Titolo: Where the light never shines (Capitolo 3)
Fandom: Soul Eater
Personaggi: Gopher, Justin Law, Giriko, Noah
Rating: PG
I due giorni seguenti si erano susseguiti in modo angosciosamente ripetitivo. Il tempo era passato meno lentamente di quanto Justin si sarebbe aspettato, ma nonostante le medicine e gli asciugamani bagnati sulla fonte la situazione non era migliorata per niente. Noah continuava a non farsi vivo, e il biondo non sapeva cosa pensare. Iniziava a temere per le sorti di Gopher, che a malapena riusciva a sollevarsi dal letto per andare in bagno o per mandare giù quella miseria di cibo che sarebbe stato eccessivo definire pasti. Aveva persino smesso di delirare, come se il suo corpo non avesse più le forze nemmeno per quello.
Fu per puro caso che Justin si rese conto di quella che poteva essere la natura della febbre, e si sentì incredibilmente stupido per non averci pensato prima.
Lo stava aiutando a cambiarsi la camicia, quando l'occhio gli cadde sulle bende che gli avvolgevano il basso ventre. Le aveva intraviste attraverso il taglio che aveva nei vestiti in passato, ma non ci aveva dato molto peso. Quando aveva sfiorato erroneamente quel punto del corpo dell'altro con il dorso della mano, il lamento che ne era seguito non era stato dei più promettenti. Sapeva, anche se non ricordava esattamente come ne fosse venuto a conoscenza, che Gopher era rimasto ferito nello scontro contro Maka Albarn e il suo partner, per cui non era così strano che fosse fasciato. Ma c'era una possibilità che la ferita si fosse infettata. Se così fosse stato, la febbre alta che aveva avuto in quei giorni non sarebbe risultata così sorprendente.
"Gopher," lo chiamò, senza però ottenere alcuna reazione concreta. Il moro non sembrava essere completamente cosciente, e Justin ne approfittò per allentare le bende, intrise di ciò che sembrava sangue secco, facendo del suo meglio per non esporlo troppo al gelo della stanza. Una volta buttate sul pavimento, si ritrovò a contrarre i muscoli del viso in una smorfia quando finalmente rivolse lo sguardo verso la ferita. Appurò che si trattava di un taglio non troppo lungo sul fianco, e sembrava essere abbastanza profondo, anche se non riusciva a capirlo bene a causa di una sostanza gialla che si era formata all'interno e che sembrava essere pus. Inoltre, i bordi della ferita erano gonfi e arrossati. Non era esattamente un bello spettacolo, e nonostante la sue misere conoscenze mediche sapeva che una ferita in guarigione non avrebbe dovuto avere quell'aspetto. Esattamente come temeva.
Rimase a riflettere sul da farsi, vagamente in panico. Era un esperto nel combattimento e nel giustiziare, ma ora come ora non aveva la benché minima idea di come salvare una persona in pericolo di vita. Quando Gopher iniziò a contorcersi e a mugugnare qualcosa di incomprensibile, Justin lo avvolse nelle coperte in tutta fretta. Raccolse l'asciugamano umido che aveva finito per cadere per terra, e glielo rimise sulla fronte. "Torno subito," gli disse, anche se probabilmente non l'avrebbe sentito.
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Giriko aveva superato il limite massimo di noia e per di più aveva finito l'alcol. Non era esattamente la migliore delle combinazioni. Il fatto che Justin sembrava essersi totalmente dimenticato della sua esistenza se non quando si trattava di chiamarlo per pranzo o per cena non aiutava. Non l'avrebbe mai ammesso, neanche pienamente a se stesso, ma la presenza di Justin era ciò che l'aveva trattenuto dal perdere la ragione definitivamente in tutto quel tempo da quando Arachne era scomparsa dalla sua vita. Averlo come nemico era stata una delle cose più stimolanti che avesse provato in secoli e secoli, e ora che erano dalla stessa parte si sentiva vagamente confortato, forse dal fatto che persino il biondo si fosse reso conto delle infinite incongruenze all'interno della DWMA. Non che ora come ora gliene importasse qualcosa, ma non cambiava il fatto che avesse qualcuno con cui condividere un futuro che non si presentava troppo roseo.
Stava per lasciare la chiesa, deciso a procurarsi altro da bere e magari una donna, quando il soggetto delle sue riflessioni improvvisamente piombò nella stanza, pallido come un cencio.
"Giriko, ho bisogno che tu venga con me, subito."
"Ehi, respira," lo prese in giro Giriko. "Chi è morto?"
"Nessuno, per ora," rispose Justin. Probabilmente non si era nemmeno reso conto che era una domanda retorica. "Vieni e basta."
