[Fanfic - RPF Sherlock BBC] Gift per m_bfly

Dec 19, 2011 10:18

Gift for: m_bfly
Title: Last to know
Author: Secret Santa
Beta-Reader: Nessuno
Fandom: RPF - Sherlock BBC
Pairing/Characters: Benedict Cumberbatch/Martin Freeman
Rating: PG
Warning: Angst, (leggero) AU, RPF, Slash
Word Count: 1.026 (Word)
Summary: Martin era una di quelle persone che bevevano raramente, ma quando lo faceva sapeva bene come divertirsi.
Il problema era che non reggeva quasi per niente gli alcolici.
Benedict, dal canto suo, non era molto diverso. L’unica cosa che cambiava in lui era che quantomeno sapeva di non poter bere.
Ma le cose si facevano difficili se ai termini dell’equazione si aggiungeva Mark, non propriamente disposto a lasciare qualcuno sobrio e capace di intendere e volere ad una delle sue feste.
NdA: Non è il mio periodo, e si vede. E mi dispiace tantissimo perchè a questo Fest ci tenevo ç_ç
Comunque, passando alle cose importanti.
Ho provato a chiedere aiuto come sempre alla musica, e quindi:
- il titolo è dell'omonima canzone dei Three Days Grace
- i pezzi in corsivo tra un paragrafo e l'altro sono presi rispettivamente da: OneRepublic - All the right moves, Within Temptation - A shot in the dark e Shiny Toy Guns - Stripped.

Martin era una di quelle persone che bevevano raramente, ma quando lo faceva sapeva bene come divertirsi.
Il problema era che non reggeva quasi per niente gli alcolici.
Benedict, dal canto suo, non era molto diverso. L’unica cosa che cambiava in lui era che quantomeno sapeva di non poter bere.
Ma le cose si facevano difficili se ai termini dell’equazione si aggiungeva Mark, non propriamente disposto a lasciare qualcuno sobrio e capace di intendere e volere ad una delle sue feste. Così si erano ritrovati mascherati e danzanti in un palazzo da qualche parte a Cardiff. O quantomeno ci provavano, a ballare, ma Mark non era di certo il tipo che organizzava party per pochi intimi: faceva le cose in grande, eccome, e così lo spazio a persona era pressappoco quello necessario a respirare.
Olivia era eccitata in un modo impossibile, continuava a parlare a voce troppo alta e pestargli i piedi mentre lui cercava qualche viso noto; la vista dei capelli biondo cenere di Martin fu come un faro nella nebbia. Non aveva capito l’utilità delle maschere fino in fondo, in effetti, dei semplici pezzi di stoffa a coprire il contorno degli occhi che comunque non impedivano per nulla il riconoscimento delle persone conosciute. Soprattutto se i tratti distintivi erano i capelli biondo cenere e gli occhi azzurri.
Si scusò con la ragazza dispensando sorrisi non necessari e si dileguò in un lampo.
“Martin!” gli piombò alle spalle facendolo sobbalzare, piazzandogli una pacca sulla spalla a mo’ di saluto, mentre da dietro la sua spalla faceva capolino Amanda. “E la gentile consorte! Finalmente ci conosciamo.” Continuava a lanciare sfavillii di denti a destra e a manca sperando di trovare un pulsante off il più presto possibile, ma Martin lo spingeva al limite.
Vide Steven arrivare quando era ancora a qualche metro di distanza, cercando di guadagnarsi una via di fuga da qualunque parte. Fu lo stesso Martin a salvarlo, guidandolo attraverso la folla per il gomito, Amanda scomparsa chissà dove.

They’ve got all the right moves and all the wrong faces

La situazione era degenerata relativamente in fretta, si erano ritrovati chiusi in uno stanzino sbucato chissà dove a baciarsi e ridacchiare come due ragazzini nascosti tra le distese infinite di cappotti. Le loro partner erano sparite misteriosamente, il livello di alcool nel sangue era il minimo indispensabile per permettere loro di fare qualunque cosa e non ricordarne nessuna il mattino dopo.
Un delirio di mani e piedi, di morsi e baci impacciati tra persone abituate a considerarsi quasi come fratelli. O almeno per uno di loro era così, per l’unico tra i due che aveva tenuto addosso la maschera. Inutile come nascondersi dietro un dito, perché lo desiderava ma aveva cose ben più importanti a cui pensare. Una famiglia, una moglie, dei bambini.

