Oct 05, 2005 16:05
Devo risalire i gradini della scala evolutiva, perciò decido di estirpare alla radice il mio retaggio animale e apro un cassetto da cui mi fissa, con un sorriso mefistofelico, la testina rotante di un feroce silk-epil. Le istruzioni dicevano che sarebbe stato gentile con la mia pelle, eppure io conosco quella testina. Nella mia mente c'è una voce che grida dal ring: "Non fa male, Rocky, non fa male!". Eppure devo farlo. Poi salgo sulla bilancia per vedere se ho perso peso. Oddio, ok eliminare il pelouche, ma la sequenza di azioni è solo casuale, non credevo veramente che depilarmi mi avrebbe fatto perdere peso. Ad ognimodo controllo che privarmi di formaggi, salumi e dolci abbia sortito qualche effetto. Un chilo meno. Ok. Fico. E mentre mi accingo a martoriare la parte superiore delle palpebre con un antico strumento di tortura chiamato "pinzette" in nome di un giro di soppracciglia che non ricordi quello di un uomo di Neanderthal (o di un mio compagno di scuola del liceo, che è la stessa cosa), mi ricordo che devo prenotare l'appuntamento da quella sadica di un'estetista che infligge piccole scariche elettriche con un ago al fine di non far più ricrescere nulla nei punti in cui mi sono stufata di estirpare il mio retaggio animale. E non sono neanche una che sta tanto dietro al suo aspetto, anzi.
Essere donna è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.