Titolo: Che se piangi ti si arrugginiscono le guance.
Autore:
derezzed_vParing: Steven Gerrard/Xabi Alonso alias Gerlonso.
Warning: Fluff da far schifo.
Rating: NC14
Prompt: "Torni a Madrid? Mi giuri che non ti dimenticherai di me?" di
ladyaikaDisclaimer: Tutto falso, tranne Istanbul, tutto frutto del mio criceto e non ci guadagno una ceppa perché sono una poraccia.
Note: La mia prima Gerlonso in assoluto, la cosa mi rende un po'nervosa ed è un po'corta ma c'è tanto amore dentro.
Siamo nel 2009, Xabi se ne va da Liverpool e Stevie, ovviamente, resta ma ha paura che il loro sia un addio.
Che se piangi ti si arrugginiscono le guance.
Sembra quasi che piova, dentro quella stanza, e in effetti non è un idea poi così surreale, in fin dei conti la città che li ospita è Liverpool in tutto il suo splendido grigiore ma non è dal soffitto che piove, è dagli occhi di Steven Gerrard che scendono lacrime come se piovesse, e in fondo Steven è l’essenza stessa di Liverpool quindi, forse, è normale che piova dai suoi occhi.
Xabi gli accarezza piano una guancia, vorrebbe saper dire qualcosa ma quelle lacrime lo spiazzano e spezzano così tanto che se potesse, straccerebbe il contratto con il Real Madrid e passerebbe la sua vita in panchina ad Anfield accanto al suo capitano, uomo, Stevie.
“Torni a Madrid? Mi giuri che non ti dimenticherai di me?” E sembra una domanda stupida, Steven si sente stupido nei suoi 29 anni e nelle sue lacrime.
“Come faccio a dimenticarti.” Xabi sorride, nonostante il dolore, nonostante tutto.
“Ci sono tante persone a Madrid, persone cui vuoi bene.”
Stevie vorrebbe essere risucchiato dal letto su cui sono seduti, si sente una donnetta ma non può farne a meno.
“L’hai detto tu, persone a cui voglio bene e io ti amo.” Gli esce dalle labbra in maniera così candida che quasi gli sembra di essere tornato a Istanbul, ma no, non è l’alcool che parla, anche perché tra loro non è mai stata una questione di alcool.
Steven si asciuga le lacrime e sorride, per quanto possibile, appoggia la testa sulla spalla dello spagnolo e sospira.
“Ti amo anche io Xabs e credimi, ci hi provato in tutti i modi a farti restare.”
“Lo so, e non devi sentirti in colpa, è il nostro lavoro e lo sai come vanno le cose.”
Xabi prende il volto di Stevie tra le mani e lo bacia, lo fa piano, con tutto l’amore che ha.
“Lo sai vero che verrò a trovarti tutte le volte che potrò.”
“Farò lo stesso.”
“Portati dietro un po’di pioggia quando verrai a Madrid.”
Stevie ridacchia, con quel suo ghigno un po’scemo, un po’tanto inglese e si lascia cadere sul letto, tirandosi dietro l’altro uomo.
“Dovrò stare attento a non portare via te.” Dice tra un bacio e l’altro e si rende conto che non ci sarà mai un addio, non può esserci, che tutto quel terrore era ingiustificato, che sarà dura, che Xabs, il suo Xabs, gli mancherà come l’aria ma sarà sempre suo.
E le mani si cercano sotto i vestiti, si infilano ovunque per ricordare meglio il corpo dell’altro, le bocche baciano ogni centimetro disponibile per ricordarne ogni sapore ed è un amarsi lento il loro. Di quelli che piangi di gioia alla fine, che ti resta attaccato all’anima e vorresti solo restare fermo, così, l’uno sprofondato nell’altro, senza riemergere, perché fuori c’è la realtà e la realtà non è una stanza un po’anonima in cui la pioggia arriva dagli occhi e si può vivere di solo amore.
E si addormentano così, incastrati come gatti, stringendosi così forte che se la fine arrivasse ora, probabilmente si commuoverebbe nel vedere un amore così, che parte dall’anima e non solo dal cuore.
Xabi si sente un po’scemo mentre appende una foto di Istanbul nel suo nuovo armadietto e quasi arrossisce come una liceale quando Sergio gli passa accanto ridendo e tirandogli una pacca sulla schiena.
“Non ti preoccupare, non sei l’unico che vorrebbe essere a Liverpool.”