Characters: Tom Hiddleston; Loki Laufeyson;
Pairing: LokixTom {frostpudding}
Rating: Nc-17
Genre: PWP
Warning: slash; crossover; sub/dom; lieve s&m; bondage;
Words: 1.370
Prompt di:
Gaia Riddle Gold ~ Tom/Loki: Tom scopre una fanfiction rossa e masochista Loki/Tom e non è d'accordo fino a quando...
Disclaimers: Loki e compagnia bella appartengono a chi di diritto, Tom Hiddleston invece è patrimonio dell'umanità e per questo dev'essere preservato nei secoli dei secoli, amen appartiene a se stesso.
Era stata una trappola di Loki, un modo per stuzzicarne la curiosità che in lui aveva iniziato a scavare un buco, fin da quando gli occhi azzurri di Tom si erano posati su quella cosa. Così oscena. Così eccitante.
«Non desideri provare, Thomas?» Loki gli aveva sussurrato all'orecchio, tentandolo, portando alla luce un sorriso imbarazzato sul volto dell'attore.
«Ti assicuro, Loki, che certe pratiche non fanno per me.» aveva risposto Tom, pacato, e la freccetta del mouse cancellò la cronologia del computer e, con essa, qualsiasi traccia di quella fanfiction.
Non c'erano state ribattute da parte del semidio, soltanto uno sguardo lungo che era scivolato, insieme ai brividi, lungo tutto il profilo di Tom.
Nel silenzio, Loki se ne era andato.
Era tornato una settimana dopo, si era insinuato tra le trame dei sogni dell'attore e ne aveva infestato il sonno.
Specchi argentati rinchiudevano la gabbia in cui Tom aveva aperto gli occhi, fissando la sua immagine riflessa da ogni angolazione. Perfettamente al centro della gabbia, le braccia erano tese in alto, con i polsi legati da un drappeggio smeraldo che allungava nappe dorate lungo i suoi avambracci, attorcigliandosi intorno fino al gomito, per terminare con minuscole teste di biscia. Vive. Reali - non meno di quanto lo sono i sogni. Lo scoprì strattonando le braccia per tentare di liberarsi, quando minuscole zanne, grandi poco più della punta di uno spillo, lo pizzicarono lungo tutto l'arto e ad ogni morso una scintilla, ad ogni scintilla un guizzo elettrico direttamente contro la sua pelle.
Gemette di dolore, abbandonando ogni tentativo di fuga.
«Loki…» il nome uscì con consapevolezza, non c'era nessun altro in grado di usare un potere simile, ma anche fosse stato, non avrebbe sopportato l'idea che altri lo vedessero a quel modo: gli abiti formavano un mucchietto di stoffa nera e bianca ai piedi di uno degli specchi, lasciando lui completamente nudo, sostenuto dalle lunghe gambe modellate di muscoli scattanti. L'addome era contratto ed ogni respiro ne gonfiava appena il petto, quasi ad incastrarsi nella cassa toracica e lì rimanere, sino a venir soffiato via, in boccate veloci e pesanti. Ansimi.
«Loki, per l'amor di Dio, vieni a liberarmi!» urlò al vuoto. Non c'era altro nella gabbia a parte Tom, soltanto un buio innaturale nel quale il suo corpo risaltava come bagnato di luce e in cui l'inglese riusciva a vedere benissimo il proprio riflesso.
Chinò il capo, cercando di nascondere il volto contro la spalla. Il rossore si era sparso per le guance, per le orecchie e perfino per il collo, rendendo visibile un imbarazzo che si specchiava sette volte, su sette specchi differenti e lo riportava ai suoi occhi.
Non c'era modo di nascondersi.
Chiuse gli occhi, in un'attesa che iniziava a sembrargli infinita, fatta di soffi d'aria che rotolavano sulla pelle in tocchi invisibili, depositando carezze leggere lungo la schiena e scendendo tra i glutei sodi, sfiorandone il solco, solleticandogli i fianchi e scivolando lungo il membro. Non servì avere gli occhi chiusi, per non sentire il sangue rifluire tra le gambe e l'eccitazione farsi turgida.
Poi, di colpo, spine di ghiaccio gli si conficcarono nel petto, attanagliandogli il cuore con così tanta forza da lasciarlo senza fiato. Spalancò gli occhi per la sorpresa ed il dolore; Loki era lì, davanti a lui, chinato su di lui a baciarne il petto con labbra fredde di ghiaccio blu.
«Mi hai chiamato, mortale?» domandò, il sorriso sottile e la voce sarcastica, mentre si raddrizzava davanti agli occhi di Tom.
«Ti dispiacerebbe liberarmi?»
«Oh Thomas, non ne ho alcuna intenzione.»
Tom deglutì.
«Per favore, Loki.»
«Tutto a suo tempo.»
