Titolo: Red Stained Flower
Fandom: Heroes
Personaggi: Sylar/Gabriel Grey, Maya Herrera
Pairing: Sylar/Maya
Rating: PG
Prompt: Rosso
Parole: 460 circa
Warnings: FlashFic, Character Death, Spoilers!
EFP:
LINK.Riassunto: Una macchia d'inchiostro nel suo piano già perfettamente delineato su pergamena. Non aveva niente a che fare con lei.
Tabella:
TABELLA. Note.
- Ennesimo delirio. Non molto da dire, se trovate errori fatemelo sapere, thanks!
- La citazione è dall'opera teatrale "Antigone" di Jean Anouilh, e se non l'avete letta vi consiglio di farlo perché non ci vuole molto ed è bellissima ♥
- Dedicata a tutti i Saya fans del mondo! (Che si possono contare sulle dita di una mano ma .. dettagli xD).
EDIT:
elivi ha fatto uno stupeeeeeeendo disegno ispirato a questa flashfic, quiiiindi se passate di qui andate a vederlo! Click, click. Grazie Eli ♥
Red Stained Flower.
Et le vainqueur, déjà vaincu, seul au milieu de son silence.
Jean Anouilh - "Antigone"
Indossava un improponibile vestito a fiori. Trovava l'idea che fosse riuscita a recuperarlo soggiornando a casa Suresh terribilmente divertente.
Riuscì a strappargli un sorriso.
Tra tutti quei fiori, ne spiccava uno... uno soltanto.
Era il più grande di tutti, di un rosso scuro e vermiglio, che era macabramente sbocciato in corrispondenza del suo petto, soffocando tutti gli altri.
Pensò che era il più bello. Il più perfetto - il più speciale di tutti.
Perché dopotutto era il suo marchio, il segno che lui le aveva lasciato indelebilmente addosso, per la seconda volta.
Prima d'allora non aveva avuto occasione di vederlo sbocciare, quel fiore, perché la bionda era sopraggiunta cogliendolo totalmente di sorpresa.
Senza contare che in quell'istante, non era quella la sua priorità.
Sapeva che il dottor Suresh sarebbe riuscito a risvegliarla, e allora quel fiore sarebbe appassito, e Maya sarebbe tornata a sorridere in quel modo odioso e del tutto fuori luogo.
Perché l'aveva vista sempre così: inadatta.
Una macchia d'inchiostro nel suo piano già perfettamente delineato su pergamena.
Non aveva niente a che fare con lei.
Così dozzinale. Detestava la sua smania di essere normale.
Non avrebbe mai capito perché qualcuno volesse esserlo.
Perché qualcuno volesse annullarsi nel niente della massa.
Il pensiero lo faceva rabbrividire.
La lasciò ricadere a terra, senza preoccuparsi di risultare indelicato.
Pensò che gli dispiaceva, ma si rese conto che era menzogna.
Era una tra le tante, era ingenua, era bambina, era dannatamente fuori luogo.
Perché avrebbe dovuto dispiacersi?
Torse leggermente il capo per poterla guardare meglio.
Solo allora si rese conto che le sue, erano le uniche labbra che aveva mai baciato.
Il pensiero lo colpì senza un motivo apparente.
Quasi lo fece ridere.
Si chiese quante labbra avesse baciato lei, prima di lui.
Sapeva di non essere stato l'unico - e l'idea, in fondo, riusciva a farlo imbestialire.
Voleva deriderla apertamente, voleva prendersi gioco di lei, schernirla, sputarle addosso tutto quello che non aveva potuto dirle durante il loro breve viaggio insieme.
Ma in quella strada deserta, nell'aria afosa di quella notte estiva, si limitò a fissare quell'orrida macchia di sangue che non era già più carminio, ma aveva preso una tremenda ombra marrone - l'attimo se n'era già andato, e quel quadro perfetto non aveva più alcuna attrattiva.
Le guance già si spengevano, le labbra dischiuse avevano perso il loro colorito, e se avesse avuto gli occhi aperti, sapeva che non avrebbe visto altro che vuoto.
Si chinò su di lei, chiudendole la bocca con la propria, catturando quell'ultimo briciolo d'anima che le era rimasto appigliato chissà dove.
Pensò che era stata una perfetta opera d'arte.
E nonostante ne fosse uscito vincitore, si rese conto di non aver niente da dire.