racconto steampunk "revisionato"

May 27, 2009 19:56


ringrazio un amico "endless dusk" per avermelo corretto.

Erano circa le 4 del pomeriggio quando scese da un taxi a vapore a piazza della biblioteca, enorme piazza antistante la biblioteca del governo. Le sue dimensioni erano gigantesche: 400 metri nell'asse nord-sud e 600 nell'asse est-ovest; il pavimento era formato da lastre di roccia fra cui granito e altri tipi di roccia colorata appositamente messa per formare il disegno al centro della piazza, un ingranaggio a 8 punte inscritto in un libro, da terra il disegno non si vedeva bene in quanto troppo grande per  distinguerne la forma. Verso gli angoli della piazza c'erano dei giardini con delle zone di verde e delle panchine di ferro, nella cui struttura portante c’erano dei rilievi con un intreccio floreale, verso il centro erano posizionate  delle sedie con dei tavoli quadrati in pietra di circa 50 cm di larghezza dove gli anziani spesso passavano il tempo a giocare a scacchi o a vari altri giochi da tavolo, sui quali erano incisi sulla pietra i vari tavolieri della dama, degli scacchi e del go.

Incamminandosi notò 2 cose: una lo riportò all'infanzia ovvero i laghetti presenti in ciascun giardino, disposti in maniera simmetrica l'un l'altro, dove sua zia da bambino lo portava a dar da mangiare ai pesci, un’altra erano le entrate alle stanze sotterranee della piazza, poste in mezzo allo spazio che esisteva fra i giardini in direzione nord-sud, vi si accedeva attraverso delle scale come se fossero sottopassag

gi,  da adolescente a causa dell'età andava a comprare hashish e oppio di contrabbando per andare a stordirsi con gli amici. In quelle stanze erano anche presenti le uscite che arrivavano dai corridoi di sicurezza dell'archivio sotterraneo della biblioteca, ma in genere erano chiuse da pesanti porte di metallo.

La piazza era piena di statue di tutte le fogge e materiali arrivati da chi sa dove dalle spedizioni mandate in tutte le parti del mondo, oppure provenivano dalle industrie metallurgiche o chimiche; ce n'erano così tante che sembrava una mostra d'arte, un po’ troppe per il suo gusto, lui che amava l'austerità e la praticità. Nonostante questo, quel luogo gli era familiare come se fosse stato casa sua e gli sarebbe mancato se non lo avesse visto per più di una settimana, come quella volta che lo mandarono per 4 mesi nelle terre selvagge a nord est a più di 4000 km di distanza. “Maledetti, mi hanno mandato in mezzo al nulla per la loro cazzo di missione!” pensò in quel momento e continuò la strada che gli restava verso l'entrata della biblioteca.

narrativa, steampunk

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