Nodoka Vs Fuuma | Sfida #1

Jun 13, 2009 11:12

Prima di tutto mi scuso con nodoka92 per l'imperdonabile ritardo nello scrivere, terminare e postare le drabbles/flashfics per la nostra Sfida che dovrebbe essersi conclusa già da un paio di mesi se non ricordo male.
Sumimasen, Nodoka, sumimasen! *versione Gokudera in ginocchio*
Comunque sono felice di annunciare al mondo intero che finalmente mi sono decisa a postare le mie flashfic e che la Sfida Namber Uan (Perchè sì, io sono convinta che ce ne saranno altre*_*) è finalmente conclusa *O*! O almeno lo è la mia parte, mwahahah >XD!
Spero solo che ti piacciano, Nodoka.
Di seguito le Sette Drabble e Flashfic.
Solo alcune note:
1. Le drabble/flashfic sono state postate con un certo ordine cronologico, ma ognuna è a sé stante (Ma si scrive così, vero >_>"?)
2. Attenzione Spoiler sulla serie dei Millefiore v_v (Non potevo mica evitare di infilarci uno gnocco come TYL!Gokudera =ç=)
3. Attenzione fluff a non finire O_O! Dai, ammettiamolo, Yamamoto -a parte quando si parla di angst*_*- in coppia con DameTsuna mi fa venire in mente solo fic fluffose, ma cavolo, Gokudera è pure peggio! Io giuro che ci ho provato ad evitarlo, ma Smokin'Bomb ha preso il sopravvento su di me e si è gettato a pesce nelle sue fusa con Juudaime e non ho potuto più fare nulla T_T!
4. Lo rifaremo, vero Nodoka*_*?



#01.Incubo di un Paradiso Perduto
Limite: Almeno una angst. Almeno una flashfic.
Prompt: Lost Heaven
Count words: 504

Lo vide cadere, con lo sguardo vago di chi non può far altro che abbandonarsi tra le spire di Ade.
Tese la mano verso di lui, spalancando la bocca in un urlo che nessuno udì.
Non lo afferrò.
Non lo prese al volo.
Non riuscì a salvarlo.
Tsunayoshi Sawada morì davanti allo sguardo impotente di Hayato.

«Nooo!»
Il respiro era affannato, ci volle tempo perché lo sguardo potesse distinguere le immagini davanti a sé.
Due corpi.
Due uomini.
Sconosciuti eppure allo stesso tempo familiari. Il più alto teneva l’altro stretto a sé, affondando una mano tra capelli di un castano brillante che Hayato aveva già visto prima d’ora, filami di seta che ebbe l’impressione potessero profumare di latte e menta.
Il profumo di Juudaime.
Lo stringeva come fosse il più prezioso dei tesori, come se quel gesto soltanto fosse bastato per proteggerlo dall’intero Mondo.
Ma quando l’uomo alzò lo sguardo su Hayato, lui vide occhi e sangue.
«N-no…»
Occhi di smeraldo pregni della stessa disperazione che il Guardiano ritrovava allo specchio dopo un incubo.
«Sto… solo sognando…»
Occhi di smeraldo e capelli di un argento troppo simile al proprio, più lunghi, incorniciavano un volto più maturo, ma maledettamente somigliante.
Tra le braccia dell’uomo, il corpo macchiato di sangue di un giovane.
Hayato strinse una mano al petto, sentendolo bruciare con una forza che gli tolse il respiro e l’uomo dai capelli d’argento -lui, lui, perché era lui quell’uomo!- fece altrettanto. Schiuse labbra così uguali alle sue eppure in qualche modo diverse ed un sussurro si sciolse nella stanza, insieme ai corpi dei due uomini che sparirono tra gocce invisibili, fino a non lasciare più traccia.
Soltanto Hayato.
Il suo sguardo spalancato sul nulla.
E la propria voce resa adulta dall’età e fatta a pezzi dalla disperazione.

Non permettere che ci portino via il Paradiso.

