Tardo autunno.Il rumoreggiare dei tuoni di primo mattino sveglia lentamente la metropoli adagiata su quel lembo di terra bagnato dalle acque del mare.Il cielo è cupo;basse e scure le nuvole si addensano,l’aria è immobile.Nemmeno i pochi raggi del sole riescono a valicare le scure maglie delle nuvole e così si riflettono su di esse rendendo il paesaggio ancora piu tetro.
Spostandoci tra la nebbia e le primissime gocce di pioggia che ci attraversano venite,guardiamoci in torno.Ricordate?Una creatura ha posato i suoi piedi sull’asfalto umido di questa città pronta a lasciare anche lei un impronta indelebile nella vita di Roscoe..E Roscoe?Sicuramente ricordate anche voi;l’abbiamo lasciato nelle candide braccia di Nerea inquietata dalle molteplici sensazioni che quel libro le ha suscitato, e sconvolta dal passato che Roscoe cerca di nascondere anche a se stesso.Accompagnati dal suono della pioggia attraversiamo il centro abitato e dirigiamoci verso quella morbida collina variopinta;i colori dell’autunno abbelliscono il paesaggio con il giallo e il rosso.Gli ultimi colori che la natura ci offre prima di addormentarsi e lasciare il posto al freddo inverno..
Sono appena passate le sette del mattino quando,dopo un flash brevissimo di luce,esplode sconquassando il paesaggio un terribile boato.Il tuono fa quasi vibrare gli alberi,impaurisce gli animali,e scuote i vetri delle finestre. Dopodiché scende rapida la pioggia battendo sulla terra e sui tetti;picchietta imperiosa le poche foglie degli alberi ancora saldamente ancorate ai rami mentre quelle ormai deboli e ingiallite si lasciano andare giu svolazzando soavemente.
Poi si alza il vento e la pioggia sospinta dal suo soffio si infrange contro i vetri delle finestre.
Il mio riposo è disturbato;lo scrosciare dell’acqua mi sveglia.Ma troppo stanco per alzarmi decido di rimanere a letto abbracciando il cuscino soffice.
Ed è mentre mi sto lasciando andare al sonno che mi ritorna in mente tutto: il libro,le lettere,la creatura che ha spaventato Nerea. Ed è allora che mi prende un dolore allo stomaco che si diffonde nel corpo.Sarà la tensione accumulata la sera prima?O l’inquietudine?O forse la paura di dover guardare indietro..Mi rigiro nel letto sistemando il cuscino perche ad un tratto è diventato troppo scomodo per tenerci la testa.Cerco di rilassarmi ignorando il rumore quasi impercettibile del temporale.
Mi addormento.A risvegliarmi dopo un pò è stato un fulmine caduto poco distante da casa.Il rumore istintivamente mi ha costretto ad aprire gli occhi.Ancora steso mi tiro su poggiandomi sul gomito e mi stropiccio gli occhi pieni di sonno.
Alzo gli occhi verso a finestra e guardo fuori..Il tempo è pessimo e sembra sia buio.L’ orologio punta sulle 8.30.Devo alzarmi e vestirmi.Oggi è una giornata abbastanza piena;devo passare al comando e lasciare dei documenti per poi recarmi subito in caserma e sbrigare delle faccende in ufficio.Mi metto a sedere a letto.Sono ancora mezzo stonato dal sonno.L’altra sera con Nerea si è fatto tardissimo.Non mi andava di lasciarla era troppo spaventata.
Non riesco a capacitarmi,nonostante tutte le stranezze che ho vissuto mettendo piede qui dal primo giorno, e continuo a rifiutare l’idea di un qualcosa che possa osservarmi o nuocermi.
Dopo qualche incertezza decido di cominciare la mia giornata.Per un attimo rimango impalato davanti alla finestra osservando il vento e la pioggia che sferzano gli alberi.E’ cosi ipnotico..
