Sarà che ultimamente il Maestro di Regalpetra mi influenza con quella sua mania di leggere tra le carte, e nelle carte tra le righe, accennado al sorriso con una parte del viso quando pian piano il non detto emerge tra il raccontato.
In questa terra, dove così spesso si usa dire: "a storia è una u fatto 'nautru" o ben che vada storia è fatto sono parenti alla lontana separati da faide per antiche eredità, sorrideva spesso il maestro e sono convinto, lo avrebbe fatto anche alla vista di questo exvoto.
Intanto i riferimenti.
Museo siciliano di arte e tradizioni popolari (Palazzo corvaja - Taormina) lì trovate vari oggetti della tradizione siciliana e tra questi una collezione di exvoto in tavolette dipinte. Tra le tavolette più curiose c'è quella ritratta.
La storia.
Il 26 marzo 1863 si sfiora la tragedia, solo l'intercessione divina risparmia lutti. E' logico supporre che qualche giorno dopo sia stata commissionata all'artista la compilazione dell'exvoto ... PER MIRACOLO NESSUNA VITTIMA.
Un po' stringata come descrizione! A breve dall'avvenimento i ricordi sono ancora chiari almeno nella mente delle persone coinvolte, magari ferite gravemente ma vive!
Cosa si vuole tacere? E poi lo si vuole nascondere o solo offuscare?
Propendo per l'offuscare. L'exvoto deve rendere conto di quel che è realmente successo, deve manifestare il miracolo, onorare la grazia ricevuta!
Ci viene in aiuto l'immagine.
Una donna precipita sulla folla. Ma precipita tra i calcinacci e la folla non è una vera folla sono poche persone. Ecco allora l'ipotesi del crollo. La soletta di un palazzo cede e la donna precipita sugli inquilini, forse sui propri familiari.
Solo questo? E' poco.
Al centro dell'immagine c'è un vaso. Magari la donna è la cameriera, la cuoca, la curata. Ma il vestito non è troppo difforme da quello degli altri presenti il suo ruolo non è particolare nella casa. Ma allora perché il vaso?
Il vaso rovescia il suo contenuto mentr cade e distinguiamo in mezzo al liquido una parte solida, l'artista ha tenuto a mettere in evidenza questo particolare. E poi che vasi potevano esserci in una casa del tempo?
Molto comuni erano i vasi pitali! Wiki (
it.wiktionary.org/wiki/pitale ) ne chiarisce l'etimologia di "Pitale" ma wiki siciliana certifica il significato(
scn.wikipedia.org/wiki/Pitali ) é un vaso da notte!
Se ne incontrano anche nel gattopardo
(
books.google.it/books?id=9xTs0NNXDAsC&lpg=PA210&o... pag. 210) e
potete vederli al minuto 168:40 del film (
v.youku.com/v_show/id_XNjIwMTI2ODA=.html ), per la cronaca la scena è girata a Palermo nel Palazzo Ganci (palazzo Ganci a Palermo in piazza Croce dei vespri.
Tomasi scrive che i pitali strabordavano, perché i camerieri non li portavano via, e insozzavno a terra.
Facile allora che l'urina col tempo indebolisse le canne del solaio e provocasse crolli nelle stanze dedicate alle "lordure" e sembra che l'incidente del pitale sia stato molto comune nel diciannovesimo secolo, come possiamo notare da questo altro exvoto che racconta come anche Suor Agata sia scampata alla tragedia.
Migliaia saranno stati i lutti del pitale venuti a funestare le case dei nobili, conventi e monasteri, certo non le case dei poveri contadini che i propri comodi li facevano con i piedi ben piantati a terra e i sederi a poca altezza.
Alla fine rimane un ultimo interrogativo da chiarire e riguarda proprio Suor Agata;
che faceva in mezzo a tanti monaci?