Si alzò di scatto dal letto, infilandosi un paio di scarpe abbandonate all’ingresso e fuggendo all’esterno.
Corse via, fermandosi soltanto una volta giunto ai cancelli di casa Sawada, notando con orrore che in piedi davanti alla porta un ragazzo minuto si stringeva nelle spalle, tremando.
«Juudaime!»
Tsunayoshi.
Corse verso di lui, per essere sicuro di non sprecare inutilmente tempo.
Per paura di arrivare tardi.
«Go-gokudera!»
Stretto improvvisamente tra le braccia di Hayato, Tsunayoshi respirò a malapena.
Si chiese perché si trovasse lì, con solo i pantaloni di una vecchia tuta addosso, si chiese perché il suo corpo gli sembrasse così caldo nonostante facesse così freddo e, soprattutto, si chiese come aveva fatto a sapere che lui, Tsuna, aveva avuto così bisogno di vederlo per scacciare via le ombre di un incubo dalla mente.
«Sono qui, Juudaime, sono qui.»
Lo sentì pronunciare contro i propri capelli.
«Non permetterò a nessuno di farti del male, te lo giuro.»
Lo sentì circondarlo con forza nell’abbraccio.
E per una notte, una soltanto, si convinsero entrambi che sarebbe bastata la sola forza di Hayato per poter salvare Tsunayoshi da ogni male.

Non permetterò che portino via il mio Paradiso.
È tutto quello che ho.

#02.I can do it!
Limite: Almeno in una Tsuna deve prendere l'iniziativa. Almeno una comica.
Prompt: Ripetizioni
Count words: 300

Deglutì.
Nervoso come non lo era mai stato e, nella sua vita da coniglio, lo era stato spesso.
Ma mai così!
«Go-gokudera-Kun…» iniziò in un tono di voce che avrebbe potuto sentire solo un animale dall’udito particolarmente sensibile.
Scosse il capo, sentendo il volto andare a fuoco e le mani iniziarono a torturare i lembi della propria divisa scolastica, accartocciandola tra le dita.
Forzu Tsuna… puoi farcela, non è difficile…
Si disse, cercando di darsi coraggio mentre avanzava di un passo.
Fo… forse però non dovrei avvicinarmi così tanto…
Si allontanò, come al solito immerso nella sua indecisione e circondato da un alone di grigio terrore.
Da qualche parte una vocina sottile gli bisbigliò all’orecchio «Muoviti DameTsuna, non vorrai morire da codardo!»
«Hiii! No, assolutamente no, soprattutto non voglio morire!»
«Allora fai quel che devi» proseguì quella sorta di voce della coscienza nata dal nulla «E chiedi a Gokudera di farti diventare finalmente un vero uomo.»
«Eh?»
Un momento di smarrimento gli bastò per abbassare lo sguardo nella direzione da cui la voce proveniva e riscoprire il sorriso sornione di Reborn accanto a lui.
«Reborn, e tu cosa ci fai qui? E che diavolo c’entra la storia di diventare un vero uomo?!» gracchiò paonazzo, mentre il giovanissimo Hitman faceva spallucce, senza la minima intenzione di spiegarsi. Tutt’altro, con un calcio ben assestato alla schiena di Tsunayoshi, lo spinse in avanti aggiungendo un divertito: «Smettila di fare la donnicciola o nel mondo della mafia finiranno tutti per voler abusare di te.»
«Hiii!»
Fu l’ultimo sussulto terrorizzato del futuro Decimo Vongola, prima di finire completamente spiaccicato contro uno specchio.
«Ngè! Forse avrei dovuto spingerlo tra le braccia del vero Gokudera e non contro lo specchio a cui si allenava per chiedergli di aiutarlo nelle ripetizioni… Beh, se non è morto si riprenderà.»

#03.My part, for yours wishes
Prompt: Doubt & Trust
Count words: 202

È già passato un anno.
O poco più.
E la tua convinzione che Juudaime sia l’uomo perfetto per rappresentare il Cielo della Famiglia Vongola è rimasta immutata nel tempo.
Hai attraversato l’oceano per lui, per venire a ucciderlo o soltanto per saggiarne le capacità.
Perché era un ragazzo come te, figlio della tua stessa patria.
Perché nei suoi occhi hai letto la paura di un bamboccio che rifuggiva il suo ruolo, ma anche qualcosa di più, che ti ha portato a credere ciecamente in lui.
In DameTsuna.
A pensarci adesso, con il senno di poi, era una partita persa in partenza, non avresti mai potuto sconfiggerlo. Non tu, non quello Yakyuu-baka che gli ronza sempre attorno e men che meno ci riuscirà quel bastardo di Xanxus.
Forse è proprio questo il bello di Juudaime: per quanto sia debole e codardo, per quanto sia piagnucolone e pigro, è disposto a tutto per ritrovare la pace di giorni normali, passati insieme a ridere, a guardare insieme i fuochi d’artificio, a studiare nella sua stanza o a giocare a palle di neve.
E tu, che hai da poco ricevuto l’Anello della Tempesta, sei pronto a fare la tua parte per proteggere la volontà di Juudaime.

