Titolo: What flavor have my doubts?
Serie: Supernatural Rps
Rating: Nc-17
Genre: Erotic, Fluff, Melancholy
Character: Jared Padalecki, Misha Collins, Jensen Ackles (nominated)
Pairing: Jared/Misha {mishalecki}
Warnings: Slash, Lemon
Words: 2.806
Note: Dannata fic, è stata un parto, non bastava la scena lemon che è sempre difficile da scrivere, anche per la fine ci ho messo secoli, non riuscivo proprio a decidere come concluderla e ogni idea mi sembrava stupida. Non che alla fine mi sia uscito qualcosa di intelligente, ma...
La fic era nata perchè il 20 agosto è stato il compleanno di Misha e, semplicemente, volevo scriverci su qualcosa, ma alla fine ci ho messo più del previsto e, come al solito l'idea iniziale è sfumata nel nulla e quindi niente.
Disclaimers: Gli attori appartengono a loro stessi, quelli di cui si parla in questa fic sono solo la loro idealizzazione e non si vuole in alcun modo discutere o riportare i loro gusti sessuali.
Era raggomitolato tra le lenzuola, con il condizionatore che vomitava aria gelida nella stanza.
Il materasso si abbassò sotto il peso di qualcuno e una voce calda si insinuò tra le trame della coperta, alla ricerca della sua testa, riconoscendo la forma delle spalle e fermandosi alla sua schiena.
«Il sole splende alto, Sunshine.» soffiò divertito, seguendo il disegno degli anelli della colonna vertebrale che risaltavano contro il lenzuolo; vi spinse contro le labbra, in baci umidi e morsetti leggeri, scendendo di annello in anello, seguendo la curvatura della schiena fino in basso. Le dita strinsero i fianchi, sentendoli forti sotto la stoffa sottile, obbligando il corpo dell'uomo a sciogliere la posizione per sdraiarsi sotto la propria presa.
Sentì provenire un mugolio soffocato da quel bozzo di coperte, poco comprensibile, rauco e di disappunto, ma quando i denti si spalancarono alla natica, mordendola, il rantolio divenne più acuto e più forte e di colpo i muscoli si irrigidirono.
«Jared...» lo sentì gemere contro il cuscino, con la testa che cercava l'uscita da quella trappola di coperte e ben presto capelli spettinati di un castano quasi corvino si mostrarono tra il candore delle lenzuola, insieme ad occhi di un blu accecante che lo puntarono da sopra la spalla destra.
«Mi hai fatto morire di freddo tutta la notte, per questa tua fissazione per l'aria condizionata, non potresti farmi dormire almeno la mattina?»
Jared scosse il capo, le mani avevano abbandonato i fianchi dell'uomo, Misha, e, puntellate sul materasso, si muovevano per risalirlo.
Misha rimase in silenzio, i denti che torturavano il labbro inferiore e la lingua che lo leccava in continuazione, ogni volta che Jared muoveva una mano, avanzando. Era come vedere un bestione pronto ad attaccare la sua preda. Era una cosa più da Jensen, era lui l'EyeoftheTiger del gruppo, ma sfidava chiunque a non pensare la stessa cosa mentre guardava le spalle ampie dell'attore in cui risaltavano i muscoli tesi che si muovevano intervallandosi l'una con l'altra, il corpo ampio che lo sovrastava, gattonando elegante sopra di lui, con la cascata di capelli castani arruffati davanti al volto e gli occhi di un verde-ambrato che si intravedevano sottili e ferini dai ciuffi.
Era sexy, dannatamente sexy e quando i suoi denti arrivarono a stuzzicarne la spalla in morsi abbastanza forti da lasciare il segno, ebbe la certezza che ogni proposito, riguardo al recuperare le ore di sonno, fosse appena andato a puttane.
«C'mon, Misha, non te ne puoi stare qui per conto tuo!»
«Scommetti?»
Il tono era stato una secchiata d'acido, aveva sempre contrastato con la bellezza del suo sguardo, gli dava una nota arrogante che, tuttavia, Jared aveva imparato in fretta essere nulla di più che una sfumatura del complesso carattere di Misha.
