Gift for:
babydoe111Title: And I need you now tonight, and I need you more than ever.
Author:: Secret Santa
Beta-Reader: ///
Fandom: RPF Calcio - Nazionale Spagnola.
Pairing/Characters: David Villa, David Silva, Adam Johnson. (Sempeterno Silvilla ;_; + AJ/Silva + AJ/Silva/Villa)
Rating: R.
Warning: Slash, angst, lime, treesome.
Word Count: 1768
Summary: Quando David Villa si reca a Manchester per trovare David Silva e cercare di riavere almeno un minimo del rapporto di prima, si trova sì a fargli il discorso che voleva, ma anche a fare la conoscenza d Adam Johnson.
NdA: Nghhh! *esplode* Quando ho visto questa letterina non ho fatto altro che saltellare per la mia stanza urlando "MIA! MIA! MMMMMMIA!" perché, omg, il mondo non può capire quanto adori il Silvilla anche se finora non ne avevo mai scritto. Purtroppo per me, adoro anche l'AJ/Silva e quindi questa storia va così, sperando che al recipient piaccia almeno un pochino ;_; *sparge amore e va in giro con magliette inneggianti al Silvilla*
I mesi gli sono scivolati addosso e tutto attorno come se fossero semplici secondi. È passato così tanto tempo e se ne rende conto solo ora, quando forse è tardi ma l'aereo sta aspettando proprio lui.
Non sa da dove sia spuntata l'idea di riprovarci, nonostante tutto, ma sa perfettamente che ha fatto la valigia senza pensarci un momento in più e ora si trova in aeroporto, per sfruttare un giorno di pausa, per andare a rimettere le cose come dovrebbero essere realmente.
*
Quando David Silva apre la porta del suo appartamento, su a Manchester, è a tanto così dal richiudere subito, lasciando sul pianerottolo il suo inatteso visitatore.
“Mi fai entrare?” sussurra David Villa, accennando un passo verso l'interno.
Silva si sposta con un gesto meccanico, senza riuscire a levargli gli occhi di dosso. C'è qualcosa di lui che urla che se lo farebbe lì sulla porta, senza tanti complimenti, e un'altra parte, isterica, che strillacchia di chiuderlo fuori e rispedirlo a Barcellona senza tanti saluti.
Villa entra, lanciando senza tanti complimenti il borsone in un angolo, già appropriandosi di una casa che non ha mai visto e che non sa per niente di lui. Si gira verso David, tendendo le braccia.
“Ciao,” gli sorride, “sono qui. Mi abbracci?”
Silva finge di non averlo sentito e, per accentuare il suo disappunto, si porta le braccia al petto, incrociandole, invece di fiondarsi tra quelle dell'uomo che ha di fronte.
“C'è un altro, qui,” sputa fuori senza tanti preamboli, “sta dormendo di là, e tu faresti bene a riportare il tuo culo e il tuo borsone a Barcellona.”
Villa gli rivolge un altro sorriso, facendo qualche passo in avanti e stropicciandogli i capelli.
“Non c'è bisogno di cacciarmi, David,” bisbiglia accondiscendente, “possiamo parlare un po' senza disturbare nessuno, no? Non dobbiamo necessariamente strapparci i vestiti.”
David Silva si rilassa leggermente e appare un sorrisetto sul suo volto.
“...Anche se non mi dispiacerebbe.”
Il sorriso gli scivola via in meno di due secondi, vista l'aggiunta di David, e vorrebbe tirargli un pugno, lo vorrebbe da morire, ma decide di continuare ad essere gentile come suo solito e prende un respiro profondo, prima di dirigersi verso il divano e invitare David a fare lo stesso.
*
Il silenzio è denso come gli occhi di Silva, che tende le orecchie per capire se Adam è sveglio e sta per irrompere nel salotto con tanto di armatura (e magari un cavallo bianco, non guasterebbe come scenografia) al grido di “Lascia stare il mio uomo”, e Villa cerca più di una volta il contatto fisico che gli viene prontamente negato.
“David...” gli sospira vicino - troppo vicino - e Silva rabbrividisce un attimo, prima di continuare a torcersi le mani per il nervosismo ormai fin troppo visibile.
