Nel buio della stanza si sente un frullio di ali. Una figura scura si muove furtiva da un lato all’altro, spostando oggetti e mobili della saletta.
Dopo pochi istanti, un secondo frullio interrompe il suo operato. Le due sagome si avvicinano e confabulano per un po’; si riescono a percepire parole come musica, romantico e perfetto, poi il cala il
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Ogni superficie che le penne toccano gli trasmetteva sensazioni diverse, che sembravano arrivargli dritte al cervello, tutte invariabilmente deliziose.
Castiel poggiò un ginocchio sul materasso per non cadergli addosso ed osservò ammaliato le piume che lo abbracciano. «Sono così… belle» sospirò, affondandovi le mani in mezzo, quasi fosse incapace di resistere oltre. E Dean si ritrovò a tanto così dal gridare e venire nelle mutande come un adolescente.
Si sentiva ubriaco ed il fatto che a fargli quello fosse un uomo - be’, un angelo, tecnicamente, ma pur sempre nel corpo di un uomo -, ma soprattutto fosse Cas, quell’incorreggibile moccioso imbranato, al momento non sembra avere nessuna rilevanza. Quindi, sì, Dean era decisamente ubriaco, anche se non sapeva bene di cosa, ma scoprì non poteva importargliene meno quando il suddetto moccioso strusciò una guancia contro le sue ali - cazzo, le sue ali! - e l’ombra di barba che gli sporcava la mascella lo solleticò come dei gratini sulla pancia.
«Gesù…» ansimò Dean, poi lo afferrò per i fianchi e lo ribaltò sul letto.
Un’ombra enorme oscurò il lampadario della camera e soltanto in un secondo momento lui si rese conto che a causarla erano le sue ali, che si erano spalancate come un arco sopra la sua testa, e se ne accorse solo perché Castiel non riusciva a togliere loro gli occhi di dosso.
Potrei quasi essere geloso, pensò, ma un momento dopo il suo cervello andò in totale blackout, perché dalla labbra del suo angelo era appena sfuggito qualcosa a metà tra un gemito ed un ringhio.
«Ho bisogno di toccarle» asserì Castiel e poi le sue mani s’impossessarono della sua schiena nuda e dolorante, dalle spalle alle reni e viceversa, attardandosi sulle scapole, là dove la pelle - per qualche mistero della natura o della fede - si tramutava in piume.
Dean chinò il capo, cercando di riprendere fiato, ma il suo respiro suonava come lo sbuffo di treno e le dita curiose di Castiel continuavano ad esplorare quei nuovi arti supplementari, azzerandogli la salivazione. La zip dei jeans che premeva sul suo uccello era una tortura che nemmeno i cinesi erano riusciti ad ideare.
Dopo un momento, riuscì a trovare abbastanza coordinazione per puntellarsi sulle ginocchia e portarsi seduto sopra i fianchi dell’amico, e allora si accorse che i suoi pantaloni non erano gli unici ad essere divenuti stretti. Avrebbe dovuto essere una sensazione aliena e spaventosa, e lo era, ma era anche fottutamente elettrizzante. Era riuscito a far eccitare Mr. Scopa nel Culo.
Castiel intrecciò le dita alle sue piume, facendole scorrere tra di esse come lui avrebbe potuto fare con i suoi capelli, e Dean gettò indietro la testa e spinse inconsciamente i fianchi sui suoi.
«F-fammi capire…» smozzicò, deglutendo a fatica «… qualcuno ha appena realizzato il tuo sogno nel cassetto?» domandò, colpito da un intuizione improvvisa.
L’angelo boccheggiò. «P-perché dici questo, Dean?»
Già, perché lo stava dicendo? Dovette fermarsi sul serio a pensarci e per farlo fu costretto a districare le mani di Castiel dalle sue ali. Dovette premergli i polsi ai lati della testa, perché inconsciamente quel moccioso stava facendo resistenza.
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«L’ho fatto per te, Dean» sussurrò Castiel, cercando di seguire il suo ragionamento.
«Già, ma perché?» insistette il ragazzo.
L’angelo si acciglio e riuscì ad inclinare la testa malgrado fosse steso su un letto e bloccato sotto il suo corpo. E, no, decisamente era meglio che lui non riflettesse sull’equivocità - per nulla equivoca, in effetti e molto chiara nel suo intento - della posizione.
«Perché sei Dean» rispose Cas, come se avesse perfettamente senso.
Per lui non ne aveva nemmeno un po’. «Non ti seguo» ammise.
L’amico strinse le labbra. «Sei il mio protetto. No, questo era l’inizio» si corresse «Sei…» e poi disse qualcosa che lui non capì, ma che suonava come enochiano; Dean l’aveva sentito abbastanza volte negli incantesimi per riconoscerlo.
«Eh?» fece perplesso.
«Non sono certo che esista un’equivalente nella tua lingua» si scusò Castiel, abbassando lo sguardo, come se fosse imbarazzato dalla sua mancanza. «Potrebbe suonare come il centro del mondo o la luce del sole, ma è una sola parola e significa molto di più» tentò di spiegare, accigliandosi un po’ per la difficoltà.
Dean rimase immobile, cercando di assorbire l’impatto di quella dichiarazione, e perdendo di vista l’argomento da cui era partita quella discussione, poi gli occhi dell’angelo tornarono su qualcosa dietro di lui ed il cacciatore sentì i muscoli delle proprie spalle tremare. La luce tornò, quando le sue ali si spostarono più in basso, come se non riuscissero più a mantenere la posizione elevata.
«Desideravi che avessi un paio di queste?» chiese allora il ragazzo; la voce gli venne fuori strana, in qualche modo suonava lontana, come se non venisse veramente dalla sua bocca, ma da qualcosa che stava più all’interno.
Castiel sbatté le ciglia e non rispose subito, come se stesse riflettendo sulle sue parole. «Non credo. Forse. Non in modo cosciente. Suppongo sia normale desiderare che qualcuno sia più… simile a ciò che siamo, perché riesca a capirci meglio. Come io ho dovuto trovarmi un corpo umano per parlare con te» rifletté.
«E queste dovrebbero aiutarmi a capirti meglio?» replicò il cacciatore.
«Tu pensi che in qualche modo sia colpa mia» dedusse l’angelo.
Dean aggrottò la fronte. «No» rispose dopo un momento «Ma credo che la situazione ti piaccia».
Castiel parve imbarazzato. «Sono preoccupato per te. So che questo non è naturale, per un umano» disse, allora, cercando di fargli capire ch voleva davvero aiutarlo «Però… sonno proprio belle» aggiunse in un mormorio.
A lui venne quasi da ridere. «Cos’è, all’improvviso sono l’equivalente di una donna in topless? Non riesci a togliermi gli occhi, o le mani,» calcò di più i suoi polsi sul letto «di dosso».
L’angelo si agitò sotto di lui, nervoso, ma non disse nulla, si limitò a riabbassare lo sguardo, e Dean all’improvviso fu colpito allo stomaco da un’ondata soffocante di… tenerezza.
Che cazzo mi prende? Tra poco mi spunterà una vagina, altro che un paio di ali!, gridò nella propria testa, ma si stava già chinando su Castiel. Sfiorò le sue labbra con le proprie, poi sussurrò malizioso «Ehi, moccioso, io ti faccio toccare le mie se tu mi fai toccare le tue», prima di prendere con attenzione il suo labbro inferiore tra i denti.
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AILOVIUUUUUUU!!!!!
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AILOVIUTU ♥
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