Slaving Slaver 4/12

Aug 25, 2011 13:02

[ Titolo: Slaving Slaver]
[ Rating: Rosso ]
[ Genere: Introspettivo, Romantico, Triste ]
[ Capitolo 4/12 ]
[ Note: Lemon, Slash ]
[ Serie: Original ]
[ Link Efp: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=735614&i=1 ]

Ciò che avevo detto alla giornalista, quando mi aveva fatto l’intervista per quella stupida classifica delle persone più famose scopate da Dravko era assolutamente vero.
Speravo di tornare nel suo letto.
Volevo tornare nel suo letto.
Desideravo tornare nel suo letto e, perché no, anche nella sua vita.
Mi accattivava, oltre che eccitarmi, e, forse, conoscendolo meglio avrei sviluppato un sincero interesse nei suoi confronti.
Essere fidanzato con l’ambasciatore russo non era affatto male.
Prima di tutto, però, dovevo riportarmelo a letto.
Quindi, dovevo prima di tutto incontrarlo di nuovo, cosa non semplice, perché cambiava ogni sera locale.
Avevo cercato per due settimane intere di provare a individuare il locale in cui sarebbe andato, di solito girando a fortuna, ma quando scoprivo dove fosse e quando arrivavo nel locale, lui era già occupato a muoversi nel corpo di qualcun altro.
Mi serviva un altro modo per trovarlo, dovevo scoprire da subito dove lui volesse andare, per farmi già trovare lì, ma lui di certo non faceva sapere prima qual’era il suo piano d’azione.
Trovarlo al mio locale, la sera che avevamo scopato, era stato un colpo fortuito che mi aveva permesso di dare vita al piano che precedentemente organizza, ma me ne serviva un altro.
Il colpo di fortuna venne da mia sorella Vale, barista in un locale poco noto, che una sera ebbe l’onore di ritrovarsi a servire, con un bicchiere di vodka pura, proprio l’ambasciatore in persona.
Amorevole sorella, il primo pensiero fu rivolto a me e con sveltezza mi mandò un messaggio per farmi capitare lì, mentre, con incredibile disinvoltura, cercava con ogni cazzata di mantenere Dravko al bancone per impedirgli di trovarsi qualcuno da scopare.
Quando, poco dopo il messaggio, spettinato e affannato per la rapida corsa, entrai nel locale e lo vidi ancora al bancone a parlare, sicuramente seccato, con Vale, seppi che dovevo farle un immenso regalo per ringraziarla.
Mi passai una mano tra i capelli, cercando in qualche modo di risistemarmeli, e con la massima tranquillità mi accostai al bancone, pretendendo di non aver neanche notato Dravko.
“Un bicchiere di vodka, Vale.”
Lei mi sorrise, annuendo, preparandomi ciò che volevo.
Sentii chiaramente lo sguardo di Dravko su di me, così mi volsi.
La mia espressione sorpresa doveva certo essere molto sincera.
“Dravko, che coincidenza. Sei qui a cercare qualcuno da scoparti?”
Che domande, certo che lo era!
Lui si limitò ad annuire, però, e non seppi capire se il suo sguardo era solo incuriosito dalla mia presenza o se nascondesse una curiosità maggiore, quale chi io fossi.
“Sono Gabriel... non so se ti ricordi, abbiamo scopato, qualche volta.”
Cercai di farmi ricordare anche se, dovevo ammetterlo, quell’espressione aveva fatto morire molto dell’entusiasmo che mi era cresciuto dentro in tutto quell’intenso periodo di ricerche.
“Una volta, si.” Confermò lui, afferrando il bicchiere di vodka, muovendo appena le spalle perfettamente disegnate. “Mi ricordo.” Confermò, prima di bersi il bicchiere tutto d’un fiato.
Per non essere da meno, lo imitai e quasi non vomitai lì per lì tutto ciò che il mio stomaco conteneva.
Che la vodka fosse particolarmente forte e bruciante lo sapevo già bene di mio, ma che fosse così atrocemente e immediatamente distruttiva non faceva parte delle mie conoscenze.
Per fortuna, dissimulai facilmente.
“Forse è Dio che ci ha voluto far incontrare qui.” Dissi quindi, con la voce più neutrale che riuscii a farmi uscire dalla gola bruciata, sorridendogli poi. “Dovremmo approfittare.”
