Titolo: La sindrome dell'eroe
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester/Castiel
Rating: SAFE
Parole: 1575
Prompt: Supernatural, Dean/Castiel, Castiel insegna a Dean qualcosa di nuovo per la
Notte Bianca #16 e Superheroes!AU - Se inserite un pairing, bonus se è Superhero/Supervillain per
LDS's The PiratesAvvertimenti: AU, riferimenti alla 9x23
Note: Si è praticamente scritta da sola. Ed io sono raffreddata, quindi i riferimenti e le battute sono sicuramente pessimi e figli dei miei deliri. Il titolo non mi convince. Come sempre, sob.
Riassunto: Un supereroe tale finché ha come scopo quello di salvare le persone. Se questo scopo viene a mancare, se il peso che procura è troppo per una persona, questa può ancora ritenersi un supereroe? O Deve cambiare il suo modo di vedersi e di vedere il mondo? E, soprattutto, c'è un modo per tornare indietro e tornare ad essere chi si era?
Disclaimer: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla.
Questa vorrebbe essere la storia di un eroe. Un eroe magnifico, uno di quelli i cui fumetti finiscono appena l'edicolante li tira fuori dallo scatolone dei nuovi arrivi, uno di quelli per cui impazziscono sia i ragazzi che le ragazze. Un eroe vecchio stampo, tutto d'un pezzo, per il quale l'onore e la giustizia sono più importanti della propria vita.
Dunque questa vorrebbe essere la storia di un eroe, anzi, un supereroe senza macchia e senza paura.
Peccato che il nostro eroe abbia deciso diversamente. Dopo anni ed anni passati a cercare di salvare ogni essere umano da sé stesso e da chi attentava alla sua vita, dopo vari fallimenti, dopo essersi reso conto che essere un supereroe non ti rende una persona infallibile, il nostro eroe ha deciso di ritirarsi. Non che non sia stata una decisione sofferta, ovviamente, ma chi potrebbe mai sopportare tutto quel peso e tutto quel dolore senza cambiare? Chi non si sentirebbe un fallito se avesse la possibilità di salvare il mondo ma non le capacità? Chi non si sentirebbe corrotto nel sentire il proprio scopo passare dalla protezione degli innocenti alla distruzione del male, senza scrupolo alcuni riguardo ai mezzi usati per compire questa missione?
Questa è, infine, la storia di un supereroe che ha dato tutto sé stesso alle persone fino a sentirsi svuotato e senza scopo, con solo il desiderio di lasciare il posto a qualcuno di più giovane e forte. Solo che una domanda sorge spontanea: quale storia si può raccontare da una vicenda che sembra aver già percorso tutto il suo arco vitale?
Quella di un uomo, che a soli trentasei anni decise di fingere la propria morte. Si lascia sconfiggere da un altro uomo che ha scelto di farsi chiamare Metatron, perché di svitati in quel dannato paese non ce ne erano già abbastanza di loro. Un nome di un supercattivo che più sfigato non poteva essere. È okay, però, lasciare a lui il comando, perché il nostro supereroe sa che è un cattivo innocuo, uno di quelli che preferisce progettare il modo migliore per vincere che effettivamente ottenere il comando, e sa che il suo aiutante, è fiero di loro due ed è fiero di lui, sarà all'altezza, saprà fronteggiarlo.
Si lascia così sconfiggere e va a vivere una vita normale, forse per la prima volta nella sua esistenza. Non deve più nulla a nessuno, se non a sé stesso. Può dedicarsi ai propri hobby, ai propri impulsi, può anche non fare nulla dalla mattina alla sera. Nessuno ha più bisogno di lui e lui non ha più nessuna fiducia che potrebbe tradire per sbaglio. Nessun peso.
Può smettere di essere un soldato al servizio della patria. È finalmente in congedo.
La storia di un veterano che torna ad una vita comune, però, non interessa quasi a nessuno, nemmeno al nostro supereroe.
Dopo tanti anni di doveri avere tutto quel tempo libero non lo aiuta. Soprattutto se si considera ciò che ha dovuto stupire fin dalla sua adolescenza. Ora ha troppo tempo per pensare, per ricordare i suoi errori, rimuginare su ciò che avrebbe potuto fare diversamente. Beve, quindi, per tornare ad avere la mente occupata. Beve e si trasforma in tutto ciò che non ha mai voluto essere: un uomo come suo padre. Se non peggiore di lui.
Beve e sente il suo vecchio nome scivolare sempre più lontano, lo sente appartenere sempre di più ad un'altra persona, una migliore.
Si possono cambiare le identità, si può cambiare il paese in cui si vive, si possono cambiare le abitudini, ma i superpoteri non si possono cedere a nessuno. Ecco dunque che quella sensazione di sporco che inizialmente era causata dal non essere abbastanza ora diventa un baratro oscuro in cui tutto sprofonda e che tutto contagia. Ecco dunque che un supereroe si trasforma in un supercattivo.
E torna, il nostro protagonista, nel paese che aveva lasciato. Lì trova nuovi personaggi, nuovi eroi, nuovi cattivi, vecchi conoscenti che sono comunque nuove persone. Ritrova il suo compagno di squadra plagiato da una forza oscura, lo ritrova che continua a compiere del bene, sì, ma non nel modo in cui lui gli aveva insegnato, no, in un modo quasi... malvagio. Trucchetti e sotterfugi, tortura e sangue.