Un lampo di paura attraverso lo sguardo azzurrino dell'inglese. Loki ne aveva raccolto il mento tra le dita, sollevandolo per strappargli un bacio ed insinuarvi la lingua, gelida quanto tutto il resto, quanto le dita della gemella che si allacciarono all'erezione di Tom, facendolo urlare per il freddo spinoso attanagliato intorno a lui.
Incurvò la schiena, strattonò le braccia e urlò più forte contro la bocca del semidio quando le nappe dorate si allungarono strisciandogli fino alle spalle, pizzicandone ancora la pelle in morsetti elettrici. Loki sciolse il bacio e Tom spalancò la bocca alla ricerca di ossigeno, tirando indietro la testa ad offrire il collo ai denti del semidio e al suo morso; serrò i pugni, sentendo il ghiaccio seguire la linea del suo collo, piccoli fiocchi di neve si depositarono lungo le clavicole, rotolando per il petto, facendolo tremare di freddo.
«Lo sai che non amo mi si menta, Thomas; e apprezzo ancor di meno che sia tu a farlo.»
Il «Cosa?» di Tom fu un gemito arrochito, contratto insieme ai muscoli e pulsanti come la propria eccitazione gonfia nella mano del semidio. Sentiva il ghiaccio percorrere le nervature lungo l'asta dura, graffiarne la pelle e chiudersi intorno al glande in una stretta che per un attimo gli annebbiò completamente il cervello, come se fosse rinchiuso nell'abbraccio di centinaia di spine. La mano di Loki lo circondò con più forza, iniziando a muoversi sulla sua erezione, in scariche di dolore e piacere, in cui la propria mente si riempiva di ghiaccio bollente e poi si scioglieva sotto colate di lava.
Le gambe tremarono per lo sforzo di stare in piedi; sarebbe caduto in terra, se non fosse stato per il drappo legato ai suoi polsi, ma ad un cenno della mano di Loki, il nodo si allentò, le braccia di Tom sfuggirono alla presa e l'inglese cadde a terra, inginocchiato ai piedi del semidio.
«Bravo umano, vedo che hai capito quale sia il tuo posto.» Loki sorrise. Afferrò una ciocca dei riccioli castani dell'uomo, strattonandoli con forza per sollevarne il capo e fare in modo che lo guardasse: si ritrovò ad affondare il proprio sguardo in occhi languidi, due pezzi d'azzurro cielo lucidi di lacrime e sale.
«Non ti ho mai mentito, Loki.» Le parole di Tom uscirono zoppicanti, rotte insieme al respiro.
«What a shame. Stavi andando così bene.»
Loki schioccò le dita e le nappe dorate del drappeggio si allungarono sino a scivolare nuovamente addosso all'inglese, in un serpeggiare sinuoso che si allacciò alle sue braccia - legandogliele dietro la schiena -, alla gola - riducendone il respiro - e, per l'ennesima volta, piccole fauci si spalancarono su di lui. I morsi gli riempirono il petto, lasciando segni rossi del loro passaggio e nuove stille di un dolore estasiante, nuovo e spaventoso ogni volta. Eppure così eccitante.
C'erano gemiti e urla a grattare la gola di Tom, mentre le fauci serpentine ne avevano raggiunto i capezzoli e una alla volta vi si avventavano, rilasciando la loro energia elettrica; altro dolore, altro piacere, altre lacrime, altre gocce di liquido preseminale che colava lungo l'erezione.
Loki poggiò una mano alla sua guancia, la pelle scottava contro le dita fredde.
«Non è forse vero che ti piace, Thomas?» sussurrò.
Il rossore sul volto dell'umano si fece più vivo, le labbra si schiusero ma tutto quello che ne uscì fu il respiro rantolato.
«Non gradisco che mi si faccia attendere per una risposta.» suonò come una minaccia.
Tom annuì debolmente, il corpo tremante, il fiato corto e l'erezione che svettava contro l'addome.
«La voce, Thomas.»
«…sì.» ansimò. Cercò inutilmente di rifuggire dallo sguardo di Loki, ma la sua mano ne teneva il volto sollevato ed i suoi occhi erano lame puntate su di lui, che affondavano in lui, spogliandolo della pelle e dei pensieri, sino a lasciarne nuda anche l'anima. Fino a scoprirne ogni intimo desiderio.
«Sarai obbediente, non è vero?»
«Sì…»
«Molto bene.»
La carezza di Loki discese lungo il collo, sino al petto, dove i serpenti dorati avevano fatto il loro nido e al passaggio della sua mano si allargarono - fedeli servitori. Strinse tra le dita un capezzolo imprimendo il proprio potere, in una scarica di freddo che lo lasciò boccheggiante.
«Sapevo che saresti stato perfetto, Thomas. Non esiste nulla che mi dia più gioia di vederti urlare, supplicare e venire per me.»
Loki sorrise, le orecchie piene delle urla di dolore e piacere del suo mortale e lo sguardo gonfio del suo corpo nudo piegato al proprio volere.
Sarebbe stata una lunga notte.
Ed un sogno da cui non era sicuro lo avrebbe mai più svegliato…