“David, ti prego, almeno vuoi ascoltarmi? D'accordo, non vuoi parlare, però perlomeno posso farlo io? Ti prego. Non ho prenotato un aereo giusto per farmi un giretto oltre manica, per favore.”
Silva annuisce piano, quasi impercettibilmente, e Villa tira un sospiro di sollievo prima di iniziare il discorso che ha preparato mille volte davanti allo specchio.
*
L'avrà pure provato mille volte davanti allo specchio, quel bellissimo discorsetto senza fronzoli, ma ora si trova a balbettare e a perdere il filo almeno altre mille volte, e sta arrivando al punto, davvero ci è quasi arrivato, mancano giusto due o tre cose da aggiungere prima di giungere al nocciolo della questione, solo che la porta che separa il salotto dalla zona notte si apre e rivela un Adam Johnson incredibilmente assonnato che cerca di tirarsi su il pigiama troppo largo.
Appena Adam smette di stropicciarsi gli occhi, mette a fuoco tutto ciò che ha davanti e, ecco, non è esattamente felice di vedere il suo compagno intrattenere una conversazione sul divano di casa sua con il suo ex ragazzo.
“Buongiorno,” pigola, giusto per far capire che ehi, esiste, non è morto nel sonno, non c'era bisogno di far venire David Villa dall'Inghilterra solo perché ha il sonno pesante e quando è troppo stanco, la sera, non ce la fa nemmeno a fare le coccole a Silva.
Il David in questione, comunque, alza gli occhi e vorrebbe scavarsi una buca così grande da contenere lui e tutta la sua vergogna (e magari tutto l'amore che provava - che prova ancora? - per Villa e che è venuto fuori così, inaspettato e per niente gradito, solo dopo averlo visto sulla soglia di casa sua) ma si fa forza e si alza in piedi, raggiungendo in poco Adam e prendendolo per mano.
Adam, in ogni caso, preferirebbe una spiegazione piuttosto che un contatto fisico, in questo momento, giusto per capirci qualcosa. Ma solo per curiosità, eh, niente di più.
“Adam,” gli sussurra il ragazzo, “David è venuto qui a trovarmi perché-- perché--”
Villa, per tutta risposta, si alza e porge la mano ad Adam, quasi per dire che viene in pace, che non ha intenzione di rubargli il fidanzato, lo giura solennemente sulle sue bambine, prima di iniziare a parlare a raffica.
“Quello che David sta cercando di dirti è che sono qui perché avevo bisogno di parlare con lui, avevamo giusto due o tre cose da chiarire.”
Silva sgrana gli occhi, arrossendo oltre il lecito, e si prepara a vedere gli occhi di Adam diventare fulmini.
Adam, però, annuisce comprensivo e, dopo aver stretto la mano di Villa, va a sedersi comodamente sul divano, come se non fosse niente di che.
(E dentro sé, però, esplode, perché lo vede perfettamente che il suo David prova ancora qualcosa per l'altro, è stato qualcosa di troppo forte e intenso per poterlo accantonare con così tanta facilità, è qualcosa con cui dovrà convivere per sempre. Lo sa, e la sola idea lo distrugge, perché vorrebbe essere stato il primo di David, il primo e l'ultimo, l'unico, insomma, e tutto il resto.)
“Immagino che i ritiri della vostra Nazionale non fossero adatti per farvi parlare,” esordisce Adam, “ma comunque, parlate quanto volete. Fate come se non esistessi, eh?”
Silva lo guarda stralunato, mentre Villa, con un'assoluta faccia di bronzo, riprende il discorso lì dove lo aveva lasciato.
“E il punto è, David, è che ho sbagliato, ho sbagliato assolutamente tutto, e non avrei mai dovuto lasciarti andare con così tanta facilità, però da un lato sono felice perché hai trovato lui e, dai, guardalo quanto ti ama, non ho mai visto nessuno guardarti così come fa lui, e mi sto odiando davvero un sacco per questo motivo, perché avrei dovuto darti io quello che ti da lui, è-- ho sbagliato.”