Tutti hanno difetti, tutti hanno pregi.
Su certe cose non si faceva alcun problema a passare sopra.
«Che c'è, buddy?»
Altre, invece, sapeva che erano segnali di qualcosa di più e Misha si stupì ancora una volta di come il più giovane fosse stato bravo nel coglierli ed interpretarli.
Chinò il capo, sentendosi infantile, oltre che stupido.
«Mishi, guarda che sto qui ad importunarti finchè non me lo dici.»
Iniziò a pungolargli il fianco con l'indice, mentre l'uomo incurvava il busto cercando di sfuggirli e la bocca già iniziava a piegarsi in un sorriso obbligato dal solletico e dal fastidio che Jared sapeva recare. Quel bastardo era una tortura di centonovantatre centimetri.
«Un giorno ordinerò ai miei Minions di ucciderti.»
Rise, con gli occhi lucidi e il texano si piegò su di lui, smettendo di pungolarlo per catturare invece la sua risata, farla propria e intrappolarla nella propria bocca, in un bacio avido e affamato.
Jared Padalecki era una fottuta piacevole tortura.
Per quanto l'aria condizionata turbinasse forte tra le quattro mura, la stanza era calda ed odorava dei loro corpi.
Le unghie di Misha passavano sulla schiena nuda di Jared, in graffi leggeri che gli segnavano la pelle, mentre il più giovane gli pesava addosso, tenendolo schiacciato con il proprio peso contro il materasso.
Era difficile respirare con quel dannato bestione addosso, gli schiacciava il petto, gli mordeva la spalla, il collo, la mascella e affondava la lingua nella sua bocca, in baci sempre più lunghi, in cui i respiri si confondevano, la saliva si mischiava e l'ossigeno si faceva incandescente.
L'uomo cercò di piegare le gambe, ma la mano di Jared premette contro la sua coscia, risalendola fino a trovare l'erezione, raccogliendola tra le dita lunghe che iniziarono a muoversi su e giù, ritmicamente. Si puntellò sul gomito, per sollevarsi di qualche centimetro e quando raccolse nella mano anche la propria erezione, iniziando a masturbare entrambi, il corpo di Misha fu scosso da un brivido freddo e intenso.
«Adesso me lo dici qual è il problema? O devo chiedere manforte a Jensen e digli di farti ridere per tutto il tempo delle riprese?»
«Bastardo ricattatore, andrai all'inferno!» sbottò, facendo vibrare le corde vocali nella voce roca di Castiel.
Jared soppesò l'avvertimento, scrollando le spalle poco dopo, per nulla interessato a dove sarebbe finito dopo la morte. Probabilmente, se fosse davvero andato all'inferno -e c'era da dubitarne-, Jensen sarebbe andato a recuperarlo, consolandolo per tutta la strada di ritorno, da lì al Paradiso.
«Manca ancora un'ora e ho tutto il tempo di convincerlo.»
«Non dirò ai miei Minions di ucciderti, ma di riempirti la colazione di lassativi.»
«Ok, ma mentre organizzi piani diabolici, dimmi che c'è che non va.» sbuffò. Le braccia circondarono il corpo di Misha e la fronte si poggiò contro la sua, cercandone gli occhi con i propri, preparando se stesso all'ondata di blu che lo avrebbe travolto una volta incrociati e allungando la lingua, per ridisegnare i contorni delle labbra screpolate dell'Angelo.
«Mishi, please...»
«Jared... please...»
I gemiti erano diventati incontrollati quando alla mano di Jared si era sostituita la bocca, che lo leccava, lo succhiava e alle volte ne mordicchiava la pelle sensibile e pulsante facendolo tremare come una vergine alla sua prima volta. Gli occhi del più giovane puntavano su di lui, osservandone ogni reazione, studiavano il volto dai tratti spigolosi, il naso leggermente appuntito, le labbra che fremevano cercando di imbrigliare ansimi che alla fine facevano vibrare comunque il petto e la gola e, quando incrociò i pozzi blu di Misha, sorrise contro la pelle rovente dell'inguine.
