Gli Italiani di Crimea ricordano a Kerch il 70° della deportazione

Jan 30, 2012 19:48

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http://acicastelloonline.wordpress.com/2012/01/28/la-tragedia-degli-italiani-di-crimea-perseguitati-deportati-e-dimenticati/

http://www.luomolibero.it/2012/02/crimea-la-giornata-del-ricordo-italiano/

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L'articolo del dottor Paolo Rausa sulla Giornata di Memoria a Kerch. 
A Kerch non fa freddo. Il ricordo delle sofferenze subite 70 anni fa, il 29 gennaio 1942, quando per volere di Stalin oltre duemila italiani da tempo residenti in Crimea furono arrestati e deportati in Kazakhstan, i singhiozzi, il pianto rituale e liberatorio scaldano l’animo della piccola comunità degli italiani, per lo più pugliesi sopravvissuti alla tragedia, e dei loro discendenti, figli e i nipoti degli emigrati, che in due ondate, negli anni ’30 e ’70 dell’Ottocento, si erano trasferiti in Crimea, ormai ben integrati nella società locale. La cerimonia è stata preceduta da un incontro con la comunità italiana il giorno prima nella sede della Associazione Culturale “Il Cerchio”, dove la infaticabile presidente Giulia Giacchetti Boico tiene vivo il lume delle origini, organizzando dei corsi di lingua italiana. L’incontro è l’occasione per la presentazione della delegazione, che partecipa quest’anno alla cerimonia,  inviata dall’Associazione Regionale Pugliesi di Milano e della Associazione Uomo Libero di Trento. Un piccolo locale dove trova posto l’essenziale e sulla parete gli elementi distintivi della loro italianità: le foto, le cartoline illustrate di città italiane, la bandiera tricolore e la carta geografica politica dell’Italia. Un angolo del nostro paese, come si può capire, ricco di suggestioni e di emozioni, soprattutto quando si sentono parlare questi nostri connazionali dai cognomi italiani, i vari Fabiano, i di Fonzo, i De Martino, gli Scolarino, i Giacchetti, ecc. che conservano anche nei nomi l’origine italiana. Veramente commovente questa adesione ad una tradizione e ad un paese che, almeno finora, non si è meritato tanto attaccamento. La cerimonia del 29 gennaio inizia con la celebrazione della messa, officiata da don Casimiro in lingua russa. Ma quando risuona nella Chiesa, costruita proprio dagli emigranti italiani nel 1840, “Il Padre Nostro” recitato in italiano dal sacerdote allora l’emozione si scioglie. Anzi a Kerch fa freddissimo, la temperatura scende fino a -13 gradi mentre la piccola comunità italiana di origine si reca, a fine funzione,  sul pontile del porto della città per onorare le vittime della deportazione con un minuto di silenzio e con il lancio di garofani multicolori in mare, che resta gelato. Da qui partirono i convogli della disperazione che trasportavano come carne da macello su vagoni piombati alcune migliaia di italiani in direzione delle steppe del Kazakhstan e delle lande ghiacciate della Siberia. Molti non sopravvissero alla fame, agli stenti e alle malattie. I pochi superstiti restarono nei vari luoghi della deportazione e altri ritornarono a Kerch, la città di partenza. Una diaspora che non si riesce a ricomporre perché nel frattempo l’Unione Sovietica si è suddivisa in numerosi stati e la deportazione della nostra comunità non è stata finora riconosciuta. Questo riconoscimento assume perciò un obiettivo imprescindibile per la nostra comunità. Da qui i continui appelli alle Autorità Ucraine e a quelle Italiane perché se ne facciano interpreti. Inoltre gli italiani di Crimea si attendono azioni di solidarietà e di generosità dagli italiani della madre patria e dalle comunità di origine, soprattutto quelle pugliesi di Bari, Bisceglie, Molfetta e Trani, perché stabiliscano rapporti di conoscenza e di amicizia attraverso  azioni concrete, quali borse di studio per i giovani, inviti agli anziani che non hanno mai visto le terre di origine dei loro genitori e nonni, viaggi turistici che creino legami e inducano a visitare la Crimea, una terra mitica, e la città di Kerch posta a guardiana sull’istmo fra il Mar Nero e il Mar d’Azov, luoghi  frequentati già dagli antichi greci, che qui avevano fondato l’antica Panticapeo e avevano immaginato i viaggi leggendari degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, e dalla Repubblica di Genova che aveva fondato Caffa, oggi Feodosia, e aveva sulla sponda opposta dei fiorenti presidi commerciali a Trebisonda e a Istanbul.

San Giuliano Mil., 31/01/2012

PAOLO RAUSA
http://www.salogentis.it/2012/05/21/“gli-italiani-di-crimea”-al-festival-della-storia-di-gorizia“gli-italiani-di-crimea”-al-festival-della-storia-di-gorizia/



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