[Fanfic - Sherlock bbc] Gift per remcontessa

Dec 26, 2011 16:48

Gift for: remcontessa
Title: Crash.
Author: Secret Santa
Beta-Reader:
Fandom: Sherlock
Pairing/Characters: John/Sherlock, mrs. Hudson, Lestrade, OC random
Rating: giallo
Warning: major character death, SANGUEH, accenni alla pedofilia
Word Count: 4458
Summary: quando John muore, Sherlock non ha più idea di come poter combattere la noia.
NdA: come al solito sono una pirla che si riduce all'ultimo momento e non so neppure se ho rispettato bene il prompt né se sia decente ma!! Spero ti piaccia comunque, io alla fin fine mi ci sono impegnata e e e e e gne ç_ç" spero non sia troppo frettolosa o fatta male ç_ç" buon Natale? \*v*/


Crash.

# quindici minuti prima

Con cinque bambini tra i sei e i nove anni violentati e un sesto sopravvissuto per miracolo già nelle mani di medici e psicologi, Charles Smith aveva di che temere per la propria vita. Sherlock aveva osservato fin dalla prima goccia il terrore farsi liquido nei suoi occhi appena lo aveva visto. Il piano era attirarlo in trappola, in un vicolo in cui John stava aspettando. Non aveva armi - non gliene aveva viste addosso, essendo stato lui solo con un bambino non sarebbe stato logico averne. Lo avrebbe solo spaventato di più - e chi, più di lui, avrebbe voluto una creatura calma, tranquilla, che accettasse le sue carezze e i suoi baci senza troppe storie? Non voleva che lo temesse. Voleva che si fidasse così da aprirsi di sua sponte - e renderli creature tali da poter incolpare solo se stessi. Oh, era stato abile, Sherlock aveva avuto un sincero moto di stima. Li conosceva tutti, questi bambini, bambini che non avevano collegamenti tra loro, i cui genitori non si erano mai visti, che non avevano nulla in comune se non i riccioli color notte ed essere silenziose, modeste vittime di bullismo - e le sue, gli amichetti dell’uomo del parco.
Ed ora eccolo lì, che seguiva esattamente il percorso che Sherlock aveva in mente come un ratto di fogna in un labirinto, vittima di se stesso e dei propri, sciocchi errori - aveva ceduto alle richieste di uno dei bambini, quando era uscito da casa sua con lui? Vittima delle sue richieste e dei suoi occhi, del proprio senso di colpa e dei giocattoli da comprare per fermare le lacrime e il proprio cuore pesante? -, eccolo lì che guardava Sherlock come si guarda la morte scappando.
La morte che sorrideva e guardava in alto, e Charles con lui. John era su un balcone poco più in alto, in attesa di saltargli addosso perché Sherlock era troppo lontano e non poteva permettersi di sparare, non con tutta la gente attorno né con i muri dei vicoli così stretti.
Sorrise, guardandolo.
“John, ora!”