Ed è proprio nel silenzio che mi tocca ancora una volta quella strana sensazione provata precedentemente.Mi sento osservato.
Ho i brividi addosso ma tengo a freno l'ansia e mi concentro su ciò che ho da fare oggi.La sensazione passa subito e posso tirare un sospiro di sollievo.Sosto un altro pochino davanti alla finestra massaggiandomi istintivamente il collo.Avrò dormito male chissà,ma quella zona continua a farmi male.
Poi evitando di fissarmi decido di scendere giu in cucina.
La casa è molto fredda quindi decido di accendere il clima.
-Non è piu tempo di dormire mezzo nudo grand’ uomo..-
Sibilo sorridendo.
Appena in cucina mi rendo conto di non essere in orario sulla tabella di marcia; alle 9.45 devo trovarmi al comando.
Cosi mi avvicino al fornello e preparo il caffè; nel frattempo prendo il vassoio con i cornetti e la piccola brocca del latte e porto tutto sul tavolo li vicino.Manca solo la tazza con il caffè fumante,quindi torno in cucina per prenderla e mi fermo vicino al fornello in attesa.
La caffettiera comincia a sbuffare e nel frattempo,mi stiracchio cercando di scrollarmi di dosso la stanchezza.
Ed è in questo preciso momento che sento un mormorio di voci confuse volteggiare attorno a me.Poi una voce soave mi sfiora avvolgendomi con il suo calore..
Mi volto istintivamente verso il muro;ho avuto la sensazione di averla quasi al mio fianco.
Ora attorno a me c’è solo il silenzio e il sibilo continuo del caffè che sale.E’ tutto cosi strano ma nonostante questo cerco di ostentare tranquillità.Voglio lasciarmi alle spalle tutte queste cavolate.
Non è il modo giusto di cominciare la giornata.La cosa mi infastidisce e molto.Me ne accorgo dalla mia espressione che si riflette nei vetri della credenza.
Odio cominciare la giornata cosi.
Intanto il caffè è pronto;nel momento in cui sto per versarlo nella tazza un bisbigliare lontano proveniente dalla sala si insinua nella cucina, questa volta non ha niente a che vedere con la voce di prima.Non voglio girarmi e cadere vittima di un altro scherzo della mente;mi concentro su qualsiasi cosa pur di non cedere.Guardo fisso davanti a me.
Inizialmente nei vetri riesco a scorgere solo la sala e la poca luce che si riflette sull’arredamento.Quel vociare incomprensibile d’un tratto si arresta.Nel secondo in cui le palpebre degli occhi si chiudono e si riaprono le mie pupille catturano nel vuoto,riflesso nel vetro, una figura appena accennata nei contorni.Non riesco a distinguerne la forma e la cosa che colpisce ,o meglio mi terrorizza, sono gli occhi di un rosso cupo e abbaglianti.Mi volto velocemente.
E nel punto esatto in cui è avvenuta l’apparizione c’è il nulla.Il buio circonda la sala e tutto sembra normale.Ancora intimorito dalla vista di quella cosa mi volto verso il fornello.La caffettiera fuma;un gradevole profumo forte di caffè si espande nell’ambiente e con l’adrenalina che ancora mi circola nelle vene cerco di calmarmi.
-Andiamo sei stanco..-
Mi ripeto.
Mi porto una mano alla fronte in attesa che il mio corpo riprenda il controllo,poi dopo un attimo di incertezza ,mi sposto in sala, portando con me tutto l'occorrente per fare colazione.
Sedendomi mi verso il caffè; dopo averlo zuccherato aggiungo una goccia di latte per macchiarlo.Un gesto tipicamente italiano.Mi torna in mente Nerea.
-Chissà come avrà passato la notte..-
Fisso la tazza e distrattamente poso il cucchiaino li vicino.Mi riprometto di chiamarla nel pomeriggio per sapere come sta; poi c’è sempre una sorpresa che gli avevo promesso da tempo.
