"E dimmi a che serve sperare, se piove e non senti dolore" - SAYA - G

Apr 20, 2008 22:53

Titolo: E dimmi a che serve sperare, se piove e non senti dolore
Fandom: Heroes
Personaggi: Sylar/Gabriel Gray, Maya
Pairing: Sylar/Maya
Rating: G
Prompt: Pioggia
Parole: 764
Warnings: FlashFic, SongFic, Missing Moment (Season 2)
EFP: LINK.
Note: Le parole della canzone che ho usato sono dalla bellissima Cade La Pioggia dei Negramaro feat. Jovanotti, che sto praticamente ascoltando a ripetizione.
Riassunto: L'acqua cadeva sul suo viso, quasi ferendolo, scavando solchi rossi sulla sua pelle, bruciandolo come fuoco.
Tabella: TABELLA.





E dimmi a che serve sperare, se piove e non senti dolore.

Cade la pioggia e tutto lava
cancella le mie stesse ossa
Cade la pioggia e tutto casca
e scivolo sull’acqua sporca
[...]
Cade la pioggia e tutto tace
lo vedi sento anch’io la pace
Cade la pioggia e questa pace
è solo acqua sporca e brace
c’è aria fredda intorno a noi
abbracciami se vuoi
questa mia stessa pioggia sporca
Dimmi a che serve restare
lontano in silenzio a guardare
la nostra passione che muore in un angolo
E dimmi a che serve sperare
se piove e non senti dolore
come questa mia pelle che muore
e che cambia colore
che cambia l’odore
Tu dimmi poi che senso ha ora piangere
piangere addosso a me
che non so difendere questa mia brutta pelle
così sporca
tanto sporca
come sporca
questa pioggia sporca
Sì ma tu non difendermi adesso
tu non difendermi adesso
tu non difendermi
piuttosto torna a fango sì ma torna
[...]

