Titolo: Why don't you kiss me?
Rating: Verde
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale
Personaggi: Seraph Rodewald, Theoderich Heimbrecht
Wordcount: 1350 (
fiumidiparole)
Prompt: San Valentino / 09. Bacio @
think_fluffNote: Shonen-ai.
Qui per maggiori informazioni sul pairing.
Seraph Rodewald si era rifiutato di baciarlo prima di andare a letto.
Theoderich Heimbrecht, il suo amante e convivente, non l'aveva dato a vedere, ma ci era rimasto male: Seraph non gli aveva mai negato un bacio prima di andare a dormire. Era quello della buonanotte e lui ci teneva, dato che era una loro consuetudine.
Seraph Rodewald si era rifiutato di baciarlo prima di andare a letto.
Theoderich Heimbrecht, il suo amante e convivente, non l'aveva dato a vedere, ma ci era rimasto male: Seraph non gli aveva mai negato un bacio prima di andare a dormire. Era quello della buonanotte e lui ci teneva, dato che era una loro consuetudine.
Il suo compagno stava dormendo profondamente, girato dalla parte opposta alla sua, su un fianco, in modo tale che lui potesse vedere la sua ampia schiena.
Theoderich avrebbe voluto abbracciarla e dormire stretto ad essa, ma faceva troppo caldo per farlo ed il suo buonsenso glielo impediva. Stavano già dormendo senza lenzuola e in mutande. Il condizionatore non voleva decidersi a funzionare e dalla finestra aperta non entrava un filo di vento.
Seraph, che soffriva enormemente il freddo, doveva trovarsi a proprio agio con quel clima torrido al punto tale da riuscire a dormire, ma lui non ci riusciva proprio.
Si sentiva soffocare dall'aria calda e, come se non bastasse già l'afa, adesso aveva anche di che pensare.
«Perché non mi ha dato il bacio della buonanotte...?» si domandò, triste e pensoso, scrutando la sua nuca con finto interesse.
Si stava arrovellando il cervello per cercare di capire il motivo per cui gli aveva negato il bacio da diverse decine di minuti e non aveva ancora formulato una ipotesi che calzasse con il modo di essere di Seraph.
«Forse... non gli piaccio più...?» rifletté improvvisamente, avvertendo un groppo formarglisi in gola alla sola idea che potesse essere vero: amava profondamente Seraph e non riusciva a concepire di doversi separare da lui.
«Perché non ci ho pensato prima...? Potrebbe essere. Se non mi... ama più è logico che non voglia più baciarmi...» continuò a riflettere, sempre più disperato e confuso.
Scosse la testa con vigore.
«No, non è da Seraph. Lui... cercherebbe di mettere in chiaro il problema, per non farmi soffrire...» pensò in strenua difesa del compagno.
Cercò di allontanare quel doloroso filo di pensieri, ma più ci provava e più non ci riusciva. Iniziò così a pensare a cosa avrebbe fatto nel caso in cui Seraph l'avesse lasciato. Faceva terribilmente male, ma era impossibile sfuggire a quella catena di pensieri.
Il Rodewald era quello che manteneva entrambi con il misero stipendio dei due lavori che faceva, pertanto era lui il proprietario dell'appartamento. Sarebbe rimasto lì e l'Heimbrecht avrebbe dovuto trovarsi un nuovo appartamento o, addirittura, tornare a vivere con i suoi genitori - trovando una scusa plausibile per quel ritorno improvviso che non contemplasse la spiegazione della sua relazione con Seraph.
Mentre pensava a come sarebbe tornata ad essere la sua vita, i minuti iniziarono a scorrere velocemente, tramutandosi in ore.
Avvolto com'era nella sua tela di tristezza, neppure si accorse che il suo compagno, ad un tratto, si svegliò e si mise seduto sul bordo del letto.
Si rese conto di ciò solo quando quest'ultimo, voltatosi verso di lui per guardarlo e notando che era stranamente sveglio, esclamò: «Theoderich? Che c'è...? Non riesci a dormire...?».
Il ragazzo sussultò nell'udire la sua voce strapparlo ai suoi pensieri.
«Ah...! Ehm, sì... è per colpa del caldo...» disse in tono frettoloso «Come mai ti sei svegliato...?» chiese subito dopo, curioso.
Il Rodewald si passò una mano tra i capelli biondi, tirandoli indietro. Era un gesto che era solito fare quand'era nervoso o turbato.
«Devo andare in bagno» rispose, il tono simile a quello della confessione di un peccato. Pareva parecchio imbarazzato.
«Ah...» disse semplicemente l'Heimbrecht, osservandolo mentre si alzava e si allontanava. Dopo una manciata di secondi udì il rumore di una porta che si chiudeva lungo il corridoio.
Doveva chiedergli del bacio? Un po' si vergognava, però voleva sapere quanto le sue elucubrazioni erano andate vicine o meno alla verità.
Se non si faceva un po' di coraggio e parlava, avrebbe continuato a rodersi finché la cosa non fosse venuta fuori per conto proprio - e chissà fra quanto sarebbe successo.
E nel frattempo lui che cosa avrebbe fatto? Avrebbe continuato a rimanere sveglio la notte a pensare alle conseguenze di una loro possibile separazione?