Solo ora posso agire dato che mi resta ancora un giorno libero da sfruttare.
Il cucchiaino da caffè inspiegabilmente cade..
Sono troppo impegnato per rendermi conto che forse è proprio la normalità delle cose che mimetizza alla perfezione eventi,esseri e situazioni che i comuni mortali non possono o non vogliono vedere.
Proprio come me..
Mi rialzo per recuperare dal pavimento il cucchiaino e solo allora mi rendo conto del libro.
Lo fisso quasi ipnotizzato,poi mi avvicino al tavolino,lo prendo tra le mani e lo sfoglio.
Le pagine sono bianche e ingiallite;non un segno,né un indizio sulla quale lavorare.E penso all' angoscia manifestatasi sul volto di Nerea.Il suo sguardo su quel libro..
Il suo malcelato turbamento.
Dopo averlo riposto sul tavolino mi siedo poco distante concedendomi un altro sorso di caffè; dopo averlo terminato ritorno tra i miei pensieri.La mia testa è divisa tra la sorpresa che devo organizzare per Nerea e quel libro antico con quel pentacolo rovesciato in oro impresso sulla copertina.
Mi tenta l’idea,ancora una volta,di chiedere l’aiuto di Nerea.
-No..-
Mi alzo.
So di essere combattuto;ho in mano quelle lettere,e le irripetibili parole dette da quella creatura incontrata nella vecchia cattedrale.
-Esporre ad un rischio simile una donna cosi indifesa?-
Mi domando a voce alta in piedi a braccia conserte fissando quel libro.
Resto cosi...Nel dubbio.
-Non posso farlo.-
Decido alla fine, senza nessuna ombra di dubbio mi convinco della mia scelta.La questione mi infastidisce particolarmente quindi dopo aver dato un altro sguardo a quel maledetto libro decido di aggirare l’ostacolo con l’indifferenza.Salgo le scale spostandomi in camera.Li prendo la divisa vestendomi velocemente.Torno di sotto per fermarmi al bagno; poi dopo aver ultimato le mie cose raccolgo chiavi e sigarette avviandomi alla porta.Nel guardare fuori mi rendo conto che la pioggia ha smesso di cadere ed esco.
La natura in questa stagione assume sempre un aspetto arcano e intrigante.I colori variegati,piuttosto forti, delle foglie rende il paesaggio festoso.L’aria è estremamente fresca; calpestando l’erba mi accorgo che scricchiola sotto gli anfibi.In effetti la pioggia non è riuscita a sciogliere la brina che ha cristallizzato i fili d’erba ancora verdi.Apro la portiera della macchina e prendo posto.L’ambiente è freddo.Le goccioline di pioggia sui vetri riflettono la luce del giorno;sembrano tanti diamanti o ,peggio ancora, mille occhi fissi su di me.Mi viene in mente l’apparizione in cucina e cerco di scacciare via il pensiero.Metto in moto e avvio l’mp3 con la mia musica preferita *Winterreise -Coldworld * adoro questo pezzo strumentale e me lo godo in pieno accendendo una sigaretta.
Il motore acquista velocità e mi avvio verso il comando.
La giornata passa tranquilla,senza eclatanti novità.Il generale nell’accogliermi mi ha stretto la mano contento di rivedermi in ufficio.Avrà forse notato l’inquietudine che cerco di nascondere a tutti i costi ma non mi ha chiesto nulla; mi ha solo augurato buon lavoro con tanto di possente pacca sulla spalla.I suoi modi camerateschi mi sono sempre piaciuti.Nel trasferirmi dal comando alla caserma con la macchina ho dovuto aspettare un bel po' nel traffico per via di un ingorgo.La pioggia causa anche questo.Tutto sommato la giornata è andata bene e mi auguro continui cosi per lungo tempo.E’ quasi ora di tornare a casa; intanto fuori il tempo non si decide a cambiare.Credo che pioverà per tutta la serata.