Misha strinse con forza il lenzuolo sotto di sè, alle volte inarcava la schiena, sollevando il bacino contro la bocca delll'altro, affondando nel suo antro bollente con urgenza, sentendo contro l'erezione il suo respiro bollente e il calore della saliva che l'aveva ricoperta, facendosi sempre un po' più vicino al baratro.
Serrò la mascella, rovesciando indietro la nuca, cercando di trattenere un gemito che, invece, infranse le barriere dei suoi denti, riversandosi con forza nella stanza. Chiuse gli occhi, invaso dal piacere, dal calore, dalla bocca del texano intorno e dalle sue mani addosso, raggiungendo l'orgasmo in un'esplosione di "God" e "Jared" e "Fuck" che gli lasciò la testa svuotata.
Jared riprese fiato, allontanando piano il volto dal suo corpo, lasciando qualche lieve bacio sulle cosce e sull'addome, con il sapore di lui forte in bocca. Le dita passarono tra i capelli, spostandoli dalla fronte, mentre si metteva inginocchiato all'altezza delle sue gambe e dall'alto lo guardò: nudo, perfetto e ansimante. Si leccò le labbra, spostandosi più indietro, stringendone le cosce tra le dita e divaricandole per trovare posto tra le sue gambe.
«Pensavo...» iniziò, persino la voce era eccitata e molto più bassa del solito, mentre gli occhi si erano fatti lucidi e languidi ed ogni muscolo era contratto per sforzarsi di mantenere quella posizione, quando invece nella propria testa aveva già preso forma il bisogno di spingersi in Misha, puntellandogli i polsi sopra la testiera del letto, tenendoli fermi con una mano e poi affondare nel suo corpo, più forte ad ogni spinta, più veloce ad ogni gemito.
Deglutì.
«Non pensare.» grugnì il più grande, frustrato dal suo temporeggiare «Ti fa male.»
«Ah. Ah. Che ridere.»
«Jared... davvero... il tempismo dei tuoi pensieri fa schifo. Lo sappiamo, mettiamoli da parte e torniamo al sesso.»
Jared si piegò su di lui, senza fare alcuna fatica a raggiungere il suo volto col proprio, anche da quella posizione. Gli respirò addosso, il petto che sfiorava il suo, le gocce di sudore che si infrangevano contro i muscoli e le labbra vicinissime a quelle dell'uomo. Quando sembrò volerlo baciare, si tirò indietro, sorridendo come un bambino.
«Nah.» annunciò.
Figlio di puttana.
«Stavo pensando...» ricominciò «Potrei smettere qui e andarmene finchè non mi dici che ti prende.»
Misha sbarrò gli occhi, ingoiando la sorpresa. Non pensava che l'altro ci stesse ancora rimuginando sopra e per un attimo lo sguardo vacillò, abbandonando il corpo di Jared per correre verso la porta chiusa della camera da letto dell'appartamento a Vancouver di Padalecki, in cerca di una via di fuga.
«L'omicidio è ancora reato.» sbottò infine.
«Non voglio ucciderti, voglio lasciarti sul più bello.»
«Peggio, sarebbe eutanasia, stronzo.»
«Secondo quale logica e quale legge di Vancouver?»
Misha finse di ignorarlo.
«Lo sapevo che avrei dovuto legarti durante la notte e approfittare biecamente del tuo corpo!»
La risata di Jared fu fastidiosamente dolce. Dolce in un modo splendido, quasi crudele, considerato che Misha cercava di non calcolare la sua esistenza. Impossibile.
«Magari ti concedo di farlo dopo.» gli tappò la bocca con la propria, cedendo al bacio, intrecciando la lingua contro la sua, battagliandoci, spingendosi contro i denti, contro il palato, quasi fino in gola e quasi fino a soffocarlo, mordendo e succhiando il labbro inferiore.
«Vola basso bamboccio,» la voce di Misha uscì in un rantolio ansimante, ruvido e senza fiato, mentre gli occhi sembravano doversi sciogliere da un momento all'altro in due pozze d'acqua «quello che concede al massimo sono io... tu... tu devi solo ringraziare e assecondare le mie voglie più perverse.»