# dieci giorni dopo

Si era dimenticato il the. Lo aveva preparato per fare colazione, lo aveva appoggiato sul tavolino del salotto con i biscotti accanto e poi si era chiuso in camera con il computer. Gli sembrava fossero passati due minuti, e invece erano due ore e mezza che non usciva. Il risultato era un the freddo, imbevibile, e appena l’aveva visto si era ricordato di non averci messo lo zucchero. Irato, con un colpo della mano buttò a terra la tazza, che non si frantumò ma versò tutto il suo contenuto sul pavimento. Avrebbe ripulito dopo, forse, mentì a se stesso, perfettamente consapevole che avrebbe aspettato che si asciugasse. Voltò la testa per aggiornarsi sulla velocità raggiunta dalla neve: fioccava come se volesse ricoprire l’Inghilterra entro mezzogiorno. Abbassò lo sguardo sulla strada e pensò che non ci sarebbe voluto ancora molto.
Si buttò sul divano e si scompigliò i capelli con le mani, fissando il soffitto: allungò una mano verso il pavimento e grugnì, irritato, quando non trovò il computer.
“Signora Hudson! Signora Hudson, il mio portatile! È in camera, si muova!”
Trafelata, con i bigodini in testa e rimasugli di una maschera per il viso, la signora Hudson salì velocemente le scale in pantofole e vestaglia da casa viola, e Sherlock notò una certa ansia sul suo viso. Entrò in camera e gli portò il computer, che Sherlock le prese di mano brusco. La signora notò la macchia sul pavimento e, sospirando, andò a prendere uno straccio in bagno che, bagnato, strofinò contro il the. Sul tavolino notò piatti su piatti di cibo intatto che gli aveva preparato. Con un inutile sollievo ne notò alcuni smangiucchiati, ma mai per più di un approssimativo quarto. Il probabile necessario per sopravvivere.
“Sherlock, sei su un un caso?”, gli domandò con falsa speranza.
“No. Come potrei essere su un caso?”
Lo disse con una tale cattiveria che la signora Hudson si sarebbe sentita meglio se le avesse detto in faccia che era una stupida idiota sputandole addosso. Sbatté più volte le palpebre in un tic nervoso e sparecchiò il tavolo, mentre Sherlock continuava a digitare sul suo computer chissà che cosa. Non era mai riuscita a capirlo, e ora gli sembrava di vederlo per la prima volta in vita sua. Buttò tutto nell’immondizia e pensò che avrebbe dovuto lavarli, ma non voleva rimanere un secondo di più in quell’appartamento. Li portò su in casa, con sé, dove li avrebbe lavati nel suo lavandino ascoltando un po’ di musica. Sherlock non si scomodò a salutarla e lei non pensò minimamente di farlo a sua volta.

# un giorno e mezzo prima

John aveva due minuscoli brufoli sotto gli occhi. Sherlock conosceva gli attimi che ci volevano alla sua mano per carezzare dalla mascella fino a lì. Con il pollice li baciò pianissimo. Con la bocca gli baciò le palpebre chiuse e le labbra e gli accarezzò la pancia da sotto il maglione con le dita fredde, ma John protestò troppo debolmente perché Sherlock si fermasse.
“Sherlock, ho sonno…”, mormorò stiracchiandosi sul divano, una tazza di the alla vaniglia che cominciava a smettere di fumare tra le mani.
“Io no.”, rispose Sherlock tranquillamente, facendo cerchi attorno all’ombelico.
“Non puoi fare sesso con un uomo addormentato, si chiama stupro.”
“Non ho intenzione di fare sesso.”
“Oh. Allora continua.”, gli diede il permesso sdraiandosi e prendendoselo addosso.
“Quanto sei noioso.”
“Non sono noioso, sono stanco. Lavoro, io.”
“Non è colpa mia se ne hai bisogno.”
John roteò gli occhi, sbuffando. “Smettila ora, d’accordo?”
“Come fai a non annoiarti? Dev’essere terribile il tuo lavoro.”
“Non lo è, mi piace. Sei tu che ti annoi, dovresti trovarti un hobby.”
“Il mio lavoro è il mio hobby, non è colpa mia se la criminalità di Londra è così noiosa.”
“Passa al lato criminale. Mi sono sempre domandato perché, con il cervello che ti ritrovi, tu non sia passato al lato oscuro. Avresti avuto una carriera facile.”
“Perché sarebbe ancora più noioso. Dovrei essere davvero disperato. Fortunatamente non lo sono.”
“Potresti esserlo, un giorno?”
“Mh. Forse.”
“Speriamo sia un giorno molto lontano in cui io non ci sarò.”
Tirò la coperta sopra ad entrambi appena vide Sherlock rabbrividire appena.
“Vuoi addormentarti così?”
“Ti da fastidio? Fuori nevica, abbiamo il the caldo e i biscotti appena fatti dalla signora Hudson, ci manca il camino e il cane e saremmo una perfetta cartolina di Natale.”
“A proposito di Natale.”, cominciò baciandogli il mento. “È tradizione degli Holmes la cena della Vigilia con tutti i parenti per la solita ipocrisia borghese eccetera. Si mangia bene. La mamma ha già preso il regalo anche per te, sarebbe molto scortese se decidessi di non venire.”
John si destò improvvisamente: drizzò la schiena e lo guardò in faccia.
“… scusa?”
Sherlock sbatté le palpebre: era stato fuori dalla finestra qualche secondo, aveva sentito un rumore che gli era sembrato un interessante incidente d’auto e invece il suo udito lo aveva ingannato. Era rientrato con le guance rosse e un borbottio perenne. Aveva ancora le ciglia bagnate, che brillavano.
“Non devo fare nessuna presentazione ufficiale, se lo temi. Ti porterò come mio amico. Io l’ho fatto più volte, anche con Lestrade.”
“No, beh, se vuoi possiamo.”
“Non ho nessuna fretta di presentarti alla mamma come il mio compagno. Per me è identico, non mi tange.”
“Fai come vuoi, tu fai sempre come vuoi.”, sospirò buttandosi di nuovo indietro.
C’era un bel tepore e, visto che non veniva dal riscaldamento, non doveva neppure addormentandosi preoccupandosi delle bollette.
In un momento evanescente tra il sonno e la veglia cominciò a sentire, lontana, la voce di Sherlock che parlava da solo, o al cellulare. Sbattendo più volte le palpebre, guardandosi attorno per capire dov’era - e fuori nevicava ancora - e cosa stesse succedendo, si accorse che Sherlock era ancora sdraiato su di lui. Gli stava praticamente parlando nell’orecchio. Era al cellulare con Lestrade.
No. No no no no no. Non ho intenzione di alzarmi. Non ho intenzione di muovermi dal divano. Non ho -
Sentì lo stomaco improvvisamente leggero.
“John, muoviti, su, abbiamo un caso!”
Sherlock era già filato in camera sua a cambiarsi. John acchiappò il cellulare per terra per vedere che ora era: le due e mezza del mattino.
“Mi muovo, mi muovo!”
Quanto ti odio.