#04.You can kill me. You can save me.
Limite: Almeno una flashfic.
Prompt: Everything you ever wished for
Count words: 500

Stava guardando i propri sogni andare in frantumi tra le proprie mani.
Con una frase soltanto.
Due parole. Soltanto due.
( Eppure così maledettamente sbagliate. )
Ti Amo.
«Perdonami Juudaime.»
Perdonami se ti amo.
«Come al solito non sono capace di stare al mio posto.»
Rilegato in quell’angolo che faceva del Guardiano il Braccio Destro e dell’uomo un mero amico.
E rischiava di perdere anche questo.
Soltanto per capriccio.
Perché non gli bastava quello che aveva.
( Sei un egoista! Non meriti di stare al suo fianco! )
Perché aveva già troppo -E’ il mio boss. Mio. Mio.- ma voleva ancora di più -Vorrei che fossi mio soltanto-.
Eppure le braccia non volevano saperne di lasciare andare il corpo che si era ritrovato istintivamente a stringere a sé, per paura di perderlo una volta liberato ed essere costretto a rinunciare a lui.
( Morirò se te ne vai. Morirò davvero. )
Sentiva il proprio cuore scandire i propri pensieri, velocemente, mentre il cervello si riempiva di ossigeno e Juudaime. Respirandolo. Riempiendo i propri polmoni dell’odore di lui. Sentendolo muoversi per liberarsi dal suo abbraccio.
( Non farlo. Non farlo. Non farlo. )
Allargò le braccia in una lenta agonia, permettendo a Tsunayoshi di scivolare via. Allontanandosi. Privandolo del suo calore contro il proprio corpo, dei castani capelli che solleticavano il naso, del suo volto contro il proprio petto.
( Non batterà più un cuore lì dentro. )
Abbandonò le braccia lungo i fianchi, indietreggiando di un passo.
Vigliacco!
«No!»
Spalancò gli occhi sulla figura del ragazzo quando occhi nocciola brillarono di un’indescrivibile determinazione, come se dal suo No fosse dipesa la salvezza di una vita. Come se sapesse di avere tra le proprie mani il cuore pulsante di Hayato che piano stava andando in pezzi.
«No, cosa?»
La voce rotta. Spezzata come lui.
E, nonostante tutto, pieno di quella cieca fiducia che mai una volta lo aveva fatto dubitare del proprio Boss.
( Ti prego, salvami. )
«Non voglio…»
Tsunayoshi avanzò verso di lui, alzando le mani per affondarle alla camicia della divisa di Hayato, all’altezza di un cuore che aveva ripreso a battere e a fatica a scandire la propria esistenza. Colpo dopo colpo.
«Non voglio che tu te ne vada senza sentire la mia risposta.»
Non esiste una risposta a Ti Amo.
Un Ti Amo non è una domanda.
È un dato di fatto.
È un “La mia esistenza è fatta di te e non posso farne a meno”.
Tsunayoshi gliel’avrebbe data comunque. Una risposta.
«Se te ne andassi adesso, ho paura che non torneresti più da me.»
Si spinse più a lui, tornando così vicino che il proprio respiro si confondeva con quello del Guardiano, unendosi e disperdendosi nell’aria.
Si spinse contro di lui, aggrappandosi più forte ad Hayato perché potesse sostenersi in equilibrio mentre si alzava sulla punta dei piedi e univa le labbra a quelle di lui.
( Sai di sogni ad occhi aperti, Juudaime. )
«A-aishiteru…»
( Sai di desideri avverati. )
«Aishiteru… Gokudera-kun.»

#05.Mio. Per sempre
Limite: Almeno una erotica.
Prompt: As long as you're mine
Count words: 305

