[Fanfic - RPF Calcio] Gift per arky_814

Dec 24, 2011 17:28

Gift for: arky_814
Title: Something I can lose (that you haven’t taken yet)
Author: Secret Santa
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Fandom: RPS Calcio; Liverpool FC
Pairing/Characters: Steven Gerrard/Xabi Alonso
Rating: R
Warning: PWP; angst (tantissimo, non lasciatevi ingannare dal p0rn iniziale); top!Xabi
Word Count: 860
Summary: «Abbiamo vinto, Xabs, ci pensi? Abbiamo vinto! » dice Steven, anche se non è ben sicuro di che cosa abbiano vinto, ma in fin dei conti non è così importante.
NdA: Il titolo è una rielaborazione di un verso di If you ever come back, dei The Script, che mi ha ispirato questa stupidaggine. Per il resto niente di particolare, spero solo che il destinatario non mi uccida per il finale! * scappa *

Le labbra di Xabi sono morbide contro il suo orecchio, sussurrano sciocchezze in spagnolo che Stevie non riesce a capire. E’ troppo confuso per prestare veramente attenzione, oltretutto.
La Champions luccica dal letto accanto, con la sua faccia dorata da maschera greca. E’ bellissima. Steven non ricorda se ne hanno vinta un’altra o se sono ad Istanbul, ritornati indietro nel tempo Dio solo sa in che modo. Non che gli importi molto, comunque.
Vorrebbe sporgersi e prenderla tra le mani, inspirare il suo odore unico al mondo, un misto di metallo e del sudore di tutte le mani che l’hanno stretta prima delle sue. Vorrebbe baciarla, appoggiare la fronte contro il metallo fresco e accertarsi che è tutto vero, che non ha le allucinazioni e non è neanche nel bel mezzo di un delirio da sbronzo.
Vorrebbe davvero farlo, ma c’è Xabi nudo e a cavalcioni su di lui ad impedirgli ogni movimento, e il calore della sua pelle, il suo profumo - bagnoschiuma e felicità - sono un ottimo diversivo, dopotutto.
«Abbiamo vinto, Xabs, ci pensi? Abbiamo vinto! » dice Steven, anche se non è ben sicuro di che cosa abbiano vinto, ma in fin dei conti non è così importante.
Rettifica: non è assolutamente importante, non quando Xabi gli sta baciando il collo con una devozione quasi commovente, e il solletico della sua barba contro la clavicola è l’unica cosa a cui Stevie riesce a pensare.
«Sì, abbiamo vinto! » mormora Xabi, tra un bacio e l’altro, le sue labbra che si spostano lentissimamente in basso, verso i suoi capezzoli, l’addome.
Il cuore di Stevie ha chiaramente deciso che tutta quell’euforia non gli sta bene, e gli martella in petto furiosamente, deciso ad uscire da lì dentro. Xabi ci posa su un orecchio, e sussurra qualcosa, come per convincerlo che si sta sbagliando, che dentro a Steven non si sta poi così male - assicurato.
Come per provare la propria tesi, lo spagnolo porta un dito alla sua apertura. Una falange si fa in strada in lui con cautela, e Stevie riesce ad avvertire distintamente i propri stessi muscoli contrarsi attorno ad essa.
Stevie lascia che Xabi si prenda il suo tempo a prepararlo - non fa male, a differenza delle altre volte che hanno provato a farlo in quel modo. Solitamente lo detesta, stare sotto, perché è un po’ come perdere il controllo della situazione. E’ un capitano, lui, è abituato a primeggiare, però è quasi... bello smettere di preoccuparsi di tutto, per una volta. Lasciarsi andare, senza pensare a chi fa cosa o come. Forse gli piace anche un po’, in fondo. Specie oggi che è tutto stranamente indolore.
«Vuoi che entri? » chiede infine Xabi, sporgendosi in avanti per baciarlo sulle labbra.
Stevie annuisce, perché oltre al cuore in ribellione, anche la sua voce sembra aver deciso di scioperare.
Xabi gli afferra le gambe e se le porta attorno alla vita, facendo sì che Stevie scivoli più in giù sul materasso con un movimento fluido. Subito dopo inizia a penetrarlo, spinte lente e caute per dargli il tempo di abituarsi, ma forse per l’adrenalina che ancora gli scorre nelle vene Stevie non ha bisogno di questa premura.
Gli si spinge contro con un movimento dei fianchi; Xabi coglie immediatamente le sue intenzioni e aumenta il ritmo, una mano che scivola a stringere il suo sesso eretto.
Stevie chiude gli occhi, concentrandosi su ogni singola sensazione, il calore della sua pelle, la presenza imponente di Xabi dentro di lui. Ben presto però ogni cosa prende a sfuggirgli, non c’è più il rumore dei loro gemiti, né l’attrito sudato dei loro corpi, e neppure il piacere che un attimo prima spingeva in lui.
C’è solo Xabi, dietro le sue palpebre chiuse: Xabi è nei suoi polmoni, nell’aria che inspira a fatica ed in quella che uscendo fuori gli raschia la gola; Xabi è nel brivido che gli corre giù per la schiena, potente come una scossa di terremoto, ma anche più letale, perché intimo e nascosto al resto del mondo. Ed infine Xabi è nel suo cuore ribelle, presenza ingombrante, che minaccia costantemente di mangiarsi tutte le altre; ma anche felicità solida, certezza luminosa e bella, che conferisce ad ogni battito il potere di una melodia. Xabi, Xabi, Xabi.
Fin quando Stevie non apre gli occhi, e Xabi non c’è più. Si guarda attorno: non c’è più neanche la Coppa, né la stanza d’albergo. I due letti singoli hanno lasciato il posto ad un solo matrimoniale, che ospita, nell’altra metà, la figura minuta e dormiente di sua moglie.
Non c’è, soprattutto, alcuna traccia di Xabi. Steven pensa che tanto lo vedrà a Melwood al più tardi domattina, ma poi la consapevolezza che non è così, che Xabi e a Madrid, adesso, e non si alleneranno mai più insieme, non vinceranno mai più una Champions insieme, lo colpisce come uno schiaffo.
Stevie china il capo per nascondere le lacrime che gli bruciano gli occhi, e si accorge della macchia scura che gli sporca i boxer. Bestemmia sottovoce; in queste condizioni non può nemmeno rimettersi a letto nella speranza di continuare a sognare.
Non si è mai sentito tanto solo in vita sua.

rating: r, warning: pwp, pairing: steven gerrard/xabi alonso, fandom: rpf calcio, - fanfic, warning: angst, recipient: arky_814

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