Aggiornamento

Nov 15, 2011 12:05

In realtà non so esattamente perché sto scrivendo. Avrei miliardi di cose da dire - pensieri da mettere in ordine, elaborare - ma il tempo di farlo davvero è mancato fino adesso e sicuramente non è questo il momento più adatto.
Il fatto è che mi mancate, però. Mi mancate come singole persone e come gruppo, anche se in realtà sono solo io a essermi assentata perché, tra l'altro, ho continuato a lurkare come mio solito sia su facebook che qui. E boh, un po' basta, ma in altri momenti prende la nostalgia.
(Sono giorni in cui sono particolarmente nostalgica, questi, in effetti. Sarà il tempo, sarà il cambiamento, sarà che ieri mi mancava da morire la possibilità di stare seduta al tavolo della cucina con la gatta in braccio commentando con i miei tutto quel che sta succedendo in Italia, ma... Mi manca il mondo. *rolling-eyes*)
Quindi, ecco. Ieri ne parlavo con Fata che ha fatto intelligentemente notare che non c'è bisogno assolutamente di un post *geniale*, per far sapere che sono ancora viva, e che insomma. Apro la pagina e scrivo, basta.
E dunque. Ho mezzora di tempo. Approfittiamone.

Le cose qui continuano ad andare bene. Non è perfetto perché non sono perfetta io, perché certi bagagli te li porti dietro e pesano ovunque vai, tagliano le spalle, ma è molto meglio di quanto temevo a marzo, quando ho dato conferma dell'accettazione dell'Erasmus, e... Forse è anche giusto così. Mi sto scoprendo pian piano.
Credo che siano stati due mesi molto introspettivi, questi, per paradossale che possa sembrare.
La gente di solito va in Erasmus per fare festa tutta la notte e conoscere altri, parlare, dialogare. Io cammino per Siviglia e guardo il fiume ed è come guardare dentro di me, sulla superficie.
Sto mettendo in ordine molte cose. Fata dice che sto rimuginando troppo, a volte - quando arrivo da lei con l'ennesima crisi scaturita dall'ennesima riflessione andata male - ma non posso evitarlo. Trovarti solo in una città straniera ti fa prendere coscienza per forza di certe dimensioni nuove, ti insegna a muovertici dentro e, se non riesci a farlo, anche questa è una scoperta in sè. Qualcosa di cui fare tesoro.
Dovrò parlare di tutto questo in maniera più dettagliata, prima o poi. Di come sia arrivata alla conclusione che il mio problema sta tutto nell'idea di maschera - nel percepire il mondo come una recita più o meno spontanea e non saper improvvisare, io, non aver mai imparato a memoria una parte. Non volerla imparare, neanche, se per viltà o per ostinazione questo è ancora da stabilire.
Nel trovare più confortante un certo tipo di solitudine, quella più dolce.
Ho scoperto di trovarmi davvero bene, in quella solitudine.
E al tempo stesso c'è l'esperienza rassicurante di riuscire comunque a interagire con il mondo, di non aver sofferto neanche davvero il cambiamento assoluto dalla mia stanzetta al mondo.
C'è l'inquietudine di fondo - la paura vera, a volte - di vivere un cambiamento assoluto e non sentirlo. Vederlo scorrere sulla pelle senza lasciare traccia, né carezza nè danno.

(We can find no scar,
But internal difference
Where the meanings are.)

Siviglia è gentile anche con certe scoperte, però. Credo che in qualunque altro posto sarebbe stato più duro, trovarsi da sola, incontrarsi davvero - qui c'è il sole che avvolge le case e scalda la pelle anche in mezzo a novembre, invece. C'è una luce che accarezza, come scriveva Cernuda, e trasforma in magia un qualunque colore. C'è lo scorrere lento e largo del suo fiume e l'odore di acqua che ricorda il mare. Ci sono le colombe che volano bianche contro il cielo, l'azzurro intenso e serenissimo che fa da sfondo alle case, alle palme. Qualcosa di distratto e al tempo stesso accogliente.
E non so. È qualcosa di viscerale, per me, lo è stato fin da subito.
Guardarla, e sentire immediato il bisogno di farlo vedere agli altri. Tutti quelli che amo.
Non mi è successo con le altre città, questo. Granada è un posto a cui devo tornare con Fata, Madrid un posto dove sono stata troppo poco e male, e che avrebbe probabilmente potuto darmi di più. Toledo una parentesi brevissima sulla strada del ritorno e non è molto, come pietra di paragone, vero. Ma nessuna mi ha dato la stessa emozione inspiegabile di Siviglia, la prima sera in cui ho camminato per l'Alameda. Nessuna mi dà l'emozione di tutte le volte che passo per calle San Jacinto, diretta all'università.
È strano.

E ci sarebbero da dire mille cose ancora - parlare di quanto mi mancano i gatti, di quanto questo sia stata un'altra conferma. Parlare di letteratura spagnola, del gusto che sto trovando nello studiare Góngora. Parlare del corso di poesia inglese, più che assurdo, degli assignments del professore e di come anche questo in qualche modo stia servendo.
Parlare di letteratura ispanoamericana (l'ennesima conferma) e di come Huidobro abbia detto, nel suo delirio, qualcosa che ha definito un po' meglio la mia idea di poesia.
E approfondire tutto il resto, anche. Che è solo un abbozzo.
Ma è mezzogiorno e io all'una devo ripartire e insomma. Meglio che chiudo.
*rolling-eyes*
Spero che riprenderò a farmi sentire un po' meglio.
Magari - giusto per *rolls* - anche un po' a usare facebook. *rolling-eyes*
Per ora vi abbraccio fortissimo. E mando un bacio a tutte.^^
A presto.^^

schizofrenie, yo, siviglia, writer | emily dickinson

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