Le dita scorsero lentamente sulle cosce nude, divaricandole mentre vi posava baci sfuggenti che non si soffermavano mai troppo ad assaggiare la carne ma proseguivano verso l’interno coscia, salendo lascivi e strappandogli incontrollati gemiti di piacere.
Gli parse di sentire anche il proprio nome pronunciato da labbra divenute più rosse e più gonfie a causa di denti che continuavano a torturarle.
Posò un bacio all’inguine, sostando più a lungo sulla pelle sensibile, di un corpo che si incurvò sotto di lui.
«Gokudera…»
Lo sentì chiaramente questa volta: il proprio nome.
«Sì, Juudaime?»
Sussurrò, sbattendo fiato bollente addosso alla virilità eccitata del ragazzo.
Tsunayoshi gemette, mordendosi più forte il labbro inferiore e sollevando tremante la mano destra verso il capo di Hayato, sistemato tra le proprie gambe. Gli sfiorò i capelli, prima di aggrapparvici in un riflesso condizionato quando il Guardiano leccò la punta del suo membro e la prese tra le labbra, succhiando piano, in una lentezza che lo rendeva folle.
Si spinse con il bacino contro di lui, affondando nell’antro caldo ed umido della sua bocca, supplicandolo in veloci boccate d’ossigeno e le mani di Hayato scorsero lungo i suoi fianchi, affondando tra le natiche per penetrare in lui con l’indice e il medio.
Il cuore scoppiò nel petto ed il respiro venne di colpo spezzato.
«Ti prego… ti prego…»
La mano libera di Tsunayoshi si portò davanti al proprio viso, nascondendo l’imbarazzo della sua preghiera.
Perché voleva di più: essere suo.
Hayato lo risalì, premendo le labbra contro le sue in un bacio lungo -soffocante- e, delicatamente, si dedicò a spostare il braccio del giovane Juudaime, perché il ragazzo potesse guardarlo e leggere negli smeraldi incastonati nei propri occhi il desiderio di averlo.
«Ai tuoi ordini, Juudaime.»
Affondò in lui con un’unica spinta.
Mio.
Amandolo col corpo e con l’anima.
Mio. Per sempre.

#06.'Till the end of Time
Limite: Almeno una flashfic
Prompt: To the last syllable of recorded time
Count words: 465

Le dita scivolarono in una carezza leggera sulla maniglia della porta.
La aprì senza fare il minimo rumore, infilandovisi dentro in un silenzio surreale che presto venne riempito dal suo unico sussurro in direzione dell’unico ospite della stanza: un letto e, al di sopra, scattato istintivamente in ginocchio all’entrata di lui, un uomo.
«Perdonami, non volevo svegliarti.»
«Non mi hai svegliato, Juudaime. Assolutamente.»
«D’accordo però… ehm… non c’è bisogno che ti metta in ginocchio.»
Rise, nonostante l’imbarazzo che si accese un po’ sul volto di entrambi e l’uomo si rilassò, sorridendogli mentre gli tendeva la mano, invitandolo ad avvicinarsi.

«Juudaime, posso farti una promessa?»
«U-una promessa? A me?»
«Sì. Posso? Eh, Juudaime? Giuro che poi rimarrò in silenzio e non ti disturberò più!»
«Gua-guarda che non mi stai disturbando, Gokudera-kun.»
«Ti prometto di renderti sempre felice, fino alla fine dei miei giorni.»

Le dita di Tsunayoshi erano sempre state più piccole in confronto a quelle di Hayato.
Le strinse con delicatezza, tirandolo gentilmente a sé, perché potesse stargli di fronte e lui potesse ammirarlo ancora una volta, contemplarlo come un ritratto creduto ormai perduto.
«Non riesci a dormire, Juudaime?»
Il giovane scosse il capo, lasciando che le mani del Guardiano lo carezzassero piano lungo le braccia.
«Hai avuto un incubo?»
Il Decimo Vongola arrossì, colto in fragrante, sentendosi improvvisamente un moccioso stupido e frignone.
«S-sì, ma… n-non… non volevo disturbarti è che…»
«Non mi stai disturbando.»
«Ah… no?»
«Se dormissi con me, saresti felice?»
Il rossore sul volto di Tsunayoshi si sparse scaldando tutto il suo volto ormai adulto ed annuì con il capo, ringraziando l’idea di essersi fatto crescere i capelli e la frangia che ora in parte ne copriva i grandi occhi nocciola.
Tenendolo ancorato per le spalle, Hayato lo tirò ancora a sé, poggiando un bacio alla sua fronte.
«Allora sarò onorato di averti qui con me.» gli bisbigliò tra i capelli.

«Me lo permetterai, vero, Juudaime?»
«Co-cosa?»
«Mi permetterai di renderti felice?»

«Mhm… Arigatou, Gokudera-kun.»
Si lasciò trascinare sdraiato sul letto insieme al Guardiano, stretto nel suo abbraccio così come ricordava fosse sempre stato dal giorno della promessa.
Renderlo felice. Sempre. Fino alla fine dei loro giorni.
«No, grazie a te, Juudaime.»