Quasi lo fa ridere questa situazione, se non fosse che l'altro rimane pur sempre un buono. Corrotto dal male, forse sì, ma comunque schierato tra le forze del bene. (E con una nuova e mora aiutante al suo fianco, a quanto pare.)
I nemici sembrano essere sempre gli stessi, anche se con nuovi volti. Qualche svitati che vuole cambiare il mondo, rivoluzionario, quelli che vogliono solo compiere stragi, quelli che vogliono che tutto vada in mano alle banche, trasformando la nazione in un inferno in terra. E parlando di inferno scorge una nuova cattiva, tra le pagine di un notiziario locale. Ha i capelli dello stesso colore delle fiamme, fiamme che dovrebbero infestare il luogo di cui si definisce cavaliere. Lei gli piace e potrebbero anche andare d'accordo. Far del male per il solo gusto di infliggerne.
Non è solo dall'oscurità che sono nati nuovi soldati: se ne sono aggiunti anche tra le fila dei vigilanti. Hanno tutti nomi strani e scattano al grido della giustizia che deve trionfare in terra. O anche solo in quella città, per essere più realistici.
Accartoccia il giornale e lo getta dove capita, sentendosi un vero cattivo anche solo per aver ignorato le buone leggi del reciclaggio, e decide di andare a divertirsi, come solo lui sa fare.
Non deve passare molto perché il caos e il panico si scatenino tra gli abitanti, ancora meno per trovarsi uno dei nuovi vigilanti davanti.
« Sono Castiel e ti fermerò- »
« Che razza di nome è Castiel? »
« È il nome di un angelo. Un nome perfetto per chi combatte per il bene. »
« Pff. Allora chiamami Deanmon. Un nome perfetto per chi non gliene frega un cazzo di chi tu sia. »
Ed è così che in realtà il nostro ex-supereroe è diventato un supercattivo, perché per essere un cattivo vero e proprio devi per forza avere un buono contro cui combattere. Altrimenti sono tutti solo cattivi propositi.
E come tutti i supernemici che si rispettino i due possono andare avanti a combattere per anni, per decenni addirittura, ma come spesso accade, quando la propria ed intera esistenza è indirizzata verso una sola persona, anche se con l'intento di distruggerla, si finisce per conoscerla meglio di sé stessi. Proprio in questo modo il nostro nuovo supereroe, Castiel, scopre le somiglianze che, nonostante tutto, accomunano Capitan Winchester a Deanmon.
« Capitan Winchester un par di ali. Questa sembra più un Dr. Losechester. »
Questo perché i migliori fumetti insegnano che i dottori e gli scienziati molto spesso finiscono per essere i cattivi e per quanto Castiel non capisca perché succeda questo, comunque ne è a conoscenza. D'altro canto non può negare che gli altri nomi con cui il vecchio supereroe venia chiamato non fossero adatti anche al nuovo supercattivo: Il Cacciatore Oscuro, La Morte nera, Il Winchestator.
« Zona che vai, soprannomi che trovi. »
Si difende il nuovo Deanmon, che non ha mai scelto per sé un nome da supereroe, ma ha sempre accettato quelli che i media, i cittadini e i suoi nemici gli hanno affidato nel corso del suo lavoro.
Castiel non lascia andare, perché se uno prima era buono poi non può semplicemente smettere di esserlo e Capitan Winchester era l'uomo più buono che lui avesse mai conosciuto, quello che stimava più di chiunque altro al mondo e grazie al quale aveva deciso anche lui di diventare un vigilante. Una persona del genere puòessere salvata. Deve essere salvata.
È per questo che il supereroe dal nome di un angelo decide che in ogni loro incontro cercherà di far ricordare a quell'uomo chi era e cosa significava essere sé stesso: una persona ammirata da tutti, che mette il benessere altrui davanti al proprio, che utilizza ogni metodo lecito per veder la giustizia trionfare. Quell'uomo che aveva fermato una situazione che tutti i media di tutto il mondo aveva in toto definito l'apocalisse.
Deanmon pian piano incomincia a ricordare cosa significava essere Capitan Winchester, il supercattivo non sente più così lontano l'uomo che una volta era il supereroe. Coma una malattia - o una cura - che si insinua nel corpo, come una luce che illumina ogni cosa, scacciando tutte le tracce dell'oscurità, così Castiel entra nella vita di dell'ex supereroe ed ormai anche ex supercattivo. E non solo gli fa ricordare com'era essere Capitan Winchester, ma gli insegna, gli spiega, come evitare di sentire quel peso su di sé, perché lui non deve temer mai di non essere abbastanza perché lui è sempre abbastanza, e delle volte è anche di più. Non ha nulla da temere e no, lui non può diventare il fantasma di suo padre, perché lui e suo padre sono persone totalmente diverse.
Questa è quindi la storia di un supereroe che si era stancato di scappare da sé stesso e voleva a tutti i costi fare ciò che pensava lo avrebbe reso sé stesso, senza sapere che ciò che era prima era esattamente quello che voleva essere. Questa è la storia di come un supereroe ha trovato il suo proprio e personale supereroe. In poche parole questa è la storia di come è sbocciato un amore.