# trentadue giorni dopo

“Sherlock, cosa diavolo…?”
“Mi annoiavo. Senza John, mi annoiavo. E vi ho messi alla prova. Ho messo anche me stesso alla prova. Non è così divertente, non mi piace. Però forse mi piaceranno i passaggi successivi.”

# due minuti dopo

Dal cielo notturno aveva cominciato a nevicare. Se ne era accorto solo perché i suoi occhi registravano il movimento lento e monotono dei fiocchi che cadevano. Non ne sentiva il freddo sulle guance, sulle spalle, sui capelli; fra i suoi riccioli si erano incastrati centinaia di fiocchi di neve, e sugli zigomi le macchie di sangue si scioglievano in gocce più piccole che cadevano sul viso di John. L’assassino si trovava a quasi cento metri di distanza, illuminato per metà da un lampione, dove Sherlock sperava che arrivassero i cani a sbranarlo.
“Non morire, non morire, non morire.”, balbettava senza riuscire a smettere di piangere, cercando di mantenere il suo solito tono - se si fosse svegliato, John si sarebbe preoccupato a sentire la sua voce tremare, piegarsi o addirittura spezzarsi. Non era il caso di farlo preoccupare con la ferita che aveva nel petto, con tutto il sangue che stava perdendo. Era talmente bianco che si confondeva con la neve. Si avvicinò al suo viso, lo baciò e si riempì la bocca di sangue, lo strinse stando attento a non fargli male.
Si avvicinò di nuovo al viso, lo accarezzò sotto gli occhi con le mani nude. Avvicinò l’orecchio al naso.
Non respirava più.
Crack.
Si alzò con John tra le braccia. Si sentiva immerso in ferro liquido, in una piscina piena di fango. Stava camminando nelle sabbie mobili. Lo portò fino all’ambulanza, dove Lestrade li stava aspettando, e glielo affidò: camminò fino all’altro uomo, che ancora respirava: il proiettile di John non aveva colpito punti vitali, ma stava morendo dissanguato. Si aggrappò al cappotto di Sherlock - se lo avesse strizzato sarebbero scesi acqua e sangue come un fiume - e lo supplicò di aiutarlo con gli ultimi fili di voce. Sherlock lo ignorò completamente - anzi, sorrise - e cominciò a premere il piede contro il suo petto: l’uomo tossì rosso e cominciò a urlare disperato, piangendo. Sherlock premette più forte alimentato dalla sua paura, dal suo odio e dalla sua morte: la vita che lo stava lasciando andava ad alimentare lui e il suo desiderio di farlo a pezzi, distruggerlo fino all’ultima cellula. Gli lasciò prendere fiato e poi lo calciò - una volta, pausa, una volta, pausa, una volta, pausa, come le frustate che non arrivano mai tutte assieme, ma divise nel tempo perché ne assaporasse il dolore in ogni fibra. Lestrade impedì a chiunque di avvicinarsi a lui e fermarlo. Dallo stomaco passò alle braccia e le spaccò entrambe, poi con furia gli ruppe il naso. Lo ridusse ad un’unica macchia grumosa, e neppure lui respirava più. Dio, sì.
“Lestrade, è inutile portarlo in ospedale.”
L’ispettore non gli domandò di chi stesse parlando, ma lasciò l’assassino a terra e montò sull’ambulanza con Sherlock.