A shot in the dark

Come in un turbine troppo veloce erano arrivati entrambi a qualche sera dopo e Benedict si era ritrovato Martin sulla porta di casa, pronto a dirgli qualcosa che non voleva sentire. Lui ricordava già un paio di mattine dopo, per Martin ci era voluto qualche giorno in più. E da quello che aveva visto voleva tutto tranne che ricordare.
Per lui era diverso, gli si era aperta una nuova visuale. Olivia era fissata con i modi di dire, in quel momento si sentiva esattamente come la famosa mela spaccata a metà che ricercava il suo intero. Ed era davanti a lui. Assieme al suo matrimonio presente come un’insegna lampeggiante sopra la sua testa o come uno di quegli adesivi pacchiani da attaccare in macchina per la serie ‘Guida con prudenza, ti aspettiamo a casa’.
Martin aveva preso l’iniziativa, l’aveva trascinato nello stanzino e l’aveva baciato. Ed ora gli stava chiedendo di dimenticare e far finta che quella sera non ci fosse mai stata.
Benedict non l’avrebbe chiamato esattamente amore. Amore era stato quello con Olivia per tutti quegli anni. Non era amore, no, o quantomeno era un tipo di sentimento che non aveva mai provato prima. Fatto sta che l’aveva costretto a lasciare Olivia, giusto la sera prima. Non riusciva più a guardarla, sentirla, si sentiva di tradirla anche solo provando quel ‘non-amore’.
Ed ora questo gli capitava tra capo e collo, colpendolo alla schiena e lasciandolo in ginocchio.
Il silenzio pesava nella sera londinese, le chiavi di casa gli tintinnavano nervosamente tra le dita. Poi Martin si voltò, aveva detto ciò che doveva dire, era pronto ad andarsene.
Sorrise amaramente fissando l’asfalto.
“Ho lasciato Olivia, per te.” Parole scelte a caso che gli caddero dalle labbra atterrando sonoramente ai suoi piedi e rotolando fino a quelli dell’altro. Cozzarono contro la sua schiena, bloccandolo sul posto. Ma Martin rimase girato.
“Io non ti ho chiesto niente.” Il suo tono era ruvido, freddo come mai l’aveva sentito. Non nei suoi confronti, no.
Si sentì un bambino, traballante ed insicuro. “Ma…”
“Niente, Benedict.” Si voltò finalmente verso di lui, ma non riusciva a guardarlo negli occhi e non faceva nulla per nasconderlo.
“E-”
“Smettila!” sussurrò abbastanza forte per farglielo percepire come un grido.  “Smettila. Finiamola qui, la mia famiglia mi aspetta per cena.”
“Cena con me. Parliamo.”
“Ho una famiglia.”
“Lo so, dannazione!” si sporse in avanti quasi a volerlo inconsciamente raggiungere. “Non è la tua vita.”

You’re breathing in fumes, I taste when we kissed

Lasciò cadere le chiavi in uno spasmo violento e quando non sentì più il bordo frastagliato sulla pelle capì che non era la sua strada.
“Devo andare.”
Questa volta Benedict nemmeno provò ad aprire bocca, lì finiva la sua battaglia.
Era stanco di combattere per una persona che gli mandava segnali opposti quando sapeva che la sua scelta sarebbe stata sempre e solo una. La famiglia. E chiaramente non poteva chiedergli di scegliere tra lui e la sua famiglia.
E lui perdeva la persona verso cui lo portava il suo cuore. Non era mai stato abituato a combattere per ciò che voleva, Olivia era stata lì sin da quando ne aveva memoria, prima di lei non c’era nessuno e credeva non ci sarebbe stato nessun altro, poi era arrivato Martin.
Non poteva combattere con qualcuno che non lo voleva.
Non in quel momento, quantomeno.

fanddom: rpf sherlock bbc, warning: slash, - fanfic, rating: pg, pairing: benedict cumberbatch/martin fre, warning: angst, warning: au

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