Jared rise contro la sua gola, mentre i denti torturavano il Pomo d'Adamo, scendendo alla base del collo e la lingua lasciava scie di saliva sulla pelle chiara dell'uomo, scivolando al petto.
«As you wish.» soffiò contro un capezzolo, solleticandolo con la lingua e torturandolo tra i denti, finchè le mani non tornarono alle cosce di lui, stringendole con forza, marchiandolo del proprio passaggio, con la propria erezione che pulsava ancora eccitata.
Anche volendo, sarebbe stato difficile abbandonarlo senza prima aver dato sfogo ai desideri del proprio corpo. E il proprio corpo voleva Misha, voleva marchiarlo ovunque, possedendolo, piegandolo sotto le proprie mani, farlo fremere e contorcere, sentendolo urlare e gemere il proprio nome, fino a rimanere senza voce, senza fiato e senza forze.
Lo vide spalancare gli occhi, che divennero enormi e di un blu scuro e senza fondo, quando con una spinta decisa affondò dentro di lui, facendosi spazio tra i muscoli e poi ritraendosi soltanto per affondare ancora, più a fondo e più a lungo.
Lo vide boccheggiare, cercare di pronunciare il suo nome e poi allungare le braccia per afferrargli con forza le spalle, il collo, i capelli, tirandoli poco gentilmente, per piegarlo su di sé, averlo più vicino e sentirlo di più.
E Jared lo fece, gli si piegò addosso, spingendo dentro di lui, avanti e indietro, affondando, continuando a mormorare il nome "Misha" ad ogni spinta, in uno sfregare di pelle e corpi, gemendolo e trasformandolo in "Mishi" quando i denti dell'uomo gli morsero la spalla fino a fargli male ed infine ringhiandolo in un "Mish" masticato nell'ultima spinta, più forte. Il proprio seme lo invase in un'ondata calda, raggiungendo l'amplesso, seguito poco dopo dal più grande.
Si lasciò cadere a peso morto su di lui, tornando a schiacciarlo, ansimante. Lasciò passare qualche secondo, prima di rotolargli accanto, per sistemarsi meglio sdraiato al suo fianco, con la testa posata al cuscino, inondata di ciocche castane con cui la mano di Misha aveva già cominciato a giocare, passandosele tra le dita con un'espressione tanto concentrata che strappò un sorriso dal più giovane.
«Ridi troppo, Padalecki.» sibilò, piccato.
«Non ridevo, sorridevo.» precisò, avendo anche cura di aggiungere un «Collins.»
Misha arricciò le labbra, guardandolo in silenzio, con quel suo modo di fare che sembrava sempre voler dire "Ti sto giudicando in silenzio, perchè voglio che tu ti renda conto da solo di quanto sei misero. Shame on you.", anche se la maggior parte delle volte, non era neppure quello che pensava. Reclinò il capo di lato e poi si sporse verso Jared, cercando la sua bocca, per morderla e baciarla ancora una volta.
«Cos'è che non mi vuoi dire, Mishi?» sussurrò Jared, sciogliendo il bacio, con una mano che gli carezzava il fianco e l'altra che gli pizzicava la base del collo, mentre il braccio era finito sotto la sua nuca a fargli da cuscino.
«L'elenco è lungo, stangone.»
«Comincia da Castiel.»
Dannazione.
«Fanculo, Jared.»
Non gli servì sentirglielo dire per leggere in quegli occhi blu la frase "Colpito e Affondato".
«Credevi non ci sarei arrivato? Lo sai che non sono stupido.» un po' si sentì ferito dal fatto che Misha avesse davvero pensato di potergli tenere nascosto qualcosa che riguardava Supernatural, Castiel o, semplicemente, il fatto che a breve non avrebbero più lavorato insieme. Sapeva che il problema era stato quello fin dall'inizio, anche contro i suoi "Non sono un sentimentale" o le stronzate che diceva per convincersi del contrario: "Il trench di sicuro non mi mancherà, magari mi mancheranno più gli insulti di Dean. E non dimentichiamoci di Pizza-man, da lui ho imparato tanto anche io. Sia lode a Pizza-man, sempre sia lodato.".