L'uomo si lasciò condurre per il corridoio, mantenendo la distanza per non mostrare troppo interesse in quello che stava accadendo. Sapeva benissimo dove stavano andando, e se Justin si era rivolto a lui doveva essere una cosa grave, perciò non disse niente. Almeno per il momento.
Quando arrivarono nella stanza di Gopher, e non notò niente di diverso dal solito all'apparenza, finalmente si decise a chiedere spiegazioni. "Allora?"
"Credo di aver capito perché la febbre non accenna a scendere," rispose Justin.
"Beh, buon per te," sbottò Giriko. "Ma che c'entro io?"
Il biondo lo guardò torvo, prima di dirigersi verso il letto del ragazzo e sollevare in parte le coperte. "Ho bisogno che mi confermi che si tratta di una ferita infetta."
Giriko inizialmente sbatté le palpebre senza capire, poi si avvicinò al letto, facendosi indicare da Justin il punto in questione. Era una ferita insignificante, e quando riconobbe i chiari segni di infezione si chiese come fosse possibile che un taglio del genere si fosse ridotto in quello stato. "Direi di sì. Era fasciata?"
"Sì," annuì l'altro, indicando le bende sul pavimento. "Ma non credo l'abbia medicata come si deve o che ci abbia fatto molta attenzione in generale."
"Bimbetto idiota," ringhiò Giriko tra sé e sé, ripensando al loro scontro di qualche giorno prima. "Inizio a pensare che cerchi di farsi ammazzare di proposito."
Gopher in quel momento si mosse e borbottò qualcosa di impercettibile, probabilmente una lamentela.
"Ah, sei sveglio allora," gli disse Giriko, in maniera ben poco cortese.
"Che diavolo ci fai qui?" si lamentò il moro, la voce debole ma lo sguardo carico di disprezzo.
Giriko non perse tempo a rispondergli a tono. "Se tu non fossi così idiota non dovrei sprecare il mio tempo nella tua lurida stanza. Scommetto che Noah ti ha abbandonato qui di proposito, perché era stanco di starti dietro. Non sei neanche in grado di curarti una fottuta ferita."
Avrebbe continuato all'infinito se avesse potuto, indipendentemente dal fatto che il ragazzo gli scoppiò a piangere davanti, ma Justin gli mise una mano sulla spalla con violenza, un chiaro segnale che forse avrebbe dovuto smetterla. Ma se lo meritava.
"Noah-sama mi aveva detto..." cominciò Gopher, ma non riuscì a continuare a causa dei singhiozzi. "... mi aveva detto che ci avrebbe pensato lui. Ma poi non ne ha più fatto parola, e pensavo che non fosse poi così grave... visto che ne era dimenticato."
Giriko ci mise un po' a capire cosa stesse farfugliando Gopher. "E non ti è saltato per la testa nemmeno per un momento che fasciare e basta un taglio del genere fosse un'idiozia?" gli domandò seccamente.
"Non lo so," mormorò il ragazzo, tirando su con il naso. "Noah-sama mi ha sempre guarito le ferite con la... magia, credo."
L'uomo fu costretto a fermarsi, specialmente dal momento che la presa di Justin sulla sua spalla iniziava a farsi più stretta e vagamente dolorosa. Più andava avanti più il torto sembrava ricadere su quell'uomo per il quale non aveva mai provato un'eccessiva simpatia, in particolar modo perché aveva sempre avuto la sensazione che avesse contribuito alla caduta di Arachnophobia. Non trovava più motivo di prendersela con Gopher, anzi, iniziava a sentirsi vagamente annoiato di nuovo.
Justin raccolse l'asciugamano umido che era scivolato via dalla fronte di Gopher quando aveva iniziato a parlare con Giriko e glielo rimise addosso con un sospiro. "Giriko, sai come si procede in questi casi?" chiese infine a Giriko, senza aggiungere altro.
"Cosa ti fa pensare che io ne capisca qualcosa?" sbottò Giriko.
"Non dirmi che hai vissuto per ottocento anni per niente."
Giriko fece schioccare la lingua, irritato. Per chi l'aveva preso? Ovviamente gli era già capitato. Aveva avuto a che fare con infezioni in circostanze molto più stupide di quella di Gopher, se doveva essere sincero. Ma non era il caso che lo sapessero.
"La prima cosa da fare è pulire la ferita," disse, scrollando le spalle. "Lo sanno anche i bambini."
Il biondo non colse l'attacco di Giriko e si limitò ad annuire, affrettandosi fuori dalla stanza.
