Titolo: I'd do anything for you
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester/Castiel
Rating: NSFW
Parole: 1736
Prompt: Dean/Castiel per la
Notte Bianca #15 e n°17
Divinyls - I Touch Myself del
mmom_italiaGenere: Slice of life
Avvertimenti: phone!sex, ambientata tra la 9x01 e la 9x03
Note: Sto cercando di imparare a scrivere nsfw, ma buh, non credo sia il mio genere.
Disclaimer: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla.
Chiuse l'enorme tomo che stava sfogliando distrattamente da un po'. Sam aveva insistito in tutti i modi per poter andare a fare la spesa. Per intere settimaneDean lo aveva tenuto sotto stretto controllo, timoroso di un possibile nuovo collasso, ma da quando Ezeckiel aveva preso possesso del corpo del minore, questo stava effettivamente recuperando le forze ed appariva sempre meno provato dalle fatiche che aveva portato a termine per chiudere l'Inferno, quelle stesse fatiche che per un vero e proprio soffio non lo avevano ucciso. Nel bunker si era discusso per troppo tempo prima che il maggiore accettasse l'idea di lasciar uscire il fratello da solo. No, in realtà non era da solo, e questo era l'unico motivo per cui alla fine aveva ceduto. La consapevolezza che un angelo, per quanto debole, era lìì, pronto a proteggerlo, era l'unica cosa che aveva permesso a Dean di non dare di matto. Non più del solito,almeno. In più si era persino dovuto sorbire la ramanzina. Visto che stai a casa, perché non controlli i tomi in fondo alla biblioteca? Perché Sam era ancora convinto che quegli uomini polverosi, molti anni prima, conoscessero già l'incantesimo super segreto di Metatron che aveva chiuso il Paradiso e fatto precipitare sulla terra intere guarnigioni di angeli e che quindi da qualche parte, in quell'enorme archivio, avessero nascosto il controincantesimo necessario. Dean ci aveva provato. Aveva recuperato una pila di pesanti tomi, si era posizionato ad una scrivania con una birra ghiacciata vicino - una, due, tre, forse aveva esagerato, forse ad un certo punto ne aveva perso il conto - e si era messo a sfogliarli, prima leggendo attentamente ciò che quelle fitte pagine dicevano, poi sempre più in modo superficiale, fino a quando aveva deciso definitivamente che le ricerche non facevano proprio per lui.
Ottima tempistica. Si era appena spento il suono secco delle pesanti pagine provocato dalla chiusura del libro, che il suo telefono aveva iniziato ad illuminarsi e vibrare. Mandò giù un sorso della birra che teneva ancora in mano, prima di prendere l'apparecchio e rispondere alla chiamata.
« Dean? » Una voce roca e familiare, un po' insicura come sempre, quando si trattava dellìaver a che fare con strumenti tecnologici, anche con un semplice telefono - nonostante ormai Castiel ne usasse uno da anni -.
« Ehy, amico, come va? » Una pausa veloce, il tempo di inspirare ed espirare, che il cervello si ricordasse della guerra. « Sei per caso in pericolo? » La sua voce non cercava nemmeno di nascondere la preoccupazione che improvvisamente lo aveva colto.
« Uhm, Dean. » Un sospiro profondo. « Credo di avere un problema. Nulla di rischioso, però. » Si affrettò ad aggiungere, probabilmente perché conosceva alla perfezione il suo interlocutore e sapeva quanto le parole 'problema' e 'pericolo' potessero allarmarlo. Ed infatti era proprio così.
« Allora cos'è che non va? » Chiese il Winchester titubante, non sapendo che tipo di risposta avrebbe potuto ricevere. I problemi erano sempre stati in qualche modo sinonimi di pericolo nella sua vita, quindi non riusciva ad immaginare altro che terribili scenari.
« Credo di avere qualcosa che non va al, uhm, basso ventre. »
Per poco Dean non si strozzò con l'aria. Tossì, sperando vivamente di aver capito male.