Ogni stilla di saccenza, ogni goccia d'arroganza e ogni lacrima di sarcasmo evaporò, lasciando sguarnite le difese di Misha.
Le braccia di Jared si strinsero con forza intorno alle sue spalle.
Lo abbracciò. Lo faceva spesso, con tutti, perchè a differenza di Jensen, sempre contenuto nelle proprie reazioni e manifestazioni, lui era un ragazzo affettuoso e, a differenza di Misha, non aveva paura a mostrarsi un sentimentale. Lo era, era quel genere di ragazzo che portava fiori alla propria innamorata, anche se la volta che aveva provato a portare un mazzo di rose a Misha, la sera si era ritrovato le spine nel letto come vendetta.
Lo abbracciò, stringendoselo addosso, cullandolo tra le braccia e affondando le labbra tra i suoi capelli scuri.
Non c'era molto da dire, quindi non disse niente e Misha lo preferì a qualsiasi altra cazzata fuori luogo, adatta più a un ragazzino di diciotto anni che a un uomo di trentotto.
Non si preoccuparono neppure del tempo che passava o dell'aria condizionata che tornava a farla da padrona nella stanza, intrisa dell'odore di sesso. Pian piano, Misha si spostò completamente contro il corpo nudo di Jared, strusciandoglisi contro alla ricerca del suo calore umano, sistemandosi in parte sotto di lui, con un ultimo sbuffo e il più giovane glielo lasciò fare, continuando ad abbracciarlo e coccolarlo, quasi fosse stato un gatto troppo cresciuto.
«Pensavo...»
Misha si irrigidì.
«Jared, smettila di pensare.»
«Ma...»
«Sono serio. Smettila, non è così importante. Lo sapevamo fin dall'inizio che prima o poi mi sarei dovuto chiamare fuori da Supernatural. Quindi non pensare.»
Il fiato gli inondava il petto, dove il volto di Misha aveva trovato rifugio.
Jared annuì, ma c'erano poche persone che riuscivano a far tacere quel ragazzo e Misha sapeva di non essere una tra quelle... a meno che non usasse l'arma del sesso, s'intende.
«Nonsmetteraidifrequentarmisoloperchènonlavoriamopiùinsieme?» lo pronunciò tutto d'un fiato, perché era una domanda stupida e imbarazzante e, chiaro come il sole, danzava sopra le righe la frase che, invece, aveva omesso di pronunciare.
Mi amerai ancora?
O meglio: Hai mai cominciato ad amarmi?
Troppo stucchevole, perfino per lui.
«Mi verrà il diabete.» commentò acidamente l'uomo, con una smorfia disgustata.
Jared ne cercò lo sguardo, curioso.
«Significa che ti mancherò?»
Anche se solo per pochi secondi, fu sicuro di vederlo arrossire.
«Le tue interpretazioni libere del tutto fuori tema mi lasciano basito, Moose-Brain.»
«Lo prendo per un sì.»
E lo era. Anche se non glielo avrebbe mai detto nemmeno sotto tortura.
Sorrise, stampandogli un bacio tra i capelli umidi di sudore, uno alla fronte, uno al naso, agli occhi, zigomi, mento, labbra...
Misha sospirò, il fiato tornato caldo e pesante. Poggiò le mani contro il petto del texano, tirandosi indietro per liberarsi dal suo abbraccio, rotolando sul lato opposto del letto.
«Ehi, dove vai?» borbottò il ragazzo.
«Vado a farmi una doccia, genio.»
«Oh. Vengo anche io!»
«Mhm.»
«E' un sì?» si stupì dell'annuire dell'uomo, ma subito dopo ne scorse il ghigno malizioso sul volto, tanto eccitante quanto sospetto.
«Sarà divertente ammanettarti al tubo della cornetta della doccia e realizzare le mie turpi fantasie.»
Per l'appunto.
«Per una volta che pensavo ad una doccia tranquilla...»
Misha gli sorrise, muovendo la lingua oltre le labbra, leccando l'aria in un modo osceno che bastò per far tornare Jared eccitato.
«Te l'ho già detto, moron, non pensare. Non pensare.»