Lui schiuse le labbra e dallo sguardo che aveva capii immediatamente che, non so esattamente come, forse leggendomi dentro, aveva capito esattamente che quell’incontro non era casuale, ma, al contrario, fortemente desiderato e ricercato.
“Non scopo due volte con la stessa persona.”
In un attimo mi parve di aver rovinato tutto.
Cazzo, dovevo proprio essere così esplicito?
Avrei potuto portarlo in altri modi a scopare con me!
Avrei voluto cancellare gli ultimi 30 secondi di vita e riviverli da capo, meglio.
Ah, dannazione, come avevo potuto sbagliare così grossolanamente dopo tanto tempo a curare ogni dettaglio del nostro secondo incontro?
Eppure sapevo bene che Dravko non aveva mai portato a letto due volte la stessa persona, sapevo di dover stare più attento su quell’argomento!
Dannazione!
Dannato me!
“Ma ci siamo trovati bene, l’altra volta.”
Cercai di mantenere un tono neutro, divertito, di ridere anche, ma dentro mi sentivo solo morire.
Avevo rovinato tutto.
Avevo sprecato la buona occasione, l’unica occasione, che mi ero ritrovato davanti.
Ero un idiota.
L’ambasciatore prese i due bicchiere di acqua che Vale gli aveva dato, senza neanche rivolgermi un’altra occhiata.
“Io non scopo due volte con la stessa persona.” Mi ripeté, allontanandosi.
Io, dal canto mio, non potei far altro che osservare la sua schiena alata allontanarsi.
Dannato me.
Dannatissimo me.
“Non mi sembra sia andato molto bene.” Notò la voce alta di mia sorella, dietro di me.
Che genio!
Mi volsi stizzito verso di lei, ordinandole un altro bicchiere di vodka.
Volevo ubriacarmi.
Volevo bruciare sinapsi e ricordi.
Ogni atomo di me.
Ogni stupidissimo atomo di me, che nella loro stupidità avevano formato un essere stupido che riusciva a rovinare piano perfettamente costruiti con una sola parola.
Dannato me.
Quando mai mi sarebbe ricapitato di avere Dravko così vicino e così ben disposto a parlarmi?
Se l’avessi nuovamente visto avrebbe già da subito pensato che l’incontro era costruito ad arte e non fortuito e mi avrebbe trattato con immediato distacco.
Come potevo fare?
Cosa dovevo fare?
Ah, dannazione e maledizione.
Ero riuscito ad avvicinarmi così tanto, come avevo fatto a essere poi allontanato così?
Ero persino più lontano di quando non mi conosceva neanche.
“Cos’è successo?” Mi chiese Vale.
Prima di rispondere presi il bicchiere di vodka, bevendo in un sorso.
Mi ritrovai a chinarmi in avanti per un contato.
D’altronde, che ero stupido l’avevo capito.
“Gabriel…”
“Dravko non scopa due volte con la stessa persona.” Rivelai con la voce arrochita a causa della costrizione della gola, provocata dal bruciante passaggio dell’alcolico.
Come cazzo faceva Dravko a buttare giù quei bicchieri con tanta noncuranza?
Doveva essersi abituato per bene.
“Mi dispiace.” Disse solo Vale e nessuno dei due continuò il discorso.
Mi volsi, cercando il russo con lo sguardo e lo trovai poco lontano, intendo a chiacchierare con un bassista di un gruppo con cui una volta avevo duettato, Freder, un bel tipo muscolo al punto giusto, con gli occhi e i capelli sparati in tutte le direzioni.
Non mi sembrava il tipo di persona adatta a Dravko.
Non mi sembrava me.
Dannazione.
“Un altro bicchiere di vodka.”
“Si, così mi vomiti sul bancone.” Mi prese in giro mia sorella. “Per te solo acqua.”
Avrei voluto ribattere, ma non lo feci. Vale, in fondo, aveva perfettamente ragione a non volermi lasciare autodistruggermi.
Eppure avrei tanto voluto farlo, per punirmi per la mia stupidità.
Dio, se ero stupida.
Ah, ma non mi davo per vinto, no.
Avevo perso, ma era solo una partita, potevo ancora vincere il gioco e l’avrei vinto.
Il primo premio sarebbe stato mio.
Dravko sarebbe stato mio.
Sicuramente.

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