« Cass, ma intendi... Sai, no di cosa sto parlando. Hai capito, sì? »
« No, Dean io non credo di capire a cosa ti riferisci. » Riusciva ad immaginarlo perfettamente: gli occhioni blu scrutare con concentrazione il nulla, le sopracciglia leggermente aggrottate, la testa inclinata un poco di lato.
Sospirò e scosse il capo, non importava quanto tempo quell'angelo avesse passato sulla terra, non sarebbe mai riuscito a cogliere certi messaggi se non tramite spiegazione diretta e chiara.
« Mi- mi spieghi cosa stavi facendo prima che... capitasse questo problema? » Tentò alla fine, disperato.
« Io stavo, molto semplicemente, andando a cercare del cibo, quando mi è passata vicina una donna e a quel momento non sono sicuro di cosa sia successo. »
Rise, un gorgoglio basso e roco che partiva dal profondo della gola. Alla fine Castiel era proprio diventato umano, dopo la caduta dal Paradiso. « Amico, devi cercare di liberarti. »
« Dean, ancora, non credo di capire a cosa tu ti riferisca. »
« Devi- risolvere quel problema, ecco. » Non stavano veramente avendo quella conversazione, assolutamente no.
« È proprio per questo che ti ho chiamato: speravo che tu potessi aiutarmi! »
Di male in peggio. Ora doveva pure spiegare cosa fosse la masturbazione ad un angelo? Cosa aveva fatto di male per meritarsi una simile punizione? ( Okay, ad pensarci bene, di male ne aveva compiuto fin troppo. Che quella fosse veramente una punizione del destino? )
« Cass, devi masturbarti. » Secco e diretto, forse così lo avrebbe compreso e quella terribile conversazione si sarebbeconclusa.
« E cosa vuol dire? » Proprio come temeva.
« Allora, dimmi, come era questa donna? »
«Oh, beh, altezza nella media, bionda con i capelli non troppo lunghi, prosperosa, una donna normale, direi. »
Dean fischiò. « Hai proprio dei buoni gusti! » Si ricompose, sistemandosi meglio sulla sedia. « Adesso devi immaginarti nuovamente questa donna, ci riesci sì? » Aspettò un verso di assenso dall'altra parte prima di continuare. « Pensa a quello che vorresti farle - o che lei ti facesse, è indifferente - e il resto dovrebbe venire da sé. »
« Ma io non voglio mi faccia nulla, Dean. Non riesco a capire come questo dovrebbe aiutarmi. »
Doveva aver accumulato veramente molto karma negativo Dean, non c'erano altre spiegazioni.
« Okay, okay. Forse tu non vuoi che ti faccia nulla, ma il tuo corpo sembra essere di un altro avviso. » Sospirò. « Va bene. Adesso io ti dirò delle cose e tu dovrai, beh, immaginartele. Partiamo da cose semplici: come sei vestito? » Dean si passò una mano sul viso.
« Come al solito. Ho il mio trench e-»
« Va bene, ho capito- » Lo interruppe. Come gli era saltato in mente di fare una domanda simile? Era ovvio che Castiel stesse indossando gli stessi abiti di sempre. In fondo quante volte lo aveva visto vestito diversamente negli ultimi... quattro - oddio era veramente passato così tanto tempo da quel lontano 18 settembre 2008? - anni? Poche, anzi, pochissime.
« Ora immagina che io, ovvero quella biondona, mi stia sedendo sulle tue gambe. Ci sei? »
« Uhm, sì. » Fu la debole risposta dall'altro capo del telefono.
« Perfetto. Ora ti sto slacciando la cravatta, lentamente. La porti sempre al contrario, tu, eh? » Mandò giù un sorso di birra, anzi, forse era meglio recuperare un'altra serie di bottiglie. Dall'altro capo del telefono si senti un sì appena appena sussurrato.