# trentadue giorni dopo

Ecco perché uccidevano, loro. Per il potere. Naturalmente lo sapeva, ma provarlo sulla propria pelle è completamente diverso - estraniante, avrebbe detto, alienante. Un mondo fuori dal mondo.
E l’odore che restava addosso, bestiale, ferino - per quello, anche?
Si portò le mani al naso, inspirò profondamente. Sorrise appena, domandandosi perché non l’avesse ancora fatto.
Guardò giù, ai suoi piedi, nella pozza. Il suo riflesso ghignava soddisfatto.

# cinque giorni dopo

Lestrade bussò per cinque volte alla porta di Sherlock, senza sapere con che speranza si spaccava le nocche. Che senso aveva? Non rispondeva al cellulare, non aggiornava il blog, non aveva mai aperto la porta a nessuno. Si sentiva idiota anche solo per provarci - ma lo aveva sempre fatto, con lui, e avrebbe continuato fino alla morte, non era mai riuscito a lasciarlo a se stesso.
“Sherlock, ti prego, aprimi…”
Sentì improvvisamente un gran rumore di piatti rotti, porcellana che andava in frantumi, vetri che cadevano. Sherlock si stava lasciando nuovamente andare alla sua furia distruttiva e autodistruttiva - si sarebbe ferito se non lo avesse fermato, e da solo in quelle condizioni non aveva idea di quanto avrebbero potuto essere gravi i danni.
“Sherlock, aprimi! Sherlock, aprimi adesso o butto giù la porta, sai che lo faccio! Sherlock -”
D’improvviso Sherlock ubbidì. Bianco, incavato, con le mani che sanguinavano. Lestrade gli prese le braccia per controllarle. Almeno quelle erano pulite.
“Sherlock, ti prego, hai bisogno di farti vedere da uno -”
“Hai un caso? Hai un caso per me?”
Gli occhi gli brillavano.
“No, Sherlock, non ho - come potrei venire da te dopo così poco tempo per farmi aiutare?”
Si spense completamente. Si riappropriò del solito se stesso. “Allora va al diavolo. So prendermi cura di me stesso, grazie tante.”
“Non è vero! Guarda come sei ridotto -” lanciò un’occhiata sopra le sue spalle, osservò la distruzione, “Guarda come stai riducendo casa tua! Sherlock, c’è bisogno di un aiuto psicologico per queste cose, non sei il primo a cui muore qualcuno!”
“Non ho bisogno di niente.”
Gli sbatté la porta in faccia, chiudendo a chiave. Lestrade rimase interdetto per un attimo, poi se ne andò.

# tredici giorni dopo

Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. John mi annoio dove sei passami il cellulare passami il computer fammi il the fammi la cioccolata fammi da mangiare John John John.
Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia. Noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia John noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia.
Andrò in cortocircuito se non faccio qualcosa noia noia noia devo fare qualcosa qualcosa qualcosa come fanno gli altri quando si annoiano mi annoio mi annoio mi annoio sto soffocando sto morendo John sto morendo perché mi sta andando in pappa il cervello ho bisogno di fare qualcosa qualcosa qualcosa QUALSIASI COSA
Spaccò l’ultimo piatto rimasto. Sul cellulare, con quella che finiva di squillare nell’aria, c’erano novantasette chiamate senza risposta. Lo spense.

