Titolo: Luce
Fandom: Heroes
Personaggi: Sylar, Maya Herrera
Pairing: Sylar/Maya
Rating: R
Parole: 1140 (W)
Prompts: Buio @
fanfic_italiaWarnings: AU
EFP:
LINK.Riassunto: Un gemito le sfuggì dalle labbra, e quella sensazione di onnipotenza che Sylar aveva conosciuto soltanto una volta, in quell'esatta sfumatura, tornò ad impossessarsi prepotentemente di lui.
Note.
- Non dovrebbero esserci errori, ma in ogni caso, se ne trovate, segnalateli, thanks!
- Scritta per l'Italian P0rn Fest, seconda edizione. Potete trovarla postata su
fanfic_italia a
questo post.
- Un grazie a
kimmy_dreamer che propone le Saya xD SANTA DONNA!
- Scritta anche per il prompt luce su
fanfic100_ita {
Tabella}.
Luce.
La pioggia batteva incessantemente sui vetri lerci della camera. La moquette aveva un odore strano, sapeva di stantio e di chiuso.
Avrebbe voluto spalancare la finestra e lasciare che il profumo della tempesta vi si sostituisse, ma non ne aveva il tempo.
Sin dall'inizio, quella, era stata una corso contro il tempo. Eppure si era ritrovato ad esitare in quella stanza da letto inghiottita dalla notte.
Era stato un lampo improvviso, un flash, ad illuminare improvvisamente quello stralcio di mondo racchiuso tra quattro fetide mura ricoperte di crepe.
L'aveva vista, abbandonata al sonno, e prima di potersene rendere conto le era già più vicino. Voleva vederla. Soltanto vederla.
Non era lì per lei, né per nessun altro se non se stesso.
Rimase immobile per un lunghissimo attimo, scrutando attentamente i lineamenti del viso della donna, sperando disperatamente in un altro provvidenziale lampo inatteso che potesse facilitargli il compito.
Riusciva a sentire il suo respiro leggero e regolare. Sembrava serena.
Pensò che non l'aveva mai vista così.
Forse sognava.
Sylar sapeva fin troppo bene che, qualunque cosa Maya stesse vivendo in quell'attimo, la sua presenza non era affatto contemplata. In tal caso, sarebbe stato un incubo, l'avrebbe vista terrorizzata e impaurita, pronta a perdere il controllo e rischiare di ucciderlo.
Si chinò su di lei, allungando una mano per poterle accarezzare il viso.
Luce. E le guardò le labbra.
Erano esattamente come le ricordava. Si sorprese di esserne capace.
Luce. E fece correre lo sguardo suoi boccoli neri sparsi sul cuscino bianco. Quasi fosse stata un'immagine dipinta su tela.
Le sfiorò una guancia sentendola fremere inconsciamente al contatto, mentre l'ennesimo tuono gli riempiva le orecchie, assordandolo per un misero attimo. Il rombo, mischiato al battito accelerato del suo cuore.
Luce. E le sua dita scivolarano nell'incavo morbido del suo collo, e poi sulle spalle nude, lasciate scoperte dagli spallini fini della sua camicia da notte.
Sostituì il tocco della mano con quello delle labbra. Voleva ricordarsi che effetto facesse il sapore della sua pelle.
Le accarezzò delicatamente i capelli, impedendosi movimenti troppo bruschi per paura di svegliarla. Scivolò più in basso, seguendo la linea scomposta della stoffa che le copriva il petto.
Luce. E si rese conto di star stringendo un lembo appallottolato del lenzuolo nel palmo della mano libera. Quasi ci si volesse aggrappare.
Non sentiva più l'odore della moquette polverosa. Soltanto quel profumo che sapeva di conoscere fin troppo bene.
Tirò via le coperte con un gesto nervoso, godendo della vista del corpo della donna abbandonato sul materasso morbido.
La vide rabbrividire al freddo improvviso. Finì per issarsi sul letto, sovrastandola col proprio corpo, lasciando che il suo calore la riscaldasse quel tanto che bastava per non svegliarla bruscamente.
Luce. E le sue mani risalivano lungo le sue gambe perfette, affondavano nella piega dietro al ginocchio, dove la pelle era più morbida, e poi proseguivano sempre più su, sulle sue cosce, sollevando la camicia da notte.
Lasciò che le pieghe della stoffa si accumulassero sulla vita della donna, scoprendola fino a quel punto.
Rabbrividì al tuono che, ancora una volta, scosse i vetri, quasi a metterlo in guardia o ad avvisare qualsiasi altro inquilino di quella casa di quell'indesiderata presenza.