Non avrebbe retto a lungo a tante notti insonni di fila e si sarebbe trasformato in una specie di zombie.
No, doveva chiedergli spiegazioni.
«Devo farlo...» si disse, mettendosi seduto sul materasso a gambe incrociate.
Rimase in attesa del ritorno di Seraph studiandosi i polpacci grossi e ben in carne e le caviglie stranamente esili per essere quelle di un maschio.
Si guardò il busto per un solo istante, poi distolse lo sguardo, infastidito dalla sua tanto odiata pancia. Era in conflitto perenne con i suoi chili di troppo sul ventre da quando aveva conosciuto Seraph, nonostante non riuscisse a contenersi con le porzioni quando aveva veramente fame.
Era nervoso e stava cercando di calmarsi un poco. Si stava torturando le mani e non era un bene: significava che era davvero agitato, troppo.
Quando udì il rumore dello sciacquone sobbalzò visibilmente e raddrizzò la schiena, voltandosi verso la porta della camera.
«Prima di andare a dormire devo smettere di bere tanto...» sospirò Seraph varcando nuovamente la soglia, coprendosi la bocca con una mano prima di sbadigliare.
Era l'incarnazione della serenità e sembrava aver davvero molta voglia di tornare a dormire.
Tornò a sedersi sul letto e si sdraiò supino stavolta, lanciando un'occhiata assonnata al compagno ancora seduto.
«Hai deciso di smettere di provare a dormire?» disse in tono scherzoso.
Theoderich esitò un momento prima di dire: «Ehm... Seraph, io...».
«Cosa...? Stai male?».
Era così apprensivo nei suoi confronti...! Theoderich si sentì uno stupido per aver dubitato di lui, però ciò non gli impedì di sporgersi e chinarsi nella sua direzione, avvicinandosi alla sua bocca sempre di più.
Erano ormai vicinissimi e Theoderich pensava di poter finalmente avere il suo bacio, quando la mano grande e forte di Seraph gli si posò sul petto, allontanandolo.
L'Heimbrecht, deluso e frustrato in parte da quel nuovo rifiuto ed in parte dai pensieri angoscianti che gli si agitavano nella mente, si rimise seduto con i lucciconi agli occhi.
«Perché mi allontani...? Non posso più darti un bacio...?» domandò, cercando di non piangere. Non era quello il modo in cui gli uomini affrontavano i problemi.
«Non... non ti piaccio più?».
Seraph scattò a sedere e gli prese le mani nelle proprie.
«Non l'avrai pensato sul serio, Theoderich?» disse precipitosamente, il tono improvvisamente esagitato.
«I-io...» esordì l'altro, smarrito, guardandolo in volto. Nella penombra della camera scorse uno sguardo talmente penetrante che temette d'esserne fisicamente trafitto.
«I-in realtà... sì» ammise Theoderich, assumendo un contegno colpevole e pentito al tempo stesso, abbassando gli occhi sul materasso.
A sorpresa avvertì le forti e grosse braccia di Seraph circondarlo e stringersi attorno al suo torace. Istintivamente l'Heimbrecht si abbandonò nella sua presa, appoggiando il viso sulla sua spalla. Avrebbe voluto rimanere in quella posizione per tutta la notte, tanto il caldo gli avrebbe impedito comunque di assopirsi.
Era tutto inaspettatamente così... tenero.
«Come hai fatto a pensare che... non ti ami più?» domandò Seraph, stringendolo ancor più forte.
«Perché... non volevi... baciarmi» spiegò Theoderich, arrossendo. Per fortuna l'oscurità impediva di vedere il cambiamento di colore delle sue guance. In caso contrario non sapeva proprio come avrebbe potuto affrontare la situazione.
In quel momento avrebbe voluto essere accarezzato e coccolato come spesso succedeva prima che facessero l'amore. Era certo che si sarebbe messo a fare le fusa come un gatto.
«Per quello...?» disse il Rodewald, allontanandolo per guardarlo dritto negli occhi.
«Non mi hai dato neppure il bacio della buonanotte... e lo fai sempre» continuò l'Heimbrecht.
«Se non l'ho fatto è stato perché non volevo che venisse l'herpes anche a te...» spiegò il Rodewald in tono improvvisamente innocente.
L'altro lo guardò, stupito: «Herpes...?».
«Sì...» disse il biondo «Me ne sono accorto stasera subito dopo cena. È ancora piccolo, però non voglio che lo prenda anche tu...» esplicò.
«O-oh...» fu tutto ciò che Theoderich riuscì a dire, sentendosi mortalmente in imbarazzo per la figuraccia appena fatta.
«Scusami...» mormorò.
«Non importa...» disse Seraph, sdraiandosi di nuovo e portando con sé il compagno.
Si sistemò su di un fianco, stringendolo ancora.
«Perché mi abbracci? Poi hai caldo...»
«Non importa... sto bene così» replicò il Rodewald, strofinando il naso contro la sua fronte.
«Ora... perché non provi a dormire?» gli propose con un accenno dolce di sorriso sulle labbra.
«O-okay...» convenne Theoderich esitante, sistemandosi meglio contro di lui e chiudendo gli occhi.
Era certo che tra le sue braccia sarebbe riuscito a prender sonno, a dispetto del caldo torrido.