« Me la getto alle spalle ed inizio ad aprirti i primi bottoni della camicia. Mi piego in avanti e ti lascio piccoli baci sul collo. » Dean era arrivato al frigo, lo aprì e ne tirò fuori l'intera confezione di birre. Poi si diresse nuovamente verso la sedia sulla quale si trovava fino a poco prima. Castiel era in religioso silenzio.
« Nel frattempo ti tolgo anche il trench. » Una pausa breve, il tempo di un nuovo sorso. « Castiel, ti sei tolto la cravatta e il trench, vero? Almeno quelli- »
« Uhm, s-sì, li sto togliendo...! »
Rise piano per la situazione in cui si trovava. « Sto sbotanando il resto della camicia e man mano che scendo sempre di più lascio una serie di baci sulla pelle, che sto pian piano scoprendo. »
Un leggero mugolio. Non era nulla di particolare, ma era il primo suono che l'angelo caduto aveva emesso dall'inizio di quella... cosa.
« Bene così, intanto io torno su, ti mordo piano la clavicola, mentre con il ginocchio faccio una leggera pressione sul cavallo dei tuoi pantaloni. » Un altro gemito, un altro sorso di bitta. « Dimmi Castiel, cosa vorresti che ti facessi? » Abbassò la voce, sfoderando il suo tono più seducente.
Ci fu silenzio dall'altro capo del telefono, poi un lungo sospiro soffiò nell'orecchio di Dean, come se il moro fosse proprio lì, nella sua stessa stanza, in quel preciso momento.
« P-posso baciarti? » Era una domanda così ingenua e genuina che Dean rimase senza parole per qualche minuto, prima di ricordarsi di cosa stesse succedendo che aveva un telefono ancora in mano ed una conversazione da portare a termine.
« Certamente- Uhm, io rispondo al bacio, ti passo una mano tra i capelli, mentre l'altra ti sfiora il petto. » Beve un lungo sorso, primadi poggiare la bottiglia sul tavolo. « Scende giù, verso i pantaloni. Inizio a slacciarli. »
Il respiro dall'altra parte della cornetta iniziò a farsi pesante.
« Va tutto bene? Perché sto per toccarti. Passo lentamente la mano sulla stoffa delle mutande. Dimmi, cosa porti? »
« Nh, ho... ho un paio di boxer bianchi. »
Ride di gusto. Semplice in tutto e per tutto, il ragazzo.
« Torno al tuo collo, te lo bacio, baci umidi e qualche morso. La mia mano intanto è dentro i boxer e ti tocca piano. Su e giù. Lentamente. »
Castiel respirò forte nel ricevitore del telefono.
« Posso stringerti i fianchi e baciarti nuovamente? » Questa volta non suonò più come una richiesta, come se pian piano il ragazzo stesse prendendo confidenza con la situazione.
« Ti mordo un labbro, però, prima di baciarti. Ed aumento di poco il ritmo. » Bloccò il telefono tra la spalla e l'orecchio, per prendere un altro sorso di birra. « Ti tiro i capelli per poter avere un migliore accesso alla tua mandibola. Te la mordicchio. »
« Dean... » Il Winchester aumentò il rit- non ha bisogno di guardare il basso per capire quello che sta succedendo. Stava per fermarsi quando un gemito più forte degli altri catalizzò nuovamente la sua attenzione verso la telefonata. Al diavolo il resto.
« Cass, sto aumentando il ritmo, mentre mi struscio con il bascino sulle tue gambe. » Fortuna che non c'era nessun altro presente. Tutto questo sarebbe dovuto decisamente rimanere segreto.
« Dean io... credo di essere al limite. » L'aria da entrambe le parti dei ricevitori era pregna di gemiti.
« Ricordati che ti sto baciando. » Rispose, ormai conscio che non ci fosse bisogno di altre parole.
« Dean, ti voglio. Solo te, non altre sconosciute. »
« Ti amo anche io, Cass. »
Se qualcuno glielo avesse chiesto, nulla di tutto ciò era mai successo. Soprattutto non aveva mai pronunciato una certa frase.
Certo, questo non era mai avvenuto, come non lo erano tutte le altre notti seguenti.