Silva si guarda i piedi, improvvisamente interessatissimo alla punta delle sue pantofole, e non sa cosa rispondergli. Non sa cosa dirgli perché, adesso, non sa nemmeno lui cos'è che vuole, guarda Adam di fronte e sa che lo ama, perché Adam è bello, e sa di dolce, di cioccolata calda davanti al camino, sa di sicurezza, sa di per sempre. Poi sposta di poco lo sguardo e c'è David, che è il suo passato, è l'ombra sul suo presente e con ogni probabilità lo sarà anche del futuro, e vede tutto quello che era - quello che erano - e non può non pensarci se non con una punta di rimpianto, e quasi lo sente sulla punta della lingua quel sapore, il sapore dei ricordi che fanno ancora male anche se sono stati così belli da far sembrare che fosse tutto finto.
Si prende la testa tra le mani e nessuno fiata.
Fin quando non prende una decisione e la comunica ai due ragazzi nel suo salotto.
*
“È palese che entrambi ti amiamo più di ogni altra cosa al mondo, David, perché un altro, al nostro posto, si sarebbe rifiutato.”
Adam si tira su le lenzuola fino al petto, prendendo la mano di David nella sua e iniziando a giocare con le sue dita.
“Sei pazzo, sei impazzito tutto d'un tratto e siamo finiti-- qui.”
Silva sorride di un sorriso più che ampio, che se potesse arrivargli alla nuca sicuramente lo farebbe e si gira dall'altra parte, per incontrare il viso di Villa e dargli un bacio, giusto per sentirlo mugolare. E anche per sentir ringhiare Adam, sì.
“Adam, ormai quello che è fatto è fatto, è inutile che fai il geloso adesso.”
“Sei spiritoso, ragazzino. Tutto questo sesso ti ha mandato su di giri, a quanto pare,” lo pizzica Adam, mentre Villa si sporge a mordicchiargli il collo.
Silva chiude gli occhi, ripensando alle ore appena trascorse e niente, assolutamente niente gli sembra vero: l'idea che gli è venuta all'improvviso e che ha subito avuto riscontri positivi da entrambi, anche se Villa ha avuto qualche titubanza (giusto per sembrare cortese nei confronti di Adam, eh, non per altro), e poi il percorso verso la camera da letto, il corridoio disseminato di vestiti, uno sguardo al borsone di David ancora in un angolo del salotto, e i baci, i graffi, le carezze, il corpo di Villa che gli si preme addosso e tutto sembra essere a posto, sembra che il cuore di Silva stia riprendendo adesso a battere normalmente, chissà, forse prima era attaccato a qualche marchingegno d'aiuto, Adam che gli accarezza i capelli e gli ripete ancora una volta che va bene così, perché vuole solo che lui stia bene, e se deve sopportare una cosa del genere può farlo, perché è tutto per lui e non potrebbe mai essere felice sapendo di avergli negato la possibilità di avere entrambi.
E ripensa ancora a come il corpo di David gli si sia adattato benissimo contro, come se il tempo non sia mai andato avanti nemmeno di un secondo, e gli ansiti, i sussurri in spagnolo e mordersi le labbra subito dopo perché anche Adam deve essere coinvolto.
Non può non pensare a come sia stato tutto perfetto, avere Adam da un lato che lo coccolava e un po' toccava anche Villa, e David dall'altro che gli entrava dentro, e lo baciava con forza e con tenerezza.
Sospira piano, voltandosi da una parte e dall'altra per guardare entrambi, e sorride loro senza sapere più cosa dire.
*
Accompagna David alla porta, anche se non la apre subito. Resta in piedi accanto a lui, a guardare il borsone ancora poggiato a terra, e vorrebbe dirgli così tante cose che non gli basterebbero tre vite e mezza, ma si riduce ad un “Allora ci vediamo, eh” che Villa accoglie ridendo.
“Smettila, idiota,” gli risponde, prima di dargli un pugno sulla spalla, “ci vediamo, va bene, ma ci sentiamo anche. Promettimi che non faremo più come abbiamo fatto finora, promettimi che nonostante tutto quello che hai adesso, ci sarà sempre un posto per me.”
Silva non può fare altro che sorridere, dargli un lieve bacio sulle labbra e farlo andare via, prima di rifugiarsi di nuovo tra le braccia di Adam che, però, adesso hanno preso un po' anche loro il sapore dei ricordi con Villa.