino a lì in bici per scoprire che la macchina non è pronta non mi va… domani sarà una giornata d’altri tempi?