«Y el mar sigue moviéndose...»

Aug 24, 2012 11:25

Porque sé que los sueños se corrompen,
he dejado los sueños.
Sono due giorni che questi versi mi si ripetono in mente nei momenti più imprevisti, ogni volta che il controllo si allenta quel che basta per permettere ai pensieri di scivolare liberi. È sempre strano trovare moniti così precisi dispersi in libri che ti capitano in mano per caso - come se la luce cadesse in modo nuovo sullo specchio, ritagliando nel riflesso particolari del tuo volto che prima non avevi notato.
Perché è esattamente questo, quel che faccio da sette, otto anni a questa parte: evito di sognare, perché so che è inutile. Perché dopo resta solo l’amarezza, la nostalgia acuta di una fantasia che non si realizza, ed è più semplice in fondo evitare di pensarci fin da subito. Non sembra neanche uno sforzo concreto.
Non sembra difficile.
E in effetti difficile non è, mi viene fin troppo bene, e l’altra sera accucciata ai piedi di mia mamma, con i gomiti appoggiati sulle sue ginocchia e le sue dita tra i capelli, ho ripetuto più volte che è una scelta ragionata, che è meglio così.
È stato solo quando è tornato in mente quel verso, ieri, che ho realizzato davvero la malinconia atroce di questo comportamento. La rinuncia a tutto, anche all’attesa - la rassegnazione a uno stato di cose che non dovrebbe essere altro che temporaneo, pagina bianca che ha senso solo se progetti di riempirla con qualcosa.
Siviglia mi ha cambiato anche in questo, credo. In un suo modo indiretto, impercettibile e quieto, ha spolverato gli ingranaggi di qualche meccanismo e ora l’orologio sembra funzionare, un poco meglio almeno.
Non sembra più esistere quel blocco di granito che ostruisce la strada al futuro almeno. E non si vede la luce, quello no - ma è nebbia, piuttosto. Oscurità che impedisce di riconoscere i contorni ma che non li nega più del tutto.
E anche se la solitudine ne è ancora l’essenza, in misura forse addirittura più estrema, sto iniziando a prendere in considerazione l’idea che forse non deve essere così. Che forse posso farcela, io da sola, a ricominciare a sognare. Nonostante i sogni si corrompano.
E nonostante, al risveglio, la loro ombra pesi con qualcosa di più doloroso che semplice malinconia.

(In tutto questo, io devo ancora spiegare la rivoluzione che è stata per la mia vita la scoperta di Luis García Montero. Credo che abbia seriamente cambiato il mio approccio alla poesia. È come se dopo dieci anni di frequentazioni confuse, stessi finalmente imparando a leggerla. Anche se per questo devo ringraziare soprattutto Siviglia, e i corsi che ho seguito lì, più che un poeta specifico. Che il contributo di Góngora e Octavio Paz e delle lezioni folli di Gronow è altrettanto importante…)

writer | luis garcía montero, yo

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