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Procedette a passo veloce nel corridoio, ignorando i brividi che gli percorrevano la schiena senza motivo apparente. Era dura convincersi che non ci fosse niente e che fosse solo. Si era abituato alle allucinazioni causategli dalla follia, ma ultimamente avevano iniziato ad aumentare in numero e in intensità. Non ci aveva messo molto a realizzare che i rumori che aveva sentito qualche giorno prima e che aveva attribuito a Giriko non erano altro che un frutto della sua immaginazione. Era come se qualcosa lo attirasse fuori dai luoghi in cui non si trovava da solo. Ne aveva avuto la conferma in quegli ultimi giorni, le poche volte che era uscito dalla stanza di Gopher. I corridoi prendevano forme e profondità insolite, i suoni superavano la barriera degli auricolari, o forse provenivano da loro, e quegli occhi che gli erano così familiari lo osservavano ovunque si girasse. Tutto nella sua percezione sembrava suggerirgli che ci fosse qualcun altro, intorno a lui, vicino a lui. Normalmente non lo disturbava l'idea di perdere la ragione del tutto, eppure quelle allucinazioni lo terrorizzavano. Non ricordava esattamente cosa avesse provato quando il raptus omicida contro B.J. l'aveva colto, ma sentiva che era qualcosa di simile.
Sospirò rivolto al suo riflesso nello specchio, dopo aver raccolto dall'armadietto quel poco di relativo al pronto soccorso che era riuscito a trovare. Persino la sua stessa faccia gli sembrava distorta, ma forse in realtà aveva davvero quella faccia orribile, così diversa da quello che ricordava. Quand'era l'ultima volta che si era specchiato, dopotutto?
Aveva sperato che la transizione fosse più veloce, meno traumatica. Ma si rendeva conto che era effettivamente troppo da chiedere, per una persona come lui. Con una scrollata di spalle, distolse lo sguardo dallo specchio e lasciò la stanza.
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Durante l'assenza di Justin, Giriko alzò gli occhi al cielo, borbottando tra sé e sé riguardo ai suoi piani per la serata rovinati completamente. Perché si era lasciato incastrare in una roba simile? Cos'aveva fatto di male?
"Ho freddo," si lamentò Gopher, in tono più provocatorio che altro.
Lo faceva apposta, sapeva che lo faceva apposta. Giriko si girò verso il ragazzo e lo afferrò con poca delicatezza per il braccio prima che potesse afferrare le coperte che Justin aveva sollevato fino alle sue gambe. "Stai fermo, tu."
Se Gopher gli fosse stato simpatico, gli avrebbe spiegato che non era il caso di mettere a contatto quelle coperte dalla dubbia igiene con una ferita aperta e infetta. Ma non gli era per niente simpatico, inoltre era divertente vederlo dimenarsi con le poche forze che aveva e fargli credere che si trattasse solo di pura cattiveria. Se proprio doveva fare da bambinaia, tanto valeva che si intrattenesse un po'.
Quando Justin tornò, fissò entrambi con uno sguardo interdetto, prima di poggiare sul tavolino una bottiglietta di acqua ossigenata, del cotone e delle garze.
Giriko stava per prendere il cotone, ma si rese conto che utilizzarlo ora avrebbe solo peggiorato la situazione. Afferrò la garza e la bagnò con l'acqua ossigenata, per poi passarla sulla ferita con una pressione forse un po' troppo eccessiva. Com'era prevedibile, Gopher si contorse ed emise un gemito di dolore, ma l'uomo non tentennò nemmeno un secondo e lo afferrò per i capelli, trattenendolo contro il letto. Questo però non impedì all'altro di continuare a dimenarsi e lamentarsi con voce sempre più acuta.
"Sta' fermo, cazzo!"
"Mi fai male, idiota!"
Justin era rimasto a osservare la scena in silenzio, sorpreso del fatto che riuscisse ancora a sorprendersi dei battibecchi dei suoi due compagni. "Giriko, forse è meglio che faccia io -"
Ma venne deliberatamente ignorato, e si trovò costretto a sedersi sul pavimento e limitarsi a tenere d'occhio Giriko. Il teatrino, che a lungo andare finì per strappargli un sorriso, continuò finché l'uomo non ebbe finito di bendare la ferita, in modo sorprendentemente accurato, per essere qualcosa fatta da lui tra una bestemmia e l'altra. Non appena ebbe finito, Giriko lanciò le coperte contro Gopher con violenza, gridandogli di morire in modi ben poco carini, nonostante gli stesse salvando la vita. Quando si voltò, notò l'espressione divertita di Justin e digrignò i denti.
