Jan 07, 2008 00:46
Ho il libro di Jim sottomano. Ash in testa.
E la notte intorno, avvolgente e fredda.
Sfoglio le pagine senza un ordine, cercando lui.
Ed è sempre un azzardo, quest'operazione, perchè finisci per ritrovarti a rincorrere te stessa nelle citazioni, ed è come guardarsi riflessa in pezzi di vetro dalle forme strane. Riconosci i contorni, ma con colori diversi. E forme e dimensioni e distorsioni troppo pure.
Non avremo rimpianto di nulla, eccetto l'uno dell'altro.
E sono io, ed è lui. E anche Dylan in una certa misura.
(La A arabescata che gli marchia il petto. E Ash lo sapeva che l'avrebbe fatto. E so che si sentirà male, lui, a vederla. E sprecherà qualche altra goccia d'odio).
E sono poesie fulminee, che ti scorrono nei nervi. Elettricità improvvisa.
E' un momento.
L'istante dopo già tutto è diverso, e non sapresti dire cosa ti avesse colpito, prima.
Impossibile scegliere.
Non si tratta di fare una cernita. Solo, di scrivere a caso.
Hai lasciato il tuo
Nulla
a competere c/
Silenzio
E oggi Ash mi parlava. O forse io parlavo a lui - due voci fuse insieme. Mentre mi raccontava della morbida parata, io lasciavo che fossero le parole ad infilarsi l'una dietro l'altra, come perline messe a caso sopra un filo.
Ed era liberatorio, in un certo senso. Fidarsi solo della musica, del ritmo. Di equilibrio e cadenza. Non badare al senso: il senso trovarlo dopo.
Lasciar parlare dita e occhi e altro. Spegnere il cervello.
Non ricordare.
A volte serve.
A volte, fa bene.
Ho gusto di caffè ancora in bocca.
Stanotte, potrò sognare solo sogni strani.
ash,
writer | jim morrison,
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