[Original] Non sul serio. Non per finta.

Feb 14, 2015 03:40

Characters: Camille Hervé Lefevre; Adrian Ross;
Pairing: CamillexAdrian;
Rating: PG
Genre: Fluff; Slice of life;
Words: 921
Prompt: Anello;
Warning: slash;
Disclaimers: I personaggi della fic sono tutti miei.
Scritta per la 4° settimana del Cow-t 5 @
maridichallenge

E' strano portare un anello al dito, specialmente quando non si è sposati. Non per davvero - e forse nemmeno "per finta" è il modo giusto per spiegare quello che sono. Innamorati, ecco.
Quello di Adrian è stato un capriccio, una frase così tanto per dire che ha detto ridendo, senza pensare al fatto che una parte di sé avrebbe voluto davvero prendere il cognome di Camille dopo il matrimonio; ma non parlava sul serio. E come avrebbe potuto?
Camille, però, sa essere più capriccioso e più testardo di lui. Un mese dopo, quando la battuta del ragazzo si è sbiadita nel ricordo, insieme alle tante altre cazzate dette passeggiando per le strade di Parigi, è tornato a casa con un paio di fedi nuziali e il loro nome inciso nell'oro.
Adrian continua a ruotarla nervosamente intorno al dito. Non ha mai portato anelli e non pensava che ne avrebbe sentito il peso, che si sarebbe accorto della sua presenza anche durante il sonno.
Si mette a sedere nel letto a due piazze che riempie la stanza di Camille ("E' la nostra nuit de noces, Drì, ti vieto categoricamente di dormire nella tua stanza" gli ha detto in un miscuglio di parole inglesi e francesi) e, cercando di fare il più piano possibile per non svegliare l'uomo, solleva il braccio, con la mano aperta e i raggi della luna che la inondano, entrando dalla finestra spalancata.
E' la prima notte di primavera e loro si sono sposati - non sul serio, ma nemmeno per finta - il giorno dell'equinozio. Un'idea di Camille, ovviamente, tra i due il più romantico è sicuramente il francese, Adrian non ci avrebbe mai pensato.
Eppure gli piace.
Non lo direbbe ad alta voce (non che Camille non lo sappia già, quando gli si è inginocchiato ai piedi, aprendo il cofanetto con i due anelli posati su un cuscinetto di velluto nero, si è quasi messo a piangere), ma è la prima volta da quando si è trasferito in Francia, perfino da quando si è trasferito nell'appartamento dell'uomo, che si sente felice. Solo immensamente felice.
«Drì?» la r moscia spicca tra le tre lettere del proprio nome, pronunciate con la voce impastata di sonno di Camille. L'uomo si stiracchia lentamente, mettendosi a sedere accanto al più giovane per poi allungare un braccio intorno alle sue spalle e tirarlo a sé «Non riesci a dormire?»
Adrian poggia il capo al suo petto e chiude gli occhi, rispondendo con il proprio silenzio.
«Vuoi che ti canti una ninnananna?»
Non è sicuro che l'uomo lo stia prendendo in giro, non è soltanto per il tono pacato, senza sarcasmo o ironia - alle volte anche senza colori, nonostante sia così bravo nell'usarli sulle sue tele - con cui l'altro è solito parlare, ma c'è anche il fatto che Camille canti bene.
Il ragazzo però decide che si tratta di una battuta, anche a rischio di insultarlo per niente.
«Fanculo.»
«Non ti stavo prendendo in giro.»
Per l'appunto.
Ma Camille non si offende per così poco, si potrebbe anzi dire che abbia sviluppato una completa immunità agli insulti di Adrian, alle sue frasi da scaricatore di porto e anche ai suoi sguardi violenti. Finché è in grado di guardargli attraverso e vedere cosa si trova al di sotto della sua scorza dura, non gli importa null'altro.
«A cosa stai pensando?» gli chiede e la sua voce si fa più dolce.
«A nulla.»
«Bugiardo.»
«Fatti i cazzi tuoi.»
«Uniti nella gioia e nel dolore, ricordi?» glielo sussurra direttamente contro la guancia, in un bacio soffice e Adrian abbassa le spalle, sconfitto. Accidenti a lui.
«Giura che non mi prenderai per il culo.»
«E' mai successo, Drì?» No. Ma da quel che ne sa lui, c'è sempre una prima volta - e Adrian in soli quattro mesi ha avuto parecchie prime volte che non pensava sarebbero mai accadute, prima tra tutti quella di innamorarsi di un uomo, seguita dal farsi scopare da lui.
«Te lo prometto.» riprende comunque Camille, che sembra avergli letto nel pensiero.
Il ragazzo annuisce e sospira, si lecca le labbra e si fa forza nel parlare.
«Stavo pensando che, ora che siamo...»
«Sposati.»
Arrossisce, impreparati.
«Yeha, whatevà.» borbotta, cercando di scacciare l'imbarazzo «comunque, ora potrei spostare le mie cose nella tua stanza.»
Non è preparato al silenzio che segue, si aspettava una risata o una qualche frase politicamente corretta del francese, si aspettava anche un bacio a dire la verità, invece c'è solo silenzio e, quando si volta, sollevando gli occhi all'uomo, scopre anche il perché. Il suo sguardo è sgranato e tutto quell'azzurro sembra volersi riversare oltre le orbite in ondate stupite che Adrian non pensava avrebbe mai visto. Un'altra prima volta.
Storce il naso, senza sapere cosa pensare.
«Se non vuoi, fa niente.» butta lì, anche se in realtà fa tutto. Era lui quello che continuava ad insistere perché vivessero non solo sotto lo stesso tetto, ma anche nella stessa stanza.
«No. Voglio.» Camille si riscuote e lo abbraccia più forte, in una stretta soffocante in cui lo bacia ancora e ancora fino a rimanere entrambi senza fiato «Voglio che tu stia con me sempre.»
Sempre è un periodo troppo lungo, soprattutto per Adrian che fino a poco prima non era che un randagio senza patria nè dimora. Sempre è qualcosa di definitivo, ma lo è anche legarsi in matrimonio a qualcuno, lo è anche la fede al proprio dito che scorge solo con la coda nell'occhio, mentre sorride a Camille e gli ruba un altro bacio.
«Idiota.»

character: camille hervé lefevre, [cow-t], [cowt5], pairing: camillexadrian, [challenge], [original], serie: un americano a parigi, [serie], character: adrian ross, [flashfic]

Previous post Next post
Up