"Che hai da ridere, tu?"
"Assolutamente niente," rispose Justin, il sorriso che si tramutava in una smorfia.
"Beh, che aspetti?" continuò Giriko. Il biondo gli rivolse uno sguardo interrogativo, al quale sbuffò impazientemente. "Gli antibiotici, no?"
Justin annuì, scrollando le spalle in un gesto di protesta. Allungò le mani verso la busta che aveva appoggiato ai piedi del tavolino e prese la scatoletta di antibiotici. Si chiese se fosse stata un'idea di Giriko quella di prenderli o se glieli avesse dati un esperto in materia, ma non ci mise molto prima di darsi una risposta da solo. Porse gli antibiotici a Gopher insieme a un bicchiere d'acqua, prima di rivolgersi nuovamente a Giriko.
"Qualcos'altro?"
"Dovrebbe bastare," rispose l'uomo. "Ah, le bende vanno cambiate regolarmente. Se peggiora, beh, vorrà dire che era troppo tardi e che è destinato a crepare."
A Gopher andò di traverso l'acqua e cominciò a tossire, ma non disse niente. Justin trattenne un ghigno, anche se non riuscì ad evitare che le sue labbra si curvassero leggermente.
"Torna a dormire, tu," inveì Giriko, diretto a Gopher. "Hai fin troppe energie per la febbre che hai."
Justin si rese conto che effettivamente, era la prima volta dopo tanto tempo che Gopher reagiva attivamente a quel che gli era intorno. Il ragazzo sbuffò e lanciò un'occhiata irritata a Giriko, tuttavia priva della sua solita insolenza. A Justin non sfuggì, e probabilmente nemmeno a Giriko, che sembrò vagamente soddisfatto da quella reazione.
Gopher si raggomitolò nelle coperte e si lasciò andare contro il cuscino, il corpo che improvvisamente gli sembrava pesare tonnellate. Dopo quello che era successo si sentiva esausto, ma la ferita pulsava più di prima, e per un po' non riuscì a trovare una posizione che non gli risultasse fastidiosa. Una volta sistemato, si voltò a guardare Justin e Giriko, che continuavano a conversare a bassa voce a poca distanza dal letto. Riuscì soltanto a pensare che forse avrebbe dovuto articolare la sua gratitudine a parole, prima di crollare del tutto. Nonostante le parole di Giriko a proposito di Noah, era la prima volta che riuscì a dormire, sebbene in maniera discontinua, senza avere incubi.
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Tra una cosa e l'altra, Justin e Giriko finirono col cenare più tardi del solito, con i resti del pranzo. Quando Justin andò da Gopher per portargli la cena, il ragazzo dormiva fin troppo tranquillamente rispetto al solito, e non se la sentì di svegliarlo, almeno per il momento. Tornò di fretta in cucina, dove trovò Giriko che sembrava essere decisamente impegnato a fissare il soffitto. Sembrava non essersi nemmeno accorto della presenza di Justin, ma era solo apparenza.
"Hai fatto in fretta," gli disse distrattamente.
"Torno dopo, non volevo svegliarlo," rispose Justin, scrollando le spalle.
Giriko aprì la bocca come se stesse per dire qualcosa, ma inaspettatamente infine la richiuse. Il biondo lo fissò interrogativamente.
"Per colpa tua e del moccioso passerò una nottataccia," disse Giriko con una smorfia.
Justin sorrise forzosamente a quell'affermazione. "Parli tanto, ma alla fine non l'hai lasciato morire."
"Lascia perdere," Giriko alzò gli occhi al cielo. "È che volevo avere io la soddisfazione di ammazzarlo."
Lo disse con talmente poca convinzione che Justin capì che non stava nemmeno provando a giustificarsi. Il biondo normalmente l'avrebbe punzecchiato, ma non si sentiva molto in vena in quel momento. Doveva ammettere di essere rimasto sorpreso nel vedere quel lato di Giriko, dopo aver visto quasi esclusivamente il peggio di lui. Ma un po' lo rassicurava pensare che persino una persona come lui fosse capace di preoccuparsi e di occuparsi di qualcun altro. Era sempre stato convinto che ci fosse del buono anche nelle persone più compromesse moralmente, e ora che si trovava dalla parte che aveva fino a poco tempo prima contrastato ne aveva la conferma. Pensare a tutte le persone che forse sarebbe stato possibile salvare e che invece aveva giustiziato senza pensarci due volte, perché erano ordini di Lord Shinigami, lo faceva rabbrividire. Pensare che forse avrebbe finito per uccidere anche Giriko, se gli fosse stato possibile.