E, nonostante tutto, nonostante le promesse, i sorrisi, i baci sotto le coperte, gli abbracci sotto un Cielo puntellato di stelle, prima o poi ogni cosa avrebbe avuto termine.
«Questo che ti renderebbe davvero felice, Juudaime?»
«Sì… anche se so che renderà infelice te…»
Doveva saperlo anche Hayato, doveva averlo saputo da subito, dal giorno in cui, ancora ragazzini, gli aveva promesso eterna felicità.
Sapeva che, a dispetto delle parole, prima o poi il Tempo sarebbe scaduto e la musica che andava componendo con Juudaime sarebbe giunta alla sua ultima nota.
Quella sarebbe stata la Fine dei loro giorni.

#07.Thanks for all
Limite: Almeno una angst. Almeno una flashfic.
Prompt: Grazie
Count words: 500

«Non è possibile, Juudaime, dimmi che sta mentendo!»
Anche dopo dieci, venti, o cent’anni, certe cose non sarebbero mai cambiate.
Tsunayoshi sorrise al proprio riflesso, staccando la fronte dalla finestra a cui era poggiato per voltarsi ed incontrare lo sguardo del suo guardiano che scintillava di rabbia.
C’era stato un tempo in cui avevo paura di quegli occhi.
Avanzò verso di lui, alzando il braccio destro per posarlo alla sua spalla.
Occhi così impetuosi da attirarmi come il fuoco per una falena.
«Hai parlato con Yamamoto, immagino.»
Li vide spalancarsi, riversargli contro ondate di giada e smeraldi che a quelle iridi avevano donato ogni loro sfumatura.
E mai una volta hai permesso che mi scottassi.
«Non…» le mani di Hayato si strinsero alle braccia di Tsunayoshi, stritolandolo senza rendersene conto in una presa possessiva che avrebbe lasciato marchi violacei sulla sua pelle «Non posso permettere che tu vada da solo, ti accompagnerò!»
«Non questa volta.»
Non esistevano parole per descrivere quello che attraversò gli occhi del Guardiano: delusione, incredulità, preoccupazione… Terrore.
«E’ una cosa che spetta a me soltanto. Lo capisci, vero?»
No, non lo capiva.
Non volle capirlo.
«Ti prego, lasciami venire con te. Sarò discreto, sai che farei ogni cosa per te, Juudaime.»
Saresti pronto anche a morire per me, Hayato…
«Sì, lo so.» abbassò il capo, facendosi indietro di un passo, uno soltanto, sufficiente a mettere una distanza che tra loro parve incolmabile «Ma non verrai con me.»
«Juudaime…»
«E’ un ordine, Hayato.»
La presa del Guardiano si allentò, finchè le mani di lui non si allontanarono del tutto dal corpo di Tsunayoshi e le dita si raccolsero ai palmi, scavando nella carne fino a lacerarla. La mascella si serrò, mentre la voce raschiò la gola un’ultima volta.
Una sola.
E poi sarebbe stata la fine.
«Ai tuoi ordini… Juudaime…»
Non sarebbe più stato al suo fianco, non nel momento più importante della sua vita, non per prendere al suo posto una maledetta pallottola e non dover rimpiangere la sua morte.
«Grazie.»
E di questo Tsunayoshi lo ringraziò, con un sorriso sulle labbra e la fronte che si poggiava alla sua spalla, mischiando capelli castani e crini d’argento.
«Grazie di tutto.»

L’estremità della sigaretta bruciava mentre il fumo invadeva i suoi polmoni.
Il fumo uccide, diceva qualcuno.
Ma delle pallottole in testa non parlava mai nessuno.
Accartocciò la sigaretta tra le dita, senza preoccuparsi di bruciarsi, in fondo, non avrebbe sentito niente, assolutamente niente.
A parte una fitta al cuore, così forte che sarebbe morto per soffocamento.
Un giorno.
Ma non di certo quello.
Gettò in terra la sigaretta, raggiungendola poco dopo quando le proprie gambe cedettero e le ginocchia toccarono il pavimento.
«Perché non mi hai voluto con te… perché…»
Da qualche parte, a ronzare nel cervello insieme al suono del via vai delle sirene della polizia e delle ambulanze tra le strade di Namimori, la voce di Tsunayoshi vagava ancora.
Grazie.
E soltanto dopo Hayato aveva capito che lo stava ringraziando per averlo lasciato morire.

[59x27 vs 80x27], [sfida], character: tsunayoshi sawada, fandom: katekyou hitman reborn, pairing: 59x27, character: hayato gokudera

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