Characters: Hiro Hamada; Tadashi Hamada; Cass Hamada;
Pairing: TadashixHiro {platonic};
Rating: PG
Genre: Introspettivo; Fluff; Drammatico;
Words: 563
Prompt: Anello;
Warning: Slash; Incest; kidfic;
Disclaimers: I personaggi di Big Hero 6 appartengono a chi di diritto.
Scritta per la 4° Settimana del
Cow-t5 @
maridichallenge Hiro corre più veloce che può, sfuggendo in un momento di distrazione di zia Cass e di suo fratello, precipitandosi oltre la porta a vetri della caffetteria, sulla strada che conduce al piccolo bar all'angolo. Tra le dita piccole stringe la mancetta che la zia ha dato loro, ben cinque dollari in moneta, anche se ormai è abbastanza grande da sapere che si tratta di spiccioli. Quando sarà grande - quindi tra due o tre anni, pensa - diventerà ricco.
Ma ora di anni ne ha solo dieci e corre, fino alla macchinetta che troneggia davanti all'ingresso del bar, quella piena di palline che attira sempre tutti i bambini dell'isolato. Lui non ci si è mai avvicinato, l'ha guardata da lontano, rispondendo con un broncio infantile ogni volta che Dashi gli chiedeva se volesse provare a farne scendere una. Una sola. Figuriamoci, non gli piacciono quelle cose da bambini, Hiro vuole diventare grande in fretta. Tra tre anni, si ripete, tra tre anni sarà abbastanza grande.
Tra tre anni Tadashi lo prenderà sul serio.
Con questo pensiero in testa, Hiro si guarda intorno, si assicura che non ci siano bambini, né adulti nelle vicinanze e con passetti veloci è di fronte alla macchinetta.
Prende un profondo respiro quando la prima delle monete tintinna, ingoiata dalla macchinetta, poi una seconda la segue, una terza e così via. Cinque dollari in tutto e una sola possibilità.
«Ti prego…» mormora e, un millimetro alla volta, fa girare la manopolina che aziona il meccanismo per far cadere la pallina di plastica e il gioco al suo interno - anche se per Hiro non è un gioco, è una cosa seria. È una cosa importante.
La pallina cade con un tock leggero. Hiro la raccoglie in mano ad occhi chiusi; deve prendere un profondo respiro per decidersi ad aprirli uno alla volta e facendo forza per aprirla, spiando ciò che si rivela all'interno.
«Ce… ce… ce l'ho fatta!» esclama, incredulo, davanti ad un grosso anello di plastica rossa dall'aspetto infantile e pacchiano. Ma a lui piace, a lui piace tantissimo. Anche se non può goderselo ed è invece costretto ad infilarlo in tasca in tutta fretta quando, dal fondo della strada, Zia Cass e suo fratello urlano il suo nome e si precipitano verso di lui non appena notano la zazzera corvina e spettinata dei suoi capelli.
Addio tranquillità. Sospira.
«Hiro! Vuoi farmi venire un infarto?!» grida la donna, tirandolo per un orecchio.
«Ben ti sta, testa di rapa.» commenta invece Tadashi, davanti ad uno sguardo che lo supplica di fare qualcosa.
Stupido fratello. Ma Hiro tace - per una volta e perché sa che, se si mostra davvero dispiaciuto, la zia lo perdonerà e la ramanzina durerà molto meno - e, quando la paternale ha inizio, stringe con tutte le proprie forze l'anello nella propria tasca.
Tre anni. Tra tre anni ne sarà valsa la pena.
Sono passati tre anni esatti e l'anello di plastica rossa è ancora nel cassetto della scrivania in cui lo ha nascosto il giorno in cui l'ha preso.
Era nel cassetto.
Lo era prima della veglia funebre, prima del funerale, prima dell'incendio.
Prima della morte di suo fratello.
È stato nel cassetto tutto questo tempo e, quando Hiro lo getta rabbioso nel cestino della spazzatura, gli anni che ha aspettato non valgono più nulla.
Non potrà più chiedere a Tadashi di sposarlo.