Characters: Phineas Taylor Barnum; Phillip Carlyle;
Pairing: P.T./Phillip { barlyle }
Rating: PG
Genre: Introspettivo; fluff;
Words: 333 { 111 x 3 }
Warning: Slash;
Note: Questa raccolta inizia a mettermi in seria difficoltà. Per certe cose sono abbastanza maniacale e mi son detta di volere una raccolta di sole drabble, perché è più ordinato, perché adoro la sfida di far stare tanto in poco… non fosse che continuo a perderla. >_>
“Oh, my Darling, you can etc etc” doveva essere un’unica drabble, che durante la sua stesura si è trasformata in una double drabble, finché non mi è venuta voglia di farla finire specularmente a come è finita la prima e, vaccherobasuchasurprise, lo spazio ha smesso di essere sufficiente. Quindi eccoci qui, a un totale di tre drabble ognuna di 111 parole precise, precise - almeno questo.
Sono inoltre alla disperata ricerca di pet name tra P.T. e Phillip.I vari "darling", "honey" e "my love", in italiano per ora non mi convincono, ho quindi bisogno di una buona alternativa che però ancora non ho trovato.
Disclaimers: I personaggi appartengono a chi di diritto
Storia partecipante al contest La corsa delle Drabble&Flashfic indetto da AleDic sul forum di EFP
Musica.
Rose.
E un letto in rosso.
Il naso di Phineas schiaccia il palmo di Phillip. Carlyle l’allontana con drammatiche sbuffate (che rifiuta di chiamare imbarazzo).
«La mia risposta rimane un categorico no, Phin.»
«Dammi una buona ragione per negarmelo.»
«Potrei dartene cento!»
«Per l’amor del cielo, Phillip, si tratta ancora del mio letto!»
«Non per questo devi riempirlo di petali e balzarvi sopra intonando serenate d’amore!»
P.T. non prova nemmeno a trattenere il ghigno furfante, mentre si lecca le labbra «In futuro, possiamo sempre evitare la parte dei petali.»
«Barnum!»
Phineas ride (ridono entrambi) e forza la barriera di Phillip.
«Devi, però, ammettere che ti dona.»
“Cosa?” è la domanda sospirata.
La risposta s’incastra, con perfetta dolcezza, nel bacio: «Il posto al mio fianco.»
La spinta è giocosa: Phineas cade sdraiato di schiena tra petali e lenzuola, ma lo sguardo s’incanta quando il più giovane gli è sopra, schiacciandolo vittorioso con tutto il suo corpo.
«Dunque, ora che ho io il comando non fai più lo smargiasso?»
Phillip lo stuzzica dove - crede - possa fare più male: nella sua virilità, nel suo ruolo (fin dall’inizio è prevalso il tacito accordo per cui P.T. dovesse possederlo e lui essere posseduto), ma con Barnum nulla è mai come sembra.
Perfino sotto l’abbraccio delle sue cosce toniche, Phineas è quello (più) in controllo.
«Mio caro, da questa posizione, lo spettacolo che mi offri mi affama.» L’occhiata che gl’incolla addosso è fame. «Di te.»
Le lenzuola odorano di loro, di rose e di piacere.
Phillip tiene in ostaggio il braccio di Phineas, lo usa come cuscino e incrocia dita e gambe con le sue - la pelle nuda è ancora calda del tocco dell’uomo e sul collo è sbocciato il marchio delle sue labbra. Che Dio benedica i colletti inamidati delle camicie.
La voce di Phillip è pigra quando parla, viaggia sull’orlo del sonno: «Devi ammettere, Phin, che ti dona.»
Barnum sorride. È un gioco che adora, che capita spesso tra loro: mimarsi, citarsi, rincorrersi e ghermirsi.
«Il posto al tuo fianco?» chiede, autocitandosi.
Phillip scuote il capo; ha imparato bene dal maestro e, piacevolmente, stupisce: «Il posto nel mio cuore.»