Jun 26, 2012 18:26
C'è qualcosa di vagamente surreale nel leggere l'articolo di un critico acclamato che, analizzando in dettaglio un poema di Vallejo che secondo il nostro professore parla di defecazione, impiega 16 pagine per spiegare che in realtà il poeta sta parlando dell'accoglienza che i critici avrebbero riservato al suo lavoro.
Perché cioè, viva la libertà di interpretazione e l'ambiguità dei testi poetici che possono significare contemporaneamente cose molto diverse, anche opposte, ma... E' seriamente difficile prendere sul serio certe interpretazioni tanto auliche di parole come las islas que van quedando, che il tuo cervello processa come un'immagine decisamente visuale e terrena e poco poetica, e di colpo ti viene spiegata come simbolo del poeta che "was anticipating the unceremonious reception he would have and wished to afflrm his decision to weather the shower from the pelicans of crititism".
Della serie, tutto può essere, ma... Surreale.
(E comunque certe cose non andrebbero studiate quando stai iniziando a capire perché chiunque abbia passato un'estate a Siviglia vive *terrorizzato* dell'arrivo di giugno. Seriamente. Servirebbero i neuroni perfettamente vigili, non intontiti dai 40 gradi costanti. *rolling-eyes*)
(Voglio dire. Vallejo *non voleva* essere capito. O avrebbe scritto in maniera vagamente più comprensibile, e non ci sarebbero interpretazioni tanto assurde e contraddittorie dei suoi poemi. Non so come farò ad arrivare alla fine. *rolling-eyes*)
E ok, fine della lamentela. Scusate. *rolling-eyes*
(PS - Ma in italiano teoricamente si parlerebbe di 'poesia' anche per indicare la singola composizione? Perché ho la vaga sensazione che il termine 'poema' non si usi in quel senso, da noi... *rolling-eyes* A volte ho l'impressione che l'immersione nello spagnolo non abbia fatto altro che logorare il mio italiano...)
writer | cesar vallejo,
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