# quindici giorni dopo

Gli sembrava di impazzire, lì in una casa di cocci e vetri troppo sottili e finestre che parlavano e sibilavano e si prendevano gioco di lui con la loro vocina isterica. Le sentiva ridere del suo lutto e del suo dolore e del suo cervello inattivo. Aveva bisogno di fare qualcosa.
Come facevano gli altri?
Pensò ai suoi conoscenti, ai loro hobby: lo sport, la famiglia, i figli, il sesso, appuntamenti giornali libri riviste televisione baci coccole cinema masturbazione cura del corpo parrucchiere -
Che noia. Noia. Noia. Noia.
Come poteva essere tutto così diverso solo perché mancava John? Come viveva prima di conoscerlo?
Non riusciva a ricordarlo.
Lanciò un cuscino contro il muro.
Lo odiava. Lo odiava profondamente per quello che aveva fatto, per come lo aveva cambiato.
Noia noia noia noia. Doveva far presto o sarebbe esploso.
Strappò tutti i vestiti di John. Si tagliò con la carta dei suoi appunti e si succhiò il sangue. Gli ricordava il suo sangue.
Sangue.
Sangue.
Sangue.
Neve.
Sangue.

“Ma certo.”

Aveva trovato il modo di cancellare la noia.

# trentadue giorni dopo

Era il terzo. Aveva un legame con le altre due vittime, chissà quanto ci avrebbero messo a scoprirlo.
Daniel Cameron, trentadue anni come gli altri, impiegato come gli altri - stessa azienda, stessi orari, stesso capo. Tutti e tre nascondevano segreti come monete sotto il terreno, e sarebbe stato compito della polizia scoprirlo. Chissà quanto ci avrebbero messo.
Era stanco, stanchissimo. Terribilmente stanco.
Non aveva voglia di muoversi. Non aveva voglia nemmeno di respirare - la noia? Stava tornando la noia? Non poteva permetterlo.
Perché Lestrade non ci arrivava? Eppure era così facile. Perché non aveva buttato giù le porte marce del capannone, ancora?
Dio, Lestrade, è così facile! Ti ho lasciato indizi ovunque, non puoi essere così cieco neppure tu!
Gli mandò un sms per trovarlo. Gli diede le perfette indicazioni per raggiungerlo - il cadavere cominciava a puzzare, notò alzando la sciarpa fino al naso.
Era così che ci si sentiva, quando si voleva essere presi? Voleva solo che quella fase finisse, così che potesse iniziarne un’altra. Oh, sì, avrebbe affrontato un processo. Sarebbe stato divertente. Avrebbe cercato di fingere la malattia mentale? Forse. Chi diceva che non fosse vero? Aveva sempre pensato di essere anormale. Sì, avrebbe recitato. Chissà se sarebbero stati capaci di accorgersene. Aveva ingannato molti psicologi, sarebbe riuscito a ingannare psichiatri? Oh, sarebbe stata una sfida interessante.
Quanto ci metteva Lestrade ad arrivare?
Gli mandò un secondo sms.

Eccolo. Finalmente. Perché lo fissava così? Ci sarebbe dovuto arrivare. Lui lo avrebbe fatto. Avrebbe saputo che Sherlock Holmes un giorno o l’altro sarebbe impazzito. Non c’era più nessun John Watson a tenerlo sulla linea retta.
“Sherlock, perché?”
“Mi annoiavo.”
Era completamente coperto di sangue, Daniel aveva combattuta per la sua vita con le unghie e con i denti.
“Sherlock - Sherlock, se vai via adesso, io posso -”
“No.”
“Cercherò il miglior avvocato che ci sia, sarai fuori in -”
Piccoli, stupidi, noiosi, normali, sentimentali cervelli umani.
“No. No. No! Fai come ti dico, per una diavolo di volta!”
Lestrade deglutì. Lo fece per tre volte, prima di farlo voltare, ammanettarlo e mormorare i suoi diritti.

Oh, sì, non si sarebbe annoiato per un bel pezzo. Sarebbe stata la sua più grande performance.

pairing: sherlock holmes/john watson, fandom: sherlock bbc, recipient: remcontessa, rating: pg, - fanfic, warning: pedofilia, warning: character death, warning: gore

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