Appoggiò la fronte contro il suo ventre, respirando profondamente il profumo della sua pelle. Solo in quel momento realizzò che già si era fatto più invitante, più caldo, più inebriante.
Luce. E il pensiero gli strappò un lento e fugace sorriso, che gli increspò le labbra. Il tempo che la stanza impiegò per rimpiombare nel buio, ed era già scomparso.
Rialzò il capo per un attimo, scrutando l'espressione immobile di Maya. Il petto le si alzava e abbassava in una pacata e ininterrotta sequenza.
L'idea di averla ceduta ad altri lo infastidì terribilmente. Voleva insinuarsi nei suoi pensieri, essere parte del mondo che stava sognando, bello o brutto che fosse, voleva ricordare che effetto facesse saperla sua e sua soltanto.
Le accarezzò lentamente i fianchi, lasciando scivolare la mano lungo l'interno coscia, dove la pelle si faceva bollente. Sfiorò bruscamente la stoffa del suo intimo con le dita, maltrattenendo a stento uno sbuffo quando la vide dischiudere le labbra e muoversi impercettibilmente a quel gesto.
Prese a torturarsi il labbro inferiore con i denti, mentre continuava a giocherellare con la sua biancheria, spingendo le dita contro di lei, sentendola tremare appena e stringere un po' le gambe per proteggersi da quell'inaspettata intrusione.
Luce. E l'espressione sul suo viso gli apparve più chiara. Un brivido gli attraversò la schiena, e avvampò al contempo, fissando il volto di lei.
Affondò le dita nella pelle dei suoi fianchi morbidi, tracciandovi uno scomposto segno rossastro.
Risalì con l'altra mano fino all'orlo della sua biancheria. L'afferrò con decisione, strattonando la stoffa verso il basso, finché non se ne fu sbarazzato.
Luce. E osò percorrere la distanza dall'ombelico al suo basso ventre con le labbra, lentamente. Tracciò poi una scia umida di baci fino all'interno coscia.
Si ritrovò a socchiudere gli occhi e ad immaginare l'espressione che Maya doveva avere in quel momento. Il pensiero lo costrinse a serrare la presa sui fianchi della donna, come per impedirle di muoversi o sparire.
Perché era lì che voleva rimanesse.
Inspirò a fondo il suo odore accarezzandola prima con le labbra, poi con la punta della lingua.
Sentì l'eccitazione crescere rapidamente, rischiare di fargli perdere il controllo.
Luce. E l'assaporò più profondamente, avvertendola fremere distintamente sotto le sue mani bollenti.
Il buio gli infuse coraggio, e si ritrovò ad accarezzarla anche con le mani, mentre la sua bocca non smetteva di baciarla, ancora e ancora, approfittando della protezione che l'oscurità gli offriva.
Un gemito le sfuggì dalle labbra, e quella sensazione di onnipotenza che Sylar aveva conosciuto soltanto una volta, in quell'esatta sfumatura, tornò ad impossessarsi prepotentemente di lui.
Tenne chiusi gli occhi, lasciandosi guidare dai suoi sospiri, sentendo i palmi delle mani bruciare sotto la sua pelle incadenscente, rendendolo improvvisamente impaziente.
Luce. E percepì i suoi muscoli tendersi di colpo al tocco brusco delle sue dita. La sentì gemere di nuovo, più chiaramente. Maya restò immobile per una manciata di secondi, prima di rilassarsi di colpo e voltare il viso accaldato sul cuscino, forse all'incosciente ricerca di refrigerio sulla stoffa fresca.
Sylar si scostò lentamente, rialzando il capo affondato tra le gambe della donna.
Rimase in ginocchio per un attimo che gli parve lungo un'eternità, in attesa che un lampo arrivasse ad illuminarle il volto.
E poi soltanto un altro tuono a scuotere impercettibilmente il pavimento, lasciando le ombre ad allungarsi sulle pareti e a sfiorare qualsiasi cosa albergasse in quella stanza.
Passò qualche altro secondo prima che si decidesse a scendere dal letto.
Lasciò il lenzuolo scomposto ai suoi piedi. Voleva che capisse e che ne avesse vergogna, una volta sveglia.
Aggirò lentamente il letto, fissandola nel buio. La sentì sospirare, mormorare qualcosa di insensato e incomprensibile.
"Shhhh," bisbigliò chinandosi su di lei, chiudendole le labbra con un bacio, lasciandole il suo stesso sapore sulla bocca.
Si rimise dritto, passandosi la lingua sulle labbra.
Poi luce. E comprese che, ovunque Maya fosse in quell'istante, lui era esattamente lì con lei.