Sentì improvvisamente due mani che con violenza gli si piazzarono sulle spalle, e realizzò di aver fissato il vuoto per parecchio tempo. Alzò lo sguardo verso Giriko con esitazione.
"Mi sono incantato," mentì. "Devo essere davvero stanco."
"Non sapevo che la stanchezza facesse impallidire," gli rispose seccamente Giriko. Sembrava irritato, probabilmente a causa della palese bugia. Restò in attesa per un po', ma Justin non aveva idea di cosa dirgli, e rimase in silenzio.
"In ogni caso, è ovvio che tu sia stanco, visto che hai dormito sul pavimento per giorni," disse l'uomo, stanco di aspettare. "Mi auguro che da stanotte torni a dormire sul divano, perlomeno."
Justin rimase sorpreso da quella domanda. Era allettante l'idea di dormire su qualcosa di morbido, dopo tanto tempo. "Credo di sì."
Giriko gli fece un cenno di celata approvazione e tornò a sedersi, poggiando con poca grazia i piedi sul tavolo e sbuffando. Justin diede uno sguardo all'orologio, prima di poggiare la testa sulle braccia conserte nel tentativo di riposare un po'. Doveva essere davvero esausto, perché finì per addormentarsi profondamente in poco tempo.
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Il risveglio di Gopher non fu dei più tranquilli. Sussultò al rumore della porta della sua stanza che sbatteva e la luce che filtrò d'improvviso dal corridoio. Tra la confusione e il torpore si rese presto conto che chi era entrato non era chi si sarebbe aspettato. Cercò di sollevarsi dal letto, strofinandosi gli occhi, e prima ancora che la sua vista si schiarisse, si ritrovò addosso un piatto bollente, che per poco non scagliò d'istinto contro il pavimento.
"Giriko, che diavolo…"
"Mangia e basta," rispose sbrigativamente Giriko, mentre incrociava le braccia.
Gopher sulle prime annuì, ma si ricordò poco dopo il motivo della sua sorpresa. Era strano che Giriko fosse là, e non poté fare a meno di preoccuparsi. "Dov'è Justin?"
"S'è addormentato e l'ho portato a dormire in un posto leggermente più comodo del pavimento," rispose l'uomo, con una vena di rimprovero al solo scopo di farlo sentire in colpa. "Non hai bisogno che ti imbocchi, no? Posso andare a dormire, vero?"
"Non sono mica un bambino," replicò Gopher con una smorfia di disappunto.
Giriko inarcò un sopracciglio. "Su questo avrei seri dubbi."
Il ragazzo non rispose, e si limitò a fargli il broncio. Stranamente, non avvertiva più tanta avversione nelle sue parole come prima, nonostante fosse convinto in ogni caso che Giriko lo odiasse a morte. Lo osservò mentre lasciava la stanza di fretta, sbattendo la porta e lasciandolo nel buio più totale. Fortunatamente, l'interruttore della luce era vicino al letto, altrimenti sarebbe stato costretto ad alzarsi o a mangiare alla cieca. Dalla piccola sveglia sul tavolino, si rese conto che era davvero tardi. Probabilmente avevano deciso di aspettare, prima di svegliarlo. Si sentiva ancora la febbre ma, forse perché era riuscito a dormire quasi decentemente, o forse perché stava finalmente iniziando a calare, sentiva la differenza rispetto a prima. Sperava vivamente di guarire presto. Non ne poteva più di stare a letto, e di sentirsi una piaga per delle persone con cui non aveva nessun rapporto. Se Noah fosse stato là, sarebbe stato diverso. Anche se forse non gli avrebbe dedicato tanto tempo come invece avevano fatto loro. Non capiva perché il pensiero lo amareggiasse tanto. Sapeva che non era la priorità di Noah stargli dietro, aveva ben altro a cui pensare, e Justin e Giriko palesemente non avevano avuto nient'altro con cui occupare il loro tempo. Eppure faceva male.
Nonostante si sentisse meglio, non riuscì a mandare giù niente di più rispetto al solito. Almeno stavolta Justin non era là a riprenderlo perché nello stato in cui era avrebbe dovuto mangiare di più. Poggiò il piatto sul tavolino, e cercò di placare le sensazioni spiacevoli tornando a dormire, ma stavolta il sonno non arrivò se non qualche ora dopo.
All'alba, il portone della chiesa si aprì, svegliando inevitabilmente chi si trovava al suo interno. Ci fu qualche attimo di panico, ma la calma dei passi e lo scricchiolio della porta in fondo al corridoio non lasciarono dubbi riguardo l'identità di chi si era introdotto nell'edificio. Noah era tornato.