Gli era venuto naturale. Prenderla tra le braccia, e stringerla a sé, come se non avesse mai fatto nient'altro in tutta la sua vita.
Aveva tentato di placare la sua folle agitazione, e il tremore del suo petto, scosso da quei singhiozzi così continui, così familiari. Non ci aveva pensato, l'aveva solo fatto.
Sussurrava nel suo orecchio, cercando di consolarla così come poteva.
C'era lui, c'era solo lui adesso, e l'avrebbe aiutata, si sarebbe preso cura di lei ancora... e ancora. Non sapeva quante volte l'aveva ripetuto di nuovo e di nuovo, nel disperato tentativo di persuaderla che lui era lì per lei. Solo ed esclusivamente per lei. Che non era necessario nient'altro, che comunque fosse andata ci sarebbero state le sue parole appena bisbigliate a far eco ai suoi singhiozzi.
Avrebbe colmato quell'enorme vuoto che sentiva in prossimità del cuore. Quella profonda voragine che lui... lui stesso aveva scavato con le sue mani macchiate del sangue altrui. Sangue di colui che era di troppo, che lo divideva da lei.
Un ostacolo che non sarebbe riuscito comunque ad aggirare in altro modo.
E ora c'era solo lui.
Era lui che la teneva serrata tra le sue braccia umide.
Lui che soffocava i suoi brividi di freddo col calore del suo corpo.
Lui che impediva alla pioggia di bagnarla nel parcheggio di una squallida stazione di servizio.
La convinceva che no, nient'altro, non c'era niente di più. Che tutto era intorno a loro, che tutto erano loro. Che il mondo finiva lì, ed iniziava là dove iniziavano loro.
Non era il rombo del tuono quello che ascoltava, ma quello del suo cuore.
O forse quello di lei. Non avrebbe saputo dirlo.
L'acqua cadeva sul suo viso, quasi ferendolo, scavando solchi rossi sulla sua pelle, bruciandolo come fuoco.
Stava tutta lì la sua condanna.
Nell'abbracciarla per farla sentire meno sola.
Nel farsi abbracciare, e sentirsi solo come mai gli era capitato di comprendere.
Ad ogni colpo inferto su un qualche corpo già inerme, già privo di vita, la voragine si era aperta tra lui e tutti gli altri. Ad ogni respiro soffocato aveva meno diritto a conoscere ciò per cui vale la pena vivere. Solo per sentire il battito del cuore di lei contro il suo. Sperare che quel sommesso battere potesse infondere nuovo vigore nel suo cuore, ormai carcassa morta.
Ma il suo obbiettivo era un altro.
Non l'avrebbe tradito, non l'avrebbe abbandonato per strada. Perché lo dominava, e lo sottometteva e non poteva sottrarvisi.
Solo che non capiva più il perché. Non lo comprendeva. Forse non c'era.
Diventava una pagina bianca.
E non sentiva più il battere di quel cuore che era l'unica cosa che lo teneva attaccato al mondo reale.
Il profumo della pioggia e dei suoi capelli che gli inondava le narici, e gli dava tutto quello di cui aveva bisogno.
Tutte le risposte erano lì. Esattamente in quel profumo.
Che sapeva di umido e fiori e afa ormai lontana.
Il temporale non faceva poi così tanto rumore in confronto a quel battito cardiaco.
Non un tuono, avrebbe potuto squarciare il silenzio che sentiva così come riusciva a fare il cuore di lei.
Perché il tuono non era suo. Quel cuore, però, sì.
Quando l'immondo odore dei suoi delitti imputridiva quello della pioggia, era rabbia quella che sentiva. Forte e devastante.
Perché lo discriminava da tutti gli altri. Da chiunque altro.
E sapeva di non poter far nient'altro. Di essere troppo debole. Troppo lontano da chiunque altro per poter combattere contro un mostro che aveva il suo stesso volto.
Poteva forse persuadere lei, ma non se stesso. Era cosciente del male che stava facendo. Doveva fermarsi, allontanarla, spingerla via, costringerla ad andarsene lontano.
Ma non lo fece. Era lui che si stava appigliando alle sue spalle e non il contrario.
Perché sapeva che prima poi, quel cuore avrebbe smesso di battere.
Che quel profumo di fiori si sarebbe estinto prima ancora di potergli permettere di ricordarlo per sempre.
L'odore marcescente del suo cuore, avrebbe soffocato il battito di quello di lei.
Un giorno sarebbe stato il suo sangue a macchiargli le mani e il cuore.
Sapeva cosa sarebbe successo.
Ma la strinse e basta. Di più.
Sperando che la pioggia potesse nascondere quanto in realtà fosse sporco.
E non c'era nessun altro.
Avrebbe dato chissà cosa per sentire anche lui, in quel momento, quella che chiamavano pace.

La mia pelle è carta bianca per il tuo racconto
scrivi tu la fine
io sono pronto
non voglio stare sulla soglia della nostra vita
guardare che è finita
nuvole che passano e scaricano pioggia come sassi
e ad ogni passo noi dimentichiamo i nostri passi
la strada che noi abbiamo fatto insieme
c’è tanto sulla pietra il nostro seme
a ucciderci a ogni notte con rabbia
gocce di pioggia calde sulla sabbia
amore, amore mio
questa passione passata come fame ad un leone
dopo che ha divorato la sua preda e abbandonato le ossa agli avvoltoi
tu non ricordi ma eravamo noi
noi due abbracciati fermi nella pioggia
mentre tutti correvano al riparo
e il nostro amore è polvere da sparo
è solo un battito di cuore
e il lampo illumina senza rumore
e la mia pelle è carta bianca per il tuo racconto
ma scrivi tu la fine
io sono pronto

Ma bastò un battito di ciglia affinché Gabriel fosse di nuovo messo a tacere.

{fanfic100_ita}, fanfics, heroes: sylar/maya, fandom: heroes

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