Dopo aver salutato i miei colleghi aspetto che smetta di piovere per raggiungere la macchina e nel frattempo approfitto per chiamare Nerea.
Risponde subito.
-Ehi!!-
-Ciao Nerea!-
La sua voce squillante mi tranquillizza.
-Come va?-
-Oh bene bene-
-Disturbo?-
-No ma che dici Roscoe!Anzi lo sai che mi fa sempre piacere parlare con te.-
-Ah anche a me e lo sai..-
-Allora cosa mi racconti?Come è andato il primo giorno di lavoro?-
-Ehm ecco veramente sono ancora in licenza fino a domani..-
-Ah allora non ci sto proprio con la testa il bello è che me lo avevi anche detto.-
Sorrisi di gusto.
-Nerea dai non fa niente..-
-Ah ah e allora perche ridi?Ti prendi gioco di me?Oh povera smemorata!-
Risposi subito soffocando una risata.
-Sarai anche smemorata ma sei molto affascinante..-
Ecco l’avevo detto.
-Roscoe...Io..Beh..-
-Si sei senza parole ecco appunto non dire niente ascoltami solo un attimo..-
-Ma io veramente volevo dirti...-
Non la lasciai continuare.
-Ah?Shhh!Rimanda tutto ad un altro giorno,per domani dovrai assolutamente chiedere un giorno di ferie perche io e te abbiamo da fare...E non è un invito!-
Nerea non riusciva a proferire parola ,forse per l’emozione, poi si riprese dopo quell’attimo di stupore.
-Ehm va bene...E posso sapere cosa dobbiamo fare?-
Sentivo la sua curiosità,la stuzzicava anzi l’eccitava.
-No mia cara domani mattina passerò presto a prenderti;tu cerca solo di non fare tardi questa sera perche per domani ti voglio sveglia per quando verrò.-
-Vabè cercherò di andare prima a letto e di evitare di fare pensieri su strane creature...-
La frase mi punzecchiò ma non lo feci notare.
-Esattamente..-
-Roscoe?-
-Si?-
-Ah ecco non ti sentivo piu.-
Non mi sentiva piu perche stavo meditando sulle sue parole ma velocemente trovai una scusa.
-No è che stavo aprendo la macchina.-
-Ah..Ok scusami ma qui in ufficio sono piena di lavoro possiamo sentirci dopo?-
-Ah mi ero dimenticato del tuo turno.Si allora ti richiamo piu tardi.-
-Va bene antipatico!A dopo!-
-Ciao Nerea.-
La comunicazione si interruppe.
Nel frattempo aveva smesso di piovere e un tenue raggio di sole illuminava la metropoli.
Con la macchina attraversai la città dirigendomi verso il centro commerciale per acquistare l'occorrente per il pranzo del giorno successivo.Dopo aver fatto la spesa ritornai a casa.Il cielo era di un giallo brillante al tramonto.Era stupendo..
In lontananza,verso il mare ,intanto un fronte nuvoloso consistente e cupo avanzava sull’acqua avvolto da una foschia pesante.Di tanto in tanto una saetta spuntava tra le nuvole simile ad una mano scheletrica pronta ad afferrare qualcosa di invisibile ai miei occhi.Svoltando dietro la collina,tra le nuvole piu alte e leggere faceva capolino e poi si nascondeva la luna.
Parcheggiata la macchina mi voltai verso casa di Nerea.Sarebbe rincasa piu' tardi.Così senza perdere tempo portai la spesa in casa richiudendo la porta alle mie spalle.Scendendo di sotto e accendendo tutte le luci della sala preparai tutto il necessario per il picnic .Dopo aver scelto le ricette, con gli ingredienti a portata di mano, mi misi all’opera.Avrei evitato ,inventando una scusa,di invitare a casa Nerea per non rovinarle la sorpresa.Accesa la tv controllai per un attimo le previsioni meteo.Ritornai in cucina mentre dall’alto arrivava il rumore della pioggia che cominciava a cadere forte.